The Farmer’s Wife, il progetto successivo alla sceneggiatura originale di The Ring!, era tratto da un lavoro teatrale che aveva già avuto un considerevole successo, e ciò avrebbe potuto limitare le possibilità di intervento del regista. La commedia di ambiente rurale di Eden Philpott (il più clamoroso e duraturo successo sulle scene inglesi negli anni Venti), col senno di poi, non si può certamente definire il tipico materiale hitchcockiano. E, tuttavia, pare sia stata proprio una scelta di Hitchcock, il quale forse intendeva dimostrare di poter prendere del materiale apparentemente già fissato nell’immaginario del pubblico e trasformarlo in qualcosa di personale (o forse, più cinicamente in questo frangente, sapeva di poter confidare in anticipo su un sicuro successo di cassetta). Quale sia stata la sua motivazione, ne risulta un film mirabilmente congegnato: perfino l’inusuale pletora di dialoghi originali rimasta nella sceneggiatura di Hitchcock e Stannard viene in qualche modo assorbita nel ritmo cinematografico complessivo. La vicenda narra della difficile situazione in cui si viene a trovare un agricoltore di mezza età del Devon dopo la morte della moglie e le nozze dell’unica figlia. L’uomo decide di sposarsi di nuovo, ma le prime proposte che fa, a quattro donne, inadatte per varie ragioni, vengono tutte fermamente respinte. Alla fine, nella più classica convenzione dello stile comico-romantico, si accorge che la risposta giusta era lì, sotto il suo naso, nella persona della governante per tanto tempo ignorata. Il cast funziona come un ensemble strumentale sotto l’impeccabile direzione di Hitchcock e il film rimane genuinamente divertente e, a tratti, perfino commovente: una delle poche commedie pure di Hitchcock, che ci ricorda il suo grande talento, quando ha scelto di cimentarsi nel genere.
Un film di Alfred Hitchcock. Con Isabel Jeans, Robin Irvine, Franklin Dyall, Ian Hunter, Frank Elliott, Enid Stamp-Taylor, Ben Webster.Titolo originale Easy Virtue.Drammatico, b/n durata 72′ min. – Gran Bretagna 1927. MYMONETRO Fragile virtù valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Easy Virtue fu l’unico contatto professionale di Hitchcock con un’altra eminente personalità dello show business inglese: Noël Coward, anch’egli nato nel 1899, ma tra i due non vi fu nessun contatto diretto: l’adattamento del fortunato dramma di Coward “su una donna con un passato e una famiglia di sani princìpi” (fatto dallo stesso Hitchcock con la collaborazione dei consueti Eliot Stannard e Ivor Montagu) è molto libero, con innumerevoli tagli sui dialoghi originali, e molte delle vicende che sul palcoscenico erano descritte solo a parole nel film vengono rese per immagini, di modo che il dramma, così come era stato scritto da Coward, comincia praticamente a metà film. Easy Virtue, pur essendo dichiaratamente un lavoro su commissione, ispirò tuttavia a Hitchcock alcune delle sue trovate più sottili. Molte di queste sono entrate da subito nel repertorio generale degli effetti cinematografici; in particolare la conversazione telefonica tra l’eroina e il corteggiatore più giovane di lei, che la esorta a gettare al vento le proprie titubanze e a sposarlo, una sequenza realizzata attraverso i cambiamenti di espressione sul volto della telefonista all’ascolto. Il film contiene innumerevoli altri trucchi e trovate di grande ingegno, oltre a quella che Hitchcock definì “la peggiore didascalia che abbia mai scritto” (proferita dall’eroina verso i fotografi che la prendono di mira mentre lascia il tribunale dopo l’udienza finale): “Sparate, non è rimasto altro da uccidere!”
Diviso in due parti, Ein Bild der Zeit (Il grande giocatore-Un quadro dell’epoca) e Inferno-Menschen der Zeit (Inferno-Uomini dell’epoca), è il primo dei tre film che Fritz Lang ha dedicato alla figura del genio malefico del dottor Mabuse (gli altri due sono Il testamento del dottor Mabuse-1933 e Il diabolico dottor Mabuse-1960). I diversi capitoli della saga sono il prodotto di tre periodi oscuri della storia tedesca del secolo scorso: gli anni sonnambuleschi della Repubblica di Weimar, l’incubo folle del nazismo, e il terrore della guerra fredda. Mabuse, incarnazione del male assoluto e a capo di un’organizzazione criminale internazionale, è capace di provocare un crollo in borsa e di appropriarsi di enormi ricchezze grazie al suo potere ipnotico.
Ci sono due versioni, a voi la scelta se satrip con vign ita o dvdrip con vign eng.
Il dottor Henry Jekyll, filantropo e uomo integerrimo, divide il suo tempo tra poveri bisognosi di cure ed un’estenuante ricerca scientifica. Suggestionato dalle insinuazioni di Sir George Carew, padre della sua futura sposa Millicent, circa la vera natura della rettitudine umana, il giovane sperimenta in laboratorio una serie di droghe e di preparati convinto di poter separare il bene dal male nella personalità di ciascun individuo.
Edit: aggiunta versione 720p, peccato sia senza subita
Il dottor Jekyll sperimenta un filtro di sua invenzione, convinto di poter isolare ed annientare gli istinti malefici che soffocano l’innata propensione al Bene presente in ciascun individuo. L’esperimento volge, però, in tragedia poiché il Male prende il sopravvento e tramuta il rispettabile scienziato nell’abominevole Mr. Hyde, una creatura dall’aspetto ripugnante, dominata da primordiale malvagità.
Un film di René Clair. Con Jean Börlin, Inge Frïss, Francis Picabia, Man Ray, Marcel Duchamp, Erik Satie Grottesco, b/n durata 22 min. – Francia 1924. MYMONETRO Entr’Acte valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un esperimento di 22 minuti. Una serie di sequenze che non hanno una connessione logica. Immagini legate e slegate che vogliono rappresentare, fra le tante interpretazioni, il valore dell’immagine fine a se stessa, staccata, appunto, da ogni contesto narrativo. Il tutto caricato da simboli ed esternazioni visionarie. Ecco le “immagini”: una ballerina barbuta, una partita a scacchi interrotta da un getto d’acqua, il personaggio di un cacciatore del Tirolo eliminato dal suo inventore, il funerale di quest’ultimo in un carro trainato da un cammello ripreso prima al rallenty poi accelerato. La bara cade, ne esce il morto-prestigiatore che fa sparire tutti i personaggi. È il manifesto cinematografico del dadaismo. Il contesto è quello della scomposizione: erano gli anni degli esperimenti di Joyce e di Strawinski. I nomi del “cast” sono significativi: grandi artisti dell’avanguardia di allora, celebratissimi, come i “pittori” Picabia (che firmò anche la sceneggiatura), Duchamp e Man Ray, e il compositore Erik Satie. Il giudizio in stelle non avrebbe ragione di essere, è una pura indicazione.
Una giovane, figlia di un farmacista, viene sedotta da un commesso del padre. Come se non bastasse finisce in un correzionale da cui riesce a fuggire. È costretta poi a lavorare in un postribolo ma un vecchio conte la salva sposandola. Un film anticonformista per l’epoca e, probabilmente, la seconda parte della storia ha ispirato Paprika di Tinto Brass.
In un paesino della provincia francese la relazione contrastata dai rispettivi genitori convince due giovani innamorati a progettare la fuga verso Parigi, dove coronare col matrimonio il loro sogno d’amore.
Siamo nel 1922, il cinema allora, oltre ad un’ancor immatura consacrazione, possedeva quel merito di cui gode ciò che per primo riesce ad esplorare, e talvolta superare, gli argini e i limiti della sperimentazione. Il compito più difficile e apprezzato di alcuni registi del periodo, è stato indubbiamente quello di aver rapprersentato visioni e idee prima d’allora presenti solo in letteratura. In un asssurdo antropomorfismo cinematografico, potremmo affermare che in quegli anni la settima arte, attraversava pressappoco il periodo dell’infanzia, fase che, come per l’uomo, segna e caratterizza notevolmente la propria personalità e l’intera vita futura. Allo stesso modo, questo film segnerà e caratterizzerà molte produzioni successive, e non di meno, saprà imprimersi nella mente d’ogni spettatore. Ispirato al romanzo “Dracula” di Bram Stoker, il regista attraversò non pochi problemi legali. Variò infatti nomi, titolo e luoghi, tuttavia fu egualmente costretto a distruggere ogni copia. Per fortuna, clandestinamente Murnau ne conservò una copia, permettendo alla pellicola di sopravvivere fino ai nostri giorni. La storia racconta di Hutter, giovane impiegato immobiliare, inviato presso il conte Orlok, affinchè permetta l’acquisto di una casa da parte di questi. Lungo il viaggio, Hutter, apprende dalla popolazione locale l’esistenza del famoso vampiro Nosferatu.
Raggiunto il suo cliente, già dai primi giorni l’impiegato realizza una terrificante verità: dietro la figura del conte si cela in realtà quella del famigerato vampiro. Fuggito dal castello, Hutter ritorna dala moglie Ellen, turbata durante la sua assenza da continui presagi notturni. La maledizione di Nosferatu tutttavia si abbatte sullo stesso Hutter e sulla popolazione . Il conte, spostatosi anch’esso dal castello, prende possesso della sua nuova dimora, e silenziosamente ogni notte scruta e spia la moglie dell’impiegato, reso ormai debole e malato. Sarà Ellen ,sacrificando se stessa, a salvare il paese dalla pestilenza e dalla presenza malefica del conte Orlok. Di carattere profondamente psicanalitico, la pellicola si discosta da tutte le altre opere di natura espressionista. Simbolica la scelta del regista di rappresentare spazi aperti e luoghi che, seppur vasti, appaiono comunque immersi in un’atmosfera cupa e visionaria. Peculiare scelta di Murnau, è l’utilizzo di effetti speciali, ombrosi e spettrali sensazionalismi che riescono ad aumentare la dimensione occulta della pellicola. Celebri alcune scene, come l’immagine spettrale della foresta “in negativo” attraversata dal giovane Hutter, o il movimento della carrozza che procede a balzi. Il film, complesso ed elaborato, è ricco di simboli e metafore, diverse inoltre possono essere le diverse interpretazioni e chiavi di lettura. Indubbiamente, la pellicola rappresenta una profonda immersione nel mondo dell’occultismo, trascendendo e spaziando su figure, immagini e temi che rappresentano l’uomo e la sua esistenza. Sequenze e fotografie anacronistiche, forse a qualcuno potranno risultare attempate e ridicolmente minimaliste, ma meritano osservazione e acuta analisi.Sinteticamente una sola parola: Storia.
Partendo da uno spunto del poeta americano Walt Whitman sull’intolleranza si raccontano quattro storie. La caduta di Babilonia: re Baldassare credendo ormai, dopo aver vinto sull’esercito della Persia, di essere al sicuro dà il via a una celebrazione fastosissima che però dà modo al nemico Ciro di sconfiggerlo. La passione di Cristo racconta tre momenti dell’esistenza di Gesù. La notte di San Bartolomeo, tratta di una storia d’amore poco prima dell’eccidio degli Ugonotti. La madre e la legge: un povero operaio, dopo uno sciopero sanguinoso, viene ingiustamente condannato a morte per omicidio. L’uomo si salverà in extremis per via della confessione dell’assassino. Uno dei film più importanti della storia del cinema.
Un film di David Wark Griffith. Con Mae Marsh, Henry Walthall, Violet Wilkey Titolo originale The Birth of a Nation. Storico, Ratings: Kids+16, b/n durata 38′ min. – USA 1915. MYMONETRO Nascita di una nazione valutazione media: 3,42 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Si tratta di materiale stampato dalla Library of Congress intorno al 1970 a partire dai negativi originali. I due rulli consistono in materiale di ripresa e in immagini non utilizzate nel film. Le scritte a mano su alcuni fotogrammi indicano che le scene riguardano i rulli 2, 7, 10, 23, 28 e 29 nella loro numerazione prima del montaggio. Verso la fine della seconda bobina di questa raccolta, nel provino dei costumi e del trucco per Lillian Gish e Walter Long, si intravede ogni tanto il celebre cappello di paglia utilizzato da Griffith: lo si può scorgere nell’angolo in basso a destra dell’inquadratura
La nascita di Charlot: i primi 34 film di Chaplin, in un nuovo restauro internazionale che ne recupera tutta la dirompente forza comica. 4 DVD, oltre dieci ore di cinema. Per la prima volta in versione restaurata, la collezione completa delle 34 comiche interpretate e girate da Charlie Chaplin per la Keystone Company tra il 2 febbraio e il 7 dicembre 1914. In meno di dodici mesi Chaplin passa dall’essere un attore di vaudeville pressoché sconosciuto a una star del cinema. Impara a ideare, dirigere e a montare i suoi film: un solo anno di vorticosa attività, e un mondo che prende forma, un personaggio che poco alla volta s’appropria del proprio abito, un cineasta che conquista il suo posto davanti e dietro la macchina da presa. Le comiche Keystone registrano, in tempo reale, e con una dinamicità, una vitalità e un’energia irripetibili, la nascita e l’evoluzione di uno de personaggi più universali del Novecento. Sono stati necessari sette anni di ricerche condotte negli archivi di tutto il mondo per recuperare i migliori materiali esistenti e consentire il restauro dell’intero corpus delle comiche Keystone. Un progetto internazionale avviato nel 2003 dalla Cineteca di Bologna, dal British Film Institute e da Lobster Films in collaborazione, con l’Association Chaplin consente oggi di rivederle nelle migliori condizioni e con nuovi accompagnamenti musicali. Contenuti Extra Bonus d’eccezione: A Thief Catcher, film fino a pochi mesi fa ritenuto perduto in cui Chaplin veste i panni di un poliziotto. E ancora: interviste a David Robinson, biografo di Chaplin, e a Peter von Bagh, storico del cinema, grande conoscitore dell’opera chapliniana e direttore artistico del festival Il Cinema Ritrovato; un raro film d’animazione del 1916; un sorprendente tour sulle tracce delle location dei Keystone nella Los Angeles degli anni Dieci; un breve documentario sulla realizzazione dei restauri e una galleria fotografica ricca di immagini inedite.
Il cadavere di una ragazza bionda viene ripescato nel Tamigi: è l’ennesima vittima di un maniaco che si firma The Avenger (Il vendicatore) e che da qualche tempo terrorizza Londra. In tutta la città regna la paura: non fa eccezione la modesta pensione tenuta dai coniugi Bunting a Bloomsbury, dove si presenta un nuovo cliente, Jonathan Drew, che desta subito sospetti poiché è solito uscire nelle sere di nebbia nascondendo il volto in una sciarpa e sotto il cappello (anche il misterioso “vendicatore” è solito uccidere donne bionde nelle notti di nebbia). I Bunting si confidano con Joe Betts, un poliziotto fidanzato con la figlia Daisy: questi scopre che tra la ragazza e il pensionante c’è del tenero e non esita a trarlo in arresto. Jonathan riesce però a fuggire, ma viene inseguito e raggiunto dalla folla inferocita che vorrebbe linciarlo: a salvarlo arriva all’ultimo momento la notizia della contemporanea cattura del vero assassino. Jonathan viene scagionato e si scopre che durante le notti nebbiose usciva per dare la caccia all’assassino che aveva ucciso sua sorella. Questo thriller, ispirato al personaggio di Jack lo Squartatore, antesignano dei serial killer contemporanei, venne considerato dallo stesso Hitchcock il suo “primo vero film”, tanto che lo firmò con la prima delle sue apparizioni divenute in seguito celeberrime. Passato alla storia per alcune memorabili sequenze, Il pensionante-Una storia della nebbia di Londra anticipa uno dei temi prediletti dal regista inglese, l’incubo dell’innocente ritenuto a torto colpevole e per questo perseguitato. Del film sono stati realizzati numerosi remake, come quello dal titolo omonimo del 1944 e Una mano nell’ombradel 1954.
Quando uscì, Frankenstein fu accolto con favore dalla critica, ma il pubblico lo dimenticò rapidamente, finché negli anni Sessanta, pur risultando perduto, tornò a far notizia in quanto costituiva la prima versione cinematografica del romanzo di Mary Shelley. Nel 1980 aveva raggiunto una notorietà tale da essere incluso – unico titolo risalente all’epoca dei nickelodeon – nella lista dei film “più ricercati” dell’American Film Institute.In realtà una copia nitrato di Frankenstein esisteva nella collezione di Alois F. Dettlaff, che aveva iniziato a raccogliere pellicole infiammabili sin dal 1928. Egli aveva acquisito il film di Dawley da un ambulante del circuito regionale negli anni Cinquanta. Per trent’anni archivi e privati vari tentarono di raggiungere con lui un accordo per ottenere l’accesso al film (che negli anni Settanta egli stesso aveva trasferito su acetato 35mm). Pur avendo organizzato qualche proiezione locale e permesso la distribuzione di brevi estratti e di copie video protette, Dettlaff non rese il film disponibile su più vasta scala se non nel 2002, quando lo pubblicò privatamente su DVD. Se il trucco di Charles Ogle sembra ispirato ai vari allestimenti teatrali ottocenteschi di questo soggetto, l’adattamento di Dawley si rifà a E.T.A. Hoffmann e al Dr. Jekyll and Mr. Hyde portato sulle scene da Richard Mansfield.Il mostro è presentato come un classico doppelgänger, che riflette “il male nella mente di Frankenstein”, ossessionando il suo creatore. Gli effetti speciali impiegati nella scena della creazione sono indubbiamente notevoli, ma le immagini riflesse nello specchio che si vedono nel finale e che anticipano le varie versioni di Der Student von Prag (Lo studente di Praga), sono forse ancor più significative. – Richard Koszarski
Nella Praga del Cinquecento, sotto il regno di Rodolfo II d’Asburgo, il rabbino Löw costruisce con l’argilla un potente automa, dandogli la vita – ma non la parola – con una formula magica. La creatura, però, si ribella al creatore. La storia è ispirata ad antiche leggende giudeo-cabalistiche che simboleggiano la creazione dell’uomo che vuole imitare Dio, creando un essere a propria immagine. Più volte rielaborate da scrittori dell’Europa centrale, furono messe a punto dal viennese Gustav Meyrink in un famoso romanzo (1915) fantastico. Sceneggiato dal regista – che v’interpreta il ruolo del Golem – con Henrik Galeen, rimane il miglior film sull’argomento per un concorso di fattori espressivi e tecnici: le originali scenografie di Hans Pölzig, la fotografia di Karl Freund, la potenza dinamica delle scene di massa, l’efficacia dei trucchi, la forza suggestiva del Golem stesso che influenzò non poco James Whale nel suo Frankenstein del 1931. Lo stesso Wegener aveva messo a punto storia e personaggio nei precedenti Der Golem, und wie er auf die Welt kam (1915) e Der Golem und die Tänzerin (1917). L’argomento fu ripreso nel 1935 da J. Duvivier in Le Golem e nel 1952 dal cecoslovacco Martin Fric in L’imperatore della città d’oro.
Dopo decenni di luoghi comuni (Cabiria come antenato ideologico del fascismo, il suo regista come “inventore” del carrello, le sue architetture “studiate” da Griffith durante la lavorazione di Intolerance, le acrobazie verbali di D’Annunzio), l’opus magnum di Pastrone è finalmente oggetto di una meritata revisione critica. Il disegno e la struttura del film emergono soprattutto osservando la meticolosa concatenazione delle azioni parallele all’interno dell’inquadratura e la lussureggiante ricchezza di dettaglio nelle scene d’interni, esaltate da un impiego del colore (tintura e viraggio) efficace negli effetti quanto misurato nelle variazioni. Ecco una preziosa occasione per paragonare la più recente ricostruzione della versione 1914 del film con gli affascinanti scarti di lavorazione presentati al Ridotto del Verdi durante le Giornate.
Broken Blossoms è il più complicato tra tutti i film di Griffith; anzi, probabilmente è il film americano muto dalla maggiore complessità di disegno in assoluto. La complessità formale non è una virtù in sé, naturalmente. Ma le perfezioni formali di Broken Blossoms si conformano in modo ideale alle esigenze narrative di Griffith. Roger Shattuck, parlando di pittura moderna, associa il piacere che deriva dall’osservazione della pittura astratta alle proiezioni personali sulle forme non rappresentative della realtà. I piaceri che ci derivano da Broken Blossoms sono del genere opposto: in esso, possiamo andare oltre la descrizione griffithiana di un mondo naturale per trovare una bellezza formale nascosta.Innanzitutto dobbiamo considerare i rischi che Griffith si assunse con questa nuova storia. E non mi riferisco alle incognite del box-office – anche se, nel 1919, chiedere 3 dollari a biglietto per un film a basso costo di 6 rulli richiedeva una discreta dose di temerarietà. Ma l’aspetto più straordinario riguarda la volontà di Griffith di inoltrarsi in un terreno inesplorato e psicologicamente rischioso. In Broken Blossoms, Griffith abbassa la guardia. Attività ovviamente tabù o aspramente criticate in The Birth of a Nation e Intolerance – incrocio di razze, autoerotismo, voyeurismo, masticatura d’oppio e omicidio per vendetta – vengono trasformate in attività sensoriali gratificanti che creano pericolose risonanze di anticonformismo. Gli scarsi riferimenti del film alla cultura postbellica dell’America del 1919, lungi dall’assecondare la rampante xenofobia nazionale o il diffuso sentimento di autocompiacimento, riguardano il lato più oscuro del provincialismo americano. Per la prima volta nell’opera di Griffith, il fanatismo razzista diventa bersaglio di aspre critiche. Né appaiono meno straordinarie le fugaci allusioni del film agli operai delle fabbriche di munizioni, ai marinai americani e alla prima guerra mondiale, che, in contrasto col consueto idealismo utopistico di Griffith, descrivono una società triste e autodistruttiva guidata dalla violenza e dall’ignoranza.Questo piccolo film, girato in 18 giorni e con un modesto budget di 92.000 dollari, era stato pensato come un programmer di routine e quando Griffith avanzò la proposta di distribuirlo a sé, e a prezzi speciali, Adolph Zukor gli oppose un netto rifiuto, a quanto pare dicendogli: “Mi presenti un film come questo e pretendi anche di guadagnarci? Ma se muoiono tutti!”. Infine, su insistenza dei suoi principali consulenti finanziari, Griffith ricomprò il film e lo fece distribuire nel circuito di sale di Klaw ed Erlanger organizzandogli una elegante tournée. Fu un successo clamoroso. Poi il film raggiunse le normali sale di programmazione, come prima distribuzione della nuova United Artists Corporation. Sfruttando la scia della sontuosa campagna pubblicitaria orchestrata da Griffith, Broken Blossoms divenne uno dei tre maggiori successi commerciali della United Artists. Ancora oggi, Broken Blossoms continua a ricevere una notevole attenzione critica; e negli ultimi 10 anni ha ricevuto un numero di contributi probabilmente superiore a quelli dedicati a Intolerance e a The Birth of a Nation. Stimolanti disamine che hanno riguardato la narrazione o le poco ortodosse strategie di commercializzazione e presentazione adottate da Griffith, le relazioni tra il film e gli stereotipi anti-asiatici contemporanei, la sua promozione come film d’arte e la sua rappresentazione della struttura di classe, tutte con risultati di notevole interesse.Ma il film è interessante anche per le sue modalità di racconto. Al contrario dei suoi sovraccarichi e prolissi predecessori, The Birth of a Nation e Intolerance, Broken Blossoms è caratterizzato da uno stile narrativo ingannevolmente semplice e lineare solo in apparenza. E forse proprio per questo motivo l’organizzazione interna del suo racconto è stata in genere trascurata. Eppure, questa apparente semplicità rivela una padronanza del mezzo che, per sottigliezza di sfumature, non mi sembra meno affascinante della più vistosa sperimentazione di Intolerance. Broken Blossoms è un film che si contraddistingue soprattutto per la sua straordinaria compressione. La concentrazione di tempo e spazio dà ai personaggi, agli oggetti, alle scenografie un intenso potere metaforico che non viene mai dissipato. Griffith ricorre agli elementi tradizionalmente usati per illustrare gli aspetti deteriori della vita a Limehouse: una fumeria d’oppio, una casa da gioco, un negozio di curiosità, il tugurio dei Burrows. Curiosamente, però, spoglia questi luoghi dei consueti dettagli prosaici e sordidi. La strada desolata in cui vive Cheng Huan è pulita e ben conservata; il porto su cui si affaccia l’appartamento di Lucy è immobile e semideserto. Il contrasto tra i bassifondi della terra d’origine e quelli di luoghi remoti si basa sulla contrapposizione tra vitalità e mancanza di vita piuttosto che sull’abusato stereotipo tra pulizia e sporcizia di Burke (il quale non fa che ricordare al suo lettore i “miasmi mefitici”, le “mani sporche” e il “viscidume che ricopre gli slum” di Limehouse). La fumeria d’oppio è vista letteralmente attraverso un velo romantico (grazie al filtro diffusore usato da Henrik Sartov), e i dettagli esotici (i musicisti, gli strumenti, una mangiatrice d’oppio sdraiata sul divano) sono definiti con grande nitidezza di contorni. Ovviamente, Griffith introduce la mescolanza tra razze come un esempio di turpitudine; e tuttavia nelle sequenze della fumeria d’oppio spira un’aria di ordine classico e di serenità che contrasta con qualsiasi idea di degenerazione. I vicoli dei bassifondi alla Hogarth di film quali Easy Street di Chaplin o Humoresque di Borzage qui lasciano il posto a spazi cittadini vuoti e dall’azione sospesa alla Hopper. I parallelismi che Griffith traccia tra Lucy e l’uomo cinese sono sostanziali, ma in ultima analisi sono più importanti le differenze delle similitudini. Lucy non apprezza né capisce l’amore che Cheng Huan le offre. I piaceri che le derivano dalla sua frequentazione sono quelli di una creatura maltrattata e immatura irresistibilmente attratta dal semplice richiamo delle cose materiali. Per lei, l’appartamento del cinese diventa una sorta di padiglione magico che si fonde coi regali della madre come raffigurazione della bellezza, anche se questa associazione non va mai oltre il suo splendore esotico. Lucy, che non sopporta di essere toccata (il che non sorprende, visto l’uso che fa della frusta il padre) si lascia sfiorare dalla mano di Cheng solo mentre è assorta nella contemplazione delle belle cose che le ha appena regalato (la veste, la guarnizione per capelli orientale che sostituisce i nastri). La bambola, sia letteralmente che figurativamente, diventa la fonte di quella espressione – l’attenzione di Lucy distolta da Cheng Huan verso il suo regalo.La possibilità di una soluzione positiva del loro rapporto viene costantemente prospettata, ma solo per essere sviata immediatamente dopo. L’espressione meravigliata che compare sulla faccia di lei mentre si guarda allo specchio, si tocca le labbra e gli sorride, sembra suggerire che stia scoprendo se stessa, e che tra i due possa nascere una possibilità di contatto. Ma subito dopo lei si limita a carezzargli la guancia come farebbe con un gatto e a chiedergli: “Perché sei così buono con me, cinese?”. Cheng risponde alla sua ingenua domanda con un sorriso, ma la barriera che Griffith eleva contrapponendo l’ignoranza e il pregiudizio della classe inferiore cui appartiene Lucy all’idealismo di alta casta dell’orientale allarga ulteriormente il divario creato dai sogni contrastanti e dalla diversa immagine che i due hanno l’uno dell’altro. In altre parole, il vero motivo che distrugge la loro relazione non è l’intervento di Battling Burrows. L’idillio stesso è basato su illusioni che impediscono ad entrambi gli innamorati di vedere l’altro nella sua luce reale; per questo la loro relazione non ha alcuna possibilità di sviluppo.Da lla nostra prospettiva, è interessante notare come gli sviluppi potenziali della loro relazione, ma anche le sue limitazioni, siano intimamente associati agli oggetti di scena e alle scenografie. La storia d’amore è costruita su continui riferimenti a una molteplicità di oggetti quali bambole, fiori, nastri, incenso e splendidi abiti; ma anche sulle diverse percezioni che di questi oggetti hanno due innamorati chiusi in sogni e aspirazioni individuali che difficilmente possono condividere.Riducendo gradualmente il repertorio degli elementi all’interno della sua mise en scène e riciclandoli in continuazione, Griffith crea un’abile mistificazione attraverso la quale i dettagli scenografici e i gesti appaiono rilevanti solo per la loro reiterazione pur senza avere uno scopo funzionale dimostrabile. Essi alludono ad affinità segrete, a ‘recondite armonie’; ma inducono a comparazioni ingannevoli che non conducono da nessuna parte. Allo stesso tempo, questa rigorosa compressione aiuta Griffith a fermare – o a contenere – la progressione narrativa. I costanti rimandi a questi dettagli, che sono praticamente disseminati e sepolti all’interno di tutto il racconto, ci incoraggiano a leggere il film come un mosaico – portandoci avanti e indietro mentre colleghiamo le nuove tessere con quelle che le hanno precedute pur se la narrazione ci spinge sempre in avanti. In questo contesto, anche la ripetizione delle avance di Cheng Huan verso Lucy appartiene alla profusione di paragoni che legano i tre personaggi e i loro diversi ambienti, ma potrebbe del pari non avere un significato proprio ma tendere unicamente a rafforzare un certo nitore formale. Se la vicenda solleva qualche momentaneo dubbio sull’eroismo di Cheng Huan, questo viene però ristabilito, e allo stesso tempo ridefinito, alla fine del film. Quando gli viene strappata Lucy, Cheng sa cosa deve fare. Dopo un iniziale collasso isterico (dove la sua posizione rannicchiata accanto al letto, mentre si stringe al volto la veste strappata, riecheggia la posizione di Lucy che stringeva la sua bambola nel letto), si alza e prende la sua pistola. Dopo aver perso la creatura amata e idealizzata, Cheng perde anche il suo pacifismo, e sposa la violenza come unica alternativa. Affronta quindi Battling Burrows, in una scena caratterizzata da sottile ironia e dal rovesciamento finale dei ruoli.L’assegnazione delle armi confonde tutte le associazioni convenzionali all’Asia e all’uomo bianco. Nella storia di Burke, Cheng Huan lascia un serpente come fatale “dono d’amore” per il pugile. Nel film di Griffith, l’immagine del serpente viene invece associata alla frusta che Battling Burrows usa per tormentare e percuotere l’indifesa Lucy. L’accetta brandita da Burrows ha perfino un’associazione ancora più diretta con l’Oriente, in quanto arma tradizionalmente usata per le esecuzioni capitali in Cina. La sei colpi di Cheng Huan, al contrario, non solo è un emblema della giustizia violenta dei western, ma è anche la prima arma che si discosti totalmente dalla abusata convenzione cinematografica dell’uomo orientale con accette “alla Fu Manchu”. La fine ricorda l’inizio, con la “giustezza” della decisione del cinese rivista in termini western. Cheng Huan stermina Battling Burrows con un atto di vendetta, e al “messaggio di pace” del Buddha si sostituisce il “la vendetta è mia” del Vecchio Testamento. Dopo la precipitosa serie di perdite, capovolgimenti e separazioni, l’unica soluzione possibile è l’auto-annientamento. Dopo essere sceso al livello di un killer vendicativo di stampo western, Cheng espia con un atto di harakiri di stile asiatico. Confondendo l’usanza cinese con quella giapponese, Griffith conclude il suo film intrecciando sofferenza poetica e misticismo orientale. Ma perfino il richiamo finale alla convenzione western, con il melodrammatico salvataggio all’ultimo minuto – pur amatissimo da Griffith – viene rovesciato e liquidato come irrilevante. La polizia locale, informata dell’assassinio di Burrows, corre alla volta del negozio di Cheng per arrestarlo. Griffith inizia il montaggio alternato tra la corsa della polizia e i preparativi di suicidio del cinese, come se intendesse mettere in scena l’ennesimo intervento salvifico. Ma, concentrandosi sulle attività rituali di Cheng, Griffith perde ogni interesse per l’avanzata dei poliziotti; e costruendo la scena del suicidio in un profluvio di campanelle da preghiera, incenso, candele, fiori, e icone dall’aspetto di bambole, la trasforma nella scena dei sogni frustrati e dell’amore infelice di Cheng. Di conseguenza, i “soccorritori” si riducono al ruolo di intrusi profani, e tutte le nozioni di “salvataggio”, con annesso arresto finale da parte dei poliziotti, vengono fatte apparire ingenue e grossolane. Le autorità, naturalmente, arrivano troppo tardi, e perfino il loro ruolo di spettatori inconsapevoli viene minimizzato. Quando arrivano nel negozio di Cheng Huan, come ha scritto Edward Wagenknecht, “noi li vediamo entrare ma non entriamo con loro” (Edward Wagenknecht e Anthony Slide, The Films of D.W. Griffith, 1975). Per la prima volta nella sua carriera, Griffith salta la scena clou dell’incontro tra gli aspiranti salvatori e il loro obiettivo. Nell’ultima sequenza, Griffith rimette al passo la forza propulsiva della narrazione lineare per completare il suo disegno simmetrico. Quando le autorità entrano nel negozio di Cheng, invece di mostrarci ciò che vedono, Griffith conclude il suo film come l’aveva cominciato: un monaco buddista percuote il gong del tempio e una nave esce dal porto di Shanghai.
Un film di Robert Wiene. Con Conrad Veidt, Werner Krauss, Friedrich Feher, Lil Dagover Titolo originale Das Kabinett des Dr. Caligari. Horror, Ratings: Kids+16, b/n durata 65′ min. – Germania 1920. MYMONETRO Il gabinetto del dottor Caligari [1] valutazione media: 4,52 su 15 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nella cittadina tedesca di Holstenwall intorno al 1830 il dottor Caligari esibisce in un baraccone da fiera il sonnambulo Cesare, inconsapevole esecutore dei suoi delitti. Lo studente Franz scopre che Caligari è il direttore di un manicomio e lo smaschera. In una sequenza finale, ambientata nel manicomio, si viene a sapere che Franz è pazzo e che tutto il racconto è frutto di una sua ossessione. Responsabile della scelta, per le scene (tutte dipinte) e i costumi, dei pittori Walter Reimann, Walter Röhrig e dell’architetto Herman Warm e del regista Wiene (che sostituì Fritz Lang), il produttore Erich Pommer aggiunge il finale (e il prologo) alla sceneggiatura di Carl Mayer e Hans Janowitz. I due protestarono perché l’espediente contraddiceva le loro intenzioni satiriche contro l’autoritarismo prussiano che tende a trasformare gli uomini in automi. Opera espressionistica per eccellenza, capolavoro del muto di straordinaria influenza sul cinema successivo, è probabilmente il 1° film di culto della storia del cinema, il 1° film horror di valore e il 1° a proporre la teoria che il terrore psicologico può essere spaventevole quanto quello fisico. Oltre alla sua forza claustrofobica figurativa – frutto di un coerente apporto di scene, costumi, illuminazione, recitazione – che crea un mondo di caos, paura, incomunicabilità, il film è assai moderno nella sua tematica per l’intersecazione dei suoi livelli di realtà e l’ironica ambiguità del suo scioglimento. Intitolato Dott. Calligari (con 2 elle!) ottenne il nulla osta il 30-1-1924. Annullato dalla censura il 4-2, ripristinato il 4-9 e definitivamente vietato per decreto ministeriale il 14-12-1924.
The outstanding Flicker Alley 5-disc set Georges Méliès: First Wizard of Cinema (1896-1913) is now published, and I have my copy. Naturally, it’s a sensational package. Put together by Eric Lange (Lobster Films) and David Shepard (Blackhawk Films) from the archival holdings from seventeen collections across eight countries, the elegantly-presented DVDs comprises 173 titles (including one unidentified fragment) – almost (though not quite) every extant Georges Méliès film, plus the Georges Franju 1953 film, Le Grand Méliès. The DVDs are region 0, NTSC format. The set comes with a well-illustrated booklet, which has essays by Norman McLaren (something of a surprise – it’s a transcript of an audio recording he made for a conference he couldn’t attend) and a long piece by John Frazer on Méliès’ life and work, adapted by Shepard from a text first written by Frazer in 1979. The full list of titles is now available on the Flicker Alley site, but here’s The Bioscope’s version, with the titles in the chronological order in which they appear on the DVDs, with Star-Film catalogue number, original French title and English title. 1896 1 – Partie de cartes, une/Playing Cards 26 – Nuit terrible, une/Terrible Night, a 70 – Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin/Vanishing Lady, the 82 – Cauchemar, le/Nightmare, A 1897 96 – Château hanté, le/Haunted Castle, The 106 – Prise de Tournavos, la/Surrender of Tournavos, The 112 – Entre Calais et Douvres/Between Calais and Dover 122-123 – Auberge ensorcelée, l’/Bewitched Inn, the 128 – Après le bal (le tub)/After the Ball 1898 147 – Visite sous-marine du Maine/Divers at Work on the Wreck of the “Maine” 151 – Panorama pris d’un train en marche/Panorama from Top of a Moving Train 153 – Magicien, le/Magician, The 155 – Illusions fantasmagoriques/Famous Box Trick, The 159 – Guillaume Tell et le clown/Adventures of William Tell, The 160-162 – Lune à un mètre, la/Astronomer’s Dream, The 167 – Homme de têtes, un/Four Troublesome Heads, The 169 – Tentation de Saint Antoine/Temptation of St Anthony, the Entrevue de Dreyfus et de sa femme à Rennes 1899 183 – Impressionniste fin de siècle, l’/Conjurer, The 185-187 – Diable au couvent, le/Devil in a Convent, The 188 – Danse du feu/Pillar of Fire, The 196 – Portrait mystérieux, le/Mysterious Portrait, The 206 – Affaire Dreyfus, la dictée du bordereau/Dreyfus Court Martial – Arrest of Dreyfus 207 – Ile du diable, l’/Dreyfus: Devil’s Island – Within the Palisade 208 – Mise aux fers de Dreyfus/Dreyfus Put in Irons 209 – Suicide du Colonel Henry/Dreyfus: Suicide of Colonel Henry 210 – Débarquement à Quiberon/Landing of Dreyfus at Quiberon 211 – Entrevue de Dreyfus et de sa femme à Rennes/Dreyfus Meets His Wife at Rennes 212 – Attentat contre Me Labori/Dreyfus: The Attempt Against the Life of Maître Labori 213 – Bagarre entre journalistes/Dreyfus: The Fight of Reporters 214-215 – Conseil de guerre en séance à Rennes, le/Dreyfus: The Court Martial at Rennes 219-224 – Cendrillon/Cinderella 226-227 – Chevalier mystère, le/Mysterious Knight, The 234 – Tom Whisky ou l’illusionniste truqué/Addition and Subtraction L’Homme-orchestre 1900 243 – Vengeance du gâte-sauce, la/Cook’s Revenge, The 244 – Infortunes d’un explorateur, les/Misfortunes of an Explorer, The 262-263 – Homme-orchestre, l’/One-Man Band, The 264-275 – Jeanne d’Arc/Joan of Arc 281-282 – Rêve du Radjah ou la forêt enchantée, le/Rajah’s Dream, The 285-286 – Sorcier, le prince et le bon génie, le/Wizard, the Prince and the Good Fairy, The 289-291 – Livre magique/Magic Book, The 293 – Spiristisme abracadabrant/Up-to-date Spiritualism 294 – Illusioniste double et la tête vivante, l’/Triple Conjurer and the Living Head, The 298-305 – Rêve de Noël/Christmas Dream, The 309-310 – Nouvelles luttes extravagantes/Fat and Lean Wrestling Match 311 – Repas fantastique, le/Fantastical Meal, A 312-313 – Déshabillage impossible, le/Going to Bed under Difficulties 314 – Tonneau des Danaïdes, le/Eight Girls in a Barrel 317 – Savant et le chimpanzé, le/Doctor and the Monkey, The 322 – Réveil d’un homme pressé, le/How He Missed His Train L’Homme à la tête en caoutchouc 1901 325-326 – Maison tranquille, la/What is Home Without the Boarder? 332-333 – Chrysalide et le papillon, la/Brahmin and the Butterfly, The 335-336 – Dislocation mystérieuse/Extraordinary Illusions 345-347 – Antre des esprits, le/Magician’s Cavern, The 350-351 – Chez la sorcière/Bachelor’s Paradise, The 357-358 – Excelsior!/Excelsior! – Prince of Magicians 361-370 – Barbe-Bleue/Blue Beard 371-372 – Chapeau à surprises, le/Hat With Many Surprises, The 382-383 – Homme à la tête en caoutchouc, l’/Man With the Rubber Head, The 384-385 – Diable géant ou le miracle de la madone, le/Devil and the Statue, The 386 – Nain et géant/Dwarf and the Giant, The Voyage dans la lune 1902 391 – Douche du colonel/Colonel’s Shower Bath, The 394-396 – La danseuse microscopique, la/Dancing Midget, The 399-411 – Voyage dans la lune/Trip to the Moon, A 412 – Clownesse fantôme, la/Shadow-Girl, The 413-414 – Trésors de Satan, les/Treasures of Satan, The 415-416 – Homme-mouche, l’/Human Fly, The 419 – Équilibre impossible, l’/Impossible Balancing Feat, An 426-429 – Voyage de Gulliver à Lilliput et chez les géants, le/Gulliver’s Travels Among the Lilliputians and the Giants No number – Sacre d’Edouard VII, le/Coronation of Edward VII, The 445-448 – Guirlande merveilleuse, la/Marvellous Wreath, The 1903 451-452 – Malheur n’arrive jamais seul, un/Misfortune Never Comes Alone 453-457 – Cake-walk infernal, le/Infernal Cake-Walk, The 458-459 – Boîte à malice, la/Mysterious Box, The 462-464 – Puits fantastique, le/Enchanted Well, The 465-469 – Auberge du bon repos, l’/Inn Where No Man Rests, The 470-471 – Statue animée, la/Drawing Lesson, The 473-475 – Sorcier, le/Witch’s Revenge, The 476 – Oracle de Delphes, l’/Oracle of Delphi, The 447-478 – Portrait spirite, le/Spiritualistic Photographer 479-480 – Mélomane, le/Melomaniac, The 481-482 – Monstre, le/Monster, The 483-498 – Royaume des fées, le/Kingdom of the Fairies, The 499-500 – Chaudron infernal, le/Infernal Cauldron, The 501-502 – Revenant, le/Apparitions 503-505 – Tonnerre de Jupiter, le/Jupiter’s Thunderbolts 506-507 – Parapluie fantastique, le/Ten Ladies in an Umbrella 508-509 – Tom Tight et Dum Dum/Jack Jaggs and Dum Dum 510-511 – Bob Kick, l’enfant terrible/Bob Kick the Mischievous Kid 512-513 – Illusions funambulesques/Extraordinary Illusions 514-516 – Enchanteur Alcofribas, l’/Alcofribas, the Master Magician 517-519 – Jack et Jim/Comical Conjuring 520-524 – Lanterne magique, la/Magic Lantern, The 525-526 – Rêve du maître de ballet, le/Ballet Master’s Dream, The 527-533 – Faust aux enfers/Damnation of Faust, The 534-535 – Bourreau turc, le/Terrible Turkish Executioner, The 538-539 – Au clair de la lune ou Pierrot malheureux/Moonlight Serenade, A 540-541 – Prêté pour un rendu, un/Tit for Tat Voyage à travers l’impossible 1904 547-549 – Coffre enchanté, le/Bewitched Trunk, The 552-553 – Roi du maquillage, le/Untamable Whiskers 554-555 – Rêve de l’horloger, le/Clockmaker’s Revenge, The 556-557 – Transmutations imperceptibles, les/Imperceptible Transmutations, The 558-559 – Miracle sous l’Inquisition, un/Miracle Under the Inquisition, A 562-574 – Damnation du Docteur Faust/Faust and Marguerite 578-580 – Thaumaturge chinois, le/Tchin-Chao, the Chinese Conjurer 581-584 – Merveilleux éventail vivant, le/Wonderful Living Fan, The 585-588 – Sorcellerie culinaire/Cook in Trouble, The 589-590 – Planche du diable, la/Devilish Prank, The 593-595 – Sirène, la/Mermaid, The 641-659 – Voyage à travers l’impossible/Impossible Voyage, The 665-667 – Cascade de feu, la/Firefall, The 678-679 – Cartes vivantes, les/Living Playing Cards, The 1905 683-685 – Diable noir, le/Black Imp, The 686-689 – Phénix ou le coffret de cristal, le/Magic Dice, The 690-692 – Menuet lilliputien, le/Lilliputian Minuet, The 705-726 – Palais des mille et une nuits, le/Palace of the Arabian Nights, The 727-731 – Compositeur toqué, le/Crazy Composer, A 738-739 – Chaise à porteurs enchantée, la/Enchanted Sedan Chair, The 740-749 – Raid Paris – Monte-Carlo en deux heures, le/Adventurous Automobile Trip, An 756-775 – Légende de Rip Van Vinckle, la/Rip’s Dream 784-785 – Tripot clandestin, le/Scheming Gamblers’ Paradise, The 789-790 – Chute de cinq étages, une/Mix-up in the Gallery, A 791-806 – Jack le ramoneur/Chimney Sweep, The 807-809 – Maestro Do-Mi-Sol-Do, le/Luny Musician, The 1906 818-820 – Cardeuse de matelas, la/Tramp and the Mattress Makers, The 821-823 – Affiches en goguette, les/Hilarious Posters, The 824-837 – Incendiaires, les/Desperate Crime, A 838-839 – “Anarchie chez Guignol, l’”/Punch and Judy 843-845 – Hôtel des voyageurs de commerce ou les suites d’une bonne cuite, l’/Roadside Inn, A 846-848 – Bulles de savon animées, les/Soap Bubbles 849-870 – Quatre cents farces du diable, les/Merry Frolics of Satan, The 874-876 – Alchimiste Parafaragaramus ou la cornue infernale, l’/Mysterious Retort, The 877-887 – Fée Carabosse ou le poignard fatal, la/Witch, The L’Tunnel sous la Manche ou le cauchemar anglo-français 1907 909-911 – Douche d’eau bouillante, la/Rogues’ Tricks 925-928 – Fromages automobiles, les/Skipping Cheeses, The 936-950 – Tunnel sous la Manche ou le cauchemar anglo-français, le/Tunnelling the English Channel 961-968 – Eclipse de soleil en pleine lune/Eclipse, or the Courtship of the Sun and Moon, The 1000-1004 – Pauvre John ou les aventures d’un buveur de whisky/Sightseeing through Whisky 1005-1009 – Colle universelle, la/Good Glue Sticks 1014-1017 – Ali Barbouyou et Ali Bouf à l’huile/Delirium in a Studio 1030-1034 – Tambourin fantastique, le/Knight of Black Art, The 1035-1039 – Cuisine de l’ogre, la/In the Bogie Man’s Cave 1044-1049 – Il y a un dieu pour les ivrognes/Good Luck of a Souse, The 1066-1068 – Torches humaines/Justinian’s Human Toches 548 A.D. 1908 1069-1072 – Génie du feu, le/Genii of the Fire, The 1073-1080 – Why that actor was late 1081-1085 – Rêve d’un fumeur d’opium, le/Dream of an Opium Fiend, The 1091-1095 – Photographie électrique à distance, la/Long Distance Wireless Photography 1096-1101 – Prophétesse de Thèbes, la/Prophetess of Thebes, The 1102-1103 – Salon de coiffure/In the Barber Shop 1132-1145 – Nouveau seigneur du village, le/New Lord of the Village, The 1146-1158 – Avare, l’/Miser, The 1159-1165 – Conseil du Pipelet ou un tour à la foire, le/Side Show Wrestlers 1176-1185 – Lully ou le violon brisé/Broken Violin, The 1227-1232 – The Woes of Roller Skates 1246-1249 – Amour et mélasse/His First Job 1250-1252 – Mésaventures d’un photographe, les/The Mischances of a Photographer 1253-1257 – Fakir de Singapour, le/Indian Sorcerer, An 1266-1268 – Tricky painter’s fate, a 1288-1293 – French interpreter policeman/French Cops Learning English 1301-1309 – Anaïc ou le balafré/Not Guilty 1310-1313 – Pour l’étoile S.V.P./Buncoed Stage Johnnie 1314-1325 – Conte de la grand-mère et rêve de l’enfant/Grandmother’s Story, A 1416-1428 – Hallucinations pharmaceutiques ou le truc du potard/Pharmaceutical Hallucinations 1429-1441 – Bonne bergère et la mauvaise princesse, la/Good Shepherdess and the Evil Princess No number – unidentified film 1909 1495-1501 – Locataire diabolique, le/Diabolic Tenant, The 1508-1512 – Illusions fantaisistes, les/Whimsical Illusions 1911 1536-1547 – Hallucinations du Baron de Münchausen, les /Baron Munchausen’s Dream 1912 Pathé – A la conquète du pôle/Conquest of the Pole, The Pathé – Cendrillon ou la pantoufle merveilleuse/Cinderella Pathé – Chevalier des neiges, le/Knight of the Snow, The 1913 Pathé – Voyage de la famille Bourrichon, le/Voyage of the Bourichon Family, The Almost needless to say, the quality of the digital transfers is excellent, sometimes startlingly so. There are fifteen examples of beautiful hand-colouring. Many musicians have provided scores, making the DVD a fascinating demonstration in itself of different approaches to the task of accompanying Georges Méliès (even if, for myself I find the American taste for organ accompaniment baffling). They are Eric Beheim, Brian Benison, Frederick Hodges, Robert Israel, Neal Kurz, the Mont Alto Motion Picture Orchestra, Alexander Rannie, Joseph Rinaudo, Rodney Sauer and Donald Sosin. Some of the films come with Georges Méliès’ original English narrations, designed to be spoken alongside the films, and here are spoken by Serge Bromberg and Fabrice Zagury (with some rather quaint mangling of the English language in places). Georges Méliès is confirmed here as among the pre-eminent artists of the cinema, perhaps the most exuberant of all filmmakers. The films display imagination, wit, ingenuity, grace, style, fun, invention, mischief, intelligence, anarchy, innocence, vision, satire, panache, beauty and longing, the poetry of the absurd. Starting out as extensions of the tricks that made up Méliès’ magic shows, to view them in chronological order as they are here is to see the cinema itself bursting out of its stage origins into a theatre of the mind, where anything becomes possible – a true voyage à travers l’impossible, to take the title of one of his best-known films. The best of them have not really dated at all, in that they have become timeless, and presumably (hopefully) always will be so. Méliès in his lifetime suffered the agony of seeing his style of filmming turn archaic as narrative style in the Griffith manner became dominant, but we can see now that is his work that has truly lasted. The films will always stand out as showing how motion pictures, when they first did appeared, in a profound sense captured the imagination. And there is that consistency of vision that confirms Méliès as a true artist with a body of work that belongs in a gallery – or in this case a boxed set of DVDs – for everyone to appreciate. What a great publication this is. Every good home should have one.
Un film di Dziga Vertov. Titolo originale Tri pesni o Lenine. Muto, b/n durata 58′ min. – URSS 1934.
Le due diverse date fornite qui sopra riflettono la storia della copia attualmente disponibile. La versione sonora di Tri pesni o Lenine (Tre canti su Lenin) venne approntata nel 1934, quella muta nel 1935. Nel 1938 fu richiesto a Vertov di rimontare entrambe le versioni: nel frattempo le purghe staliniane avevano raggiunto il culmine e i “nemici del popolo” che erano stati fisicamente eliminati entro i tardi anni Trenta dovevano essere cancellati anche dal film. Le versioni originali del 1934 e 1935 non esistono più, ma possiamo supporre che differissero notevolmente da quelle ora disponibili.La prima della versione sonora di Tri pesni o Lenine si tenne al festival di Venezia nell’estate del 1934; in quella stessa estate il film fu presentato a Mosca ai delegati del primo Congresso degli scrittori sovietici: distribuito a novembre (sei mesi dopo che era stato completato), ebbe un considerevole successo sia in patria che all’estero. Lo scrittore inglese H.G. Wells (che aveva conosciuto Lenin) raccontò che pur avendo visto il film senza traduzione aveva compreso ogni parola.
La versione muta (1935) fu preparata per le sale di provincia non attrezzate per il sonoro (in Russia si videro film muti sino alla fine degli anni Quaranta). Queste versioni mute erano in genere reputate inferiori: si sapeva che erano fatte dagli aiuto-registi e di norma non venivano recensite. Nel caso in questione tuttavia la versione muta non era soltanto la parente povera della sonora: sappiamo che Vertov e la Svilova vi avevano lavorato e che le due versioni differiscono considerevolmente: non dal punto di vista qualitativo, ma nel contenuto e nel montaggio.La versione sonora di Tri pesni o Lenine è costituita da tre parti ognuna delle quali basata su materiali folklorici. La prima parte ritrae il leader sovietico attraverso canti e racconti popolari; la seconda è un requiem commorativo di Lenin; la terza (quella ottimista) asserisce l’immortalità di Lenin attraverso l’immortalità delle sue idee. Per Vertov, Lenin era un nuovo dio e ciò riflette la nuova religiosità comunista del cineasta. Nel film, Lenin è evocato come fosse un Messia, colui che non solo ha indicato alla Russia la nuova via, ma che – anche oltre la tomba – può continuare ad aiutare il paese a progredire. È propaganda, ma non soltanto. Vertov chiamava il tipo di montaggio qui adottato “spirale” e diede una forma a spirale alle stesse didascalie. Il sogno di Vertov (annunciato nei suoi tanti manifesti) era sempre stato quello di usare il potere del cinema per costruire l’Uomo Nuovo (ovvero, il Nuovo Adamo, come lui soleva chiamarlo). In questo film Lenin è il Futuro Adamo di Vertov e il montaggio a spirale è il suo genoma, scoperto da Vertov prima dei genetisti. Vertov cercò di fare ciò che l’Internazionale prometteva a parole e ciò che i Bolscevichi non riuscirono a fare nella pratica: costruire il Nuovo Mondo sulle rovine di quello vecchio. Il film fu per Vertov un trionfo, ma un trionfo che professionalmente non gli aprì nuove strade. Coloro che erano al potere si assicurarono che Vertov non avesse più l’opportunità di fare un fim messianico come questo.La versione muta di Tri pesni o Lenine omette le interviste post-sincronizzate per cui la versione sonora era diventata famosa. Ma questa versione muta non è Tri pesni – Tre canti – senza il sonoro. Le didascalie sono le stesse, ma qui ci sono scene nuove, mentre per certe scene già note vengono usate inquadrature alternative a quelle girate per il film sonoro. Vertov si avvale anche di quanto fatto in precedenza sul tema di Lenin. Come in Leninskaia Kino-Pravda (Kino-Pravda su Lenin), la versione muta inizia con il (muto) discorso rivolto al pubblico da un lavoratore, il quale dice di essere l’uomo che nel 1918 aveva catturato Fanny Kaplan, dopo che costei aveva tentato di uccidere Lenin sparandogli con una pistola. Era questo un argomento tornato di grande attualità, visto che uno dei più importanti esponenti del governo sovietico, Sergei Kirov, era stato assassinato nel dicembre del 1934. La versione muta vanta anche delle impeccabili riprese che non troviamo nel prototipo sonoro mentre nel montaggio riconosciamo il Vertov muto migliore. Se la versione sonora era l’ispirato inno di Vertov all’Uomo Nuovo, quella muta, in sintonia con il Vertov degli anni Venti, è un inno al Nuovo Cinema.
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