Rio de Janeiro. Un fotografo americano è molto colpito da una prostituta e la ritrae in alcuni scatti. Quando lei viene uccisa l’uomo decide di vendicarla.
Dora è un’insegnante in pensione di Rio, che per arrotondare scrive lettere per gli analfabeti. È una donna senza fascino e delusa, certamente cinica. Quando un bambino rimane solo per la morte della mamma, Dora lo raccoglie soltanto per venderlo a chi fa commercio di organi. Si pente, recupera il bambino ma deve fuggire. Così, attraversa il Brasile per accompagnare il piccolo da un fantomatico padre.
Basato sulla vita di un leggendario combattente di capoeira di Bahia, mette in scena la storia fantastica di un giovane uomo brasiliano di origini africane in cerca della sua missione.
4 ragazzini dai 4 angoli del mondo – Jackson in Kenya, Zahira in Marocco, Carlos in Argentina e Samuel in India – devono affrontare un lungo cammino per raggiungere le rispettive scuole. Ore e chilometri macinati a piedi, a cavallo, sulla sedia a rotelle nella speranza di raggiungere un futuro migliore. Plisson documenta la partenza da casa e i percorsi per arrivare a scuola, lo fa con attenzione, empatia e ottimismo. Aggiunge solo qualche drammatizzazione naturale (l’insidia degli elefanti), o accidentale (la foratura di una gomma), che non intaccano l’intensità di fondo. Distribuito da Academy 2.
Su di una piccola imbarcazione, due donne e un uomo raccontano il loro recente passato. Una delle donne è fuggita di prigione; l’altra era disperata e l’uomo ha perso la sua amata per sempre. Dai racconti emerge tutta la disperazione e la poesia di un’umanità alla deriva. Il film rappresenta uno dei capolavori dell’avanguardia brasiliana. E’ l’unico film di cui siamo a conoscenza realizzato da questo particolarissimo autore che all’epoca aveva ventun’anni. E’ tuttora considerato il più grande classico della cinematografia brasiliana, riconosciuto anche all’epoca dall’avanguardia sovietica di Pudovkin ed Ejzenstejn.
Ely ha 17 anni. La mattina va scuola come tutti i ragazzi della sua età e nel pomeriggio ha trovato un lavoretto di un paio d’ore da un veterinario. Quando viene a sapere di essere incinta è come se le crollasse il mondo addosso, vorrebbe gridare al mondo la sua paura, ma riesce a trattenere per sé le sue angosce per mantenere invariata la sua routine, come se nulla fosse accaduto. Ely è però spaventata, sa che quella che prenderà sarà una decisiono per cui sarà impossibile tornare indietro.
Pilar è una lisbonese da poco pensionata che si impegna nel volontariato cattolico e che cerca di dare ascolto come può ad Aurora, un’anziana vicina di casa. Aurora parla spesso di una misteriosa figlia e dice di temere i riti voodoo di Santa la cameriera africana. In seguito a un grave malore viene ricoverata e chiede di poter incontrare Gian Luca Ventura. Pilar riesce a trovare l”uomo in una casa di riposo ma Aurora morirà prima di rivederlo. Ventura ha però una storia africana da raccontare: lui ed Aurora cinquant’anni prima sono stati amanti.
Nel Mato Grosso do Sul (Brasile) gli aborigeni sono confinati nelle riserve o sfruttati dai fazendeiros nei campi di coltivazione transgenica che anno dopo anno hanno distrutto le foreste, spazio del mondo religioso e di sostentamento dei Guaraní-Kaiowá. Nadio, capo di una tribù, e lo sciamano Nhanderu occupano un pezzo di terra per reagire a uno stato di malessere che provoca suicidi tra i giovani. Fra Tito, giovane apprendista sciamano, e la figlia del proprietario nasce una relazione furtiva, seguita da quella tra Roberto, al servizio del fazendeiro , e una giovane india. Dopo il suicidio di Ireneu, figlio di Nadio, Roberto è scacciato e, in risposta, Nadio assassinato. Tito, sconvolto, sta per suicidarsi, ma decide di vivere. 4° film di Bechis (il 1° da lui prodotto con Amedeo Pagani) che l’ha scritto con Luiz Bolognesi e Lara Fremder. Fenomeno comune in molte parti del Terzo Mondo più diseredato, il suicidio tra i Guaraní (517 in 20 anni su una popolazione di 30/40 000 abitanti; 5 secoli fa erano 1 milione e mezzo) è raccontato con un rispetto commosso da Bechis che, però, non nasconde alcuni aspetti brutali e autodistruttivi della loro cultura. Pur con qualche scompenso, è riuscito a fare un film antropologico senza manicheismi né concessioni a un facile patetismo. Fotografia: Hélcio Alemão Nagamine. Musiche: Domenico Zipoli, Andrea Guerra. Uno dei 2 film italiani su 4 che meritavano di stare in concorso a Venezia 2008.
Le storie di alcuni vicini di casa si intrecciano in un quartiere agiato nella zona sud di Recife, in Brasile. La casalinga Bia, madre di due bambini che prendono lezioni private di inglese e cinese, è stressata dai latrati notturni del cane dei vicini e non riesce a dormire. Il trentenne Joao – agente immobiliare per conto del nonno arricchitosi con una grande piantagione di zucchero – conosce la bella Sofia e se ne invaghisce. I due trascorrono la notte a casa di lui, ma al risveglio scoprono che qualcuno ha rubato lo stereo dall’automobile della donna. Joao sospetta che il colpevole sia suo cugino Dinho, ventenne problematico e insolente. Intanto, gli episodi di microcriminalità nel quartiere spingono gli abitanti ad assoldare una squadra di vigilanti notturni per proteggere le loro case.
Clara è un critico musicale e vive in un palazzo degli anni ’40 chiamato “Aquarius”, che si affaccia sul lungomare di Avenida Boa Viagem in Brasile. Una compagnia immobiliare ha già acquistato tutti gli appartamenti dell’edificio per farne un grattacielo di lusso, ma Clara è decisa a non cedere la casa a cui è legata da ricordi belli, brutti, dolorosi, affettuosi di quasi 70 di vita. La compagnia le fa una pesante guerra psicologica, ma lei, abituata a lottare (anche contro il cancro) non si arrende. Presentato in concorso al 69° Festival di Cannes è l’opera 2ª del regista, che cuce il film perfettamente sulla pelle della intrigante Braga. Una storia lunga e placida, ma accattivante, ricca di sfumature di toni e di umori, che parla di memoria e di libertà, di solitudine non dolorosa e di forza interiore. Un film in cui la musica e il passato sono 2 eleganti co-protagonisti.
Storia ispirata alla figura di João Francisco dos Santos, meglio noto come Madame Sata, famoso omosessuale che combatté contro l’omofobia e i condizionamenti sociali nel Brasile degli anni Trenta.
Fragments of a film never finished, shot in New York in 1972, including scenes in the home of Hélio Oiticica. Last film made in exile by Bressane, it mimics the experimental concept of “quasi-cinema” by Hélio Oiticica.
Filme de amor è un film di genere drammatico del 2003, diretto da Júlio Bressane, con Bel Garcia e Josi Antello. Durata 90 minuti. Genere: Drammatico Anno: 2003Paese: Brasile
Hilda, Matilda e Gaspar si ritrovano a passare un week-end da sogno in un piccolo appartamento, un piccolo svago dalla mediocrità quotidiana. Durante questa pausa i tre amici decidono di cambiare le loro personalità e di dare libero sfogo alla fantasia.
The Ornithologist è un film di genere Drammatico del 2016 diretto da João Pedro Rodrigues con Paul Hamy e Chan Suan. Durata: 118 min. Paese di produzione: Brasile, Francia, Portogallo.
Fernando, ornitologo in cerca di cicogne nere, una specie in via d’estinzione, viene travolto dalle rapide mentre scende un fiume al nord del Portogallo. Salvato dalle acque da due cinesi in cammino verso Santiago di Compostela, si addentra in una foresta folta e pericolosa cercando di ritrovare il sentiero. A poco a poco, però, gli ostacoli e gli incontri imprevisti lo mettono alla prova, spingendolo a gesti estremi che lo trasformano e ne rivelano la natura profonda, facendone un uomo nuovo, sbalordito, molteplice e, infine, completamente illuminato.
Un intellettuale comunista brasiliano accetta di collaborare con il padrone di un’emittente televisiva per contrastare l’invadenza degli americani, ma scopre di aver favorito inconsapevolmente il colpo di Stato militare del 1964.
Rio de Janeiro, dagli anni ’60 agli ’80. La favela di Cidade de Deus diventa il palcoscenico delle storie parallele di Buscapé e Dadinho. Entrambi tredicenni, sono però mossi da ambizioni diversissime: il primo vorrebbe diventare fotografo, il secondo il più temuto criminale della città. Se Buscapé trova molti ostacoli nella realizzazione dei propri sogni, Dadinho diventa rapidamente padrone del quartiere e del narcotraffico con lo pseudonimo di Zè Pequeno. La morte del suo braccio destro Bené e la violenza perpetrata ai danni della fidanzata del mite Galinha innescheranno una guerra tra bande dall’esito tragico. Tratto dall’omonimo (e interessante) romanzo di Paulo Lins, City of God è un esempio da manuale di film furbo. Con l’aria di volere essere il più possibile aderente alla realtà Meirelles confeziona un crime – movie efficace quanto rozzo, la cui violenza sensazionalistica si sposa a un qualunquismo di discreta protervia. Non è un caso che a produrre sia il sopravvalutato Walter Salles di Central do Brasil: siamo di fronte al classico titolo da esportazione, pensato per i festival e per le platee con velleità politico – sociali. Ma di autentico, a parte un notevole senso del ritmo e qualche bella soluzione di regia, c’è poco. Azzeccati gli interpreti, rigorosamente non professionisti.
Storia di morte rinascita vita e morte, chiusa in una forma circolare, ma filmata in un cinemascope strettissimo ed evocativo, Sudoeste narra di una ragazzina alla scoperta del mondo.
Il titolo è ironico. Nel 1970 la nazionale brasiliana vinse per la terza volta la Coppa del Mondo, battendo in finale l’Italia 4 a 1, ma era anche uno degli anni di piombo della dura dittatura militare (1964-85). 2° film per il cinema di Hamburger, anche cosceneggiatore e coproduttore, ha per protagonista il 12enne Mauro, padre ebreo, madre cattolica, entrambi militanti di sinistra clandestini. I genitori lo portano a San Paolo, lasciandolo in fretta a casa del nonno senza sapere che è morto da poco. Di lui si prende cura un anziano ebreo vicino di casa. La convivenza svela a entrambi un mondo sconosciuto. Specialista anche in TV di programmi per famiglia, Hamburger ha confezionato un film tematicamente complesso: un racconto di formazione, i vari tipi dell’esilio, rievocazione di una squadra nazionale di calcio mitica, forse la migliore di tutti i tempi, infine un’indiretta autobiografia (il regista ha giocato in porta per molti anni). 3 premi in Brasile.
Un film di Bruno Barreto. Con Sonia Braga, José Wilker, Mario Mendonca Titolo originale Dona Flor e seus dois maridos. Commedia, durata 106 min. – Brasile 1976. – VM 18 – MYMONETRO Donna Flor e i suoi due mariti valutazione media: 3,38 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una donna bella e timorata, Flor, sposa Vadinho, dongiovanni e giocatore. Vadinho la tradisce in continuazione, però a letto la rende felice. Un giorno Vadinho muore per il surménage e Flor, che s’è presto risposata con un uomo dabbene, se non rimpiange i tradimenti e le mascalzonate del defunto, ha nostalgia dei suoi furori erotici. Chiede a una fattucchiera il ritorno del marito che infatti ricompare, ma solo per Flor, che ha modo di “romanzare” i mediocri amplessi del secondo marito.
Argentina, 1979. Il 12enne Juan e la sua famiglia tornano a Buenos Aires sotto falsa identità dopo alcuni anni di esilio. I genitori di Juan e lo zio Beto sono Montoneros, organizzazione clandestina in lotta contro la giunta militare al potere. Juan-Ernesto ha una storia d’amore ricambiata con la coetanea Maria. Parzialmente autobiografico, è stato scritto dal regista Ávila con Marcelo Müller dal 2002 al 2007. Luis Puenzo, produttore principale, diresse La storia ufficiale (1985), la più nota e premiata opera su quel tragico periodo. Il film ha una particolarità: comprende due scene violente in animazione, in una delle quali si vede la testa di Juan che esplode: è un efficace e anomalo modo di fondere passato, presente, emozioni. Da vedere per l’abile costruzione narrativa, la molteplicità dei toni, la direzione degli attori, la delicatezza della storia d’amore, l’atmosfera della clandestinità, i temi della maturazione e del passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Distribuito da Good Films.
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