Dal romanzo (1971) di William Peter Blatty: a Georgetown Regan MacNeil, figlia dodicenne di un’attrice divorziata, è posseduta dal demonio. Il giovane padre Karras e un anziano sacerdote esperto in esorcismi tentano di salvarla. Potente, discusso film dell’orrore per adulti che ebbe, oltre a un immenso successo, grande influenza sugli sviluppi del genere. La critica ne denunciò generalmente la dimensione truculenta, l’uso e l’abuso degli effetti speciali (di Dick Smith e Rick Baker: efficaci e innovatori), la frequente stupidità della sceneggiatura (peraltro premiata con 1 Oscar a W.P. Blatty e un altro per il suono), ma c’è un punto indiscutibile: è un film che mette paura. E un fenomeno interessante: non si rimane soltanto spaventati dalle mostruose metamorfosi della bambina, ma si simpatizza, quasi ci si identifica con lei. La voce italiana di L. Blair è di Laura Betti.
I subita in Dominion sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Henry Walton Jones Jr., meglio noto come Indiana Jones, è un personaggio cinematografico ideato da George Lucas, un archeologo protagonista di una serie di quattro film d’avventura scritti da Lucas e diretti da Steven Spielberg e di una serie televisiva. Il suo ruolo è stato interpretato sul grande schermo dall’attore Harrison Ford.
Film
I predatori dell’arca perduta (Raiders of the Lost Ark, 1981). Nel 2000 il film è stato reintitolato Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta.
Quando nel 1945, dopo aver dominato per due generazioni un clan di mafia italoamericana, Don Vito Corleone muore, suo figlio Michael accetta con riluttanza di occuparsi degli affari di famiglia. Imparerà presto. Da un romanzo (1969) di Mario Puzo che l’ha sceneggiato con il regista, è la storia di un sistema familiare e di clan con sottofondo nostalgico per la forza di quei legami che nell’America di oggi sembrano svalutati (come fu letto dalla maggioranza del pubblico), ma possiede anche una profonda e fertile ambiguità. C’è il parallelismo mafia-politica che diventa equivalenza nel Padrino-Parte II; c’è la magistrale ricostruzione di un’epoca e di una morale del crimine, di una struttura patriarcale più italiana che americana. Coppola sa di cosa parla e ne sa le ragioni anche se non le condivide: il suo sguardo è più distaccato che affascinato. Spaccò la critica in due ed ebbe ovunque un grande successo. 7 nomine e 3 Oscar: film, sceneggiatura e M. Brando.
L’atteso film di Kassovitz, che sin dai trailers prometteva suspence ed emozioni, supera brillantemente le aspettative. Almeno per quanto riguarda la prima parte, che scorre sullo schermo con ritmo perfetto. Un omicidio efferato sconvolge gli abitanti di un paesino di montagna vicino a Grenoble. La scoperta di altre uccisioni fa pensare ad un serial killer, ma forse è soltanto una falsa pista. A capo delle indagini, troviamo il valoroso cavaliere Jean Reno, eroe solitario. Nel frattempo un giovane poliziotto alla ricerca di un teppistello si troverà successivamente a collaborare col maestro. L’incontro tra i due e la conseguente risoluzione del caso costituiscono, nella seconda parte del film, i momenti meno riusciti. Non soltanto per l’ovvietà di certe battute, quanto piuttosto per la prevedibilità del finale. Rimaniamo in ogni caso affascinati dal tocco sicuro di una regia capace di costruire un thriller made in France.
Del Toro torna ad attingere dal magico mondo dei comics ancora una volta. Magico in senso stretto, perché “Hellboy” è una serie che ha molti elementi esoterici, oltre a quelli orrorifici, avventurosi e polizieschi. La saga creata da Mike Mignola e pubblicata dalla Dark Horse, ruota infatti attorno al B.P.R.D. (Bureau for Paranormal Research e Defense), centro per la Difesa e la Ricerca del Paranormale diretto dal professor Broom, che accoglie una schiera di personaggi (mostri?) piuttosto bizzarri che passano le giornate difendendo il pianeta dalla sempiterna congiura del Male contro il Bene. Hellboy, demone catapultato nella nostra dimensione dai nazisti nel ’44, adottato e cresciuto come un figlio da Broom, è aiutato da Abe Sapiens, un uomo-pesce di sovrumane facoltà intellettive, e dalla bella Liz, pirocinetica con qualche difficoltà di autocontrollo. Il nemico numero 1 è Grigori Rasputin (quel Rasputin), che cerca in ogni modo di portare Hellboy sulla cattiva strada e di usarlo per aprire un portale che permetta ai demoni dell’altro mondo di invadere (e distruggere) la Terra. Hellboy, il film, brilla per l’amalgama particolarmente riuscito di riprese dal vero e animazioni 3D (cosa che non sempre può dirsi dei film del genere). I personaggi sono tutti ben caratterizzati, le scenografie molto suggestive (Praga è una certezza) e l’atmosfera giustamente tetra (credo che non ci sia una ripresa alla luce del giorno…), ma questa non è farina del sacco di Del Toro, in quanto elementi già caratteristici del bel fumetto di Mignola. Purtroppo, del fumettista americano Del Toro prende anche i limiti. “Hellboy” era la prima serie che Mignola scriveva, oltre che disegnava, e palesava tutti i difetti che un esordiente inevitabilmente ha: plot confuso e banalotto, dialoghi dimenticabili e mancanza di coralità tra i personaggi. Tutte imperfezioni riconfermate su pellicola. Mignola nel frattempo è cresciuto come autore: Del Toro avrebbe dovuto farsi aiutare nella sceneggiatura, oltre che nella supervisione.
Nell’immaginario regno di Arendelle, situato su un fiordo, vivono due sorelle unite da un grande affetto. Un giorno, però, il magico potere di Elsa di comandare la neve e il ghiaccio per poco non uccide la più piccola Anna. Cresciuta nel dolore di quel ricordo, Elsa chiude le porte del palazzo e allontana da sé l’amata sorella per lunghi anni, fino al giorno della sua incoronazione a regina. Ma ancora una volta l’emozione prevale, scatena la magia e fa piombare il regno in un inverno senza fine. Sarà Anna, con l’aiuto del nuovo amico Kristoff e della sua renna Sven, a mettersi alla ricerca di Elsa, fuggita lontano da tutti, per chiederle di tornare e portare l’atteso disgelo. Dell’ispirazione dichiarata, fornita da una delle fiabe più ermetiche e suggestive di Andersen, “La regina delle nevi”, c’è ben poco, a parte la scheggia di ghiaccio nel cuore e il viaggio di una ragazzina per riportare a casa l’oggetto del suo amore. Ma questo racconto più tradizionale, sceneggiato da Jennifer Lee, ha un suo appeal, differente, nell’urgenza emotiva che porta in scena e nell’originalità dei personaggi principali, nessuno dei quali si svela del tutto al primo ingresso. Così come il dono di Elsa ha un risvolto maledetto, anche i sentimenti di Anna acquistano infatti un’imprevista doppiezza, parallela a quella di Kristoff, per non parlare di quella molto meno ingenua che anima il principe Hans. La natura di vera e propria operetta musicale di Frozen (una scelta ardita, che rischia di non incontrare un consenso unanime) assegna ad ognuno il suo momento di gloria, approfittandone per innescare un’efficace sintesi narrativa in materia di presentazione del cast. Ecco allora che “Per la prima volta” (“For the first time in forever”) racconta in poche strofe il disperato desiderio di vita e d’amore di Anna, mentre “All’alba sorgerò” (“Let it go”) dà adito alla liberazione di Elsa dalle catene nelle quali si era costretta da sola e alla completa accettazione della sua natura portentosa. E, come in ogni musical che si rispetti, i costumi non sono accessori ma parte integrante dello spettacolo, che qui si arricchisce delle architetture nordiche, delle citazioni pittoriche e dello straordinario livello tecnico con cui il digitale dà forma, luce e sostanza al ghiaccio. Gli adulti non potranno non pensare a Carrie o ai mutanti della saga degli X-Men, mentre i più piccoli non avranno occhi che per Olaf, il pupazzo di neve. Intanto la Disney conferma di aver intrapreso un cammino lento ma ben visibile verso un nuovo modello di principessa, che non ha più bisogno del bacio del principe per scoprirsi degna del proprio ruolo.
Mentre la yakuza nipponica e la mafia cinese stanno stringendo un patto di collaborazione, due uomini, per ragioni diverse, vi si oppongono. Jojima è un tenente della polizia locale che vive una difficile situazione familiare perché la moglie lo tradisce e la figlia ha bisogno di un’urgente operazione chirurgica. Nonostante gli avvertimenti dei superiori, ostacola con determinazione la nascita del patto tra bande per estorcere il denaro di cui ha bisogno.
Una coppia di felici coniugi fantasmi è alle prese con una famiglia di chiassosi e petulanti snob che hanno occupato la loro casa. Uno dei più divertenti e spiritosi film del filone dei fantasmi. Cocktail riuscito di effetti speciali, trovate comiche, espressionismo e pop art.
I detective Mike Lowrey e Marcus Burnett hanno una manciata di giorni per trovare 100 milioni di dollari di eroina, prima che gli Affari Interni li chiudano. Mike viene coinvolto maggiormente dopo che un’amica viene uccisa dai rapinatori nel tentativo di aiutarli. Le cose si complicano ulteriormente quando Mike e Marcus devono scambiarsi di posto per convincere una testimone dell’omicidio a collaborare.
Tornano i maghi dell’harrypotteriana penna di J.K. Rowling, che qui esordisce alla sceneggiatura mettendo mano al suo libro (2001, profitti in beneficenza) sulla storia di un testo scolastico adottato nella scuola di magia di Hogwarts, scritto da Newt Scamander, allievo di Albus Silente. Dove sono questi meravigliosi, buffi e assurdi animali fantastici? Molti sono nascosti nella valigia di Newt, “magizoologo” inglese che, dopo un viaggio intorno al globo, approda nella New York del 1926. Ma in America l’atmosfera è tesa, si stanno verificando oscuri episodi e le cose vanno male per i maghi, non accettati dalle autorità No-Mag (nome USA dei babbani). I maghi sono soggetti al severo controllo del MACUSA, l’organo di governo americano del mondo dei maghi, che si assicura che i 2 mondi non collidano mai. Ma la guerra sembra inevitabile. Dopo la regia di 4 storie di Harry Potter, Yates dirige il 1° giocoso film della nuova saga (che a quanto pare sarà di 5 capitoli). Personaggi sfavillanti, sceneggiatura immaginosa, trovate visive deliziose, spiritose e surreali, trucco e parrucche, costumi (premiati con l’Oscar), scenografie, musiche, effetti speciali: tutto è al massimo livello. 3D (una volta tanto) clamoroso e coinvolgente.
Dal libro di Jay Anson: il 18 dicembre 1975 i Lutz prendono possesso, con i loro tre bambini, di una casa coloniale a Long Island, pur sapendo che tredici mesi prima era stata teatro di una orribile strage. Rosenberg ha lavorato con efficacia su una sceneggiatura un po’ sgangherata. Diede origine a un prologo: Amityville Possession.
Quattro amici sui cinquanta (qualcuno arrivato nella professione, qualcun altro ormai in disarmo, ma tutti con una voglia matta di rimanere giovani, di vivere una vita picaresca come da ragazzi) ogni tanto lasciano le rispettive occupazioni e si radunano per le “zingarate” (vagabondaggi, scherzi feroci, ragazzate). Finché uno di loro muore (anche se la moglie crede fino all’ultimo che si tratti di una beffa dell’incorreggibile personaggio). Mario Monicelli riprende un soggetto che il povero Pietro Germi non aveva fatto in tempo a realizzare e lo traduce in immagini con l’abilità che gli è propria. Un bel film con notevoli interpretazioni, tra cui anche Bernard Blier in una macchietta di credulone molto divertente.
Durante una sosta in un pianeta sconosciuto un essere s’introduce nella Nostromo , gigantesca astronave da carico, e semina terrore e morte tra i sette membri dell’equipaggio. Sopravvive soltanto la coraggiosa Ripley. È un thriller fantascientifico con componenti di horror e suspense che conta poco per quel che dice, ma che lo dice benissimo, grazie a un apparato scenografico di grande suggestione e a un ritmo narrativo infallibile. La sua chiave tematica è la paura dell’ignoto, perciò pesca nel profondo. Oscar per gli effetti visivi a Carlo Rambaldi, H.R. Giger, Brian Johnson e Nick Allder. Da novembre 2003 è in circolazione una nuova edizione rimasterizzata in digitale curata da R. Scott. Colonna musicale di J. Goldsmith.
L’ordine di visione è come li ho segnati nella cartella Mega.
Nel laboratorio dell’ambigua Life Foundation, Carlton Drake, leader senza scrupoli, tenta di innestare il simbionte che ha riportato da una missione spaziale dentro un organismo umano. Le cavie però muoiono una dopo l’altra. Il giornalista d’inchiesta Eddie Brock, che a causa del suo ultimo incontro con Drake ha perso il lavoro e la fidanzata, non può stare a guardare e s’intrufola nel laboratorio. Ma è proprio in Eddie che il parassita alieno Venom troverà l’ospite perfettamente compatibile di cui andava in cerca. Inizialmente spaventato, Eddie progressivamente impara a convivere con Venom e a formare con lui un unico individuo.
Eddie Brock è il solo giornalista con cui parla il serial killer Cletus Kasidy. Eddie, grazie all’aiuto del suo simbionte alieno Venom, riesce a scoprire dove sono sepolti i cadaveri delle vittime del mostro. Cletus ha avuto un’infanzia difficile, da subito segnata da vari omicidi e da una condanna in un istituto per minori, dove ha trovato un’anima gemella, una donna dalla voce sovrannaturale. Quando Eddie Brock lo va a intervistare per l’ultima volta prima della condanna a morte, Cletus riesce a provocarlo e a farlo avvicinare, tanto da morderlo, dando così vita a un nuovo spaventoso simbionte: Carnage.
Eddie torna sulla sua Terra dopo una brevissima permanenza in quella degli altri eroi Marvel come Spider-Man, e scopre di essere ricercato per la morte del detective Patrick Mulligan. Nel mentre, in un remoto pianeta prigione, un misterioso essere di nome Knull si risveglia e manda i suoi cacciatori “xenofagi” in cerca di Venom, il solo simbionte ad aver attivato il “Codex” che potrebbe liberare Knull. Mentre Eddie cerca di raggiungere New York, per essere scagionato dalle accuse, viene attaccato da uno di questi xenofagi
Peter Parker è un giovane studente di college, non particolarmente brillante, che vive assieme agli amati zii ed è segretamente innamorato della bellissima Mary Jane Watson. Durante una visita a un laboratorio, il giovane viene morsicato da un ragno che ha fatto da cavia per numerosi esperimenti. Il giorno dopo Parker vede la sua massa muscolare aumentare, la miopia scomparire, i cinque sensi acuirsi e si rende conto di poter lanciare dai polsi delle resistenti ragnatele, ma purtroppo per lui l’euforia dura poco: lo zio viene infatti ucciso durante una rapina. Sconvolto dal dolore e desideroso di mettere a frutto i suoi poteri senza svelare la sua vera identità, si disegna un costume rossoblu con l’effige di un ragno: Spiderman è nato… Frutto di anni e anni di dubbi, ripensamenti, riscritture della sceneggiatura e della ricerca affannosa del cast e del regista adatto, Spiderman è un film entusiasmante e al tempo stesso discontinuo. La nascita del mito, che si prende delle libertà rispetto all’originale del fumetto, è necessariamente lenta e ragionata e pone le fondamenta per gli sviluppi che seguiranno, mentre la seconda parte della pellicola, caratterizzata dallo scontro tra l’eroe e Goblin, nemesi storica, è assolutamente spettacolare. Felice la scelta del cast: Tobey Maguire, di certo non un “bello da copertina”, è perfetto per interpretare Peter Parker, Kirsten Dunst è un Mary Jane dolce ma risoluta al tempo stesso e Willem Dafoe si dimostra villain di spessore. Attorno a essi, un vario gruppo di ottimi caratteristi e tanti camei di gran pregio che permettono al film di cambiare registro da un momento all’altro. Sullo sfondo, una New York non pacificata e ancora terrorizzata dall’11 settembre: mai come ora Spiderman non è solo un “supereroe con superproblemi” ma l’ultima speranza per una nazione allo sbando. Sam Raimi, che aveva già una certa esperienza (sui generis…) nell’ambito superoistico (Darkman) riesce a fondere nella sua opera l’amore per il fumetto originale con l’originalità e l’eclettismo che ha contraddistinto la sua carriera cinematografica e con l’aiuto di ottimi effetti speciali confeziona un pregevole blockbuster capace in alcune sequenze, come quella del bacio tra Spiderman e Mary Jane o quella del salvataggio in extremis di quest’ultima, di restare indelebilmente impresso negli occhi e nel cuore del pubblico.
Filed Under: 3.60/3.69, Azione, Film dal 2000 al 2009, Saghe by ipersphera — Commenti disabilitati su Ip Man 1-2-3-4 + Final Fight – Saga – bdrip 720/1080p h264/265 ita/cin subita
Ip Man (cinese tradizionale: 葉 問, cinese semplificato: 叶 问, pinyin: Ye Wen) è un film televisivo del 2008 semi-biografico di arti marziali vagamente basato sulla vita di Yip Man, un maestro dell’arte marziale del Wing Chun e la prima persona dedita ad insegnare l’arte apertamente. Uno dei suoi studenti fu l’influente e apprezzato artista marziale e attore Bruce Lee, la cui fama fece scoprire al mondo la figura di Man. Il film si concentra sugli eventi nella vita di Ip che prendono luogo nella città di Foshan durante la Seconda guerra sino-giapponese. Ip Man è ambientato negli anni Trenta a Foshan, florido centro di arti marziali cinesi del sud, dove le varie scuole marziali (kwoon) sono in forte concorrenza tra loro. In questa città il miglior maestro di Wing Chun è Ip Man, uomo benestante e modesto che non sente necessità di avere discepoli e trascorre le sue giornate tra la famiglia, gli allenamenti e gli incontri con amici e conoscenti. Pur non essendo un professionista, Ip è rispettato a Foshan a causa della capacità che dimostra in amichevoli competizioni a porte chiuse con i maestri locali e la sua reputazione esce ulteriormente rafforzata dallo scontro con un aggressivo e altamente qualificato maestro del Nord, Jin Shanzhao, che viene sconfitto accrescendo l’orgoglio regionale dello stile di combattimento del Sud.
The Human Centipede (First Sequence) è un film horror del 2009 scritto e diretto da Tom Six.
Il film è incentrato su un folle medico che vuole unire chirurgicamente tre persone, bocca con ano, allo scopo di creare un “centopiedi umano”. Il film ha vinto diversi premi in festival cinematografici internazionali dedicati al genere horror.
Sonic è un riccio blu elettrico che corre ad una velocità superiore a quella del suono. Il suo potere è ricercato e invidiato ed è proprio per sfuggire ai cacciatori che lo inseguono che viene spedito tramite un anello magico sul pianeta Terra, con un sacchettino di anelli di riserva per fuggire in altri mondi, nel momento del bisogno. Ma Sonic si affeziona al nostro pianeta, e ancora di più quando diventa amico di Tom, un poliziotto dell’immaginaria Green Hills, nel Montana, che sogna un futuro da eroe della strada a San Francisco.