Fuori dal tempo, su un’isola deserta, un naufrago cerca la salvezza. Poi dall’oceano arriva una imponente e misteriosa tartaruga. Con le sorprendenti e struggenti musiche di Laurent Perez del Mar e senza dialoghi, una riflessione sull’uomo, sul suo essere incompleto a vivere solo, sul suo legame fortissimo con la natura, sulla vita e sulla morte. Prima co-produzione internazionale dello Studio Ghibli, è una favola metaforica nel descrivere le tappe della natura umana, potente nel suo minimalismo, ipnotizzante nel suo disegno, animato a mano con acquerello e carboncino.
Antoine, fotografo felicemente disilluso, ha come solo amico Matèo, il giovane figlio del vicino di casa spesso assente, a cui dà un’educazione fantasiosa. Una mattina, le note di pianoforte che provengono dal palazzo di fronte catturano l’attenzione di Antoine, che ignora che a suonare è la studentessa Elena. Con il suo atteggiamento idealista e intransigente, Elena sarà colei che cambierà per sempre il resto della vita di Antoine, permettendogli di trovare finalmente il suo posto sulla terra.
Anne Rand ha divorziato da un marito ubriacone e vive in Estonia con una madre malata. La morte improvvisa del genitore la convince ad accettare un’offerta di lavoro a Parigi, dove dovrà prendersi cura di un’anziana signora. Convinta a partire dall’entusiasmo della figlia, Anne precipita in un mondo profondamente diverso dal suo, di cui prende le misure passeggiando ogni notte sola e scompagnata. L’incontro con Frida, fiera parigina ostinata a dimenticare le sue origini estoniane, non è dei migliori ma a convincerla a restare è Stéphane, gestore di una brasserie e amante della donna molti anni prima. La convivenza e la reciproca curiosità invitano presto al dialogo e alla comprensione. Tra un tè caldo e un croissant di pasticceria, Anne e Frida troveranno un sentimento amicale, che le spingerà a fare il punto della loro vita e a riprendere la vita. Ispirato dalla biografia materna e dalla passione per la capitale francese, Ilmar Raag alimenta la mythologie parigina, fiamma forte e viva nel buio della sala. Dichiarazione d’amore a Parigi e al cinema francese, da cui riprende l’idea della triangolazione come struttura relazionale che lega i percorsi affettivi e sentimentali dei protagonisti, A Lady in Paris è una storia di incontri, di sguardi, di impasse. Con pudore e discrezione Raag esplora il volto dei suoi personaggi rivelandone l’anima e definendone l’identità in funzione del loro rapporto col passato, coi sogni realizzati e quelli infranti. Guidato da un’irriducibile Jeanne Moreau, il regista estone passeggia per i boulevard chiarendoci il fascino esercitato da Parigi sugli stranieri e sui narratori come lui, che alla maniera di Anne impara a comprare un croissant in boulangerie e a snobbare il museo del Louvre, meta del turista e non di un vrai parisien. Posseduta dal mito di Parigi è pure la protagonista, emigrata e dolente con una vita faticosa e sfortunata alle spalle, che rispolvera la voce ‘analogica’ di Joe Dassin e si perde nelle sue note, ritrovandosi consapevole di sé e del suo desiderio dentro l’alba e davanti alla Torre Eiffel. A Parigi la Anne di Laine Mägi recupera attenzione e senso, innamorandosi finalmente di un uomo gentile e risvegliando da uno struggimento nostalgico l’anziana signora che pazientemente accudisce. Egoista e ossessionata da un ex amante per cui è ormai troppo agée, Frida vive sprofondata negli interni del suo appartamento borghese dove mette in scena solo se stessa e l’imitazione di una relazione, immemore del mondo che continua a esistere fuori dalla porta. Testimone di un amore sorgente tra Anne e il suo Stéphane, un empatico Patrick Pineau, deciderà per la vita, emergendo da ciò che era latente e calandosi nel presente e una stagione che con gli orrori può ancora promettere splendori. La bionda e delicata Anne è la trovata drammaturgica che rompe allora le illusioni senili e riporta aria fresca dentro uno spazio chiuso e una reclusione affettiva, inducendo Frida e Stéphane a scendere di nuovo in strada e a (re)incontrare la città dei loro sogni. Perché come sosteneva Humphrey Bogart: “avremo sempre Parigi”, una città che appare un perfetto altrove, promessa e già ricompensa.
In una cittadina nel Nord della Francia, l’infermiera Pauline, figlia di un sindacalista, stimata da tutti, è candidata sindaco dalla leader di un partito nazionalista vincitore di sondaggi e alla subdola ricerca di credibilità per ripulirsi l’immagine dalla violenta propaganda xenofoba. L’ingenua infermiera raggirata, simbolo della solitudine che diventa rancore, alla fine non si arrende all’odio. 10° LM di Belvaux: una storia essenziale e precisa – scritta con Jérôme Leroy (autore del romanzo Le Bloc che tratta più o meno lo stesso tema) – che attraverso la finzione, talvolta melodrammatica, spiega la complessità della campagna elettorale francese del 2017. Belvaux si serve del passato, del presente e dei suoi personaggi – pieni di contraddizioni, aspettative e speranze – per mettere a nudo l’opportunismo e per far riflettere. Non ha una vena militante, è puro cinema che si azzarda a prevedere il futuro. Ancora prima di uscire in sala, il film ha fatto infuriare il partito di Marine Le Pen. Un motivo in più per vederlo.
Nicola passa il tempo bevendo e fingendo che sta smettendo di bere. Questa è la storia sua e di tanti altri personaggi che incontra per un destino o per caso come in un road movie. Perciò è anche la storia di Sabatino che truffa le assicurazioni. Pure il Concellino vive truffando le assicurazioni, ma vuole fare carriera. È la storia di Salvatore, figlio di Anna e forse anche di Nicola, ma Anna è una prostituta e non lo sa chi è il padre di suo figlio. È la storia di Sofia che dice che scappa in Spagna con l’amica. Lo dice, ma poi resta a Cinecittà. È la storia dell’Abruzzese che fa il carrozziere, ma anche il parcheggiatore notturno. È la storia di Sasà che una notte finirà peggio di tutti nella stanza di una questura di periferia. E in mezzo a tutte queste storie c’è quella dell’americana che gira l’Italia vestita da sposa. Quella di cui sopra è la sintesi della trama che si può trovare sul catalogo delle “Giornate degli Autori” del Festival di Venezia 2015 ed espone con precisione tutte le vicende che percorrono il film di Celestini. A fare da fondamentale trait d’union è appunto Nicola ma si potrebbe chiamare anche Ascanio perché lo sguardo di comprensione con cui l’attore/regista si rivolge all’umanità dolente (ma non del tutto vinta) che popola il film è il suo. A fare da bussola e da chiave di lettura è la battuta pronunciata da Nicola/Ascanio in apertura e che ribalta il finale del Pinocchio collodiano. L’essere umano è buffo, meglio il burattino. Perché l’essere umano celestiniano è fragile e contraddittorio. Cerca il prossimo ma al contempo lo teme. Fa propositi che poi non mantiene e cerca di sopravvivere ai margini del luogo dove la finzione si fa arte (Cinecittà). Anche vivendo al limite della legalità o addirittura superandolo cercando una bellezza che è negata sia dagli esterni che dagli interni, siano essi un’abitazione/ricovero degradata o un bar di periferia ultimo approdo di chi vorrebbe raggiungere un porto sicuro. Magari con in mano una bottiglia di vino con un fiocco rosso
Si tratta di un documentario che mette in evidenza la miseria delle famiglie dei minatori della regione del Borinage. In primo piano anche uno sciopero del 1932. Per la crudezza e la verità del documento ne fu impedita la circolazione.
Un bambino dichiara “adesso sono un bambino, ma un giorno sarò una ragazza”. L’affermazione, naturale in un piccolo, proiettata nel mondo adulto diventa dibattito e scandalo. I genitori, apertissimi, si pongono domande, gli estranei sono più cattivi. La tesi del regista, alla sua prima opera è “le frontiere fra maschile e femminile sono sempre più labili”. Noi aggiungiamo: “però esistono e la nostra speranza è che continuino ad esistere”. Ha vinto il Golden Globe come miglior film straniero.
Pietro, bambino torinese, va in vacanza con la madre in un paesino della Valle d’Aosta dove abita un solo bambino suo coetaneo, Bruno. I due divengono presto amici a tal punto che i genitori di Pietro sono disposti ad ospitare Bruno per farlo studiare in città. Il padre però non è d’accordo e il bambino diventerà un ragazzo e un uomo che non lascerà mai la montagna. I due però continueranno ad incontrarsi e ristruttureranno insieme una baita prima che Pietro inizi poi a viaggiare nel mondo.
Bosnia-Erzegovina, 1991. Caduto il regime comunista, Divko Bunti&3 torna nel paese dov’è cresciuto per farsi restituire la casa di famiglia. A casa sua abitano la bella moglie legittima e il figlio Martin in piena tempesta ormonale. La situazione si complica quando nel paese dilaga il furore nazionalista, fomentato dall’arrivo dei combattimenti della guerra. Film d’apertura al Festival di Sarajevo 2010 e accolto con calore dal pubblico delle Giornate degli Autori di Venezia. Scritto dal bosniaco-erzegovino Tanovi&3 con Ivica Djiki&3 , autore del racconto omonimo, è un film complesso. Dopo una 1ª parte leggera, ironica e grottesca, “scivola nella follia più atroce e insensata” che contrappone i vicini di casa, gli amici e i familiari “in quella lotta fratricida che fu, negli anni ’90 e nel cuore dell’Europa, lo si ammetta o no, una guerra civile” (G. Imperatore). Nel finale la spiegazione del titolo. Distribuito da Archibald.
Periferia di Roma. Un mendicante paraplegico soprannominato il Papero, con la complicità di sua moglie, una bellissima donna senza braccia detta la Ballerina, del suo accompagnatore, un tossico rastaman detto il Merda e di un nano rapper il cui nome d’arte è Plissé, mette a segno una rapina nella banca dove il boss di un potente clan mafioso cinese nasconde i proventi delle sue attività illecite. Dopo il colpo però le cose si complicano.
1905. Angel è una ragazza orfana che vive con la madre che gestisce un negozio di drogheria nella Londra operaia. Angel ha una passione: scrivere. I suoi romanzi sono… ricchi di colpi di scena e si alimentano di una vita da lei soltanto immaginata. Un giorno riesce a trovare un editore e da quel momento per lei tutto cambia. Ogni suo nuovo libro vende copie su copie e la ricchezza diventa per lei così tangibile da consentirle di comprare la dimora dei suoi sogni “Paradise”. La sua però è letteratura popolare così come “popolari” sono i suoi gusti nell’arredare il suo “castello”. Tutto procede per il meglio finché non si innamora, ricambiata, di un pittore che vede il mondo esattamente al contrario: grigio e spento.
Eddy e Osman sono amici e poveri in canna nella Svizzera di fine anni Settanta. Legati per la vita da un debito d’amore, condividono un cortile e l’affanno del futuro. Eddy, uscito da poche ore di prigione, e Osman, separato da troppo tempo dalla moglie, ricoverata in ospedale, progettano allora il colpo della vita. L’affaire con cui risolversi e risolvere la loro sventura. Morto Charlie Chaplin e seppellito a pochi chilometri dalla loro città, pensano di trafugarne la salma e di chiedere il riscatto alla facoltosa famiglia inglese.
Il titolo originale è Le couperet, che è semplicemente la mannaia. La mannaia che cade spietatamente su chi lavora in un’azienda quando qualcuno decide la ristrutturazione, che significa mandar via più gente possibile. Bruno Davert, chimico cartaceo, molto qualificato, apprezzato, apparentemente al sicuro, si trova dunque senza lavoro. Quarantenne, tenore di vita alto, villetta, cambio biennale di macchina, famiglia felice.Bruno ritiene che si tratti di un intervallo quasi propizio, si guarderà intorno, riposerà, sarà riassunto da un’altra parte. Ma dopo tre anni è ancora disoccupato. E disperato.
La giovane scimmia Passepartout, chiusa nella sua cameretta, sogna il giorno in cui potrà avventurarsi, zaino in spalla, sulle orme del suo idolo, l’esploratore Juan Frog De Leon, detentore del record del giro del mondo nel più breve tempo possibile: novanta giorni. Nel mentre, però, vive in una terra popolata di gamberetti, dove l’avventura non ha spazio alcuno, almeno fino al giorno in cui arriva, in infradito su una tavola da surf, il ranocchio Phileas Frog. Simpatico e sbruffone, inseguito dal gerbillo femmina Fix, che lo accusa di aver rubato dieci milioni di vongoloni, Frog non trova di meglio per cavarsi d’impaccio che promettere di battere lo storico record circumnavigando il globo in soli ottanta giorni. È l’occasione che Passepartout aspettava da sempre, e per la quale vale persino la pena di scappare di casa.
Jafaar è uno pescatore palestinese che pesca sardine e vive con la moglie lungo il muro della Striscia di Gaza. Dimenticato da Allah, incalzato dai creditori e avvilito da una vita sorvegliata da Israele e dai suoi militari, che ‘bazzicano’ la sua casa e controllano ogni suo respiro, Jafaar butta la rete in mare e una mattina pesca l’impensabile: un grosso maiale vietnamita. Considerato animale impuro dalla sua religione, decide subito di sbarazzarsene. Il desiderio di qualcosa di meglio per lui e la sua consorte tuttavia lo fa desistere e il maiale diventa una fonte inaspettata di guadagno. Dopo numerosi tentativi falliti al di là e al di qua del muro, Jafaar trova in una giovane colona russa e nella capacità riproduttiva del suo maiale il business e la risposta alle sue preghiere. Quando tutto sembra andare finalmente per il verso giusto
Gli ultimi anni di vita di Christa Päffgen, in arte Nico. Musa di Warhol, cantante dei Velvet Underground e donna la cui bellezza era indiscussa, Nico vive una seconda vita quando inizia la sua carriera da solista. Qui seguiamo gli ultimi tour di Nico e della band che l’accompagnava in giro per l’Europa negli anni ’80: anni in cui la “sacerdotessa delle tenebre”, così veniva chiamata, si è liberata del peso della sua bellezza e inizia a ricostruire un rapporto con il figlio. Non era un’impresa facile trasferire sullo schermo le fasi finali della vita di una personalità complessa come quella di Nico.
Rocco Granata ha pochi anni e il sogno di suonare la fisarmonica come suo padre, che ha deciso di abbandonare la musica e la Calabria per le miniere del Belgio e un futuro migliore. Due anni dopo Salvatore, ottenuti i permessi per la famiglia, la riunisce in una baracca e in un paese ostile con gli stranieri. Ma Rocco non impiegherà molto a padroneggiare il fiammingo e a farsi amare da una ragazzina bionda, che ha un debole per gli italiani e la canzone melodica. Gli anni passano e Rocco non dimentica quell’amore, che adesso vuole stupire con la sua voce. Con i soldi risparmiati col lavoro di meccanico si compra una Stradella e mette insieme una band con cui esibirsi e comporre finalmente la sua musica
Pericle Scalzone di mestiere fa il culo alla gente. Letteralmente. Sodomizza le vittime per conto di don Luigi, boss camorrista emigrato in Belgio. Una missione finita male porta Pericle a fuggire fino a Calais dove incontra Anastasia, separata con due figli, che senza troppe domande lo accoglie in casa. Pericle sogna un futuro diverso, ma deve fare i conti con gli scagnozzi di due famiglie criminali che si sono accordate per ucciderlo. Unico film italiano in concorso nella sezione Un Certain Regard del 69° Festival di Cannes, liberamente ispirato all’omonimo romanzo (1993) di Giuseppe Ferrandino. Tra i produttori Scamarcio, la Golino, Viola Prestieri della Buena Onda con Rai Cinema e i fratelli Dardenne con Alain Attal. Mordini scrive la sceneggiatura con Valia Santella e Francesca Marciano. Un noir nerissimo, con personaggi brutali, ambigui e sgradevoli, disarmonico e inverosimile nella parte centrale, tenuto in piedi dalla presenza fisica di un convincente Scamarcio.
Quando l’amore della sua vita Boris, un camionista di 44 anni dalla personalità forte e accattivante viene ucciso in un incidente, Luna scopre che lui ha condotto una doppia vita da sempre.
Saoirse è una bambina particolare, a 6 anni ancora non riesce a parlare e prova una strana e fortissima attrazione per il mare. Vive nella casa sul faro con il papà e il fratello maggiore Ben, spesso imbronciato e antipatico con la sorellina che ritiene responsabile della scomparsa dell’amata madre.
Le richieste di reupload di film,serie tv, fumetti devono essere fatte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.