Category: **Genere


Regia di Peter Hyams. Un film con John LithgowRoy ScheiderHelen MirrenBob BalabanKeir DulleaDana ElcarCast completo Titolo originale: 2010. Genere Fantascienza – USA1984durata 114 minuti. – MYmonetro 2,49 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nove anni dopo il fallimento della missione americana del Discovery (2001: Odissea nello spazio di Kubrick) parte per Giove una missione di sovietici e americani a bordo dell’astronave Leonov per ritrovare il Discovery e il misterioso monolite che racchiude i misteri del cosmo. Gli scienziati scoprono che la missione era fallita perché lo stesso computer era andato in tilt quando si era messo in contatto con il monolite. Intanto dalla Terra ricevono l’ordine di separarsi perché sta per scoppiare una terza guerra mondiale, ma prima i russi e gli americani assistono ad un’immane deflagrazione che distrugge Giove e fa nascere un nuovo sole.

2010: The Year We Make Contact (1984) on IMDb

Regia di Marcel Carné. Un film con Pierre BrasseurSerge ReggianiYves MontandJean Vilar. Titolo originale: Les portes de la nuit. Genere Drammatico – Francia1946durata 120 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

A guerra finita il reduce Diego incontra la bellissima Malou. Amore a prima vista. I due sono inseguiti dal marito e dal fratello di lei, un collaborazionista. Il Destino bussa alla porta. Ultimo film della coppia Prévert-Carné che ha la pretesa di far coesistere la mitologia di Prévert con un ambiente socialmente e storicamente ben definito come quello del dopoguerra e che – secondo sbaglio – affida a due giovani e inesperti interpreti come Montand e la Nattier i personaggi previsti per Jean Gabin e Marlene Dietrich. Alcune sequenze suggestive trasformano il film in un’antologia di splendidi frammenti costruiti su un errore. Magnifica galleria di “cattivi” (Brasseur, Fabre, Reggiani). Joseph Kosma compose per il film, su parole di Prévert, la canzone “Les feuilles mortes”.

Gates of the Night (1946) on IMDb


I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.

Lilith è un fumetto di Luca Enoch edito dalla Sergio Bonelli Editore. La protagonista è Lilith, una cronoagente o più precisamente una cronokiller inviata nel tempo, ogni volta in un diverso periodo storico, per rintracciare determinate persone e salvare l’umanità dal futuro di distruzione.

In un futuro lontano la razza umana è costretta a vivere nel sottosuolo perché il Triacanto, un parassita alieno, stermina chiunque si trovi all’aria aperta. Questo è vissuto nascosto all’interno di alcuni corpi umani per millenni, fino a svilupparsi definitivamente nella Grande Germinazione.

Lyca è una ragazza addestrata fin da bambina per scovare e distruggere ogni traccia del Triacanto nel passato, prima della Grande Germinazione, al fine di scongiurare il triste futuro dell’umanità. Possiede poteri inumani che la portano ad essere chiamata con l’appellativo di Lilith ed è accompagnata da Scuro, la sua guida eterica, che solo lei può vedere e sentire e che possiede la forma di un quadrupede a metà strada fra un cane ed una tigre con la pelliccia nera.

L'Incal : Les Mystères de l'Incal (French Edition) eBook : Quillien,  Christophe, Annestay, Jean, Moebius, Jodorowsky, Alejandro: Amazon.it:  Kindle Store

L’Incal è una space opera a fumetti, realizzata dal drammaturgo cileno naturalizzato francese Alejandro Jodorowsky e dal disegnatore francese Moebius tra il 1981 ed il 1988, pubblicata sulla rivista Métal Hurlant (e successivamente edita da Les Humanoïdes Associés), con il titolo originario Une aventure de John Difool (Un’avventura di John Difool). È stata poi ribattezzata L’Incal nella successiva ristampa del 1998.

In un futuro distopico, John Difool, un misero detective privato, dopo aver accettato di scortare una aristos in un locale, finisce per inimicarsi Kill Testa-di-cane, e nel tentativo di sfuggire alle sue grinfie si imbatte in un mutante morente, che gli consegna un misterioso oggetto, l’Incal. Ben presto, Difool si accorge degli straordinari poteri che l’Incal cela: il suo animale domestico, una sorta di uccello chiamato Deepo, ottiene infatti il dono della parola, mentre John stesso, ingoiando l’Incal per nasconderlo, riceve straordinari poteri.

StreetMobsterposter.jpg

Street Mobster, known in Japan as Gendai Yakuza: Hitokiri Yota (現代やくざ 人斬り与太), is a 1972 Japanese yakuza film directed by Kinji Fukasaku and starring Bunta Sugawara and Noboru Ando. It is the sixth installment in Toei‘s Gendai Yakuza series of unrelated films by different directors, all starring Sugawara. Shot on location in Kawasaki, the plot centers around Okita, a street thug and troublemaker released from prison after ten years only to discover that the criminal underworld in which he used to operate and the socio-political landscape of Japan has changed dramatically. Complex named it number 3 on their list of “The 25 Best Yakuza Movies”.

The protagonist, Isamu Okita, mentions how he has the same birthday, August 15th, and was born the same year, 1945, that Japan surrendered at the end of World War II, which he considers inauspicious. He was born the only son of an alcoholic prostitute-turned street food vender who neglected him until she drowned while walking home drunk. With no education or money, he got into trouble and was sent to reform school twice, before forming a gang as a teenager and getting involved in extortion and kidnapping girls to sell to brothels on the mean streets of Kawasaki. The Takigawa yakuza family demands a cut of their earnings, and when Okita refuses, he gets beaten. 

Gendai yakuza: Hito-kiri yota (1972) on IMDb

Regia di Satoshi Kon. Un film Da vedere 2004 Genere Animazione – Giappone2004durata 91 minuti. Uscita cinema venerdì 4 febbraio 2005Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,43 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

La notte del 24 dicembre (nel Giappone scintoista soltanto l’uno per cento della popolazione è cristiana) tre senzatetto di Tokyo – il barbone Gin, il travestito Hana e la ragazzina Miyuki, scappata di casa – trovano nella spazzatura una neonata. Sulle tracce di una foto e di un biglietto da visita, i tre “padrini” attraversano la città e rintracciano una ragazza disperata per un suo recente aborto, che aveva rapito la bambina in ospedale. Possono così arrivare ai genitori. Probabilmente ispirato a In nome di Dio (1948), western natalizio di Ford (tratto da un romanzo già portato 5 volte sullo schermo), e scritto dal regista Kon con Keiko Nobumoto, è un intelligente film d’animazione double-face : la sua dimensione favolistica ed edificante alla Dickens, adatta ai bambini, è contraddetta, non senza crudele e sottile malizia, dalla realistica e impietosa descrizione della metropoli e da molti segni che suggeriscono come sia astratta e illusoria la ricerca della felicità e dell’amore familiare. 3° lungometraggio di Kon, tecnicamente raffinato con uso funzionale degli effetti digitali.

Tokyo Godfathers (2003) on IMDb

Regia di Kim Ki-Duk. Un film Da vedere 2007 con Chen ChangPark Ji-aHa Jung-woo, Hang In-Hyung, Kim Ki-Duk, Lee Joo-Seok. Titolo originale: Breath. Genere Drammatico, – Corea del sud2007durata 84 minuti. Uscita cinema venerdì 31 agosto 2007 distribuito da Mikado Film. – MYmonetro 3,45 su 9 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

La scultrice Yeon, moglie tradita e madre riluttante di una bimbetta, comincia a far visita, spacciandosi per una sua ex fidanzata, a un condannato a morte che ha tentato due volte il suicidio. Seminvisibile demiurgo elettronico del plot, il direttore del carcere non solo la fa passare, ma gradualmente l’asseconda nelle sue bizzarrie scenografiche con cui si propone di ridare all’omicida il gusto della vita e di sedurlo. Entra in azione il marito geloso (musicista?) che vuole riconquistarne l’affetto. In concorso a Cannes 2007, quest’enigmatico film a basso costo, chiuso in 3 stanze e sul grigio percorso stradale dalla città al carcere, è piaciuto assai, forse troppo, ai critici. C’è chi l’ha definito “un kammerspiel sublime”. Anche allo spettatore medio, spiazzato dal cattolico Ki-duk che toglie più del solito (il mutismo quasi assoluto di Yeon), rimarrà nella memoria la rutilante tappezzeria mobile delle quattro stagioni (ancora…) con cui la donna arreda la stanza delle visite. Soom (titolo inglese più corretto: Breath , respiro) si presta a riserve. C’è una certa premeditazione artificiosa che qui vizia il suo indubbio talento. Riguarda soprattutto il personaggio femminile che lentamente rivela una insondabile violenza ferina.

Breath (2007) on IMDb

Il giro del mondo nel 1896: 17 minuti di filmati reali ti permettono di visitare Parigi, New York, Venezia, Roma, Budapest e altro ancora

Meraviglioso, non lasciatevelo scappare. Lo trovate anche su youtube se non volete scaricarlo

Locandina L'arco

Un film di Kim Ki-Duk. Con Min-jung Seo, Jeon Sung-hwan, Han Yeo-reum, Seo Ji-seok, Jeon Gook-hwan.Titolo originale Hwal. Drammatico, durata 90 min. – Corea del sud 2005. uscitavenerdì 28 ottobre 2005. MYMONETRO L’arco * * * 1/2 - valutazione media: 3,76 su 25 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il cinema di Kim Ki-duk è un coacervo di topoi ricorrenti, fortemente caratterizzato ma costantemente a rischio di manierismo o di stasi eccessiva sui medesimi temi. Talora sembra quasi che il regista giochi con lo spettatore, sviandolo con elementi accessori per poi riportarlo nel suo regno, costellato di ossessioni onnipresenti. Quelle che da Crocodile in avanti tormentano i sogni e le visioni di Kim: un eroe o un bruto o entrambi, taciturno e iracondo, che prova per una ragazza, una donna o forse La donna, un amore insano, possessivo, violento e inaccettabile per la società, ma che è anche capace di tenerezze imprevedibili.
Con l’acqua come tessuto connettivo delle diverse storie, liquido amniotico da cui (ri)nascere e simbolo di una sessualità che segue leggi feroci e imperscrutabili. Le accuse di misoginia e di astuto compiacimento non sono mai mancate, almeno fino all’accettazione universale del talento di Kim, coincisa con il successo di Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera e di Ferro 3.
Una visione più sfumata e incline al simbolismo, in odore di estasi mistica, che rende l’esperienza fruibile a più livelli senza che risulti meno disturbante. Una tendenza che prosegue intensificandosi con L’arco, a metà tra parabola morale e allegorica rappresentazione: una storia che se da un lato si presta allo scandaloso punto di vista di un vecchio che rapisce una bambina per sposarla una volta cresciuta, dall’altro si apre a molteplici interpretazioni sul karma e sul ciclo della vita.
Un’effigie del Budda e un simbolo di yin e yang che richiama visibilmente la bandiera sudcoreana fanno da bersaglio per le frecce dell’anziano protagonista, in un misto di rituale profetico e sfogo rabbioso. Difficile dire se l’ermetismo dei simboli rappresenti una scelta di stile o un astuto mezzo per suggerire e lasciare lo spettatore estasiato a interrogarsi sul loro significato, ma è tutto il linguaggio del Kim Ki-duk maturo a nutrirsi di queste ambiguità. E a svestire la messa in scena, appiattendo volutamente lo stile da lussureggiante che era, conducendo verso la claustrofobia di un kammerspiel interamente giocato su una barca-mondo, legata intimamente al destino dei protagonisti.
Una mutazione comunque interessante del discorso autoriale di Kim, una svolta sempre più dominata dall’occhio voyeuristico del regista – la ragazza come reificazione di un desiderio lascivo, sottolineato dal rosso della bocca carnosa – in cui affiorano crepe sensazionalistiche che in seguito diventeranno preponderanti.

The Bow (2005) on IMDb

Regia di Roman Polanski. Un film Da vedere 2010 con Ewan McGregorPierce BrosnanKim CattrallOlivia WilliamsJim BelushiTimothy HuttonCast completo Titolo originale: The Ghost Writer. Genere Thriller, – USAGermaniaFrancia2010durata 131 minuti. Uscita cinema venerdì 9 aprile 2010 distribuito da 01 Distribution. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,20 su 15 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

È il miglior film di Polanski nella sua vecchiaia. Robert Harris riconosce che, almeno per la struttura, il film è superiore al suo romanzo (2007), da lui adattato col regista. Adam Lang, ex premier britannico, ha scritto un libro di memorie che, giudicandolo noioso, l’editore ha affidato a un “negro” che muore annegato: incidente? suicidio? Gli subentra un altro ghost writer (senza nome) che diventa subito un sopravvissuto con la morte alle calcagna, coinvolto in un inconoscibile complotto alla Hitchcock. L’azione del film si svolge in un’isola sulla costa orientale degli USA, dove l’ex premier risiede con la moglie, la segretaria-amante e un agguerrito servizio di sicurezza. In un thriller politico intessuto di inganni e tradimenti a ogni livello emergono 3 temi polanskiani: la diffidenza per ogni potere pubblico, l’isolamento e l’acqua, da lui associata alla minaccia, alla morte, al male. Ritornano la sua predilezione per i perdenti, il gusto per le atmosfere psicologiche, la capacità di far scaturire dalla realtà l’ambiguità inquietante, l’infallibile direzione degli attori: McGregor e Brosnan non hanno mai avuto personaggi così “importanti”. E la Williams non è mai stata così espressiva. Fotografia: il polacco P. Edelman. Orso d’argento a Berlino 2010 per la regia.

 L'uomo nell'ombra
(2010) on IMDb

Regia di Eros Puglielli. Un film con Luigi Lo CascioLucia JiménezJosé Ángel EgidoCarmelo GómezDesislava TenekedjievaCast completo Genere Thriller, – Italia2004durata 107 minuti. Uscita cinema venerdì 26 novembre 2004 distribuito da 01 Distribution. – MYmonetro 2,31 su 10 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Per L’impagliatore – titolo di un romanzo noir (2000) di Luca Di Fulvio, sceneggiato da Franco Ferrini e Gabriella Blasi col regista – il tempo è imprigionato negli occhi di una bambola o di un animale morto. E in quelli delle vittime di un suo progetto demente e mostruoso. La chiave sta nel passato di un bambino molto speciale. Tocca all’ispettore Giacomo Arnaldi fermarlo, risalendo la fila dei fantasmi che lo perseguitano. Incompreso dai critici che talvolta si sono ridotti a banali calembours (“più Thanatos che Eros”), è uno dei film italiani di genere più sottovalutati della stagione 2004-05. Ha un’atmosfera malata e intrigante. Specialmente nella 1ª parte la suspense tiene. C’è un lavoro sull’immagine (fotografia: Luca Coassin) persino superiore a quello che, nel thriller, esercita Alex Infascelli. Si sente al meglio l’influenza – e non soltanto per la presenza degli attori – del contemporaneo horror ispanico. Come spesso succede, il suo lato debole è la sceneggiatura: poca fiducia nell’azione e nel comportamento, sostituito dall’intento didattico di motivare e spiegare i personaggi.

Occhi di cristallo (2004) on IMDb
Duello nel Pacifico

Un film di John Boorman. Con Lee Marvin, Toshiro Mifune Titolo originale Hell in the Pacific. Drammatico, durata 104′ min. – USA 1968. MYMONETRO Duello nel Pacifico * * * - - valutazione media: 3,10 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Naufraghi su un’isola deserta del Pacifico, un pilota americano e un ufficiale della Marina giapponese, nemici in guerra, cercano di stabilire norme di sopravvivenza. Ma il conflitto li dividerà. Al montaggio il film fu modificato dalla produzione che vi appiccicò un finale di bombardamento che distruggeva tutta l’isola. Il messaggio pacifista è appesantito da un impianto allegorico, ma non sono molti i registi che come Boorman sanno mettere in immagini il rapporto dell’uomo con la natura selvaggia.

Hell in the Pacific (1968) on IMDb
Locandina Bandolero

Un film di Andrew V. McLaglen. Con Dean Martin, George Kennedy, James Stewart, Raquel Welch.Western, Ratings: Kids+13, durata 106 min. – USA 1968.MYMONETRO Bandolero * * 1/2 - - valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Una banda di fuorilegge viene catturata e condannata a morte. Il fratello del capo prende il posto del boia e li libera. I fuggitivi, inseguiti dallo sceriffo, vengono sorpresi al risveglio. Sulla via del ritorno sono attaccati dai crudeli bandoleros: i due fratelli muoiono per difendere la donna che il capo dei fuorilegge ama.

 Bandolero!
(1968) on IMDb
Locandina La leggenda di Enea

Un film di Giorgio Venturini. Con Steve ReevesLiana OrfeiGianni GarkoGiacomo Rossi Stuart. continua» Avventuradurata 93 min. – Italia 1962.

Enea giunge con la sua gente nel Lazio. La figlia del re di quelle terre si innamora di lui, ma il sovrano dei Rutuli riesce, con l’inganno, a renderlo inviso agli abitanti del luogo. Scoppia una lunga e drammatica guerra.

The Avenger (1962) on IMDb
 
Un film di Mario Mattoli. Con Raimondo Vianello, Mario Carotenuto, Carlo Croccolo, Liana Orfei, Bice ValoriCommedia, durata 90 min. – Italia 1962. MYMONETRO Maciste contro Ercole nella valle dei guai **--- valutazione media: 2,00 su 1 recensione.
 
Per sfuggire ai creditori e al pubblico inferocito per l’ennesima pagliacciata presentata sul ring, l’impresario di lotta libera Raimondo Rusteghin e il suo socio salgono a bordo di una macchina del tempo decisi a raggiungere un futuro migliore. Ma, sbagliando a manovrare i comandi, si ritrovano catapultati nell’antica Grecia, dove, scambiati per maghi, vengono coinvolti, loro malgrado, nella rivalità tra Ercole e Maciste e, quando due ancelle li aiutano a recuperare la macchina del tempo, sono ben felici di tornare nel presente.
Hercules in the Valley of Woe (1961) on IMDb
Risultati immagini per The Life of David Gale

Regia di Alan Parker. Un film con Kevin SpaceyKate WinsletLaura LinneyGabriel MannMatt CravenRhona MitraCast completo Genere Drammatico – USA2003durata 131 minuti. – MYmonetro 3,36 su 63 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

David Gale è un professore che, nel Texas che pratica con convinzione la pena di morte, si oppone come leader di un movimento di protesta che dà fastidio al potere. Un giorno però viene incastrato da una studentessa che gli si offre per un rapporto sessuale e poi lo accusa di stupro. Da quel momento la sua vita è in caduta libera: la moglie lo abbandona portandosi via il figlio e perde il lavoro. Tutto questo viene raccontato a una zelante giornalista che lo intervista nel braccio della morte. Perché Gale è stato condannato per l’omicidio della sua collaboratrice Constance e attende che l’esecuzione abbia luogo. La giornalista vorrebbe poterlo salvare. Non bisogna raccontare di più di questo film di un Alan Parker che si affida a una struttura narrativa macchinosa per mutare lo stereotipo del film di impegno sociale che si mescola al thriller.

The Life of David Gale (2003) on IMDb

Regia di Bong Joon-ho. Un film Da vedere 2006 con Song Kang-hoByeon Hee-bongKo Ah-SungDoona BaePark Hae-Il. Titolo originale: Gwoemul. Genere Horror – Corea del sud2006durata 118 minuti. – MYmoro 3,63 su 26 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Un mostro marino, la cui nascita è probabilmente imputabile allo smaltimento abusivo, avvenuto anni prima, di agenti inquinanti da parte di un’equipe di scienziati, emerge dal fiume Han, a Seul, attaccando e uccidendo i villeggianti intenti a godersi una bella giornata di sole: la creatura mutante, dopo aver mietuto numerose vittime, prende prigioniera una bambina, Hyun-seo. Nonostante l’intervento militare americano, che finirà per fare più danni che altro, sarà la disastrata famiglia della piccola a risolvere la situazione…
L’impatto con The Host è al tempo stesso spiazzante ed esaltante. Sulla carta, la pellicola di Bong Joon-ho, sembra un classico “b-movie con mostro gigante e assassino”, ma mano a mano che passano i minuti, lo spettatore si rende conto di stare assistendo a uno spettacolo completamente diverso. Lo splendido script infatti, permette al film di cambiare registro narrativo con una velocità che lascia senza fiato: commedia, tragedia, azione, riflessione politico-sociale, tutti elementi mischiati assieme e atti a ottenere un genere nuovo e inclassificabile.

Bong Joon-Ho, oltre che abile sceneggiatore, si dimostra regista talentuoso, capace di regalare sequenze visionarie e memorabili (il primo attacco del mostro, l’arrivo sulla scena dell’arciera Bae Doo-na, l’inquietante finale), mentre l’eccellenza degli effetti speciali made in Weta, la peculiarità della colonna sonora e la perfetta interpretazione di tutto il cast fanno il resto. Sottesi, ma non troppo, molti temi scottanti e attuali: l’ambiente e la sua distruzione da parte dell’uomo, l’onnipresenza militare americana, il ruolo politico della Corea del Sud nello scenario globale, l’ottusità dei governi. Sopra ogni cosa, la speranza, incarnata da una famiglia di losers che lottando contro tutti e tutto, salva il mondo. Fino all’arrivo della prossima creatura…

The Host (2006) on IMDb
Locandina italiana Memories of Murder

Un film di Bong Joon-ho. Con Kang-ho Song, Sang-kyung Kim, Roe-ha Kim, Song Jae-ho, Hie-bong Byeon. Titolo originale Salinui chueok. Poliziesco, durata 129 min. – Corea del sud 2003. MYMONETRO Memories of Murder * * * * - valutazione media: 4,00 su 1 recensione.

1986. Il detective Seo è inviato da Seul in una piccola città tra le campagne coreane per indagare sugli omicidi di un serial killer, ma si scontra con l’ottusità e la superficialità dei poliziotti locali. Tratto dal romanzo di Kim Kwang-rim, si basa su una storia vera avvenuta alla fine degli anni ’80 in Corea del Sud. È un periodo difficile, gli interrogatori risentono ancora del periodo della dittatura, quando estorcere le confessioni era all’ordine del giorno. L’urgenza di trovare un colpevole a tutti i costi annebbia il giudizio dei poliziotti. Ma c’è aria di cambiamento e alcune scene lo indicano chiaramente, come quella in cui i bambini non ubbidiscono all’ordine del coprifuoco urlato dai soldati per le strade: piccoli indizi della democrazia a venire. Un buon thriller, giocato sui campi lunghi di grande respiro. Vincitore, tra gli altri, anche di 3 premi al Torino Film Festival.

Memories of Murder (2003) on IMDb

Regia di Bong Joon-ho. Un film Da vedere 2000 con Sung-jae LeeDu-na BaeDoona Bae. Genere Commedia – Corea del sud2000durata 106 minuti. Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Yun-ju è un nullafacente che non ha i soldi per corrompere il suo preside e diventare professore; frustrato, si sfoga con i cani del vicinato, cercando goffamente di eliminarli. Di contro Hyun-nam, giovane svampita ma di buon cuore, decide di indagare per scovare il rapitore di cani.
Mascherato sotto i panni della commedia surreal-demenziale, Barking Dogs Never Bite lavora sottopelle e insinua più di un dubbio sulla sua reale natura. Commedia bizzarra o riflessione tutt’altro che banale e tutt’altro che ottimista sul quotidiano? Verrebbe da propendere per la seconda ipotesi, anche considerato il prosieguo della carriera – Memories of MurderThe HostMother – di uno dei maggiori talenti emersi dalla Corea del Sud di terzo millennio, quel Bong Joon-ho che si rivelerà solidissimo autore apprezzato internazionalmente e nel contempo brillante interprete dei gusti del pubblico sudcoreano, da cui sarà sistematicamente ripagato con incassi da capogiro.

È negli anfratti della vicenda, anziché nell’intreccio principale, che si coglie l’amarezza dell’analisi di Bong; un aspirante professore che deve pagare per diventarlo, la Tv come unica via per il successo dei più sfortunati in una vita altrimenti inutile, ma soprattutto le condizioni di lavoro disagiate di una donna incinta in un sistema fondamentalmente misogino come quello coreano. Nell’assurdo della superficie, invece, pullula una fauna variegata di psicosi umane, talora a livelli parossistici, come il custode che si cucina cani nello scantinato o il barbone che ripara le antenne e vive nei ripostigli del condominio.
Un mondo caotico e privo di un filo logico, che porta naturalmente a solidarizzare con i reietti, i disadattati, coloro che si rifiutano di aderire a comportamenti e priorità che implicano comportamenti nel migliore dei casi stupidi, nel peggiore malvagi. Per i teneri di cuore come Hyun-nam – una giovane e già bravissima Bae Doo-na (Mr. Vendetta), di lì in avanti specializzata nella parte della ragazza stralunata – resta solo tanta frustrazione, benché questa non incrini minimamente l’ottimismo proprio dei semplici. Pregevole anche la colonna sonora, a base di un avant-jazz schizoide che si rivela appropriato per punteggiare le sequenze più folli, quelle in cui il Fato più si diverte a prendersi gioco dei personaggi, permettendo loro di incontrarsi e/o scontrarsi senza che possano mai capire – ammesso che esista – la direzione corretta da seguire.

Barking Dogs Never Bite (2000) on IMDb
A Summer at Grandpa's (1984) - MyDramaList

In vacanza dal nonno[1] (冬冬的假期S, Dōng dōng de jiàqīP) è un film del 1984 diretto dal regista Hou Hsiao-Hsien.

Mentre la mamma è in ospedale, la giovane Dongdong e il fratellino passano un’estate dal nonno, osservando l’incomprensibile mondo degli adulti e le malefatte di un cugino che mette incinta una ragazza ed è amico di due rapinatori. Dopo I ragazzi di Feng Kuei, Hou prosegue il suo scavo nella memoria, affidandosi a un romanzo della sceneggiatrice Chu Tien-wen.

A Summer at Grandpa's (1984) on IMDb