Mistero buffo è un’opera teatrale di Dario Fo.
Presentato per la prima volta come giullarata popolare nel 1969, è di fatto un insieme di monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi o a racconti popolari sulla vita di Gesù.Ebbe molto successo e fu replicato migliaia di volte, perfino negli stadi. È recitato in una lingua reinventata, una miscela di molti linguaggi fortemente onomatopeica detta grammelot, che assume di volta in volta la cadenza e le parole, in questo caso, delle lingue locali padane.
Category: Spettacoli Teatrali
Un film di Eduardo De Filippo. Con Eduardo De Filippo, Pupella Maggio, Luca De Filippo, Lina Sastri, Angelica Ippolito Teatro, – Italia 1977.
Altra edizione della celebre commedia. Luca, il figlio di Eduardo, subentra al posto di De Vico, che tenne per circa vent’anni il ruolo del figlio dispettoso.
Un film di Carmelo Bene. Drammatico, durata 90 min. – Italia 1974
In merito al primo Amleto del 1961, al Teatro Laboratorio, Giuliana racconta dei critici inglesi, che venuti a vederlo, giudicarono questa interpretazione di Bene migliore di quella di Laurence Olivier e di John Gielgud, aggiungendo inoltre che Carmelo Bene aveva una cura maniacale anche nelle traduzioni eseguite dai testi originali, ognuna diversa a seconda dei personaggi. Da una recensione positiva fatta da Giordano Falzoni, iniziarono ad affluire al Teatro Laboratorio nomi di intellettuali di una certa rinomanza tra cui Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Ennio Flaiano, Angelo Maria Ripellino, Cesare Zavattini, Gianni Rodari, attori come Paola Borboni, Franca Valeri, e una volta anche il regista Federico Fellini. Per quanto riguarda la critica italiana, eccetto Ennio Flaiano, Sandro De Feo, Giordano Falzoni e pochi altri, era unanimemente ostile, sarcastica e addirittura offensiva nei confronti di Carmelo Bene[1]
Questo è lo spettacolo teatrale trasmesso su raidue nel settembre del ’98. Si potrebbe definire una “versione integrale” in quanto quella presente su dvd ha numerosi tagli.
A 13 anni dalla diretta televisiva trasmessa da Rai2 nel 1998, Marco Paolini riallestisce lo spettacolo dedicato a Venezia “Il Milione, quaderno veneziano”, con una formula diversa da quella immortalata dalle telecamere, più sobria e più semplice, scegliendo campi meno frequentati da turisti, ma fortemente legati con i veneziani che vivono la città e vi lavorano.
Campo San Trovaso, che offre come palcoscenico naturale il Ponte della Scossera che vi si affaccia e accanto al quale sono presenti gli squeri delle gondole; e Campo Madonna dell’Orto che offre la possibilità di usare come palcoscenico una barca e accanto al quale vi sono officine fabbrili e le officine di riparazione motori.
Alcuni artigiani verranno coinvolti nel progetto: a loro è infatti chiesto di offrire la possibilità di visitare il loro cantiere e di tenere una “lezione” del loro mestiere, attraverso una conversazione pubblica con Marco Paolini.
L’affluenza del pubblico alle serate sarà regolata da un biglietto a pagamento; per le “lezioni” in officina invece la partecipazione sarà libera ma per un numero limitato di persone (compatibile con gli spazi di lavoro).
“IL MILIONE, quaderno veneziano. Lo spettacolo si chiama così, ma quando me ne parlano lo chiamano il Marco Polo, come l’aeroporto, e in fondo va bene lo stesso, tanto si parla anche dell’aeroporto, ma soprattutto si parla di tante cose che sono Venezia.
A ricordarmi in ogni occasione di quello spettacolo fatto all’Arsenale nel ’98 sono soprattutto i veneziani. Mi chiedono il dvd, la videocassetta, un ricordo da tenersi, ma la registrazione di quella serata trasmessa in diretta su Rai2 non c’è in dvd.
Lo spettacolo non è più in repertorio da tempo, però mi è venuta una gran voglia di riproporlo, ma solo a Venezia, in un campo, anzi, meglio in due campi, per più sere di seguito, verso la fine dell’estate, per far festa a Venezia, a chi ci vive e lavora, per divertirsi con il teatro presentato in modo popolare, con una messa in scena agile, usando un ponte e una barca come palcoscenico.
Ho scelto due campi dove ancora si svolgono attività artigianali: officine fabbrili, meccaniche, squeri per costruire gondole.
Vorrei legare alle serata anche delle visite a quei luoghi di lavoro, partecipando in prima persona agli incontri con gli artigiani. Mi piace l’idea di riversare nello spettacolo qualcosa raccolto al volo in quei giorni, qualcosa di vivo e vitale da contrapporre all’idea di una città ripiegata solo sul turismo. Mi è venuta voglia di fare il Teatro in piazza, qualcosa di semplice e normale ma che a Venezia diventa sempre più difficile fare.
Vorrei riuscirci anche in un momento come questo di difficoltà economiche per tutti.
Ho trovato molta gente disposta a metterci qualcosa del suo senza averne tornaconto, a parte la soddisfazione di aver partecipato. E’ un buon segno, ma siamo all’inizio e il tempo a disposizione è poco.”