Uno scrittore, tornato dalla seconda guerra mondiale, si scontra con le ipocrisie della sua piccola città di provincia facendo amicizia con persone poco rispettabili, ma di gran cuore. Decide addirittura di sposarsi con una ragazza ritenuta una poco di buono. Costei, però, viene uccisa subito dopo il matrimonio da un suo antico amante.
Da un racconto di Helen Rose. Un giornalista sportivo e una disegnatrice di moda si sposano, scoprendo che hanno pochi interessi in comune. Come mostra spiritosamente la conclusione, il mondo del sogno (la moda) ha la meglio su quello della realtà (la boxe). Scritta con impeccabile garbo, ricca d’inventiva a livello di regia (e di scenografie), elegante, divertente, è una commedia che regge il paragone con i modelli degli anni ’30. Un solo neo: Peck non è abbastanza duttile per una parte che avrebbe richiesto Cary Grant.
Mentre suo cugino diventa un ufficiale nazista, il nipote di un ricco ranchero argentino fa una doppia vita nella Parigi occupata: apparentemente snob, milita nella Resistenza antitedesca. Rifacimento del film muto con Rudy Valentino, quest’aggiornamento alla seconda guerra mondiale dell’indigesto romanzo di Vicente Blasco Ibañez è elegante, ma senza cuore. Può piacere a chi ama il melodramma irrealistico qui al culmine del suo raffinato decorativismo.
La tela del ragno del titolo simboleggia la situazione ingarbugliata e piena di tensione instauratasi in una clinica per malattie nervose, dove anche una questione apparentemente banale (il cambio della tappezzeria) costituisce un vero e proprio trauma e coinvolge i ricoverati, il direttore, sua moglie, l’amministratrice. Dopo parecchi guai, il buon senso prevale e la vicenda si conclude in maniera positiva.
Come Il bruto e la bella (1952) di Minnelli, comincia con un funerale e procede attraverso 8 flashback, raccontati da 4 personaggi, che rievocano 3 tappe nella vita di una danzatrice a piedi nudi in un piccolo cabaret spagnolo, trasformata da un regista USA in star di Hollywood. Nel suo genere _ il melodramma passionale a forti tinte _ è memorabile. Su una materia trita Mankiewicz, anche sceneggiatore, ha costruito un’affascinante galleria di personaggi dell’international set. È anche un “film a chiave”: il produttore è ricalcato sul miliardario Howard Hughes, insieme con le caricature mascherate di re Farouk e del duca di Windsor.La stessa protagonista allude a Rita Hayworth. Fotografia: Jack Cardiff. Musiche: Mario Nascimbene. Bogart e la Gardner si parlano sulla piazzetta di Portofino. Brevi paesaggi a Bordighera, Sanremo, Rapallo. Oscar per O’ Brien, attore non protagonista. Slogan di lancio: “Il più bell’animale del mondo”.
Jerry Mulligan, finita la guerra, è rimasto a Parigi per dipingere. Vive in un localino dove il letto e il tavolino rientrano nel soffitto e nella parete e va a esporre i quadri, che nessuno compra, a Montparnasse. Viene abbordato da una ricca, attempata americana che gli compra un quadro. Ma poi conosce la giovane e graziosa commessa della quale si innamora, senza sapere che la ragazza sta per sposare il suo amico Paul. Un altro personaggio è il musicista-genio (Levant), che suona tutti gli strumenti dell’orchestra. Alla fine tutto va a posto. L’amore trionfa. Sulla base di questa trama quasi banale, “alla musical”, Minnelli regista e Kelly ballerino-cantante-attore-coreografo, costruiscono non solo un capolavoro del cinema, ma un’opera composita che figura benissimo nell’arte del Novecento. Naturalmente è determinante la musica di George Gershwin che compose forse la sua più importante sinfonia, fatta apposta per far brillare le prerogative del cinema. Tutte le canzoni (cantate oltre che da Kelly anche dallo “chansonnier” Paul Guétary, idolo parigino) sono classici indimenticabili. La Metro, nella realizzazione di questi film, era molto rigorosa e generosa, assumeva i più bravi consulenti da ogni parte del mondo. I balletti di Kelly sono studiati in scenografie che si richiamano ai grandi quadri impressionisti (Renoir e Monet soprattutto) e a Toulouse-Lautrec. Il numero centrale viene considerato un capolavoro anche dai grandi coreografi del balletto classico, come Béjard. Naturalmente la tendenza di Minnelli, in quasi tutti i suoi film, era una certa concessione al kitch, che nel musical quasi non andrebbe considerato “caduta”, ma valore aggiunto. Il film è uno dei più premiati nella storia degli Oscar, ben sei. Va detto che il musical è l’unica forma d’arte tutta e solo americana. Molto spesso Hollywood ha attribuito Oscar a film musicali (Gigi, My Fair Lady, Tutti insieme appassionatamente, Oliver!, West Side Story). L’anno dopo lo stesso gruppo produttivo (solo il regista Donen sostituì Minnelli) realizzò Cantando sotto la pioggia che… rimase senza Oscar pur essendo per certi versi più intelligente e con maggiore vedibilità a posteriori. Questa “tardiva” stagione del musical prodotta da Arthur Freed (Sette spose per sette fratelli, Spettacolo di varietà, Baciami Kate! e altri) rappresenta una punta qualitativa altissima del cinema, che poteva contare ancora sulle belle ingenuità indispensabili, sostenute da una tecnica ormai perfezionata.
Sulle frizzanti musiche di Cole Porter si svolge la storia di un pirata che si finge governatore, di un attore che si finge pirata e di una ragazza che vive sognando il mare, ama il pirata come un mito e poi sposa l’attore. Uscito sui nostri schermi con ben 32 anni di ritardo, il film è l’adattamento di una commedia (1942) di S.N. Behrman piuttosto insignificante. Kelly e Garland si scatenano in una cornice scenografica eccentrica e raffinata. Almeno 3 sequenze di balletto memorabili per l’impiego dello spazio: l’esibizione nella piazza di Puerto Sebastian, “Mack the Black” e “Be a Clown” che riassume la filosofia del film.
Edit 26/2/24 sostituita versione satrip con bdrip 720p
La vita tormentata di Vincent Van Gogh. Dalla sua esperienza di missionario nelle miniere di carbone nel Belgio agli inizi come pittore a Parigi, alla parentesi ad Arles assieme all’amico Paul Gauguin, fino al suicidio, in un campo di grano, durante una delle sue violente crisi depressive. Il film fece vincere ad Anthony Quinn (Gauguin) il secondo Oscar della sua carriera (ma Kirk Douglas mancò per un pelo la statuetta e se la meritava).
Adolescente sensibile soffre nel college finché la moglie del direttore gli dà una mano. Nel passaggio dal palcoscenico allo schermo la commedia (1953) di Robert Anderson si dilata e perde parte del suo sapore anche perché, nell’adattarla, l’autore è costretto dal codice Hays di autocensura e dalla M-G-M a smussarne gli angoli. Rimedia V. Minnelli con l’eleganza della sua regia. I due Kerr (nessuna parentela) le conservano la simpatia del titolo.
Depurata dei veleni di Colette, questa commedia musicale, senza numeri di danza, scritta espressamente per lo schermo da A.J. Lerner con canzoni di F. Loewe (testi e musica), doveva essere interpretata da Audrey Hepburn che, in una riduzione di Anita Loos, era già stata Gigi nel 1951 sul palcoscenico (in Italia nel 1955 con Anna Maria Guarnieri). Con il determinante apporto di Cecil Beaton, per i costumi, Minnelli ha diretto uno dei suoi film più eleganti e armoniosi (anche se non più inventivi) di squisita decadenza rievocativa. Una mezza dozzina di piacevoli canzoni tra cui quella del titolo, insignita dell’Oscar, “Thank Heaven for Little Girls”, e “I Remember It Well”. Un premio speciale a Chevalier e 9 premi Oscar: film, sceneggiatura, regia, fotografia (J. Ruttenberg), direzione musicale (A. Previn), costumi, montaggio, scene, canzone.
La storia, tratta da un romanzo di Clinton Twiss, si impernia sui disastri in serie cui va incontro una coppia, non più giovanissima, che decide di comprare un’enorme roulotte per farci il viaggio di nozze. Mica comoda la vita on the road. Frivola, deliziosa, buffissima commedia che, sotto le apparenze della farsa (l’unica nella carriera di Minnelli), nasconde i suoi veleni satirici. Una critica impietosa della classe media americana. Da vedere.
Danny, figlio di una pittrice anticonformista, viene inserito contro la volontà della madre nel collegio diretto dal pastore Hewitt. Il pastore conosce la madre di Danny e se ne innamora, ma essendo sposato e avvertendo i primi rimorsi, abbandona la relazione, lascia il collegio e comincia una nuova vita. Intanto Danny torna a casa e la madre si avvia ad una trasformazione.
Persi sulle montagne di Scozia, due giovani trovano un villaggio che un incantesimo fa apparire un giorno ogni cento anni. Una commedia fantastico-sentimentale basata su un copione teatrale di Alan J. Lerner e raccontata con garbo e delicatezza. Belli coreografie, costumi e scene, appropriate le musiche, bravi gli interpreti.
Un modesto avvocato alle prese con il caos, e le spese, del matrimonio della figlia. Nella 1ª commedia di Minnelli, deliziosamente sceneggiata e dialogata da Goodrich e Hackett da un romanzo di Edward Streeter, Tracy è al massimo della sua forma. Seguito da Papà diventa nonno.
Saint Louis (Missouri), estate del 1903. La quieta vita della famiglia Smith (genitori, quattro figlie, un figlio, un nonno e la governante) è turbata dall’annuncio del capofamiglia avvocato che ha deciso di trasferirsi a New York. 3° film di Minnelli, il primo a colori e il migliore del suo primo periodo, benché diretto per sostituire George Cukor. Meno sentimentale di quel che sembra, questa deliziosa commedia con canzoni e balli (coreografie di C. Walters) è un omaggio nostalgico alla famiglia, all’America provinciale e ai suoi valori. La raffinata cornice e la sapiente rievocazione d’epoca (apogeo nella scena conclusiva dell’Esposizione Mondiale) non schiacciano i personaggi. Spiccano la Garland e la piccola O’Brien (Oscar speciale per la migliore attrice bambina) al centro della bella sequenza notturna di Halloween. Musica di prim’ordine.
Un film di Vincente Minnelli. Con John Richardson, Yves Montand, Barbra Streisand, Jack Nicholson, Larry Blyden Titolo originale On a Clear Day You Can See Forever. Musical, durata 129′ min. – USA 1970. MYMONETRO L’amica delle 5½ valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Psicanalista, interrogando una paziente sotto ipnosi, scopre che ha vissuto un’altra vita agli inizi dell’Ottocento in Inghilterra. Il medico s’innamora dell’altra. Tratto dalla commedia musicale di Alan J. Lerner, massacrato dai distributori che hanno tolto i numeri musicali, è consigliabile solo ai fedeli di Minnelli. View full article »