Category: Muto


Un film di Joseph Von Sternberg. Con William Powell, Evelyn Brent, Emil Jannings Titolo originale The Last Command. Guerra, Ratings: Kids+16, b/n durata 88′ min. – Germania 1928. MYMONETRO Crepuscolo di gloria * * * 1/2 - valutazione media: 3,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Uno dei capolavori assoluti del cinema. Emil Jannings vinse l’Oscar come migliore attore protagonista durante la prima assegnazione del premio. Tra gli autori del soggetto il grande Ernst Lubitsch; Josef von Sternberg realizza il suo film migliore, pari solo a L’angelo azzurro. Un generale, parente dello zar, riesce a salvarsi per mezzo di una rivoluzionaria che lo ama. Arrivato a Hollywood farà la comparsa, morendo sul set.

The Last Command (1928) on IMDb
L'Atlantide (1921) — The Movie Database (TMDB)

Un film di Jacques Feyder. Con Stacia Napierkowska, Jean Angelo, Georges Melchior, Marie-Louise Iribe, Paul Francescki, Add-el-Kadr Ben Alì Fantastico, durata 145′ min. – Francia 1921. MYMONETRO L’atlantide * * 1/2 - - valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dal romanzo di Pierre Benoît. Due ufficiali francesi, sperduti nel Sahara, scoprono un mondo ignorato dalle carte geografiche, dove regna su una tribù di Tuareg la bella e crudele Antinea che li irretisce. Film di altissimo costo per l’epoca, ebbe grande successo. Girato nel Sahara marocchino. Attori ridicoli

Missing Husbands (1921) on IMDb

Alice in Wonderland è un film muto del 1915 diretto da W.W. Young.

Una delle prime versioni cinematografiche tratte dai romanzi di Lewis Carroll; il film aveva come protagonista Viola Savoy. Nata nel 1899 a Brooklyn, l’attrice interpretò sullo schermo solo questo ruolo insieme a un altro film, The Spendthrift.

Alice, recatasi a un picnic con la sorella, mentre quest’ultima legge ad alta voce vicino a un ruscello, si mette a sonnecchiare. In sogno, Alice è condotta dal coniglio bianco nel paese delle meraviglie dove la ragazza vivrà una serie di avventure: incontrerà un bruco che fuma il narghilè, la duchessa, Panco Pinco e Pinco Panco, lo Stregatto. Giocherà a croquet con il re e la regina di cuori usando come mazza un fenicottero e vedrà eseguire la quadriglia da trichechi e aragoste. Dopo essere stata chiamata come testimone a un processo che potrebbe finire con una condanna capitale, lei si rifiuta di testimoniare dichiarando che tutti i partecipanti non sono altro che un mazzo di carte da gioco.

Alice in Wonderland (1915) on IMDb

Regia di Raoul Walsh. Un film Da vedere 1924 con Douglas FairbanksAnna May WongJulianne JohnsonJohn JustinMorten Selten. Titolo originale: The Thief of Bagdad. Genere Avventura – USA1924durata 115 minuti. – MYmonetro 3,26 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nell’antica Baghdad un giovane ladro, mani leste e testa fine, aiuta il Sultano, detronizzato dal malvagio Gran Visir, a riconquistare il trono. Celebre versione muta di un racconto delle Mille e una notte nata dall’incontro felice tra due grandi personalità del muto, tra l’energia narrativa di Walsh e l’ilare atletismo di Fairbanks: dinamismo, umorismo, esotismo, erotismo. Come film di Fairbanks gli sono preferibili, forse, Robin Hood (1922) o The Gaucho (1928) perché l’ambientazione favolosa e il fasto cinematografico si sovrappongono qua e là al personaggio; come film di Walsh è un punto d’arrivo, notevole per l’entusiasmo con cui il giovane regista si lanciò nel gioco della sperimentazione linguistica per far coincidere la magia araba con quella del cinema.

 Il ladro di Bagdad
(1924) on IMDb

Un film di David Wark Griffith. Con Lillian Gish, Douglas Fairbanks, Constance Talmadge, Alfred Paget, Max Davidson. Muto, Ratings: Kids+13, b/n durata 171′ min. – USA 1916. MYMONETRO Intolerance * * * 1/2 - valutazione media: 3,75 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Fedele a quella che era ormai diventata una sua prassi abituale, Griffith cominciò a lavorare al suo nuovo film durante il montaggio di The Clansman, nel tardo autunno del 1914. Il nuovo film, intitolato The Mother and The Law, era stato pensato come un progetto complementare a The Escape, già distribuito nei primi mesi dello stesso anno. Griffith scritturò nuovamente Mae Marsh e Bobby Harron per un secondo studio sulla prostituzione e la lotta tra bande nei bassifondi della città. Nel gennaio del 1915, quando il film in 3 rulli era praticamente completato, Griffith poté dedicarsi interamente alla promozione del suo lungometraggio sulla guerra civile. Verso la fine di febbraio lasciò la California per sovrintendere alla “prima” newyorchese e dare battaglia ai suoi avversari scatenati sul fronte della censura. Nel maggio, quando le controversie suscitate da The Birth avevano raggiunto il loro apice, Griffith tornò a dedicarsi alla sua storia di bassifondi, intenzionato a sfruttare il grande successo di The Birth. Fu allora che prese la fatidica decisione di ampliare la vicenda, trasformando The Mother in una denuncia dello sfruttamento industriale. Fece allestire set sontuosi (in particolare il ballo di Mary Jenkins, la sala da ballo degli operai, il tribunale di Chicago e le forche di San Quintino), aggiunse la sequenza dello sciopero e il salvataggio in extremis; e introdusse il tema del proprietario della fabbrica, Jenkins, della sua sgraziata sorella e dei crudeli riformatori sociali. I nuovi sviluppi della trama furono determinati, in parte, dal tentativo di sfruttare l’attualità giornalistica delle vicende che vedevano coinvolto John D. Rockfeller Jr., che già nel 1913 aveva suscitato controversie e rancori con la creazione della Fondazione Rockfeller e che ora si trovava a dover rispondere a una commissione d’inchiesta governativa sul ruolo da lui svolto durante lo sciopero di minatori che nel 1914, a Ludlow, nella sua Colorado Fuel and Iron Company, era sfociato in un massacro. Per creare questa nuova possente introduzione, Griffith intrecciò dettagli di quello sciopero con i disordini ancora più sanguinosi che nello stesso anno avevano accompagnato lo sciopero della Rockfeller Standard Oil di Bayonne, nel New Jersey. Nella nuova versione ampliata di The Mother, sono un industriale tirannico e una organizzazione benefica puritana a scatenare le disgrazie che cadono su Mae Marsh e sul suo sfortunato innamorato e che non conducono solo all’ingiusta condanna di Bobby Harron per omicidio, ma anche alla sottrazione coatta del loro bambino e a un’elaborata, nuova lunghissima sequenza di salvataggio in extremis che comprende una locomotiva, un’auto da corsa, un telefono e i famosi rasoi dell’impiccagione.Griffith continuò le riprese della sua storia moderna durante l’estate del 1915, girando ex novo il processo di Harron, le scene del carcere e la corsa risolutiva di Marsh. Nel frattempo (a metà settembre) iniziò a lavorare alla storia francese. Questo fu il primo dei due memorabili sviluppi legati all’evoluzione del film: la decisione di creare una controparte storica da raccontare parallelamente alla storia moderna. Non possiamo dire con esattezza se a questo punto Griffith intendesse contrapporre solo l’episodio francese e il moderno – mettendo a confronto gli eventi scaturiti dal massacro di Ludlow con quelli che, nella Francia del 1572, si conclusero con il massacro della notte di San Bartolomeo – o se invece l’idea della struttura in 4 episodi fosse nata simultaneamente. Già di per sé, l’aggiunta dell’episodio francese apriva il film in modo sorprendentemente innovativo, fornendo uno straordinario capovolgimento della storia moderna. L’attenzione ora era focalizzata interamente su due eventi sanguinari provocati da donne nevrotiche e violente insensibili ai diritti della famiglia in un film ancora appropriatamente intitolato The Mother and the Law. Sia che Griffith avesse contemplato o meno l’idea di fermarsi alla storia francese, fin dall’inizio dell’espansione l’accento è posto sulla spettacolarità. I fotogrammi depositati per il copyright con alcuni interni del palazzo del Louvre imbibiti a mano [o colorati con il procedimento Handschiegl?] provano che Griffith aveva girato una versione più lunga del letale intrigo di corte che coinvolgeva l’ammiraglio de Coligny, il re di Navarra e la famiglia Guisa, che in seguito avrebbe tagliato.La seconda importante decisione da parte di Griffith emerse solo verso la fine dell’anno, quando i famosi set dell’episodio babilonese cominciarono a giganteggiare sulle villette hollywoodiane di Sunset Boulevard. L’inizio delle riprese dell’episodio più costoso ebbero tutti i crismi del primo giorno di lavorazione di un nuovo film; e del resto, in un certo senso, di questo si trattava. Griffith dette un nuovo assetto e ridefinì drasticamente il suo film, poiché ora all’episodio francese e a quello moderno veniva contrapposta la fastosa e chimerica ricostruzione storica di un edonistico e pre-cristiano regno delle meraviglie. Ad alcune celebrità dell’epoca – tra cui il governatore della California Hiram Johnson – venne concesso di visitare i set. Nel gennaio del 1916 Griffith mise a pieno regime le maestranze della Fine Arts. Bitzer poté disporre di quattordici cameraman, che si alternavano sul set in base ai rispettivi impegni di routine, e “non era affatto inusuale vedere al lavoro otto cineprese contemporaneamente” (da The Brooklyn Citizen, 6 novembre 1916). L’episodio babilonese richiese 4 mesi di riprese, dal gennaio all’aprile del 1916, più di quanto avesse richiesto l’intera lavorazione di The Birth of a Nation. E, quando fu terminato, Griffith rimaneggiò nuovamente la storia moderna. Ancora insoddisfatto delle scene del processo e dell’esecuzione, fece ricostruire i set che aveva mandato al macero l’estate precedente. Una foto di scena ritrovata da Marc Wanamaker verso la fine degli anni ’80 ci mostra i set delle forche e di una porzione dell’aula giudiziaria appena ricostruiti sul pavimento della gigantesca scenografia babilonese. Poi Griffith fece allestire un altro set per girare la sequenza di Lillian Gish che dondola la culla.Il risultato finale, con l’aggiunta delle scene della Passione (girate nel dicembre del 1915) era un conglomerato di storie e stili diversi in cerca di un principio unificatore. In parte dramma allegorico, in parte circo a tre piste, il film era in carattere con il nuovo eclettismo estetico che aveva definitivamente sepolto il vecchio ideale di sintesi organica. Insieme con Treemonisha di Scott Joplin e la Terza Sinfonia di Charles Ives, Intolerance rimane uno dei grandi ibridi dell’epoca. Le “prime” e la distribuzione di Intolerance costituiscono un racconto molto complesso, come ho descritto abbastanza dettagliatamente in occasione della presentazione della copia restaurata dal Museum of Modern Art’s nel 1989 (Merritt, “D.W. Griffith’s Intolerance: Reconstructing an Unaittanable Text”, Film History, Vol. 4, inverno 1990, p. 337-375). [Il film restaurato venne presentato al MoMa di New York nell’ottobre del 1989, e vide la sua anteprima europea a Pordenone un anno dopo]. Ma dall’inizio, Griffith continuò a considerare il suo film come “una maestosa improvvisazione” (la definizione è di Richard Schickel), rimaneggiandolo a più riprese per almeno altri 10 anni. La prima proiezione pubblica di Intolerance ebbe luogo all’Orpheum Theater di Riverside, in California, il 4 agosto del 1916, dove tenne cartellone per due giorni con il titolo alquanto pomposo di The Downfall of All Nations, or Hatred The Oppressor, diretto da un certo Dante Guilio [sic] – che la stampa definiva “il famoso regista italiano attualmente prigioniero degli austriaci nelle prigioni viennesi”. Secondo gli annunci pubblicitari, il film epico di Dante Guilio – che si proclamava “PIÙ GRANDE DI ‘THE KLANSMAN’, ‘CABIRIA’ E ‘BEN-HUR’ MESSI INSIEME” – era costituito da 11 rulli. In quella fatidica occasione, le didascalie soporifere e
i dettagli tediosi del film fiaccarono la resistenza di almeno un paio di spettatori; gli stessi due che in seguito – in modo abbastanza fuorviante – gli attribuirono tempi di durata wagneriana. Negli anni ’20, Lillian Gish ricordava quella serata come un’esperienza estenuante che sembrava non dovesse “finire mai”. Mentre il rettore della Stanford University, David Starr Jordan, ricordando l’anteprima di Riverside a sei mesi di distanza, le attribuiva una durata di almeno 6 ore, anche se ammetteva di aver assistito solo alla prima parte. Da questi racconti, sono nate le leggende sulla lunghezza smodata del film; che in realtà – anche alle sue anteprime – si ritiene non raggiungesse le 3 ore di durata. Ciò non di meno, anche dalle recensioni dell’epoca emerge chiaramente che il film era considerato lento e le sue didascalie verbose. Riverside fu solo la prima tappa di una lunga serie di anteprime pubbliche di Intolerance. Griffith tornò a Los Angeles per modificare le didascalie e il montaggio, e dieci giorni dopo organizzò una seconda proiezione, stavolta a Pomona, in California. Il titolo era ancora The Downfall of All Nations, e Griffith continuava a chiamarsi Dante Guilio, ma la nuova pubblicità annunciava un film di 12 rulli e il giornalista del Progress di Pomona gli attribuiva una durata di “quasi 3 ore”. Il film, presentato con l’accompagnamento musicale di “un’orchestra sinfonica” di 8 elementi, riempì le prime pagine dei giornali di titoli trionfali, ma lo spettacolo continuava chiaramente a non funzionare (The Pomona Bulletin, 17 agosto 1916).Dietro le quinte, l’aiuto regista Joseph Henabery esprimeva il proprio senso di delusione, peraltro condiviso da altri, su questo secondo tentativo: “Il film mi lasciava molto perplesso. Ero scoraggiato e insoddisfatto… Griffith aveva accumulato troppo materiale… Ma la cosa che mi disturbava più di tutto erano le didascalie”. La stampa locale dette voce allo scontento generale. Per il Progress di Pomona “Il dramma umano emerge solo nelle scene in cui la povera madre mostra la sua devozione per il bambino e per il marito perseguitato”. Un altro giornalista, dopo aver intervistato Griffith, scrisse: “Occorre un riordinamento delle migliaia di scene, un drastico taglio delle sequenze inutili, e un adeguato commento musicale – affinché il carattere di ogni singola scena, immagini e musica, possa raggiungere il suo culmine drammatico. Il signor Griffith ha davanti a sé ancora parecchi giorni di duro lavoro prima che il suo ponderoso dramma sia pronto per il pubblico”. Griffith rimaneggiò nuovamente il film, e organizzò una terza anteprima pubblica a San Luis Obispo, cui fece seguire una proiezione privata per la stampa al Tally’s Broadway Theater di Los Angeles. Infine decise di portare il film a New York per il suo debutto ufficiale.La sera della “prima” al Liberty, il 5 settembre del 1916, fu uno spettacolo nello spettacolo. Lo scenografo di Griffith aveva trasformato il teatro in un tempio assiro, con incensi che bruciavano nel foyer adorno di sagome di legno e decorazioni di gusto orientale. Le mascherine erano vestite da sacerdotesse babilonesi, mentre gli uscieri esibivano smoking di raso rosso e nero. Per preparare la serata, Griffith visse praticamente nel teatro per 10 giorni di fila, controllando di persona non solo le prove dell’orchestra di 40 elementi e del coro, ma anche lo speciale sistema d’illuminazione appositamente ideato per proiettare sullo schermo varie sfumature di colore, e l’imponente carico di marchingegni per gli effetti sonori che, stando ai resoconti dei giornali, era così ingombrante da dover essere stipato nel retropalco del Liberty. Anche i proiezionisti furono impegnati 18 ore al giorno per mettere a punto le varie velocità richieste per sincronizzare il film con la musica e gli effetti sonori. The Moving Picture World (30 settembre 1916) calcolava che, in totale, per la presentazione newyorchese erano state coinvolte 134 persone, ivi compresi i 7 uomini responsabili del “considerevole quantitativo di esplosivi” usato per le scene di battaglia.Alla fine, per un motivo o per l’altro, i critici dell’anteprima newyorchese rimasero sbalorditi. Malgrado la sua pessima nomea critica, Intolerance ricevette recensioni decisamente positive. La stampa locale, quella di categoria e anche le riviste per amatori saltarono sul carro del vincitore, esprimendo solo qualche riserva su dettagli minori. Julian Johnson di Photoplay (dicembre 1916) scrisse: “È una piacevole carrellata storica; un veloce viaggio attraverso i secoli, un corso didattico condensato in una sola serata. Intolerance è il più straordinario esperimento di racconto per immagini mai tentato prima”.Secondo l’Herald di New York (6 settembre 1916), “…le scene della guerra babilonese hanno spinto il pubblico elettrizzato a un applauso spontaneo per il loro intenso realismo. La festa indetta da Baldassarre per celebrare la vittoria sull’assalitore Ciro si svolge in un ambiente di dimensioni colossali, con l’occhio onniveggente della cinepresa che segue passo per passo lo spettacolare evento”. Il critico del N.Y. Call (10 ottobre 1916) esibì una personale predisposizione all’epica già nel titolo della sua recensione: “L’opera più grandiosa fin qui realizzata nell’arte della regia cinematografica”. L’articolo cominciava così: “Fa sembrare Cabiria uno spettacolino di marionette – tanto per parlar chiaro”.E perfino Alexander Woollcott, pur riservando a Intolerance una stroncatura sul New York Times (10 settembre 1916) – “Lo splendore senza precedenti della ineffabile ricostruzione storica si combina con una grottesca incoerenza di disegno e una totale vacuità di pensiero” – ammetteva che “le scene spettacolari valgono abbondantemente una visita al Liberty… L’immaginazione e la forza personale che emergono da questa impresa suggeriscono un uomo di grande statura. Il signor Griffith si configura come un novello Ciro. Entrambi hanno conquistato Babilonia. E varrebbe la pena di percorrere svariate miglia anche solo per vedere l’episodio babilonese”. E sicuramente molte ne percorse Griffith, che accompagnò le anteprime del suo film attraverso tutta l’America, prima a Brooklyn e a Pittsburgh, poi a Filadelfia, Milwaukee e Saint Louis. Griffith modificò e perfezionò la presentazione, ritoccando di volta in volta alcune parti del film. Tra le altre cose, lui e la sua società decisero di ampliare l’organico del coro quando il film giunse a Chicago e a Pittsburgh; mentre, a Washington DC, al posto del coro, preferì avvalersi di solisti che cantavano sulle musiche degli episodi babilonese e francese. Quando poi, nel 1917, vendette i diritti di distribuzione di Intolerance in tutto il Paese, introdusse una clausola contrattuale che impegnava il distributore “a dedicare al film la [sua] massima attenzione e a sperimentare l’impiego di un conferenziere (il corsivo è un’aggiunta; contratto Wark/McCarthy, 9 giugno 1917; cfr. accordo Wark/McSween, 6 settembre 1917).Non sappiamo con certezza se Griffith, dopo la “prima” newyorchese, abbia aggiunto nuovo materiale fotografico al suo film, ma se così fu, ciò avvenne sicuramente a breve distanza dal debutto. Le parti in questione riguardano le sequenze con le donne seminude in posa nel tempio dell’amore, poi nuovamente inserite nella danza del Tammuz. In realtà è impossibile stabilire se le scene del tempio dell’amore e della danza del Tammuz come le vediamo oggi siano apparse in tempo per la “prima” newyorchese. Ma verso la metà di novembre quelle scene erano sicuramente al loro posto, perché un fan newyorchese mandò a Griffith un rotolo di 26 piedi di versi scadenti che vi facevano esplicito riferimento. Sappiamo che le scene erano presenti anche quando il film fu presentato a Chicago, dove il locale comitato di censura fece pressione perché Griffith le tagliasse. I nudi sopravvissero all’attacco dei censori di Chicago, così come uscirono indenni da scontri simili a San Francisco e a Los Angeles. Poi cadd
ero nel mirino dei furibondi censori della Pennsylvania, cui Griffith dette strenuamente battaglia. A Pittsburgh e a Filadelfia, le scene di nudo vennero usate come oggetto di contrattazione, ma anche come elemento di distrazione per sviare l’attenzione dei censori dallo sciopero operaio e dalla satira antiriformista che molte commissioni esaminatrici ritenevano diffamatori.Vergini sacre a parte, le modifiche che Griffith apportò al film a partire dal settembre 1916 fino alla fine di febbraio del 1917, quando il tour delle anteprime americane di Intolerance si concluse, furono solo ritocchi di poco conto a un’opera anomala e di difficile controllo che sin dall’inizio si era sviluppata come una “maestosa improvvisazione”. Stabilire con esattezza quando abbia eliminato le scene descrittive dall’episodio sulla Passione di Cristo, quando abbia tolto la breve e inessenziale sequenza dell’assassinio di de Coligny durante il massacro degli ugonotti, o alterato questa o quella didascalia, è virtualmente impossibile perché Griffith non smise mai di considerare il suo film come un work in progress. Senza meno le modifiche continuarono fino al 27 febbraio del 1917, quando Griffith presenziò alla sua ultima anteprima a St. Louis. A partire da quella data, la versione del film aveva raggiunto la sua forma definitiva – e tale restò almeno fino alla fine di giugno, quando il road show di Intolerance, in sale selezionate e a prezzi speciali, ebbe termine.

Intolerance (1916) on IMDb
Locandina italiana Tempi moderni

Un film di Charles Chaplin. Con Charles Chaplin, Paulette Goddard, Henry Bergman, Tiny Sandford, Allan Garcia.Titolo originale Modern Times. Comico, b/n durata 80 min. – USA 1936. – Cineteca di Bologna uscita lunedì 8 dicembre 2014. MYMONETRO Tempi moderni * * * * 1/2 valutazione media: 4,77 su 46 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Charlot lavora in una fabbrica i cui ritmi disumani lo conducono al ricovero in manicomio. Quando esce si trova coinvolto in una manifestazione sindacale e viene arrestato. Dopo aver sventato un’evasione ritorna in libertà e salva una ragazza di strada dall’arresto innamorandosi di lei. La loro vita non sarà facile ma la speranza in un futuro migliore non verrà a mancare.
Chaplin, nonostante l’avvento del sonoro, rimane legato ai tempi e ai ritmi del cinema muto e anche in questo caso si affida all’audio per l’indimenticabile colonna sonora musicale e per i suoni e i rumori ma evita il più possibile le parole (e quando ne fa uso le assemblea con effetti surreali). In un’intervista rilasciata al “New York World” nel febbraio 1931 aveva affermato: “I macchinari che consentono di risparmiare manodopera ed altre invenzioni moderne non sono stati fatti per ricavare profitto ma per assistere l’umanità nella ricerca della felicità. La speranza per il futuro dipende da cambiamenti radicali per far fronte a questa situazione. I benestanti non vogliono che la situazione presente cambi. Non è certo questo il modo di impedire che si affermino idee bolsceviche o comuniste”. Cinque anni dopo la luce dei proiettori si accendeva su un operaio vittima dell’automatizzazione e su quel gregge di pecore che si sovrapponeva alle masse.
La catena di montaggio, gli scioperi, la povertà che colpiva chi, in seguito alla Grande Depressione, era finito ai margini del sistema produttivo, tutto questo e molto di più entrava a far parte di uno dei capolavori della storia del cinema. Nessun atteggiamento predicatorio inficia la narrazione. Anzi le gag che si susseguono nella prima parte dedicata alla fabbrica sono perfette nei ritmi e nei tempi di esecuzione (prima tra tutte la scena del pasto ‘meccanizzato’).
Charlot sta dalla parte degli ultimi sempre, anche quando fa la guardia notturna, e ciò gli procurò accuse di comunismo che ebbero le loro conseguenze anni dopo quando, ai tempi del maccartismo, fu costretto a lasciare gli Stati Uniti. Questo è anche l’ultimo film in cui compare il personaggio di Charlot. Il suo allontanarsi di spalle verso il futuro a fianco della monella è un addio destinato a rimanere per sempre nella memoria.

 Tempi moderni
(1936) on IMDb
Locandina La Via senza Gioia - L'Ammaliatrice

Un film di Georg Wilhelm Pabst. Con Greta GarboAsta NielsenValeska GertValéry InkijinoffWerner Krauss. continua» Titolo originale Die freudlose GasseDrammaticob/n durata 110 min. – Germania 1925.

Èl’ultimo film tedesco di Greta Garbo prima della partenza per Hollywood. Melodramma tratto da un feuilleton. In via Melchior, a Vienna, vicino a una macelleria c’è un negozio di abiti che in realtà è la copertura di un bordello.

The Joyless Street (1925) on IMDb

Gli occhi della mummia (Die Augen der Mumie Ma) è un film muto del 1918 diretto da Ernst Lubitsch.

In Egitto, Wendland, un giovane pittore, vuole a tutti i costi vedere una mummia che terrorizza tutti quelli che vanno a visitare la sua tomba. Dalle bende, sembra che due occhi vivi scrutino i visitatori. 

 Gli occhi della mummia
(1918) on IMDb
Film (1964) | FilmTV.it

Film è un cortometraggio del 1964, unica sceneggiatura cinematografica di Samuel Beckett e diretto da Alan Schneider. Esso è stato scritto nel 1963, prodotto nel 1964 a New York e presentato la prima volta nel 1965 alla Mostra del Cinema di Venezia. L’attore protagonista è Buster Keaton, una figura molto importante della storia del cinema.

La sceneggiatura con fotografie dal film è stata pubblicata in inglese nel 1967 da Faber & Faber, tradotta in francese dall’autore nel 1972 per Les Éditions de Minuit e in italiano da Maria Giovanna Andreolli per Einaudi (1985). Le edizioni recenti contengono anche un articolo-ricordo di Alain Schneider, Com’è stato girato «Film» (1969).In una strada fatiscente si vede un uomo rifuggire affannosamente dallo sguardo della macchina da presa. Lo si vedrà inquadrato di schiena fino al finale del cortometraggio. Il personaggio (chiamato O nella sceneggiatura) subisce alcuni avversi contatti umani: scontra una coppia di passanti, raggiunto l’interno di un edificio, incontra un’anziana, tutti reagiscono sgomenti alla sua visione. Segue il rifugio in una camera dell’edificio, di cui esso possiede la chiave. Se la corsa è finita, continua l’angoscioso agire del personaggio, che si rivolge ora agli animali ed oggetti presenti nella stanza. Dopo aver preso visione del luogo cala la tendina della finestra e copre lo specchio alla parete. Ancora un’altra perlustrazione e si accomoda in una sedia a dondolo nel centro della stanza.
Lo scopo di O è aprire una busta contenuta in una valigetta ed esaminarne il contenuto

 Film
(1965) on IMDb

Regia di Yasujirô Ozu. Un film Da vedere 1932 con Tatsuo SaitôHideo SugawaraTomio Aoki. Titolo originale: Umarete wa mita keredo. Genere Drammatico – Giappone1932durata 90 minuti. – MYmonetro 2,99 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Due ragazzi diventano compagni di giochi del figlio del datore di lavoro del padre. Tra i ragazzi c’è un rapporto paritario, che però non esiste tra gli adulti. Il padre dei fanciulli deve sottostare non di rado al dispostismo del suo principale. I ragazzi assistono alle sue piccole umiliazioni e ne sono scioccati. Arrivano a disprezzare il padre. Ma perché sono piccoli. Quando diventano adulti, capiscono. 

I Was Born, But... (1932) on IMDb
La première séance publique payante - La Première séance

Dalle officine Lumière (La Sortie de l’usine Lumière) è un film dei fratelli Auguste e Louis Lumière, compreso tra i dieci film che vennero proiettati al primo spettacolo pubblico di cinematografo del 28 dicembre 1895 al Salon indien du Grand Café di Boulevard des Capucines a Parigi.

Fu il primo film a venire visto dal pubblico, per cui viene solitamente indicato come il punto di partenza della storia del cinema.

Le monde magique des frères Lumière (2012) on IMDb

Un film di Friedrich Wilhelm Murnau. Con Charles FarrellMary DuncanDavid Torrence Titolo originale City GirlDrammaticob/n durata 74 min. – USA 1930.

Disavventure di una ragazza di città trasferitasi in campagna.

City Girl (1930) on IMDb

Ben-Hur (anche conosciuto col titolo Ben-Hur: A Tale of the Christ) è un film muto del 1925 diretto da Fred Niblo. È la seconda trasposizione cinematografica del romanzo di Lew Wallace. Nel 1997 è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Durante gli anni della vita di Cristo, Giuda Ben-Hur viene condannato ai remi accusato, insieme alla madre e alla sorella, di aver attentato alla vita del console romano in Palestina. Infatti viene mandato come rematore in una nave della provincia romana. Dopo molti anni di duro lavoro, Ben-Hur riesce a riscattarsi salvando la vita al console romano Quinto Arrio che lo adotta come figlio. Inoltre l’eroe viene scelto come partecipante alle corse di bighe

Ben-Hur: A Tale of the Christ (1925) on IMDb
Locandina Il carretto fantasma

Un film di Victor Sjöström. Con Victor SjöströmHilda BorgströmAstrid Holm Titolo originale KörkarlenFantasticoRatings: Kids+16, durata 93′ min. – Svezia 1921MYMONETRO Il carretto fantasma * * * 1/2 - valutazione media: 3,75 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Totale … è l’adesione di Sjöström al mondo di Körkarlen. Il determinismo etico della Lagerlöf trova risonanze profonde nello spirito del cantore di Terje Vigen. L’armamentario del racconto è noto: la cornice cimiteriale, l’alcoolismo e l’Esercito della Salvezza, la leggenda macabro-istruttiva del Carrettiere della morte, le virtù redentrici dell’amore. In tutto questo, Sjöström individua lucidamente i lineamenti di una superiore retorica e, insieme, le ragioni contingenti di una “nordicità” sostanziale. Dopo gli approcci visionari di Holger-Madsen, è il primo appuntamento del cinema scandinavo col grande tema libertà-peccato. Tema, la cui inanità non ha bisogno di dimostrazione.

The Phantom Carriage (1921) on IMDb
Risultati immagini per Ali - Wings muto

Un film di William A. Wellman. Con Richard Arlen, Gary Cooper, Charles Buddy Rogers, Clara Bow Titolo originale Wings. Drammatico, b/n durata 139′ min. – USA 1927. MYMONETRO Ali * * * - - valutazione media: 3,13 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Su soggetto di John Monk Saundes e regia di Wellman, entrambi ex piloti della Squadriglia Lafayette nella Grande Guerra, è un megafilm bellico della Paramount Famous Lasky Corp. Vinse la statuetta del miglior film nella prima edizione degli Oscar (1927-28), oltre quella per gli effetti meccanici (Roy Pomeroy). Nel 2010 chiuse in tripudio le Giornate del Cinema Muto di Pordenone con l’esecuzione orchestrale dal vivo della partitura di Carl Davis. Jack e David, rivali in amore, diventano amicissimi quando nel 1917 si arruolano nell’aviazione francese e sono premiati per il loro valore. C’è Mary, amata da Jack e amante di David, a sua volta incline per Sylvia che per amore li raggiunge al fronte come conducente di un’autoambulanza. Tragico epilogo. In una breve scena all’inizio un magnetico Cooper, nella parte di un veterano, sorpassa i 2 protagonisti. Storicamente fasullo, enfaticamente militarista con alcune casuali note pacifiste, parentesi di commedia brillante, è giustamente ricordato dagli storici di cinema per gli straordinari scontri aerei tra le nuvole, integrati sin dal 1928 da effetti sonori (il rombo dei motori, le raffiche delle mitragliatrici). Muto.

Donovan's Brain (1953) on IMDb
Locandina Il re dei re

Un film di Cecil B. De Mille. Con Dorothy CummingJoseph SchildkrautErnest TorrenceH.B. Warner Titolo originale The Kings of KingsStoricodurata 157′ min. – USA 1927

I fatti più salienti della vita di Gesù visti dagli occhi di Maria Maddalena, ricca cortigiana, il cui amante Giuda Iscariota diventa uno dei seguaci di Cristo. Allora lei lo sente predicare, si pente dei suoi peccati e diventa pure sua discepola, seguendolo fino alla sua crocifissione e resurrezione.

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Un film di Sergei M. Eisenstein. Con Grigori AleksandrovMaksim ShtraukhMikhail Gomorov Titolo originale Sta?kaDrammaticoRatings: Kids+16, b/n durata 97 min. – URSS1925MYMONETRO Sciopero * * * 1/2 - valutazione media: 3,64 su 11 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Siamo nel 1912. La Russia è ancora governata dallo zar. Un lavoratore viene ingiustamente accusato di aver rubato. Amareggiato si suicida, impiccandosi in fabbrica. Gli operai scioperano per protestare contro l’ingiustizia. Vanno avanti per giorni e quando arriva la polizia a cavallo ha inizio un massacro. Film di propaganda ma sorretto da una grande tecnica espressiva. È l’opera d’esordio del grande regista sovietico.

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Recensione story | L'Uomo Che Ride del 1928, ovvero il film che anticipa il  Joker - Il Cineocchio

Un film di Paul Leni. Con Conrad Veidt, Olga Baclanova, Mary Philbin, Olga Baclanova Titolo originale The Man Who Laughs. Drammatico, b/n durata 75 min. – USA 1928. MYMONETRO L’uomo che ride [1] * * * 1/2 - valutazione media: 3,79 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Ambientato nella Londra di fine ‘700 e tratto dal romanzo L’homme qui rit (1869) di Victor Hugo, il film di Leni racconta la storia di un piccolo orfano dal volto sfigurato e dal ghigno perenne, Gwynpaline, che vive passando di fiera in fiera insieme al fidato Ursus, a una bambina cieca, Dea, e al cane Homo. La sfortunata compagnia va avanti proponendolo come fenomeno da baraccone finché il ragazzo, cresciuto (Conrad Veidt), non scopre di essere figlio di un aristocratico. Ma in una dura requisitoria contro la nobiltà tenuta alla Camera dei Lord, Gwynpaline rinnega le proprie origini e sceglie di tornare alla sua vita con i fedeli amici di sempre che nel frattempo sono stati messi al bando. L’uomo che ride è il terzo film americano del regista tedesco Paul Leni, capace di tradurre con grande efficacia, nell’ultimo periodo del cinema muto, il romanticismo di Hugo in un melodramma di ispirazione espressionista. Il finale del film risulta diverso da quello più crudo e fedele al testo di Hugo che Leni avrebbe voluto utilizzare.

 L'uomo che ride
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Il declino (Downhill) è un film muto del 1927 diretto da Alfred Hitchcock.

Roddy, primogenito di una famiglia benestante, viene espulso da scuola, accusato di un furto commesso dal suo amico Tim. La famiglia lo allontana e tutti i suoi amici lo abbandonano, così decide di andare a Parigi, dove spende i pochi soldi che ha. Roddy comincia a lavorare come ballerino, ma presto diventa vittima dell’alcolismo. Sogna di andarsene dall’Europa, verso una delle colonie inglesi, ma quando cerca di partire alcuni marinai lo riportano indietro, confidando in una ricompensa da parte dei suoi familiari…

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Locandina L'isola del peccato

Un film di Alfred Hitchcock. Con Carl Brisson, Malcolm Keen, Anny Ondra, Randle Ayrton, Clare Greet, Kim Peacock, Nellie Richards, Wilfred Shine, Harry Terry Titolo originale The manxmanDrammaticodurata 90 min. – Gran Bretagna 1929.

Un pescatore dell’isola di Man, Pete, ama Kate, ragazza figlia di un albergatore. Non avendo però il coraggio di andare dal padre di lei a chiedergli la benedizione per il matrimonio, prega un suo amico, Philip, di farlo al posto suo. Riceve un netto rifiuto poiché troppo povero e, col cuore a pezzi, parte alla ricerca di fortuna: Kate gli promette che lo aspetterà e Philip che veglierà su di lei fino al suo ritorno. Col passare del tempo i due giovani però si innamorano ma mostrano i loro sentimenti solo dopo la notizia della morte di Pete. La verità, invece, è che il pescatore è riuscito a scampare ad un terribile naufragio e, fatto ritorno sull’isola, ignaro della relazione tra i due, sposa comunque Kate. Il figlio che la ragazza aspetta è però di Philip, al quale Kate aveva chiesto di fuggire insieme a lei, ma dal quale aveva ricevuto un netto rifiuto a causa del timore del ragazzo di rovinare la sua carriera di magistrato. Kate non regge alla disperazione e cerca il suicidio in mare: viene salvata, ma, secondo la legge inglese, deve presentarsi in tribunale come imputata. Il giudice del suo processo è proprio Philip, che viene accusato in aula dal padre di Kate che nel frattempo ha scoperto tutto. Il ragazzo è ora costretto ad assumersi le proprie responsabilità e ad abbandonare l’isola di Man con Kate e il loro figlio, sotto lo sguardo di una folla minacciosa ed ostile

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