Insegnante affamato di sesso affitta una stanza di casa sua a un coetaneo che ha il knack (qualcosa che incanta le donne), e un’altra stanza a una ingenua del Nord che si sente spaesata a Londra. Dopo i 2 fantasiosi e innovativi film sui Beatles, Lester azzeccò il terno con questo bizzarro e stimolante pastiche di umorismo assurdo, esuberante di gioia di vivere, di tecniche di cinema diretto, di montaggio asintattico. Tratto dalla commedia The Knack ( Quello che non ci sa fare , 1961) di Ann Jellicoe e sceneggiato dal commediografo Charles Wood, costò 125 000 sterline, vinse la Palma d’oro a Cannes ed ebbe un grande successo. “Surrealismo, candid camera, tecnica pubblicitaria, suggestioni optical e musicali vengono tutti fusi nell’immagine e nello spirito della nuova Londra” (E. Martini).
Da un romanzo di John Haase: la vita di un medico di San Francisco con moglie poco amata e due figli quasi estranei è sconvolta dall’incontro con una giovane donna un po’ svitata e con molti problemi familiari sulle spalle. Più di lui, sicuramente. È, in assoluto, il miglior film di Lester, americano di origine e britannico d’adozione, una delle più significative tragicommedie degli anni ’60, un rapporto brillante e, insieme, dolorosamente inquietante sulla società dei consumi arrivata a un momento di crisi. Il disordine, tema maggiore del cinema di Lester, è impersonato da Petulia (J. Christie). Molte scene memorabili, e una tecnica narrativa di ammirevole brio audiovisivo cui ha dato un importante contributo il direttore della fotografia Nicholas Roeg che passò alla regia in quel ’68 con Performance diretto insieme a Donald Cammell. Uno dei rari casi in cui un film altera la lieta fine del romanzo.
Due giorni e una notte nella vita dei Beatles, o quantomeno nella versione romanzata e surreale della stessa. John, Paul, George e Ringo tra treni, stanze di hotel, locali da ballo, palcoscenici e orde di ragazzine urlanti e scatenate.