Un giovane con l’auto in panne trova ospitalità in una fattoria. Non tarda ad accorgersi di strani fenomeni. I componenti della famiglia (fra cui una ragazza di cui il giovanotto si innamora) attendono di essere trasformati in morti viventi. Finale cruento.
Una giovane coppia che sta per sposarsi decide di trascorrere un week-end in campagna in una casa presa in affitto. Il loro soggiorno viene presto disturbato da violenti colpi a porte e finestre provenienti dall’esterno, provocati da tre persone mascherate decise a terrorizzare e ammazzare i due intrappolati in casa.
Questa nuova serie Netflix divisa in sei episodi è un thriller poliziesco spagnolo-brasiliano creato da Carlos López e diretto da Vicente Amorim. È la prima fiction spagnola girata tra Spagna e Brasile, prodotta da Nostromo Pictures. La serie thriller, che a tratti sconfina nell’horror grazie ad un pizzico di satanismo e ad una buona dose di occultismo, racconta la storia di Santo: lo spacciatore più ricercato al mondo il cui volto non è mai stato rivelato. I due agenti di polizia che lo inseguono, Cardona e Millán, sono inizialmente due vere e proprie nemesi l’uno dell’altro ma, anche se contro la loro volontà, si ritrovano costretti a dover imparare a collaborare al fine di risolvere il caso e, soprattutto, per rimanere in vita.
Un gruppo di uomini e donne si ritrova intrappolato in un enorme cubo formato da stanze (anch’esse di forma cubica) ognuna delle quali ha sei possibili aperture che conducono ad altre stanze. Ognuna di esse può costituire un passo in avanti verso la salvezza (cioè verso la superficie esterna) oppure un pericolo mortale. Chi si trova all’interno non sa come ci sia finito e se si tratti o meno di una punizione. Il film canadese costato solo 350.000 dollari, messi a disposizione nella quasi totalità da Norman Jewison, ha ottenuto buoni risultati al box office grazie a una dimensione narrativa di impronta kafkiana che non rinuncia a qualche momento da grand guignol e a qualche caratterizzazione un po’ sopra le righe.
Otto persone che non si conoscono si ritrovano misteriosamente rinchiuse in una prigione consistente in un cubo composto da stanze cubiche più piccole, disseminate di trappole mortali e dove non sembrano valere le comuni leggi fisiche. Siamo infatti all’interno di un tesseract, figura polidimensionale con regole spazio – temporali diverse da quelle comuni. Urge uscirne, anche perché la struttura potrebbe collassare da un momento all’altro: ma trovare una via di fuga si rivelerà impossibile per quasi tutti i coinvolti. Di solito anche i migliori direttori della fotografia si rivelano pessimi registi: e Sekula, collaboratore fisso tra gli altri di Tarantino, non fa eccezioni. Seguito inutile di un piccolo cult come The cube, Hypercube è una fiera del già visto, con qualche soldo in più ma molte idee in meno, dominato dalla computer graphic e abitato da personaggi catatonici. E a completare il disastro ci si mette anche un finale particolarmente imbecille. Da evitare.
Rains si sveglia in un labirinto formato da stanze perfettamente cubiche, indossa una strana uniforme e non ricorda nulla del suo passato, nemmeno il suo nome. Non sa di essere controllata da due individui misteriosi che seguono ogni suo movimento all’interno del cubo.
Jesse Hellman è un appassionato di musica metal e anche nella sua professione di pittore si definisce metal. La figlia adolescente Zooey lo segue totalmente nei gusti metal, mentre la moglie Astrid è più tranquilla, ma tollera di buon grado i gusti un po’ estremi dei familiari. Jesse conduce la sua famigliola nella nuova casa che intende comperare in Texas: una grande casa dei primi del ‘900, solitaria. L’agente immobiliare precisa che la legge gli impone di rivelare che ci sono state due morti in quella casa: un’anziana signora morta accidentalmente e suo marito che non ha potuto vivere senza di lei. Astrid è un po’ perplessa per questi decessi, ma la casa è bella e il prezzo è basso, per cui l’affare viene concluso. Astrid è preoccupata anche per la loro precaria situazione economica, ma Jesse le spiega che farà delle concessioni al suo spirito artistico per essere più convenzionale e vendibile: per cominciare sta realizzando un grande quadro per una banca, con tante leggiadre farfalle. Intanto, Ray, uno strano omone, suona la chitarra elettrica a volume altissimo nella stanza di un motel, tanto da richiedere l’intervento dello sceriffo a causa del rumore molesto. Le strane voci cantilenanti che si sentono in sottofondo mentre Ray parla con lo sceriffo sono le stesse che Jesse sente quando torna a casa dopo aver accompagnato Zooey a scuola. Sotto l’influenza di quei suoni, Jesse lascia perdere le farfalle della banca e dipinge invece una croce rovesciata. Poi Ray suona all’improvviso alla porta di casa Hellman dicendo d’aver bisogno di tornare a casa: quella casa, la casa di mamma e papà. Infatti, Ray viveva lì e le persone morte citate dall’agente immobiliare sono i suoi genitori. Jesse costringe Ray ad andarsene, ma le cose invece di semplificarsi si complicano parecchio.
Uno scrittore in crisi creativa che aspira a essere Truman Capote aggiorna il protagonista di Blow-up , cincischia su quello di Twixt e si mette a indagare su home movie trovati nella nuova casa, già teatro di un omicidio. È un horror prolisso, scritto con C. Robert Cargill dal regista che ricorre a espedienti abusati, specialmente una colonna sonora ricca di effetti arbitrari piuttosto velleitari. Musiche di Christopher Young. Distribuito da Koch Media.
Giovane e provocante giornalista, Jennifer si rifugia in campagna per scrivere in santa pace, ma viene brutalmente stuprata da quattro ragazzotti del luogo. La sua vendetta sarà implacabile e raccapricciante.
Il professor Abel ha inventato il “siero Z” che può mantenere in vita organi di animali morti collegandoli ad una macchina avveniristica. Sofferente di crisi cardiache, l’uomo ordina al dottor Ood di trapiantare il suo cuore in caso di un attacco mortale e quando il temuto evento si verifica, l’assistente segue scrupolosamente le indicazioni del maestro, ma con intenti “leggermente” diversi: di Abel sopravvivono, infatti, soltanto il cervello e la testa amputata. Reso folle dall’ebbrezza del successo e sapendo di poter costringere quanto resta di Abel (…la parte più geniale) a collaborare, il dottore continua altri spaventosi esperimenti che culminano nel trapianto della testa di Irene – infermiera dal viso bellissimo ma dal corpo sgraziato – sulle membra perfette di Lilly, splendida spogliarellista. Come è prevedibile, le sparizioni delle ragazze insospettiranno ben presto la polizia che non tarderà a ricollegarle al laboratorio del dottor Ood. La presenza del “mostro sacro” Michel Simon (nel ruolo del professor Abel) e le scenografie di Hermann Warm (che al suo attivo ha il celebre Gabinetto del dottor Caligari) conferiscono al film le giuste atmosfere per farlo apprezzare. Il personaggio di Irene richiama, forse, la figura di Nina, infermiera bella ma deforme nel corpo, di House of Dracula (da noi giunto con il titolo La casa degli orrori).Ultimo film di Victor Trivas (già sceneggiatore di El Moderno Barba Azul), conosciuto negli Stati Uniti con i titoli: A Head for the Devil, The Head, The Screaming Head.
Genuine è una sacerdotessa sanguinaria che viene comperata in un mercato orientale di schiavi da un vecchio Pigmalione moderno, il quale però se ne innamora al punto di rinchiuderla in una strana gabbia di vetro inaccessibile ai visitatori. La donna riesce a convincere un giovane barbiere a tagliare la gola al padrone e, una volta libera, diventa una temibile supervamp che porta alla rovina tutti gli uomini che incontra.
Un ufficiale napoleonico capita in un castello sul mare dove appare e scompare una bella baronessa assassinata vent’anni prima che cerca di indurre al suicidio il vecchio barone pieno di rimorsi. Fantasma o diabolico trucco? Girato in 3 giorni per utilizzare scenografie e attori del precedente I maghi del terrore , risente della fretta. Qualche buona sequenza.
Marianne (Yvonne Molaur) è un’insegnante francese diretta a una scuola femminile in Transilvania dove dovrebbe prendere servizio. Una sosta apparentemente casuale la blocca nei pressi del castello Meinster e la baronessa (Martita Hunt) la invita a trascorrervi la notte. Al castello abita anche il suo misterioso figlio, il barone Meinster (David Peel), tenuto legato perché, dice la baronessa, malato di mente.
In un paesino della provincia di Benevento, San Lupo, da un po’ di tempo spariscono i bambini. La polizia crede si tratti di un pedofilo ma la gente del paese ha paura che a portare via i loro figli sia la Janara, una strega. Esiste infatti un’ antica leggenda su una Janara messa al rogo mentre era incinta, la quale avrebbe maledetto gli abitanti del paese e la loro prole. Marta e Alessandro sono una giovane coppia che aspetta un figlio da poche settimane. Arrivano a San Lupo per delle questioni testamentarie legate alla morte del nonno di lei e si trovano invischiati in una faccenda dai contorni sempre più macabri. Mentre l’ennesima sparizione fa scoppiare una psicosi nel paese, Marta capisce che il suo legame con la leggenda della Janara è tutt’altro che lontano. La voglia di scappare via è grande, ma è forte anche il desiderio di fermare questo spirito che si impossessa del bene più prezioso delle famiglie. Per farlo però, dovrà mettere in gioco la sua vita e quella del bambino che porta in grembo.
Gli allievi della squallida High Herrington School nell’Ohio scoprono che un contagio alieno – personificato in un vischioso e dentato parassita dai rossi tentacoli – si sta impadronendo degli insegnanti che vogliono mutarli in schiavi robotizzati. I pochi resistenti all’epidemia conformista lottano con un’arma efficace: le droghe pesanti, specialmente cocaina. Scritto da Kevin Williamson ( Scream ), è un eversivo horror per adolescenti, autoreferenziale e cinefilo (il modello è L’invasione degli ultracorpi ) che il texano Rodriguez – responsabile anche del montaggio – dirige con sfacciataggine briosa, sorretto da effetti speciali di rozza efficacia. Adeguata colonna musicale.
Un film di Terence Fisher. Con Oliver Reed, Clifford Evans, Yvonne Romain Titolo originale The Curse of the Werewolf. Horror, durata 91 min. – Gran Bretagna 1961. MYMONETRO Implacabile condanna valutazione media: 2,25 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Spagna. Una serva muta (Yvonne Romain) è segregata nei sotterranei del castello di un perfido marchese insieme a un bruto mendicante (Richard Wordsworth), che la violenta. La ragazza, rimasta incinta, riesce a fuggire e viene accolta dal gentile Don Alfredo (Clifford Evans), ma muore dando alla vita il bambino che, chiamato Leon, viene cresciuto da Alfredo come un figlio. Leon (Oliver Reed) ha però dei sogni nei quali corre insieme ai lupi e si nutre di sangue. Un prete spiega a Don Alfredo che Leon è affetto da licantropia, ma che la malattia può essere combattuta con l’amore.
Un mortale gas nervino, liberato accidentalmente nell’aria dallo stesso scienziato che l’ha creato, infetta un numero crescente di abitanti di una cittadina del Texas, con piaghe purulente in espansione, e li trasforma in zombi aggressivi e cannibali, provocando una lotta spietata con i sopravvissuti. Uscito in USA come una delle due parti di Grindhouse di Tarantino, fu un fiasco. In Italia i due episodi sono stati distribuiti separatamente, reinserendo in ciascuno una missing reel (bobina persa) volutamente omessa nella versione originale. Film maniacalmente puntato sui generi “bassi” del ventennio ’60-’70, all’insegna di un eccesso spinto per situazioni, dialoghi, personaggi. Senza cadere nella parodia, è un furibondo trattato di citazionismo imitativo che riproduce perfino i tagli, le abrasioni, le imperfezioni dei film del passato. Si va dal cinema di Romero agli italiani Fulci e Deodato. È una sagra di sangue e violenza alla ricerca del disgusto estremo: la decomposizione in diretta di un membro maschile (di Tarantino) si contrappone all’innesto di un mitra al posto di una gamba amputata (per la McGowan). Distribuito da Medusa anche in DVD con 90′ di extra.
Il dr. Phibes parte per l’Egitto alla ricerca del fiume della vita per resuscitare l’amatissima moglie. È con lui Baiderbeck in cerca della vita eterna. Più di un critico giudicò questo seguito migliore e più divertente del primo film ( L’abominevole Dr. Phibes ) in cui la trovata delle piaghe d’Egitto risultava un po’ ripetitiva. Price è perfetto.
Per vendicarsi dei medici che non gli salvarono la moglie, celebre organista sfigurato mette in atto una serie di orrendi delitti basati sulle dieci piaghe d’Egitto. Film di culto del cinema dell’orrore, dove il gusto dell’orripilante è riscattato dall’ironia e dalle immaginose invenzioni figurative. Scritto da James Whiton e William Goldstein.
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