Agente speciale va in caccia del ladro di una partita di diamanti trafugata tra Beirut e Amsterdam. Convenzionale, priva di interesse, mordente e ritmo. Fa pensare a uno spumante fatto col succo di mele.
Agente americano a Berlino cerca di scoprire chi sono le teste pensanti di un movimento neonazista nella Germania del boom economico. Lo aiuta una donna, ma non abbastanza. La sceneggiatura è di Harold Pinter che asciuga un romanzo qualsiasi di spionaggio di Adam Hall (Elleston Trevor) trasformandolo in allucinata parabola fantapolitica. Regia non del tutto all’altezza.
Con base a Roma, la CIA sta per compiere un attentato politico in un paese africano. Qualcuno si è intanto asserragliato in una terrazza dell’Hilton con l’ambasciatore USA e un fucile di precisione. Senza troppe pretese, un film italiano sulla CIA che tende più al thriller che al film-denuncia. Tratto da un Segretissimo Mondadori (Sulla pelle di lui, di Francis Clifford). Il migliore del gruppo è J. Steiner.
Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D., nota semplicemente come Agents of S.H.I.E.L.D., è una serie televisivastatunitense creata per la ABC da Joss Whedon, Jed Whedon e Maurissa Tancharoen e basata sull’agenzia di spionaggio S.H.I.E.L.D. (Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistics Division) dei fumetti Marvel Comics, un’organizzazione dedita al mantenimento della pace in un mondo popolato da supereroi e altri esseri con poteri sovrumani. Ambientata all’interno del Marvel Cinematic Universe (MCU), la narrazione è in continuità con i film e le altre serie televisive del franchise. Rappresenta il primo prodotto live action della Marvel Television ed è realizzata in collaborazione con gli ABC Studios e Mutant Enemy; Jed Whedon, Maurissa Tancharoen e Jeffrey Bell sono gli showrunner. La serie è incentrata sulle missioni del personaggio di Phil Coulson, già apparso nei film e interpretato da Clark Gregg, e della sua squadra di agenti S.H.I.E.L.D. per far fronte a misteri e nemici inusuali, tra cui l’HYDRA e gli Inumani. Joss Whedon cominciò a lavorare alla serie dopo il successo del film The Avengers, e nell’ottobre 2012 venne confermato il ritorno di Gregg. La serie è stata ufficialmente ordinata dalla ABC nel maggio 2013 ed è interpretata da Clark Gregg, Ming-Na Wen, Brett Dalton, Chloe Bennet, Iain De Caestecker ed Elizabeth Henstridge, ai quali si sono aggiunti nelle stagioni seguenti Nick Blood, Adrianne Palicki, Henry Simmons, Luke Mitchell e John Hannah. Diversi episodi della serie rappresentano dei crossover con i film e le altre serie televisive ambientate nel MCU, e nel corso della narrazione diversi personaggi dei film e degli altri prodotti del MCU sono apparsi nella serie. Gli stessi protagonisti della serie sono stati inoltre introdotti nell’universo Marvel.
C’era una volta, e precisamente al tempo del liceo, la coppia formata dalla miglior promessa della scuola, Calvin “La freccia d’oro” Joyner, e dalla sua fidanzatina, Maggie, che da lì a poco sarebbe diventata sua moglie. E poi c’era Robbie Weirdicht, il super ciccione, che l’ultimo giorno si era impresso nella memoria di una generazione, dopo essere stato trascinato nudo da un gruppo di bulli di fronte ad una palestra gremita di allievi. Vent’anni dopo, però, Calvin non sta più su quel piedistallo: la freccia è rimasta nell’arco. Robbie, invece, che adesso si fa chiamare Bob Stone, è un ragazzone tutto muscoli e salva il mondo per conto della C.I.A.
Agli albori dello scoppio della seconda guerra mondiale due giovani sposi americani residenti a Londra, mentre si accingono a partire per la luna di miele, vengono incaricati dal servizio segreto britannico di impadronirsi dei piani di una mina magnetica inventata in Germania da un professore. Dopo una serie di mirabolanti avventure riescono a sfuggire alla Gestapo e a portare a termine la loro missione.
Da un romanzo di Brian Garfield che lo ha sceneggiato. Per vendicarsi dei superiori, agente della CIA decide di pubblicare un libro di memorie. I colleghi americani vogliono eliminarlo, quelli sovietici assoldarlo. Difficile immaginare una CIA buona contrapposta a una CIA cattiva, ma la farsa è spassosa, raccontata di buona lena con preziose citazioni musicali e con due attori di prima classe
Jack Ryan, uomo della Cia, è coinvolto suo malgrado in un’azione fatta eseguire segretamente dallo stesso presidente degli Stati Uniti contro alcuni membri del cartello colombiano della droga. Non un’azione di pulizia, ma solo il tentativo di evitare al presidente stesso di essere coinvolto in uno scandalo, visto che uno dei narcotrafficanti era un suo amico.
Una bomba atomica perduta da un aereo israeliano abbattuto durante la Guerra del Kippur del 1973 finisce nelle mani del neonazista Dressler (Alan Bates) che ha in mente di scatenare un conflitto tra Russia e Stati Uniti per spazzare via per sempre dal mondo democrazia e comunismo. Il clima di incertezza che si è creato alla Casa Bianca dopo l’insediamento al Cremlino del nuovo leader Alexander Nemerov (Ciaran Hinds), i cui orientamenti politici – specialmente sulla spinosa questione della Cecenia – sono ancora sconosciuti, sembra favorire il disegno del fanatico criminale. Mentre il giovane analista Jack Ryan (Ben Affleck) su incarico del direttore della CIA William Cabot (Morgan Freeman), è impegnato a studiare la personalità di Nemerov, gli eventi precipitano.
Un film di Lorenzo Lamas. Con John Savage, Lorenzo Lamas, Kathleen Kinmont Titolo originale Cia II: Target Alexa. Spionaggio, durata 97 min. – USA 1993. MYMONETRO Nome in codice: Alexa 2 valutazione media: 1,00 su 1 recensione.
Il furto di un dispositivo nucleare americano mette in pericolo le sorti del mondo. L’agente Graver, incaricato dalla Cia di recuperare il dispositivo, ricorre di nuovo all’aiuto di Alexa e persino di un terrorista.
Scritto da Bridget O’Connor (cui il film è dedicato) e Peter Straughan dal romanzo (1974) di John le Carré, già trasposto in una serie TV (1979 – 7 puntate) di grande successo, famosa anche per l’interpretazione di Alec Guinness come George Smiley (qui Oldman): il più maturo degli agenti del MI6 (il servizio segreto dello spionaggio britannico) per le sue competenze e conoscenze è incaricato di scoprire tra i colleghi la talpa infiltrata dal KGB sovietico. La regia è dello svedese Alfredson di cui in Italia s’è visto soltanto Lasciami entrare (2008). Condensare in 2 ore una vicenda con una quarantina di personaggi che nella serie TV dura più di 400 minuti non era facile. Per gustare questo film antispettacolare – dove le spie non sono acrobatici eroi da missioni impossibili, ma mediocri burocrati che separano il dire dal fare, la verità dalla realtà; organizzato in ellissi, ricco di dettagli e di analisi psicologica, affidato a una puntigliosa ricostruzione d’epoca (1973-74 in Inghilterra, a Budapest, a Istanbul) – bisogna saper rinunciare alla voglia di capire quel che sta succedendo per apprezzarne il clima minaccioso di grigiore, squallore, sospetto, sfiducia e malinconia e godersi gli attori.
Mentre sta finendo il progetto di una potentissima arma segreta, uno scienziato sparisce e ricompare… cadavere. 077 indaga. I film di spionaggio italiani non superano mai un certo livello, ma non si può negare che questo di Grieco (alias Terence Hathaway) ha una sua dignità: abbastanza spettacolare e movimentato, ligio agli elementi convenzionali del filone.
Da un romanzo di Robert Ludlum, sceneggiato da Alan Sharp e Ian Masters: per vendicarsi di un superiore che ha autorizzato l’assassinio di sua moglie, un agente della CIA fa passare per spie al soldo del KGB sovietico tre amici di un affermato giornalista televisivo che li ospita con le mogli nella sua villa in campagna. Costruito col sistema delle scatole cinesi e reso ancor più complicato da tagli imposti dalla produzione, l’ultimo film di Peckinpah è un pamphlet contro la CIA e il suo potere incontrollabile, un apologo contro l’invadenza perversa della televisione, una parabola sull’ossessione voyeuristica della civiltà elettronica dello spettacolo in cui diventa sempre più difficile distinguere chi guarda da chi è guardato, la realtà dalla sua riproduzione, la verità dalla menzogna. Come macchina spionistica ha qualche ingorgo, ma anche pagine di forza lampeggiante e una parte finale in crescendo, da incubo allucinato.
Il ritrovamento di una valigetta abbandonata cambia la vita di Francesca, studentessa e impiegata in una galleria d’arte. Da quel momento sarà implicata in un intricato gioco di spie. Il milanese Martelli, diplomato alla London Film School, firma un’opera prima non priva di pecche e incongruenze, soprattutto di sceneggiatura e nelle caratteristiche dei personaggi stereotipati. È tuttavia un interessante tentativo di fare in Italia un thriller secondo i canoni del cinema americano, con un budget di tutto rispetto, un cast internazionale e il tema intrigante dello spionaggio satellitare.
Slow Horses è una serie televisivastatunitense e britannica distribuita su Apple TV+ dal 1º aprile 2022[1] con Gary Oldman, Jack Lowden e Kristin Scott Thomas.Si tratta dell’adattamento del primo romanzo omonimo (2010) dello scrittore britannico Mick Herron (in italiano tradotto col titolo Un covo di bastardi), con protagonista l’agente Jackson Lamb.Ufficialmente rinnovata per una seconda stagione[2], la serie continuerà la narrazione dei romanzi di Herron.
Durante un’esercitazione in un aeroporto, l’agente del MI5 River Cartwright commette un grave errore di valutazione e per questo viene mandato in un’unità di agenti in disgrazia, denominata il “Pantano” (Slough House). Capitanata dal veterano Jackson Lamb, un tempo agente del MI5 di grande valore e ora confinato ai margini dell’Intelligence, il Pantano è composto da alcuni agenti degradati (denominati dal MI5 Slow horses, in italiano “i ronzini”), con compiti di basso profilo, spesso umilianti e mai di primo piano. Lamb, scorbutico e irascibile, mantiene distanze relazionali e professionali col suo gruppo di agenti, prendendo soprattutto di mira River Cartwright, verso il quale sembra nutrire un particolare astio. Un giorno al giovane agente viene affidata da Lamb la sorveglianza del giornalista di destra Robert Hobden. Cartwright tuttavia non prende alla leggera il suo umile compito e inizia ad indagare caparbiamente fino a rivelare un intricato complotto relativo al sequestro di un giovane musulmano, un’oscura vicenda in cui la direttrice del MI5, Diana Taverner, recita un ruolo cruciale.
Tamar Rabinyan, nata in Iran ma cresciuta in Israele, è una hacker informatica che lavora per l’agenzia di intelligence israeliana, Mossad. Le viene affidata una missione del tutto nuova: sotto falsa identità dovrà tornare in Iran e manomettere la centrale nucleare Iraniana. Durante la missione però, le cose si complicano
1997. Durante una missione in Medio Oriente, l’agente segreto Harry Hart, dal nome in codice di “Galahad“, vede morire il suo giovane protetto Lee Unwin a causa di un suo errore. Tornato in Inghilterra, consegna personalmente una medaglia d’onore alla vedova del caduto e all’orfano, Eggsy, dicendo loro che, se un giorno dovessero aver bisogno di aiuto, dovranno chiamare il numero inciso sul retro della medaglia.
Nel corso degli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti e nomination ai Golden Globe, agli Emmy Awards, agli Screen Actors Guild Award e ai People’s Choice Awards. Nel 2003 l’American Film Institute ha inserito Alias nella top 10 delle migliori serie televisive dell’anno[1], e in seguito diverse testate l’hanno proclamata uno dei miglior show televisivi di tutti i tempi[2]. Nel 2010 il canale satellitare E! ha classificato Aliasal quarto posto nella top 20 delle migliori serie televisive del ventennio 1990–2010[3].
Scrittore USA alcolista a Stoccolma per il Nobel scopre un complotto di potenze straniere ai danni di uno scienziato. Thriller in cadenze di commedia sofisticata, ricco di garbo, suspense, divertimento. Alla Hitchcock. Lo sceneggiatore è Ernest Lehman, che ha adattato un romanzo di Irving Wallace.
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