“Come ci è venuto in mente di allestire uno spettacolo legato alle stragi di Stato? Anche in questo caso siamo stati spinti da una situazione di neccessità. Durante la primavera del ’70 gran parte del pubblico che assisteva ai nostri spettacoli ci sollecitava a scrivere un testo sulla strage di Piazza Fontana e sull’assassinio di Pinelli”
Il trio, originariamente denominato I Saraceni, era formato da Massimo Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro e basava la propria comicità su sketch che, prendendo spunto dalle situazioni quotidiane della Napoli dell’epoca, puntavano l’indice su temi disparati quali la religione, l’occupazione (e disoccupazione), il folklore e le tradizioni ormai anacronistiche, ma ancora vive soprattutto nel napoletano[2].
Dopo buone affermazioni teatrali anche fuori dell’ambito locale il trio conobbe il suo massimo periodo di notorietà quando fu protagonista della trasmissione televisiva Non stop e della successiva La sberla.
All’inizio del dramma Tom, che è sia il protagonista che il narratore della storia, si rivolge direttamente al pubblico (cosa che farà spesso nel corso della recita) spiegando che si tratta di un suo ricordo della madre Amanda e la sorella Laura. Siamo alla fine degli anni ’30 del XX secolo. Amanda ha cresciuto i suoi due figli da sola, dopo che suo marito li ha abbandonati. La donna, volitiva ed energica, viene dagli Stati del Sud, dove era ammirata per la sua bellezza, e prova ancora rimorso per aver lasciato tutto e aver seguito suo marito. Il suo rapporto con Tom e Laura oscilla tra il tenero e l’eccessivo; in particolare la donna si preoccupa del futuro di Laura, resa zoppa da una malattia e pertanto introversa e chiusa: ella si è chiusa in un suo mondo di illusioni, e passa tutto il suo tempo ad ascoltare vecchi dischi, leggere romanzi e soprattutto accudire una collezione di animaletti di vetro. Tom lavora in una fabbrica di scarpe per mantenere Laura e Amanda, ma la vita noiosa e banale che conduce (nonché la morbosa presenza della madre) lo rende irascibile. Il ragazzo tenta senza successo di diventare un poeta, e cerca conforto recandosi al cinema a tutte le ore della notte per vivere delle avventure almeno con la fantasia. Questo scatena l’ansia di Amanda, che teme suo figlio sia un alcolizzato come il padre….
Forse l’opera più famosa (se non migliore) di Pirandello. Mentre fervono le prove di una commedia, piomba in teatro un gruppo di personaggi per inscenare una commedia che racconti i loro drammi: il dramma del padre abbandonato dalla madre (che ha tre figli dall’amante) e, sempre del padre, che, frequentando una casa d’appuntamenti, rischia di fare l’amore con la figliastra. Il capocomico si sforza di costruire una rappresentazione su queste vicende, ma invano.
Questa presentata è la magistrale edizione televisiva dello spettacolo teatrale Compagnia Associata De Lullo-Falk-Valli-Albani andata in onda sulla Rai il 24.09.1965.
IL TEATRO DI EDUARDO – collezione completa – 35 DVD. Serie prodotta da Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Raccolta integrale dalla produzione teatrale di Eduardo trasmessa dalla RAI.
I dieci comandamenti è stato uno spettacolo televisivo ideato e condotto da Roberto Benigni, andato in scena dal Palastudio di Cinecittà su Rai 1, trasmesso in onda in diretta il 15 e 16 dicembre 2014 e riproposto in replica su Rai 5 il 25 dicembre successivo. È dedicato alla lettura dei dieci comandamenti, con l’obiettivo di riuscire a spiegare in maniera chiara e semplice il significato delle tavole che, secondo la Bibbia, Dio diede a Mosè.
Tutto Dante è uno spettacolo teatrale di Roberto Benigni, avente come momento centrale l’esegesi della Divina Commedia di Dante Alighieri, accompagnata anche da satira di argomento più attuale. Lo spettacolo ha debuttato nel giugno 2006 nel teatro romano di Patrasso in Grecia dove Benigni ha declamato e spiegato il canto di Ulisse, il XXVI dell’Inferno, ottenendo una buona accoglienza del pubblico. A luglio 2006 lo spettacolo ha avuto luogo per 13 sere in piazza Santa Croce a Firenze dove, accanto alla statua di Dante e di fronte alla grande basilica, su un palco montato per lo spettacolo, ogni sera Benigni ha recitato – uno per serata – tredici canti della Divina Commedia di Dante Alighieri: in particolare, i canti scelti per queste serate erano i primi dieci, il XXVI e il XXXIII dell’Inferno e il XXXIIIdel Paradiso. La piazza è stata allestita con 4.200 posti esauriti tutte le sere.
Bigger & Blacker è uno speciale televisivo presentato in anteprima su HBO il 10 luglio 1999, con protagonista il comico Chris Rock . Questo è il terzo speciale di Rock per la HBO ed è stato registrato all’Apollo Theatre di Harlem
Marito e moglie per sbarcare il lunario decidono che la donna si prostituirà. Escogiteranno anche un modo che permetterà loro di farsi pagare, senza che la donna sia costretta a fare l’amore.
Durante una sbronza, un poveraccio sogna Dante Alighieri che gli dà i numeri del lotto ma che, contemporaneamente, gli predice la data esatta della morte. Lui gioca e vince. Diventato ricchissimo, è però dominato dal terrore perché si avvicina il momento fatale.
Mistero buffo è un’opera teatrale di Dario Fo. Presentato per la prima volta come giullarata popolare nel 1969, è di fatto un insieme di monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi o a racconti popolari sulla vita di Gesù.Ebbe molto successo e fu replicato migliaia di volte, perfino negli stadi. È recitato in una lingua reinventata, una miscela di molti linguaggi fortemente onomatopeica detta grammelot, che assume di volta in volta la cadenza e le parole, in questo caso, delle lingue locali padane.
Altra edizione della celebre commedia. Luca, il figlio di Eduardo, subentra al posto di De Vico, che tenne per circa vent’anni il ruolo del figlio dispettoso.
In merito al primo Amleto del 1961, al Teatro Laboratorio, Giuliana racconta dei critici inglesi, che venuti a vederlo, giudicarono questa interpretazione di Bene migliore di quella di Laurence Olivier e di John Gielgud, aggiungendo inoltre che Carmelo Bene aveva una cura maniacale anche nelle traduzioni eseguite dai testi originali, ognuna diversa a seconda dei personaggi. Da una recensione positiva fatta da Giordano Falzoni, iniziarono ad affluire al Teatro Laboratorio nomi di intellettuali di una certa rinomanza tra cui Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Ennio Flaiano, Angelo Maria Ripellino, Cesare Zavattini, Gianni Rodari, attori come Paola Borboni, Franca Valeri, e una volta anche il regista Federico Fellini. Per quanto riguarda la critica italiana, eccetto Ennio Flaiano, Sandro De Feo, Giordano Falzoni e pochi altri, era unanimemente ostile, sarcastica e addirittura offensiva nei confronti di Carmelo Bene[1]
Questo è lo spettacolo teatrale trasmesso su raidue nel settembre del ’98. Si potrebbe definire una “versione integrale” in quanto quella presente su dvd ha numerosi tagli.
A 13 anni dalla diretta televisiva trasmessa da Rai2 nel 1998, Marco Paolini riallestisce lo spettacolo dedicato a Venezia “Il Milione, quaderno veneziano”, con una formula diversa da quella immortalata dalle telecamere, più sobria e più semplice, scegliendo campi meno frequentati da turisti, ma fortemente legati con i veneziani che vivono la città e vi lavorano. Campo San Trovaso, che offre come palcoscenico naturale il Ponte della Scossera che vi si affaccia e accanto al quale sono presenti gli squeri delle gondole; e Campo Madonna dell’Orto che offre la possibilità di usare come palcoscenico una barca e accanto al quale vi sono officine fabbrili e le officine di riparazione motori. Alcuni artigiani verranno coinvolti nel progetto: a loro è infatti chiesto di offrire la possibilità di visitare il loro cantiere e di tenere una “lezione” del loro mestiere, attraverso una conversazione pubblica con Marco Paolini. L’affluenza del pubblico alle serate sarà regolata da un biglietto a pagamento; per le “lezioni” in officina invece la partecipazione sarà libera ma per un numero limitato di persone (compatibile con gli spazi di lavoro). “IL MILIONE, quaderno veneziano. Lo spettacolo si chiama così, ma quando me ne parlano lo chiamano il Marco Polo, come l’aeroporto, e in fondo va bene lo stesso, tanto si parla anche dell’aeroporto, ma soprattutto si parla di tante cose che sono Venezia. A ricordarmi in ogni occasione di quello spettacolo fatto all’Arsenale nel ’98 sono soprattutto i veneziani. Mi chiedono il dvd, la videocassetta, un ricordo da tenersi, ma la registrazione di quella serata trasmessa in diretta su Rai2 non c’è in dvd. Lo spettacolo non è più in repertorio da tempo, però mi è venuta una gran voglia di riproporlo, ma solo a Venezia, in un campo, anzi, meglio in due campi, per più sere di seguito, verso la fine dell’estate, per far festa a Venezia, a chi ci vive e lavora, per divertirsi con il teatro presentato in modo popolare, con una messa in scena agile, usando un ponte e una barca come palcoscenico. Ho scelto due campi dove ancora si svolgono attività artigianali: officine fabbrili, meccaniche, squeri per costruire gondole. Vorrei legare alle serata anche delle visite a quei luoghi di lavoro, partecipando in prima persona agli incontri con gli artigiani. Mi piace l’idea di riversare nello spettacolo qualcosa raccolto al volo in quei giorni, qualcosa di vivo e vitale da contrapporre all’idea di una città ripiegata solo sul turismo. Mi è venuta voglia di fare il Teatro in piazza, qualcosa di semplice e normale ma che a Venezia diventa sempre più difficile fare. Vorrei riuscirci anche in un momento come questo di difficoltà economiche per tutti. Ho trovato molta gente disposta a metterci qualcosa del suo senza averne tornaconto, a parte la soddisfazione di aver partecipato. E’ un buon segno, ma siamo all’inizio e il tempo a disposizione è poco.”
Il mondo ha riscoperto da tempo la canzone napoletana classica. Penso che adesso tocchi alla Macchietta e alla tradizione della canzone umoristica napoletana venir fuori e raccogliere cio’ che merita. Qualcuno può pensare che Si parli di generi minori. Sbaglierebbe.
La Macchietta contiene tutti gli ingredienti del miglior umorismo e poi affianca in maniera decorosissima la canzone napoletana. Questa antologia raccoglie, per la prima volta, proprio storia e testi della canzone umoristica e della Macchietta. Quelle delle origini, e dunque del passato, e quelle che via via ci hanno condotto fino al presente.
Arthaus presenta un sensazionale documento filmato dell’eredità musicale di Carlos Kleiber: la meravigliosa messa in scena di Carmen del regista Franco Zeffirelli in una registrazione dal vivo dell’Opera di Stato di Vienna nel 1978. Il meticoloso direttore ha diretto solo un repertorio altamente selezionato e tra i suoi pochissimi le registrazioni audio e video sono solo sette opere complete.
La messa in scena di Zefirelli è l’unica prima che Kleiber abbia mai diretto. Nel dicembre 1978, il magistrale Franco Zefirelli ha creato un immaginario colorato e suggestivo mentre il genio musicale di Kleiber ha tratto dalla musica una vitalità ritmica e una passione sottile che non ha mai perso la sua trasparenza e leggerezza.
Carlos Kleiber ha diretto un cast straordinario. Plácido Domingo, ancora il giovane tenore lirico, interpretava il ruolo di Don Jose, ed Elena Obraztsova ha regalato una meravigliosa Carmen naturale, ben lontana dal solito cliché erotico da diavolessa. Il cast è stato completato dalla giovane Isobel Buchanan che ha partecipato a questa produzione con breve preavviso e includeva Yuri Mazurok che sarebbe poi diventato un baritono verdiano di alto rango. Il pubblico viennese nel teatro dell’opera ha salutato lo spettacolo come un trionfo. Gli applausi, secondo la Süddeutsche Zeitung, minacciavano di durare quanto un’opera a figura intera, e nacque la leggenda della Carmen di Vienna di Carlos Kleiber.
Sono passati quasi 35 anni da allora, e l’Opera di Stato di Vienna ha visto molte rappresentazioni della produzione Zeffirelli di Carmen, con cantanti che non erano certo meno eminenti del primo cast, ma nessuno di loro ha raggiunto lo status di culto di cui gode la prima notte nei ricordi degli amanti della lirica. La ragione risiede sicuramente nel direttore d’orchestra Carlos Kleiber, che ha diretto quella prima e l’ha impressa con la sua personalità.
Tratto da Amleto ovvero le conseguenze della pietà filiale (1877) di J. Loforgue. Claudio uccide il re suo fratello e diviene amante della vedova. Il “re nero” non vuole vendetta, bensì mettere in scena una commedia a Parigi. Orazio racconta ad Amleto di aver visto il fantasma del re assassinato e Amleto gli raccomanda di tacere. All’incoronazione, Claudio prega Amleto di restare e gli promette di sostenere le sue imprese teatrali. Polonio, che vuole studiare il “complesso di Edipo” di Amleto, viene da questi pugnalato: il figlio di Polonio accorre allora da Parigi e uccide Amleto sulla tomba di Ofelia. E i pasticci continuano.
Con Giovanni Storti, Aldo Baglio, Giacomo Poretti, Silvana FallisiCommedia, – Italia 2013. – Nexo uscita mercoledì 16ottobre 2013. Protagonista di Ammutta Muddica è la vita di tutti i giorni, ricca di personaggi strampalati e situazioni comiche, il tutto, come sempre, ingrandito e deformato dalla lente stravagante e surreale del trio delle meraviglie e dalla regia teatrale di Arturo Brachetti. “Oggi il cinema non è più un luogo dove si proiettano esclusivamente eventi cinematografici – dichiara il trio – ma un luogo dove si propongono eventi legati alla musica, alla danza, al teatro. Siamo stati i primi a portare uno spettacolo teatrale nelle sale cinematografiche nel 2006 con Anplagghed al cinema e ci è sembrato giusto farlo anche adesso con Ammutta Muddica, per riproporre al nostro pubblico sul grande schermo non solo il meglio dello show teatrale ma anche alcuni sketch inediti girati durante le repliche al Teatro degli Arcimboldi di Milano”.
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