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Bella e perduta – dvdrip ita

Regia di Pietro Marcello. Un film Da vedere 2015 con Elio Germano, Sergio Vitolo, Gesuino Pittalis, Tommaso Cestrone. Genere Documentario, – Italia2015durata 86 minuti. Uscita cinema giovedì 19 novembre 2015 distribuito da Cinecittà Luce. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,90 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il pastore Tommaso Cestrone – detto “l’angelo di Carditello”, perché custode volontario di una residenza borbonica abbandonata dallo Stato, insieme all’arcadia circostante, trasformata dalla camorra in “terra dei fuochi” – salva dalla morte un bufalo neonato e lo adotta, battezzandolo Sarchiapone. Stroncato da un infarto, dall’aldilà invia Pulcinella a prendere l’animale e a portarlo in Tuscia dal suo amico tombarolo Gesuino che vuole ingrassarlo per mangiarselo. Lo stesso Pulcinella, allettato dai piaceri terreni, si fa uomo e non sente più il linguaggio di Sarchiapone che così va al macello meditando sulla tragicità di questa vita ma confidando in un’altra. “I sogni e le fiabe, anche se irreali, devono dire la verità”: in questa battuta Marcello, anche sceneggiatore con Maurizio Braucci, dichiara il senso del suo eccentrico, originale, spiazzante film, che a partire da un fatto reale s’inventa una favola filosofica che non solo mostra la devastazione umana della bellezza della natura “bella e perduta”, ma ne fa vedere anche la causa: la presunzione dell’uomo di credere di essere l’unico a possedere un’anima e la conseguente atrofizzazione della sua capacità di ascoltare e comprendere il linguaggio simbolico della natura. È un grido di dolore espresso in immagini stupende e con musiche evocative (Marco Messina, Sacha Ricci). Con stile personalissimo, Marcello fonde la finzione con spezzoni di filmati Luce del Ventennio e di riprese documentaristiche odierne (montaggio di Sara Fgaier, anche coproduttrice) e alterna inquadrature di paesaggi e volti (fotografia di Salvatore Landi e dello stesso Marcello) con esoteriche soggettive di Sarchiapone realizzate con il found footage . Voce off di Sarchiapone, l’io narrante, di Elio Germano. Distribuito da Cinecittà Luce.

 Bella e perduta
(2015) on IMDb
Locandina La bocca del lupo

Un film di Pietro Marcello. Con Vincenzo Motta, Mary Monaco Documentario drammatico, durata 76 min. – Italia 2009. – Bim uscita venerdì 19 febbraio 2010. MYMONETRO La bocca del lupo * * * 1/2 - valutazione media: 3,66 su 49 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Prodotto dalla Indigo film di Nicola Giuliano e Francesca Cima, da L’Avventurosa di Dario Zonta e dai gesuiti della Fondazione San Marcellino La bocca del lupo racconta amore e miseria tra gli indigenti e gli emarginati di Genova. Ad “avventurarsi” è Pietro Marcello, che approda a Quarto dei Mille scortato dal ricordo del romanzo verista di Remigio Zena e poco a poco si addentra nei vicoli, osserva, non giudica, condivide e, con questo passo, lucido e discreto ma anche libero ed evocativo, arriverà fin dentro la casa dei suoi personaggi.
Il movimento della narrazione è lo stesso: dalla fotografia corale dei genovesi di ieri e di oggi si stringe su Enzo, emigrato siciliano, e Mary, conosciuta in carcere, nella sezione dei transessuali, alla quale Enzo si è legato da vent’anni, sostenuto dal sogno comune di una casetta in campagna. Per Mary, Enzo è apparso da subito una bellezza da cinema, uno che poteva fare l’attore, in quei film western -suggerisce il montaggio- che non solo non si fanno più ma dei quali è scomparso anche l’immaginario dedicato.
La verità, direbbe Zena, è che questa è una storia di vinti e di ambizioni non soddisfabili, di gente destinata a finire sempre “nella bocca del lupo”: è così che, prima della casetta con l’orto e il camino, Enzo si è fatto quattordici anni di prigione e Mary lo ha aspettato e ora possono raccontarsi alla videocamera, come una vecchia coppia, dividendosi le frasi, dandosi ragione per amore e per pazienza.

Sale una grande malinconia da questo lieto fine, ma le vittime non sono i protagonisti quanto lo spettatore, che si scopre miope e si dà improvvisamente ragione delle immagini con cui Marcello lo ha portato fino lì, in questo film ibrido che non si cura della distinzione tra ciò che è finzione e ciò che è documento: immagini d’epoca dei cineamatori, di chi salpa per il mondo nuovo e di chi non esce mai da certe vecchie storie. Immagini di un tempo che non c’è più, apparentemente. Eppure, forse, le cose non ci sono (più) solo quando non le si vuole più guardare.
Sono pochissimi, in Italia, i registi che hanno la forza e il coraggio di battere sentieri nuovi, di aprire nuove strade, di affrontare, accettandole, asperità che hanno la potenzialità di farsi nuova narrazione, nuova estetica, nuovo cinema. Pietro Marcello è sicuramente tra questi: l’aveva dimostrato con il suo primo film, Il passaggio della linea, e lo ha ampiamente confermato con quest’opera seconda, scegliendo una forma che riesce ad essere tanto più sospesa e metafisica quanto più si aggrappa saldamente ai personaggi e ai luoghi fisici che vengono inquadrati e raccontati dall’occhio della videocamera.
Marcello raccoglie dunque l’eredità pasoliniana ma, quel che più conta, guarda ai margini del mondo da una posizione che non è mai pretestuosamente oggettiva e oggettivante, mai ipocritamente partecipe e manipolatrice; una posizione che gli evita la trappola del paternalismo intellettuale così come quella di un’adesione ingiusta e impossibile.

La bocca del lupo (2009) on IMDb