
Regia di Chuan Lu. Un film con Ye Liu, Yuanyuan Gao, Hideo Nakaizumi, Wei Fan, Yiyan Jiang, Ryu Kohata. Cast completo Titolo originale: Nanjing! Nanjing!. Genere Drammatico – Cina, 2009, durata 132 minuti. – MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Se a un’occhiata superficiale non si può che pensare a Schindler’s List – tematiche simili, fotografia in bianco e nero – le somiglianze tra l’opera di Lu Chuan e quella di Steven Spielberg sono in verità piuttosto poche. Indubbiamente anche Lu Chuan come Spielberg intende ritrarre i giapponesi come esseri umani a tuttotondo anziché come macchiette bidimensionali, senza che questo attenui la condanna morale nei loro confronti; al contrario aiuta a capire di cosa è capace la natura umana, specie in condizioni di totale liceità.
Lu Chuan ha impiegato più di tre anni per realizzare un film fortemente voluto, che rendesse visivamente l’orrore dei massacri di Nanchino senza scadere nel pamphlet di regime; non viene nascosto (né tantomeno edulcorato) nulla dei crimini commessi dagli invasori, siano essi stupri, omicidi gratuiti, stragi o esempi molteplici di sadismo. Il popolo cinese, così fieramente rappresentato dal guerriero indomabile Liu Ye, viene massacrato ma soprattutto vilipeso e privato di ogni dignità dalle efferatezze nipponiche, in un’escalation di violenza inarrestabile. Ma il plusvalore che Lu Chuan riesce ad aggiungere a una vicenda tristemente nota – oltre a non farsi invischiare dalle molteplici trappole insite in una simile operazione – sta nel tentativo di scavare il più possibile nel punto di vista del nemico, anch’esso composto da esseri umani. Non solo nell’occhio critico del sergente Kadokawa, perplesso di fronte agli eccidi, ma soprattutto nel tentativo di comprendere la natura profonda dello spirito nazionalista giapponese e dei semi del male che stanno alla base di massacri come quello di Nanchino. Esemplare in questo senso la sequenza della celebrazione della conquista, in cui i militari giapponesi – macchine da guerra senza cuore né morale, novelli Tetsuo pronti a tutto – si piegano ritmicamente e a passo di danza in risposta al suono rituale dei tamburi. Uno sfoggio di superomismo, ripreso da Chuan con tocchi di Leni Riefenstahl, per nulla pretestuoso e, al contrario, chiave interpretativa fondamentale per comprendere l’originalità del taglio adottato da Chuan nella narrazione.

