Regista dallo stile scattante, Lauzon (in concorso a Cannes ’92) mette in scena le proprie ossessioni infantili senza risparmiare nulla a se stesso e al pubblico.
Adattamento dell’omonimo romanzo di Somerset W. Maugham, Being Julia è una piece di recitazione dai toni briosi ma malinconici, ambientata nel mondo del teatro d’epoca inglese. ulia Lambert è primattrice nella Londra dei tardi anni ’30. Non più giovanissima e condannata a primeggiare, la donna vive una vita da star apatica, tra le solitudini dello spettacolo ed un matrimonio ‘aperto’ con il proprio marito/agente. Cedendo alle attenzioni di un giovanissimo pretendente americano, Julia ritroverà l’entusiasmo perduto e si abbandonerà senza riserve ad un amore a doppio taglio. Tra vendette e gelosie, vita reale e teatro si fonderanno per l’attrice in una inscindibile amalgama. zabò è padrone dei ritmi del ‘teatro al cinema’ sin dai tempi di Mefisto e Tentazione di Venere, e, sfoggiando una regia sobria e lineare, con eleganza riesce a plasmare su una solida sceneggiatura un gradevole connubio dalle tinte agrodolci. La fotografia esplode negli esterni ma lascia un retrogusto di artefatto sugli interni, nonostante sia comunque impeccabile. Inattaccabile anche il cast, con un sempre brillante Jeremy Irons al fianco di una Annette Bening che si lascia dominare dal personaggio. Incomunicabilità e solitudine si intrecciano sullo sfondo di un tipico umorismo cinico, dove finzione e realtà si compenetrano in modo istintivo, senza bisogno di scomodare quindi Pirandello e il suo cerebralismo. Uno spettacolo di spessore, degno sicuramente di visione per gli amanti del classico, in cui nemmeno un finale frettoloso intaccherà l’atmosfera “da manuale”.
Un film di François Girard. Con Colm Feore Titolo originale Thirty-two Short Films about Glenn Gould. Biografico, durata 90 min. – Canada 1993. MYMONETRO Trentadue piccoli film su Glenn Gould valutazione media: 3,25 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Molto originale e particolare questa strana biografia sul pianista americano, molto famoso fra gli appassionati di musica classica. Sono trentadue cortometraggi che come flash fotografici ci restituiscono tanti piccoli pezzi di un puzzle. Ci sono le fasi della vita e della carriera di Gould ricostruite dal regista con aggiunta di interviste a persone che lo hanno conosciuto. Non si tratta però di documentario, ha piuttosto una vaga parentela con lo stile di Jarman in Wittgenstein.
Victoria, ex detenuta sulla sessantina, vuole rifarsi una vita nella casa di campagna di uno zio ora paralizzato. La raggiunge Florence che è stata sua compagna in prigione e che ha con lei una relazione intima. Victoria è tenuta sotto sorveglianza dal giovane agente Guillaume e la vita scorre piuttosto tranquillamente fino a quando qualcuno riemerge dal passato di Florence con l’intenzione di punirla in modo molto duro. Denis Coté è al suo settimo film che si rivela come la sua terza opera priva di elementi di cinema-verité e come quella in cui i dialoghi assumono un peso decisamente più importante rispetto ai precedenti. Avendo a disposizione due attrici con un background così diverso come Robitaille e Bohringer, ma abilissime nell’integrare le loro qualità recitative, può permettersi di realizzare un film che mescola sapientemente la riflessione sulla società canadese con l’introspezione psicologica consentendosi, nella terza parte, un’incursione (riuscita) nel cinema di genere. Perché Coté non ha mai smesso di riflettere sulle dinamiche sociali che intercorrono tra le persone in uno stato descritto dai più come quasi idilliaco in cui la natura domina e condiziona positivamente la vita degli esseri umani. È proprio in una foresta che le due donne vanno a cercare un rifugio dal loro passato per proseguire in libertà il loro rapporto. Ma le esigenze della sicurezza della collettività si fanno comunque sentire attraverso la presenza discreta di Guillaume e l’astio non celato dei paesani. A questo si aggiunge un’incrinatura nella relazione tra le due donne. Ciò che nell’universo concentrazionario del carcere si manifestava come un rapporto omosessuale chiaro e sentito da entrambe ora per Florence si sta trasformando. Continua a provare amore per Victoria ma sessualmente desidera anche l’altro sesso e questo è difficile da accettare per la sua compagna. In questa situazione si inserisce, in maniera dirompente, la vendetta. C’è qualcuno che ha rintracciato Florence con l’unica volontà di farle pagare una colpa imperdonabile. Poteva costituire un grosso rischio far comparire dei killer sulla scena spostando così il baricentro dell’azione. Ma Coté dimostra di saper gestire la materia offrendoci un finale horror degno dei maestri (Franju, Tarantino, Argento) che gli sono stati fonte di ispirazione.
Alla lettura del testamento della madre, i gemelli Jeanne e Simon scoprono di avere un fratello di cui ignoravano l’esistenza e un padre che credevano morto. Decisa a ritrovarli entrambi e a dare finalmente una spiegazione ai silenzi delle ultime settimane di vita di sua madre, Jeanne decide di partire dal Canada dove è cresciuta per il Medio Oriente, contro il parere di Simon, che ancora non riesce a perdonare la durezza e la mancanza di affettività della madre. Il viaggio di Jeanne, raggiunta in un secondo tempo dal fratello, sarà doloroso e scioccante. Tratto dall’omonima pièce di Wajdi Mouawad, è un film teso e potente come una tragedia greca trasposta nella drammatica situazione del Libano moderno, quello degli anni della guerra civile tra cristiani maroniti e arabi musulmani. Ottimi interpreti dai volti intensi, ben diretti da un Villeneuve che sa quel che fa.
15 agosto 1947, a mezzanotte l’India diventa indipendente dalla Gran Bretagna. E a mezzanotte un’infermiera scambia nella culla 2 neonati, uno di una famiglia ricca, l’altro poverissimo. In ossequio allo slogan indipendentista “Fa’ che il ricco sia povero e il povero sia ricco”. E i figli della mezzanotte sono destinati a rimanere per sempre legati sia tra di loro che alle vicende del loro Paese. Un’epopea che attraversa la storia indiana come un affresco che si snoda tra guerre, amori, un’infinità di personaggi, un esercito di comparse e ogni tipo di animale, traducendo per immagini il romanzo di Salman Rushdie, che ha partecipato alla sceneggiatura cedendo i diritti all’amica regista per la simbolica cifra di 1 dollaro. La Metha, pur essendosi trasferita in Canada da tempo, è tra le più attente narratrici delle vicende indiane (sua la notevole trilogia Fire ; Earth ; Water – Il coraggio di amare ). Nella trasposizione molti dei momenti più intensi del romanzo sono rimasti, ma l’ironia della pagina si è un po’ stemperata per puntare sull’impatto spettacolare. Distribuito da Videa CDE.
Nathan (Branden Nadon) è un ragazzino canadese che si prostituisce per procurare la droga a sua madre tossicodipendente. Rimasto orfano il giorno del suo tredicesimo compleanno, si da alla fuga per evitare che la polizia lo rinchiuda in un istituto. Sulla strada incontra Boon Palmer (Joe Norman Shaw) e decide che, comunque vada, Boon diventerà da quel momento, il padre che ha sempre cercato.
Due amici d’infanzia vogliono realizzare un documentario sull’incredibile ascesa negli ultimi anni della cultura sulle cospirazioni globali. Il progetto non dovrebbe presentare particolari problemi, e infatti così è, almeno fino a quando il personaggio principale del film sparisce nel nulla. Prima di scomparire, però, l’uomo ha lasciato una ricerca che conduce i due filmmaker sulle tracce di una misteriosa società antica. E più penetrano i segreti di questa arcaica organizzazione, più i due amici capiscono di avere a che fare con un sistema di poteri da cui non sanno se riusciranno a sfuggire.
Allo scopo di perfezionarsi nella professione di medico veterinario, il giovane David Kellum lascia lo Iowa dove è cresciuto e si trasferisce in città. Una sera si trova incidentalmente coinvolto in una rapina nel supermercato dove sta facendo degli acquisti e per evitare un omicidio è costretto a rivelare i suoi poteri mentali. Il filmato della tv a circuito chiuso che ha registrato le sue facoltà di scanner interessa molto Forrester, ufficiale di polizia, che ne informa il dr. Morse. Questi è uno scienziato che tenta di assumere il controllo degli scanner, li cattura con l’aiuto della polizia e li tiene segregati e drogati nel suo Istituto di Ricerche Neurologiche. Gli scopi di Morse non sono umanitari: la droga che somministra agli scanners non ha soltanto lo scopo di preservarli dalla follia in cui cadrebbero a causa dell’altrimenti incontrollabile e caotico flusso dei pensieri umani, ma crea in loro una dipendenza che li rende schiavi. Essi dovranno servire a convincere l’amministrazione cittadina ad eleggere Forrester quale nuovo capo della polizia e poi costituiranno l’invincibile braccio armato del folle poliziotto, che parla già in pubblico del “nuovo ordine” che si appresta ad instaurare. Inseguito da Drak, un potente e spietato scanner messogli alle calcagna da Forrester, David non riuscirà ad evitare che il sicario colpisca i suoi genitori adottivi, ma apprenderà in extremis di essere il figlio di Cameron Vale, (il protagonista del film di Cronenberg) e di avere una sorella. Riuniti, i due giovani dovranno usare i loro poteri mentali per opporsi al complotto ed impedire che la città cada sotto il dominio di Morse e Forrester. Pur avendo consentito a che questo primo sequel, ed i successivi, si riallacciassero alle tematiche del suo Scanners del 1981, David Cronenberg non ha voluto con essi alcun altro tipo di coinvolgimento diretto, evitando persino di rilasciare commenti ed esprimere opinioni sui film. Si tratta in effetti di pellicole che nulla hanno dei contenuti e dei simbolismi dell’opera del regista canadese, e che cercano consensi, se non il successo, attraverso dichiarate, esplicite parentele con il capostipite, del quale si limitano a riproporre gli aspetti e gli effetti più spettacolari. Gli altri sequel:Scanners III – The Takeover (1992)Scanner Cop (1993)Scanner Cop 2 (1994).
La vita di Lake è dominata da due donne: la fidanzata femminista e rivoluzionaria e la madre, che ha la tendenza a portare uomini sempre nuovi in casa. Un nuovo lavoro di assistente in un ospizio scatena in lui pulsioni sessuali sopite e insospettate. Lo scarto stilistico rispetto al Bruce LaBruce conosciuto prima di Gerontophilia è evidente fin da subito, così come la volontà/velleità autoriale, fin qui sopita. Ma anche le apparenze possono ingannare; perché in fondo Gerontophilia, avvolto nella sua ovatta indie figlia tanto del cinema di Gus Van Sant che di quello di John Waters – fatta di angeli gay, femministe dure e pure e outcasts comuni ad ambedue i sessi – cela unghie forse retrattili, ma non meno affilate di quelle di L.A. Zombie.
Un soldato è di guardia su un’isola deserta. Al risveglio da un sonnellino vede paracadutare un’urna per le elezioni. Di lì a poco giunge via mare una giovane donna incaricata di farle svolgere in modo regolare. A lui toccherà accompagnarla con la sua jeep per consentirle di far votare i pochi abitanti. Attraverso un deserto in cui sorge un inutile semaforo e le strade polverose dei villaggi si sviluppa un rapporto di stima reciproca tra l’uomo e la donna e, forse, anche qualcosa di più. Film dai lentissimi ritmi iniziali superati i quali si può scoprire la delicatezza di una narrazione che non dimentica mai che la società, con le sue regole di convivenza, è composta da uomini e donne capaci di un sentire che nessuna regola di separazioni tra i sessi può elidere. Non solo il voto è segreto, a volte lo sono anche i sentimenti. Ma qualcosa può trasparire e allora la diffidenza iniziale si trasforma in apertura all’altro.
Lisa lavora in un albergo ed è innamorata del collega Lance. Lui sogna di fare l’attore con una “parte parlata” ed è attratto da un’ospite, Clara, che è sceneggiatrice. Nell’albergo viene trovata morta una donna che Lance aveva intrattenuto a pagamento e da questo momento la situazione sembra precipitare mescolando finzione e realtà. Egoyan sembra sempre più affascinato dal lato puramente estetico del fare cinema rischiando il cerebralismo più puro.
Canada, Sudafrica, Germania 2009 Genere: Drammatico durata 98′ Regia di Uwe Boll
Con Kristanna Loken, Billy Zane, Edward Furlong, David O’Hara, Noah Danby, Matt Frewer, Hakeem Kae-Kazim, Sammy Sheik, Maggie Benedict… View full article »
Un film di Glen Morgan. Con Katie Cassidy, Mary Elizabeth Winstead, Lacey Chabert, Michelle Trachtenberg, Oliver Hudson. Titolo originale Black Christmas. Horror, durata 84 min. – Canada, USA 2006. – Mediafilm uscita venerdì 14settembre 2007. MYMONETRO Black Christmas – Un Natale rosso sangue valutazione media: 2,08 su 27 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Billy è un bambino sfortunato: respinto dalla madre a causa di un grave problema fisico, viene segregato per anni in soffitta da quest’ultima che, oltretutto, ne fa oggetto di abusi sessuali. Dopo essersi vendicato, in modo particolarmente cruento, delle violenze subite, Billy viene dichiarato instabile di mente e rinchiuso in carcere: quindici anni dopo, la sua vecchia casa è utilizzata dalle petulanti componenti di una confraternita studentesca, ignare del fatto che il ragazzo, cresciuto, vuole festeggiare il Natale in famiglia.
Remake aggiornato e più truculento del classico di Bob Clark del 1974, Black Christmas non rende minimamente giustizia all’originale e si inserisce alla perfezione nel folto gruppo di pellicole horror di pessimo gusto e fattura che popolano gli schermi da (oramai) troppo tempo a questa parte. Tutte le innovazioni proposte in questa nuova versione non convincono: né il banale background “sociale” costruito per il personaggio di Billy, né le bizzarrie relative al modus operandi dell’assassino, né la messa in scena che confonde troppo spesso la parola “tensione” con “disgusto”.
Quasi demenziale la rappresentazione delle vittime, uno stuolo di teenager tutte chiacchiere e zero cervello (il “talentuoso” cast non aiuta molto in effetti…), la cui fine, affogata nel sangue, solleva lo spettatore, stanco di ascoltare quelli che dovrebbero essere dialoghi ma appaiono piuttosto come fastidiosi e mesmerizzanti brusii. Ovviamente la critica al Natale come festa standardizzata e oramai troppo spesso priva di valori, la tensione papabile e il gusto per l’innovazione scenica dell’originale (l’assassino restava fino alla fine senza volto e veniva sempre inquadrato in soggettiva) sono andati completamente perduti. Ciò che resta è l’ennesimo horror di cui non si sentiva il bisogno, utile solo per far fare un minimo di carriera alle numerose attricette o “teen-star” presenti. View full article »
Napoléon è una miniserie televisiva, in quattro puntate, nata con la coproduzione tra Francia, Germania, Italia, Canada e USA. Diretta da Yves Simoneau, tratta la vita dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte, basandosi sui bestseller di Max Gallo.
La fiction ripercorre in quattro puntate l’intera vita di Napoleone, unendo l’aspetto epico delle grandi battaglie alla vita privata del giovane generale corso. Napoleone è un uomo solo, che sentì tanto profondamente il peso e il senso della storia da sacrificare l’amore per Joséphine che non poteva dargli un erede su cui fondare una nuova dinastia.
Sarà proprio il loro tormentato rapporto uno dei punti cruciali del film, insieme alla passione per la giovane contessa polacca Maria Walewska e il matrimonio “politico” con l’arciduchessa austriaca Maria Luisa d’Asburgo-Lorena. View full article »
Regia di Sidney J. Furie. Un film con Casper Van Dien, Danielle Brett, Joseph Griffin, Anthone Tullo. Genere Azione – USA, Canada, 2000, durata 96 minuti.
Jim da tempo desidera uscire una sera con la bellissima Sonia. Ma il suo ex-fidanzato, Bo, è un violento psicopatico. Infatti quando Bo, famoso giocatore di football, scopre che Sonia ha un impegno per quella sera perde la testa al punto da coinvolgere tutti i suoi compagni di squadra in una incredibile e spietata caccia all’uomo. View full article »
Un film di Ted Kotcheff. Con Charles Bronson, Angela Featherstone, Sebastian Spence, Kate Trotter, Lesley-Anne DownAzione, durata 87 min. – Canada, USA 1995. MYMONETRO Sospetti in famiglia valutazione media: 2,00 su 1 recensione.
Il film si apre con dieci minuti di montaggio alternato con cui seguiamo più storie, ambientate in una città americana: la scoperta del cadavere di un sacerdote nel confessionale di una chiesa; una ragazza preoccupata perché la sorella non rientra a casa dopo una notte di svago; un ragazzino rinchiuso in galera. Iniziano le indagini sull’omicidio del parroco – capeggiate da un esperto ispettore (Charles Bronson, appesantito e in là con l’età) – e da due giovani detective, un uomo e una donna. Come per la maggior parte delle spy-stories, le sequenze si alternano fino a confluire per permettere allo spettatore di seguire gli indizi e di risolvere il caso, tenendo presente che l’ombra dell’eterno nemico degli Stati Uniti – la Russia o ex Unione sovietica – aleggia su tutte le vicende raccontate.
Molti personaggi sono ambigui: le figure femminili sono più dark-ladies che vittime del crimine; il ragazzino è un delinquente freddo e pieno di rabbia. L’ambientazione è metropolitana: la città non è ben definita e, quindi, potrebbe essere una qualsiasi città occidentale di oggi, permeata da una continua tensione e da un clima di paura (non c’è protezione dalla violenza nemmeno in un luogo sacro), paura che coinvolge tutti: adulti, bambini, giovani e meno giovani. La regia, televisiva, presenta pochi movimenti di macchina, inquadrature e montaggio che si ripetono in forme sempre uguali e, su ogni immagine, una colonna sonora cupa e angosciante.
Va bene non svelare tutto e subito agli spettatori per renderli partecipi della visione, ma la narrazione risulta troppo frammentata e il ritmo lento, nonostante qualche scena d’azione, come se si volesse dare importanza all’analisi psicologica dei personaggi oppure a una riflessione di tipo sociologico; ma un conto sono le intenzioni, un altro è risultato. View full article »
Regia di Richard J. Lewis. Un film con Paul Giamatti, Dustin Hoffman, Minnie Driver, Rosamund Pike, Rachelle Lefevre. Cast completo Titolo originale: Barney’s Version. Genere Commedia – Canada, Italia, 2010, durata 132 minuti. Uscita cinema venerdì 14gennaio 2011 distribuito da Medusa. – MYmonetro 2,81 su 72 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Barney Panofsky è un produttore televisivo ebreo che vive a Montreal, dove colleziona mogli e bottiglie di whisky. Figlio affettuoso di un poliziotto in pensione col vizio del sesso e degli aneddoti, Barney è incalzato dalle ambizioni e dalle calunnie del detective O’Hearne, convinto da anni del suo coinvolgimento nella scomparsa di Boogie, amico licenzioso e scrittore dotato. Dopo l’uscita del libro di O’Hearne, che lo accusa di omicidio e di ogni genere di bassezza, Barney si decide a dare la sua versione dei fatti, ripercorrendo la sua (mal)educazione sentimentale e la sua vita fuori misura, consumata nell’Italia degli anni Sessanta e perseverata in Canada. Tra una partita di hockey e una boccata di Montecristo, l’irrefrenabile Barney rievoca il suo primo matrimonio con una pittrice esistenzialista e suicida, riesamina le seconde nozze con una miliardaria ebrea e ninfomane e riconsidera gli errori fatti con la sua terza e amatissima consorte, speaker garbata e madre dei sui due figli. View full article »
Un film di George Mihalka. Con Michael Caine, Jason Connery, Michael Gambon, Mia Sara, Michael Sarrazin Titolo originale Bullet to Bejing. Spionaggio, durata 100 min. – Canada, Gran Bretagna, Russia 1995. MYMONETRO All’inseguimento della morte rossa valutazione media: 2,00 su 1 recensione.
Torna il personaggio di Harry Palmer, inventato da Len Deighton, uno dei più riusciti di Michael Caine. Ma questo ritorno è lontano mille anni luce da Ipcress e da Funerale a Berlino. Palmer finisce in Russia, incaricato di trovare un’arma segreta. Cercarla nel treno Mosca-Pechino è come cercare un ago in un pagliaio. View full article »
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