Sesso, politica e perversione sono gli ingredienti di questo ottimo thriller diretto da uno specialista del genere ( Il braccio violento della legge, Vivere o morire a Los Angeles), ambientato nei quartieri alti di San Francisco, tra atmosfere torbide e sensuali. Il vice procuratore distrettuale David Corelli indaga sull’orrendo delitto di un collezionista di peli pubici affettato a colpi d’ascia. Al centro della storia vi è Jade (Giada), una misteriosa e sensuale prostituta d’alto bordo, che tutti cercano e amano e ancora una bella psicologa, di cui Corelli è da sempre innamorato, moglie di un potente avvocato. Con la nuovadark lady Linda Fiorentino, con il rosso David Caruso ( NYPD) e con l’emergente Chazz Palmintieri ( Bronx, Pallottole su Broadway).
Un sergente nero, in Louisiana nel 1944, è ucciso a revolverate. Si apre l’inchiesta. Chi è il colpevole? Il caso è archiviato in fretta, ma arriva un nuovo capitano, nero. Tratto da un testo teatrale, premio Pulitzer, di Charles Fuller e interpretato in gran parte dagli attori della Negro Ensemble Company che lo rappresentarono sul palcoscenico, è un dramma, vagamente ispirato a Billy Budd di Herman Melville, che analizza con acume i conflitti razziali nella società americana. Verboso con efficacia.
Ingiustamente prepensionato, colonnello recluta sette ex ufficiali e prepara con sistemi militari l’assalto a un furgone blindato. Uno spunto originale, raccontato con minuziosa precisione, ritmo alacre, efficace suspense, puntuto umorismo. La sceneggiatura è di B. Forbes, uno degli interpreti, tra i quali si nota anche il ventenne Oliver Reed come ballerino classico.
La trama è esile: un boxeur in declino, una notte accorre in aiuto di una sua vicina di casa insidiata dal proprietario del night club nel quale lavora. Fra i due nasce del tenero; il boxeur viene accusato di un delitto compiuto dal losco rivale, che rapisce la ragazza perché unica testimone del delitto. Il boxeur, spinto dall’amore, rischia il tutto per tutto per liberare la ragazza e scagionare sé stesso dell’accusa di omicidio. È il secondo film girato da Kubrick allora venticinquenne. Non un brutto film, ma neanche un capolavoro della risma cui il regista ci avrebbe poi abituati. L’atmosfera è quella del noir francese del periodo d’oro, con un eroe-protagonista ferito dalla vita. Il film ha un buon ritmo e una scena, quella della lotta tra i due nel magazzino dei manichini, di gran classe.
Un film di Andrew Davis. Con Harrison Ford, Tommy Lee Jones, Sela Word, Joe Pantoliano, Jane Lynch. Titolo originale The fugitive. Giallo, Ratings: Kids+13, durata 127′ min. – USA 1993. MYMONETRO Il fuggitivo valutazione media: 3,08 su 19 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Accusato ingiustamente di aver ucciso la moglie, un chirurgo di Chicago riesce a fuggire durante il trasferimento in carcere grazie a un terribile ma fortunoso incidente ferroviario e torna in città in cerca del vero colpevole. Gli sta alle costole un astuto agente federale. Ispirato a una serie televisiva di successo negli anni ’60 di David Twohy, qui sceneggiatore con Jeb Stuart, è un thriller d’inseguimento avvincente e ben costruito ma poco originale, tenuto insieme soprattutto dal duetto dei protagonisti, un Ford ingenuo e ironico alla Cary Grant ma tosto e instancabile come Clint Eastwood, e un Jones (premiato con l’Oscar) inflessibile ma onesto, un po’ alla Humphrey Bogart.
Il dottor Génessier (Pierre Brasseur) è un chirurgo di eccezionale bravura, la cui vita è sconvolta dall’incidente d’auto che è costato la bellezza alla figlia Christiane (Edith Scob), costretta a vivere dietro una maschera bianca per celare a chiunque, anche a se stessa, il suo volto deturpato. Ma Génessier non si rassegna e con disperata determinazione cerca di restituire alla figlia la bellezza perduta servendosi dei volti di ragazze adescate grazie all’aiuto della fedele assistente Louise (Alida Valli). Capolavoro assoluto di uno dei registi più unici e interessanti del cinema francese. Affascinante melodramma orrorifico, girato con uno stile sublime in un bianco e nero allucinante che rende alla perfezione i chiaroscuri dell’anima, è un film di cui è facile innamorarsi e che dimostra come anche la materia più greve e potenzialmente effettistica come l’horror chirurgico – di cui questo film è una sorte di precursore – possa essere elevata ai massimi livelli artistici. La trama è semplice, ma è raccontata con qualità narrative e visuali uniche acquisendo significati e valori molteplici e profondi. I personaggi, lungi dall’essere le macchiette monodimensionali che caratterizzeranno il sia pur godibilissimo per altri versi sottogenere sadico-chirurgico, sono estremamente complessi e sfaccettati, resi con grande senso drammatico da ottimi interpreti tra cui una grande Alida Valli e un sofferto Pierre Brasseur. Su tutti però emerge la tragica figura di Edith Scob, la cui maschera bianca, simbolo di una purezza destinata a infrangersi, è un’icona che non si dimentica. Poco dopo, con #Vedi#Il diabolico dott. Satana, Jesus Franco avrebbe dato la versione pulp dell’argomento
Sul treno Salonicco-Atene viaggiano alcune persone (una cantante nera, un finto prete, un giovane misterioso, un ricco impresario). Viene uccisa una donna col tagliacarte di un giornalista italiano. Naturalmente è di lui che sospetta la polizia. Il giornalista indaga per conto proprio e, con l’aiuto della sua ragazza, scopre la verità.
La protagonista, Camille Preaker, è una giornalista di cronaca nera, vive una vita sregolata ed è un’alcolista. A seguito della scomparsa di due ragazzine nella sua città natale, Wind Gap, il suo capo decide di mandarla come reporter sul campo.Camille è quindi costretta a tornare a vivere in casa di sua madre Adora e a conoscere la sua sorellastra più piccola Amma. Si troverà suo malgrado a dover vivere ancora una volta le dinamiche della piccola cittadina del Missouri (omofobia, razzismo, la rivalità tra le donne e il machismo degli uomini), i difficili rapporti con la famiglia e a ripercorrere i traumi del passato.Sul caso indagano lo sceriffo Bill Vickery e il detective Richard Willis. Lo sceriffo sospetta dei familiari delle ragazze, John Keene e Bob Nash, il primo perché giudicato troppo sensibile, il secondo perché burbero e attaccabrighe. Il detective, arrivato in città da Kansas City per aiutare col caso, rimane di vedute più aperte. Date le difficoltà ad ambientarsi in una piccola città rurale, con le sue tradizioni e i suoi costumi, Willis accetterà di fornire a Camille informazioni sul caso, in cambio di informazioni riguardanti la città, portando i due ad avvicinarsi col proseguire del tempo.
Giallo di provincia alla Simenon, ambientato in una località lacustre del Veneto, fuori stagione: uno scrittore indaga sull’uccisione misteriosa di una cameriera (Lisi) di cui si era invaghito, scontrandosi con l’omertà dei padroni della pensione e degli altri abitanti. Scritto con Giulio Questi dagli esordienti L. Bazzoni e F. Rossellini, figlio del musicista Renzo e nipote di Roberto, è ispirato a una catena di delitti, noti al pubblico come i fatti di Alleghe, che dettarono allo scrittore trevigiano Giovanni Comisso un delirante romanzo semiautobiografico. I responsabili furono individuati anche per merito del giornalista Sergio Saviane che ne trasse un documentario e un appassionato rapporto. Film di grande eleganza, conta su un’ottima squadra di interpreti e uno splendido, estetizzante bianco e nero di Leonida Barboni. “Eppure la vicenda non aggancia il nostro interesse, lo spettacolo rimane nell’ambito dell’inutilità” (T. Kezich). Forse, se avessero seguito Saviane invece che Comisso, il risultato sarebbe stato più convincente.
Un film di Anatole Litvak. Con Barbara Stanwyck, Burt Lancaster Titolo originale Sorry, Wrong Number. Giallo, Ratings: Kids+13, b/n durata 89 min. – USA 1948. MYMONETRO Il terrore corre sul filo valutazione media: 3,67 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Leona Cotterell, figlia di un industriale farmaceutico, soffre di una malattia psicosomatica che la costringe a letto. Sola nella sua grande casa, cerca di telefonare al marito Henry Stevenson, l’uomo che per capriccio ha strappato a un’amica, trasformandolo da umile commesso in vicepresidente dell’industria Cotterell. Ma, per un errore del centralino, ascolta invece una conversazione tra due individui che progettano un delitto per quella sera alle undici e un quarto. Ignorata dalla polizia, senza nessuno a cui rivolgersi in città, Leona tenta di ricostruire i movimenti del marito attraverso una serie di chiamate. Scopre che l’ex fidanzata di Henry, ora sposata a un poliziotto, ha cercato di avvertirlo che sono in corso indagini su di lui, su un certo Evans e su una misteriosa vecchia casa sulla spiaggia. Mentre Leona capisce di essere la vittima designata del delitto, una telefonata del signor Evans chiarisce ogni dubbio: tentando di fare soldi per liberarsi del giogo econimico della moglie, Henry si è messo nei guai con un’organizzazione criminale. Per uscirne, ha stipulato un patto che prevede la morte di Leona. Ma nel frattempo sono arrivate le undici e un quarto… Incastro di flashback uniti dall’ossessiva presenza del telefono, il film copre quasi puntualmente l’arco di novanta minuti in cui si svolge la trama. Nella sceneggiatura, l’autrice Lucille Fletcher sfrutta appieno la possibilità di abbinare immagini al proprio testo radiofonico: prendono vita non solo le sequenze retrospettive, ma anche gli ambienti che fanno da sfondo al disperato scambio di chiamate. La storia, venata di amara ironia, racconta di come una serie di messaggi vengano trascurati o fraintesi. L’impossibilità di comunicare resta il motore di un meccanismo che produce angoscia. Anche se fin dalle prime inquadrature la protagonista appare insopportabile (Barbara Stanwick è perfetta in parti di questo genere), alla fine lo spettatore non può fare a meno di identificarsi con lei, trascinato da un crescendo di suspense abilmente orchestrato.
Figlia di un antiquario sciupafemmine, Simona si trova al centro di una serie di morti violente, apparentemente causate da nefasti influssi meteorologici. Sceneggiato in modi sgangherati dal regista con Lucio Battistrada, è un thriller in bilico sull’horror che ha qualche interesse negli incubi notturni della protagonista, ambientato in un obitorio dove i cadaveri riprendono vita in preda a una feroce aggressività. Musiche suggestive di Ennio Morricone. Fotografia di Carlo Carlini. All’ingresso dei cinema la Titanus offriva agli spettatori mascherine nere prive di buchi per gli occhi per sottrarsi ai momenti più tremendi.
Invitati da un miliardario eccentrico convengono in un tristo maniero cinque famosi investigatori: Hercule Poirot, Miss Marple, Charlie Chan, Sam Spade, Nick e Nora Charles. Devono risolvere l’enigma di un delitto. Come spesso succede alle storie che partono da un’idea brillante, il film è un fuoco di paglia. Brucia a dovere nella parte iniziale, quella in cui si introducono i personaggi, ma poi fa fumo rivelando la sua natura di giochino fine a sé stesso.
Un colpo al Casinò di Cannes è organizzato da un anziano malvivente e da una “recluta”. L’organizzazione è complicatissima ma tutti i tasselli vanno al loro posto e con grande freddezza i due rapinatori riescono a fare il colpo. Solo che poi arriva l’imprevisto.
Un film di William Castle. Con Joan Crawford, Diane Baker Titolo originale Strait-Jacket. Giallo, b/n durata 89 min. – USA 1963. MYMONETRO Cinque corpi senza testa valutazione media: 2,33 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una pluriomicida viene scarcerata e rimandata a casa. La donna, nonostante l’amore della figlia, è continuamente afflitta da incubi paurosi. La sua posizione diventa estremamente difficile dopo tre delitti sadici.
Agente del controspionaggio si mette in congedo per proseguire le indagini sul dubbio suicidio di un collega. Da un romanzo di John Le Carré un pesante thriller, ricco di effetti più che di invenzioni. Non è tra i film migliori del bravo S. Lumet, ma la sua capacità di dirigere gli attori è fuori discussione.
Mike Keegan è un poliziotto che vive nel quartiere a rischio di Queens con la moglie e il figlio che ama. Un giorno viene incaricato di proteggere Claire Gregory, una bella appartenente alla upper class. Costei è stata minacciata da un criminale che ha compiuto un omicidio di cui la donna è stata testimone. Progressivamente Mike se ne innamora anche se finisce inconsapevolmente per metterla in pericolo. Ma in grave pericolo è anche la sua situazione familiare.
Due bambine, a distanza di quattro anni l’una dall’altra, vengono uccise nel medesimo luogo. Il padre dell’ultima vittima riesce a scoprire l’assassino dopo che molti degli indiziati sono periti di morte violenta.
Le inverosimiglianze della vicenda sono compensate da una regia brillante e bravi attori. Ricca ereditiera trova in casa un tale che si dice suo fratello, dato per morto.
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