In una zona desertica del Nevada, abitata da un gruppo di devianti ed emarginati, giganteschi vermoni ciechi ma dall’udito sensibilissimo emergono dal sottosuolo e riducono in poltiglia ogni essere vivente. Nella prima parte si alternano con sagacia la suspense e il colore locale, l’incubo con la gaiezza e gli effetti speciali sono eccellenti. Poi la corda si sfilaccia e subentra il già visto. Seguito da Tremors II , uscito direttamente in home video.
l giovane marine “Swoff” viene catapultato dalla dura gavetta del centro di addestramento, al servizio attivo sul campo di combattimento, durante la Guerra del Golfo del 1991. Con un fucile da cecchino e uno zaino da 45 chili in spalla, attraversa i deserti mediorientali senza alcuna protezione dal caldo insopportabile o dai soldati iracheni.Swoff e i suoi compagni, che sono stati preparati per uccidere, si troveranno in una situazione brutale, combattendo una guerra che non capiscono e in nome di una causa che non riescono pienamente a comprendere. Una storia intensa, raccontata con una sincerità amara ed al tempo stesso provocatoria, in una spettacolare realizzazione cinematografica.
Con uno scienziato bianco (Kristofferson) e una ematologa meticcia (Wright), l’afroamericano Blade (“lama”, Snipes) fa la guerra a New York a una setta di vampiri che, a causa della megalomania del succhiasangue Frost (Dorff), si sta diffondendo come un contagio. La sceneggiatura di David S. Goyer non manca di invenzioni ingegnose (la sequenza di apertura), ma non rinuncia all’accumulo di tutti gli stereotipi del genere in una frenetica mescolanza di vampirismo, satanismo, incubi esoterici di fine millennio, complotto mondiale, arti marziali, effetti speciali. Curiosa la divisione razzista tra vampiri per nascita e vampiri postumani. L’eroico Blade è qualcosa di diverso: sua madre era incinta di lui quando fu vampirizzata e uccisa. Norrington, regista da tenere d’occhio, ha qui collaboratori di prim’ordine (fotografia, scene, costumi, effetti speciali). Il personaggio deriva dalle storie a fumetti di Mary Wolfman per Marvel Comics.
Dal 1963 gli extraterrestri sono tra noi: sbarcano clandestinamente, assumono sembianze umane e i più s’integrano pacificamente. Nessuno lo sa, tranne il governo degli USA che ha costituito una sezione speciale per il controllo dell’immigrazione. Ne fanno parte il bianco K (Jones) e il nero J (Smith) che danno la caccia a un malvagio scarafaggione alto tre metri infilatosi nel corpo di un contadino-camionista. Giocattolone della Columbia, fondato sulla vecchia miscela di buffo e repellente in cadenze esagitate di cinema d’azione, è una pirotecnica sagra di effetti speciali di metamorfosi, forniti dalla ILM (Industrial Light & Magic) di Lucas. Pur lontano dalla perfidia satirica di Mars Attacks! , ha il merito di non prendersi sul serio, puntando sul divertimento di minori e adulti in regressione infantile.
Vi sono sei film sulla serie Resident Evil, scritti da Paul W. S. Anderson, anche se inizialmente il regista di film horror George A. Romero è stato molto vicino a dirigere i film.[53]
A dispetto della critica negativa, i film hanno incassato abbastanza da incoraggiare l’approvazione di una esalogia. Paul W.S. Anderson aveva dichiarato in un’intervista che il quarto film, Resident Evil: Afterlife, sarebbe stato l’inizio di una nuova trilogia e che il film sarebbe stato sviluppato usando cineprese 3D.[54]
La trama dei film rivisita quella del videogioco, risultando dunque non canonica a quella originale.
Nel 2021 iniziano le riprese del reboot della serie. Il film si distingue notevolmente dalla saga cinematografica originale, ha per protagonisti i personaggi principali del franchise e conta su una forte componente horror. Il film è ambientato a Raccoon City e prende spunto dai primi due capitoli della saga videoludica
Guerriglieri sudamericani abbattono un aereo e fanno prigioniero un ministro. Interviene agente CIA, ma è affrontato da orrenda creatura venuta dallo spazio. A. Schwarzenegger, avveduto imprenditore di sé stesso, rappresenta l’ala demenziale del cinema supermuscolare hollywoodiano, ma sa alternare scontri fumettistici ad attimi di lucidità in cui si fa beffe del suo stesso personaggio. Qui, inoltre, è diretto da J. McTiernan, alla sua 2ª regia, asso del cinema d’azione che nei film successivi ha saputo mantenere una apprezzabile coerenza tematica, pur senza trasgredire le regole del blockbuster. Seguito da Predator 2 .
Harold Francis Callaghan è un personaggio immaginario creato dal soggettista e sceneggiatore Harry Julian Fink, soprannominato “Dirty Harry” (reso, nel doppiaggio italiano come “Harry la carogna”), protagonista della saga cinematografica poliziesca omonima. Ispettore della polizia di San Francisco, il suo ruolo è sempre stato interpretato dall’attore statunitense Clint Eastwood.
Il nome originale è senza la “G” nel cognome, che è stata aggiunta per permettere al pubblico italiano una pronuncia più simile a quella anglofona, in quanto nella lingua italiana la lettera “H” tra due “A” non ha valore fonologico.Il soprannome “Dirty Harry”, nel film Ispettore Callaghan: il caso “Scorpio” è tuo!!, viene tradotto con “Harry la carogna”.La storica frase «Coraggio… fatti ammazzare» , che in Italia è stata usata come titolo del film Sudden Impact, traduzione nel doppiaggio italiano della battuta «Go ahead, make my day» (trad. letterale: “Fatti avanti, dà un senso alla mia giornata”), è al sesto posto assoluto nella classifica dell’AFI relativa.
L’ispettore Callaghan è protagonista di cinque film nell’arco di 17 anni.
Il film originale è stato concepito da Sean S. Cunningham come il primo di diversi episodi horror-giallo con in comune la data che fa da titolo[senza fonte], ma il successo del primo film ha spinto la serie a incentrarsi sulle altre imprese di Jason Voorhees. La serie è proseguita grazie ad altri registi che hanno mantenuto gli stessi meccanismi narrativi presenti nel primo film. Tutti i film appartengono al genere slasher, quindi caratterizzati da omicidi crudi, possibilmente spettacolari e granguignoleschi.
Si tratta della pellicola che ha reso Stallone, fino ad allora poco conosciuto, uno dei volti più amati di Hollywood[1] vincendo per di più tre premi Oscar tra cui quello per il miglior film e miglior regia; sempre grazie a Rocky Stallone diviene il terzo uomo nella storia del cinema dopo Charlie Chaplin e Orson Welles a ricevere la nomination all’Oscar sia come sceneggiatore che come attore per lo stesso film.
Il suo primo libro da protagonista (1971) ha venduto oltre un milione di copie[1] mentre il primo film della serie cinematografica (1975) fu campione d’incassi del biennio 1974-75, successo bissato l’anno successivo dal secondo capitolo (1976);[2] per i quarant’anni dall’esordio del personaggio al cinema, nel 2015, i primi due film sono stati restaurati e nuovamente riproposti nelle sale.[3][4] Il personaggio, nato come raffigurazione dell’uomo inetto e sfortunato vittima della prepotenza, è entrato nell’immaginario collettivo per la sua grottesca attitudine alla sudditanza psicologica verso il potere e come esempio di uomo medio vessato dalla società e alla continua ricerca di un riscatto, «Il prototipo del tapino, ovvero la quintessenza della nullità, il massimo della mediocrità eccezionale», come lo definì lo stesso Villaggio.
Taken è una serie di film d’azione francesi in lingua inglese, che ha avuto inizio nel 2008 con Taken, creata dal produttore Luc Besson e dallo sceneggiatore americano Robert Mark Kamen. Il dialogo di tutti e tre i film è principalmente in inglese e tutti e tre vedono Liam Neeson nel ruolo di Bryan Mills. Il primo film ha ricevuto recensioni miste dalla critica ma una risposta positiva dal pubblico, ottenendo un successo commerciale. La serie ha incassato complessivamente $929,451,015 in tutto il mondo.
Un ex agente della CIA di nome Bryan Mills attraversa il globo per salvare sua figlia di 17 anni dopo che viene rapita da un gruppo di contrabbandieri albanesi mentre viaggia in Francia.
Una bella impiegata ruba quarantamila dollari e fugge. Cambia la macchina, si trova nel mezzo di un temporale e decide di passare la notte in un motel. Il proprietario è Norman, all’apparenza un ottimo ragazzo che manifesta soltanto qualche piccola stranezza, come quella di impagliare uccelli. Il motel non ospita nessun altro cliente. La donna decide di fare una doccia prima di dormire. Sotto l’acqua viene aggredita e uccisa da un’altra donna, che si intravvede appena. La mattina Norman scopre il corpo. Sconvolto fa pulizia, mette il cadavere nel bagagliaio e fa sparire la macchina nelle sabbie mobili. Sconvolto perché sa che l’assassina è sua madre, che è patologicamente gelosa del figlio e non sopporta neppure che parli con altre donne. Un investigatore privato, con l’aiuto del fidanzato della donna uccisa, riesce a risolvere la matassa, anche se ci rimette la vita. Norman e sua madre sono la stessa persona: il ragazzo è pazzo, dopo aver ucciso la madre per gelosia ne custodiva il corpo in soffitta e si identificava in lei non sopportando il rimorso del proprio delitto. Psycho non era certo il migliore dei film di Hitchcock ma a volte le vie del culto percorrono strade misteriose. Negli anni Sessanta la pratica dell’inconscio non era certamente una novità, lo scalpore c’era già stato nel 1944 con Io ti salverò (Gregory Peck, con l’aiuto della Bergman e di un “freudiano” risolve le proprie angosce risalendo analiticamente a un incidente infantile), ma Anthony Perkins aveva dato un’interpretazione di tale efficacia da divenire da quel momento il più famoso “pazzo” della storia del cinema, senza più una possibilità autentica di emanciparsi da quel ruolo. La critica non ha mai perdonato a Hitchcock l’eccesso di crudezza (e di effetto) di certe scene. Ricordiamo le più famose: il teschio della madre seduta sulla sedia girevole, la morte del detective privato (Martin Balsam), la sinistra casa Bates sempre inquadrata contro un cielo minaccioso. Soprattutto la sequenza dell’uccisione di Janet Leigh sotto la doccia ha creato una vera psicosi collettiva.
Daniel Atlas è un mago delle carte con cui produce effetti magici e seduce fanciulle, Merritt McKinney è un ipnotista abile a scovare spettatori suggestionabili, Henley Reeves è l’ex assistente di Daniel che pratica la grande illusione e l’escapologia, Jack Wilder è un mago di strada che chiama in causa un volontario e poi gli sottrae il portafoglio senza restituirlo alla fine del gioco. Sconosciuti, o quasi, l’uno all’altro ricevono una carta dei Tarocchi che li identifica e li invita all’appuntamento della vita. Un anno dopo da un palcoscenico di Las Vegas i Quattro Cavalieri rapinano una banca a Parigi e ricompensano l’entusiasmo del pubblico con una pioggia di banconote. Fermati dall’FBI e poi rilasciati per mancanze di prove, i maghi coltivano un’illusione più grande che ruba ai ricchi per dare ai poveri. Spetterà all’agente speciale Dylan Hobbs e alla collega francese dell’Interpol, Alma Dray, scovare il trucco, eludendo l’abile misdirection dei cavalieri. Dopo Titani e giganti verdi, Louis Leterrier ‘spacca’ con un film dominato dall’illusione. Cosa vediamo? Dove siamo? Quando siamo? Inutile guardare da vicino, suggerisce la voce fuori campo di Jesse Eisenberg, invitando lo spettatore a fare un passo indietro e a cercare dove tutto è cominciato. L’ora X in cui il mondo è cambiato.
Cinque persone vengono uccise apparentemente a caso da un cecchino, sulla banchina di un fiume, mentre conducono la vita di tutti i giorni. Le prove sono schiaccianti e incastrano un ex militare, un tiratore addestrato. Pestato brutalmente durante l’interrogatorio, prima di cadere in coma, l’accusato fa un solo nome: Jack Reacher. L’avvocato difensore non sa come soddisfare la richiesta, Reacher sembra non esistere, ma ecco che è lui stesso a presentarsi, con una teoria a dir poco spiazzante: il militare è colpevole, ma non di quell’eccidio.
Mentre la yakuza nipponica e la mafia cinese stanno stringendo un patto di collaborazione, due uomini, per ragioni diverse, vi si oppongono. Jojima è un tenente della polizia locale che vive una difficile situazione familiare perché la moglie lo tradisce e la figlia ha bisogno di un’urgente operazione chirurgica. Nonostante gli avvertimenti dei superiori, ostacola con determinazione la nascita del patto tra bande per estorcere il denaro di cui ha bisogno.
Un gruppo di giovinastri russi chiaramente cattivissimi, capeggiati dall’odioso figlio di un super boss, gli rubano la Mustang del 1969 e gli uccidono il cucciolo beagle, regalo postumo della defunta adorata moglie, per la quale aveva lasciato tutto e cambiato vita. Lui, John Wick, il cui solo nome fa tremare i più, disseppellisce le armi e fa un quarantotto. Sarabanda senza limiti né pudore di scazzottate, violenze varie e sparatorie, i morti non si possono contare, credibilità zero. Dialoghi inascoltabili. Tutti molto ben vestiti in una New York iperrealistica supermoderna e corrotta in cui appaiono brevemente interpreti come Ian McShane, John Leguizamo, Bridget Moynahan e Lance Reddick.
The Karate Kid è un franchise multimediale statunitense legato alle arti marziali, creato dallo sceneggiatore Robert Mark Kamen e prodotto dalla Columbia Pictures. La serie segue il viaggio di vari adolescenti in formazione che sono costretti a difendersi da soli dopo essere stati vittime di bulli, di solito della loro stessa età. Sono aiutati da un mentore che insegna loro le arti marziali in modo che possano affrontare i loro rivali o dimostrare il loro valore in un torneo.
Nel 2010 è uscito un remake, diretto da Harald Zwart, con una trama simile ma con un diverso gruppo di personaggi. Nonostante nel paese di produzione abbia mantenuto il titolo originale, The Karate Kid, il remake si è concentrato sul kung fu, poiché il film era ambientato in Cina; in Italia il film è uscito con il titolo The Karate Kid – La leggenda continua.
Mission: Impossible è una serie cinematograficastatunitense, ispirata all’omonima serie televisiva, che dal 1996 vede protagonista (nonché produttore) Tom Cruise nel ruolo di Ethan Hunt, affiancato da personaggi ricorrenti come Benji Dunn (Simon Pegg) e Luther Stickell (Ving Rhames). La serie ha riscosso successo di critica e pubblico avendo prodotto, ad oggi, un fatturato pari a 3,4 miliardi di dollari in tutto il mondo.[1] Il sesto film (Mission: Impossible – Fallout), rilasciato a luglio 2018, è stato il più redditizio della saga a livello globale. Nel gennaio 2019 sono stati annunciati due sequel, diretti entrambi da Christopher McQuarrie, girati simultaneamente e programmati per le estati del 2021 e del 2022.[2] Tuttavia, per difficoltà tecniche insorte durante le riprese del settimo capitolo della serie cinematografica, la produzione ha abbandonato l’idea di girare immediatamente l’ottavo film
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