Category: Criterion Collection


Un film di Masaki Kobayashi. Con Tatsuya NakadaiMichiyo AratamaMinoru Chiaki Titolo originale Ningen no joken IIDrammaticodurata 181 min. – Giappone 1960.

Sommando le tre parti della trilogia di cui è composto, Ningen no Joken (La condizione umana) è il film più lungo di tutta la storia del cinema (579 minuti; cioè quasi 10 ore). È anche una grande opera il cui regista ha dichiarato: “Ho avuto durante la guerra le stesse esperienze del mio eroe Kaji. Ho voluto far rivivere il tragico destino degli uomini che sono stati costretti a far la guerra senza volerla. Kaji (Tatsuya Nakadai) è al tempo stesso oppressore e oppresso, e capisce che non può smettere d’esser oppressore senza diventare oppresso. Certo, ho voluto denunciare i delitti di guerra, ma anche mostrare come una società umana possa trasformarsi in un organismo inumano”. L’azione si svolge nella Manciuria “colonizzata” dai Giapponesi tra il 1943 e 1945. I. Kaji, ingegnere minerario, e sua moglie (Michiyo Aratama) si ribellano contro i maltrattamenti inflitti ad alcuni deportati cinesi: Kaji viene imprigionato, poi mobilitato. II. La guerra e la sconfitta del nord del paese. III. La disfatta nipponica e la vita in un campo di prigionia sovietico. Questo immenso affresco antibellico, pieno di rivolta umanitaria, non esita a denunciare nel modo più diretto gli orrori e le crudeltà della guerra. Autore impegnato, Kobayashi vi si rivela come uno dei maggiori registi giapponesi del dopoguerra.

The Human Condition II: Road to Eternity (1959) on IMDb
CinEuropEXpress: 1960: La preghiera del soldato : La condizione umana III  (Recensione breve)Un film di Masaki Kobayashi. Con Tatsuya Nakadai, Michiyo Aratama, Yusuke Kawazu Titolo originale Ningen no joken III. Drammatico, durata 190 min. – Giappone 1960.
 
Sommando le tre parti della trilogia di cui è composto, Ningen no Joken (La condizione umana) è il film più lungo di tutta la storia del cinema (579 minuti; cioè quasi 10 ore). È anche una grande opera il cui regista ha dichiarato: “Ho avuto durante la guerra le stesse esperienze del mio eroe Kaji. Ho voluto far rivivere il tragico destino degli uomini che sono stati costretti a far la guerra senza volerla. Kaji (Tatsuya Nakadai) è al tempo stesso oppressore e oppresso, e capisce che non può smettere d’esser oppressore senza diventare oppresso. Certo, ho voluto denunciare i delitti di guerra, ma anche mostrare come una società umana possa trasformarsi in un organismo inumano”. L’azione si svolge nella Manciuria “colonizzata” dai Giapponesi tra il 1943 e 1945. I. Kaji, ingegnere minerario, e sua moglie (Michiyo Aratama) si ribellano contro i maltrattamenti inflitti ad alcuni deportati cinesi: Kaji viene imprigionato, poi mobilitato. II. La guerra e la sconfitta del nord del paese. III. La disfatta nipponica e la vita in un campo di prigionia sovietico. Questo immenso affresco antibellico, pieno di rivolta umanitaria, non esita a denunciare nel modo più diretto gli orrori e le crudeltà della guerra. Autore impegnato, Kobayashi vi si rivela come uno dei maggiori registi giapponesi del dopoguerra.
The Human Condition III: A Soldier's Prayer (1961) on IMDb

Regia di Satyajit Ray. Un film Da vedere 1957 con Karna BanerjeeKanu Bannerjee. Titolo originale: Aparajito. Genere Drammatico – India1957durata 110 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,50 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Tra Il lamento del sentiero (1955) e Il mondo di Apu (1959), è la 2ª parte di una trilogia, tratta dal romanzo Pather Panchali del bengalese Bibhutibhusan Banerjee, che attraverso la storia di Apu e della sua famiglia traccia un affresco dell’India degli anni Venti e del suo travaglio evolutivo. Influenzato dal neorealismo italiano, Ray racconta la vita, la morte, il dolore delle madri, l’egoismo dei figli con un ritmo lento ma senza indugi, con cura figurativa di classico rigore ma senza compiacimenti estetizzanti, con la sobria forza di una semplicità che rende familiare un ambiente a noi lontano. Leone d’oro a Venezia 1957.

 L'invitto
(1956) on IMDb

Vampyr (1932) - IMDbUn film di Carl Theodor Dreyer. Con Sybille Schmitz, Julian West, Henriette Gérard, Rena Mandel Titolo originale Vampyr ou l’étrange aventure de David Gray. Drammatico, b/n durata 75 min. – Francia 1932. MYMONETRO Vampyr * * * 1/2 - valutazione media: 3,89 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

David si ferma per una notte in una locanda e conosce uno strano vecchio che gli lascia un incartamento che gli chiede di leggere dopo la propria morte. Ripreso il viaggio giunge al maniero dell’anziano personaggio ed è testimone della sua morte. Letto il manoscritto scopre l’esistenza di una vampira, certa Marguerite Chopin. Dopo alterne vicende David riesce a sconfiggere il male, colpendo al cuore la vampira con un paletto. Capolavoro pieno di inquadrature mirabili come la soggettiva di David che viene condotto, nella bara, verso la sepoltura. Dreyer miscela realtà e onirismo in uno spettacolo di grande effetto. Tratto dal libro Camilla di Sheridan Le Fanu e fotografato da Rudolph Matè. In circolazione non esistono copie in italiano restaurate. Per poterlo vedere al meglio bisogna accontentarsi di copie in originale con sottotitoli in inglese.

 Vampyr
(1932) on IMDb

Fino all'ultimo respiro - Film (1960)

Un film di Jean-Luc Godard. Con Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Jean-Pierre Melville, Henri-Jacques Huet. Titolo originale A bout de souffle. Drammatico, b/n durata 87′ min. – Francia 1960. MYMONETRO Fino all’ultimo respiro * * * 1/2 - valutazione media: 3,70

Michel Poiccard, ladro d’automobili, uccide un motociclista della polizia stradale che lo inseguiva per un sorpasso proibito. Tornato a Parigi, ritrova Patrizia, un’amichetta americana di cui s’era innamorato. Intanto è ricercato dalla polizia. Opera prima di Godard, questo film sul disordine del nostro tempo divenne il manifesto della Nouvelle Vague e, insieme con Hiroshima mon amour (1959) di Resnais, contribuì alla trasformazione linguistica del cinema negli anni ’60, sfidando le regole canoniche della grammatica e della sintassi tradizionali. L’anarchismo di cui fu accusato (o per il quale fu esaltato) è più formale che contenutistico: nelle peripezie dell’insolente Belmondo che fa il duro, imitando Humphrey Bogart, si nasconde molta tenerezza.

 Fino all'ultimo respiro
(1960) on IMDb
Locandina Le notti di Chicago

Un film di Josef von Sternberg. Con George BancroftClive BrookLarry SemonEvelyn Brent Titolo originale UnderworldPoliziescob/n durata 110 min. – USA 1927.

Un gangster viene arrestato per omicidio e condannato a morte. Ha ucciso un uomo che voleva violentare la sua donna. Riesce a fuggire e si convince che il suo assistente gli abbia portato via l’amante. Uno dei grandi film del muto di von Sternberg.

Underworld (1927) on IMDb

Risultati immagini per Playtime 1967Un film di Jacques Tati. Con Jacques Tati, Barbara Dennek, Rita Maiden Titolo originale Playtime. Comico, durata 108′ min. – Francia 1967. MYMONETRO Play Time – Tempo di divertimento * * * 1/2 - valutazione media: 3,90 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Monsieur Hulot alle prese con un gruppo di turisti americani in visita a Parigi. Una serie di incidenti trasforma la serata dell’inaugurazione di un locale nella demolizione di un cantiere. È, anche per l’alto costo, il film più ambizioso di J. Tati (1908-82), quello in cui spinge alle estreme conseguenze la sua comicità di osservazione e la capacità di chiudere in una sola inquadratura una grande molteplicità di informazioni. È il film _ girato in 70 mm _ in cui Tati ha più sopravvalutato l’intelligenza del pubblico e la capacità di attenzione dello spettatore. Una sconfitta che gli fa onore, ma che gli tribolò gli ultimi 15 anni. Inadatto al piccolo schermo. Restaurato nella sua versione integrale (152′) nel 2002 e ridistribuito in Francia. Rivisto con il senno di poi, acquista un valore profetico come satira della globalizzazione a tutti i livelli: Tati ha messo in immagini la crisi spirituale del suo secolo.

Playtime (1967) on IMDb

Regia di Satyajit Ray. Un film con Anil ChatterjeeMadhabi MukherjeeJaya BhaduriHaren Chatterjee. Genere Drammatico – India1963durata 122 minuti.

A Calcutta, negli anni cinquanta, l’emancipazione della donna indiana. Una giovane sposa, Arati, diventa rappresentante di macchine per cucire e, andando di casa in casa, a poco a poco vince la timidezza e acquista confidenza nelle proprie capacità; in famiglia, invece, suocero e marito le sono sempre più ostili, il vecchio per principio, il giovane per gelosia.

 La grande città
(1963) on IMDb

Un film di Peter Bogdanovich. Con Jeff Bridges, Ellen Burstyn, Cloris Leachman, Timothy Bottoms, Ben Johnson. Titolo originale The Last Picture Show. Drammatico, durata 118′ min. – USA 1971. MYMONETRO L’ultimo spettacolo * * * * - valutazione media: 4,00 su 12 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nel 1951 il vecchio proprietario del cinema muore e lascia il locale al giovane Sonny che si trascina annoiato tra un’amante quarantenne e l’amicizia protettiva con un ritardato mentale. È una metafora intrisa di tristezza sulla fine di un cinema e di una generazione. Brillante e toccante tranche de vie nel Texas. Johnson e Leachman vinsero un Oscar. Ottimo bianconero di Robert Surtees. Sceneggiato dal regista con Larry McMurtry, autore del romanzo (1966) omonimo. 1° film di C. Shepherd. Seguito da Texasville. Nel 1990 il regista ha curato un’edizione speciale in DVD più lunga di 7 minuti.

The Last Picture Show (1971) on IMDb
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Regia di Gregory La Cava. Un film Da vedere 1936 con William PowellCarole LombardEugene PalletteMischa AuerAlice BradyGail PatrickCast completo Titolo originale: My Man Godfrey. Genere Commedia – USA1936durata 95 minuti. – MYmonetro 4,00 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Uomo d’affari con moglie e due figlie assume maggiordomo che si rivela perfetto in tutto, s’arricchisce, si mette in proprio e sposa una figlia dell’ex padrone. Tratta dal romanzo di Eric Hatch – che scrisse la sceneggiatura con Morrie Ryskind – è una delle più spiritose e calibrate commedie sofisticate degli anni ’30. Non manca di prudenti intenzioni e insinuazioni di critica sociale (i vantaggi di essere disoccupati…) sulla Grande Depressione, appena superata. È soprattutto un film di attori, come dimostrano le 4 candidature agli Oscar, oltre a quelle per regia e sceneggiatura.

My Man Godfrey (1936) on IMDb

Regia di Ingmar Bergman. Un film Da vedere 1958 con Bibi AnderssonMax von SydowIngrid ThulinGunnar BjörnstrandBengt EkerotCast completo Titolo originale: Ansiktet. Genere Drammatico – Svezia1958durata 101 minuti. – MYmonetro 4,08 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nel 1845 la compagnia dell’illusionista Vogler (von Sydow), seguace delle teorie sul magnetismo del medico e mistico austriaco Franz Anton Mesmer, è costretta a esibirsi in casa del console Egerman (Josephson) in presenza del prefetto di polizia (Pawlo) e del medico positivista Vergerus (Björnstrand). Tra Vogler e Vergerus s’ingaggia una sfida che è anche una scommessa. Straordinaria pochade metafisica, è un film enigmatico e affascinante che pone molte domande senza dare risposte sul senso della vita, l’arte, la magia, l’illusione, la fede, la ragione, con qualche disposizione verbosa verso l’allegoria. Il giuoco dei simboli e delle analogie, delle metafore e delle ellissi è così fitto che si presta alle più diverse interpretazioni. Nella sua dimensione fantastica, comunque, tenuta su un registro espressionista, rimane memorabile. Premio speciale della giuria alla Mostra di Venezia.

The Magician (1958) on IMDb

Regia di Jules Dassin. Un film Da vedere 1948 con Barry FitzgeraldHoward DuffDorothy HartDon TaylorTed De Corsia. Titolo originale: The Naked City. Genere Poliziesco – USA1948durata 96 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 5 recensioni.

A New York il tenente Muldoon (Fitzgerald) della squadra omicidi è impegnato nella caccia a un lottatore di professione che ha assassinato una ballerina, uccidendo poi il suo scomodo complice. Da un racconto di Malvin Wald che lo sceneggiò con Albert Maltz, prodotto per l’Universal da Mark Hellinger, ex cronista di nera. Il titolo è quello di un libro del fotografo Weegee (pseudonimo di Arthur Felling) sulla violenza, la povertà, la criminalità di New York. Notevole soprattutto per la forza espressiva degli esterni, rimane un ammirevole esempio di cinema poliziesco con una trascinante sequenza finale. 2 Oscar: fotografia di William Daniels e montaggio di Paul Weatherwax. Suggestive musiche di Frank Skinner e Miklós Rósza. Diede origine a una serie TV.

The Naked City (1948) on IMDb
IL GRANDE FREDDO - Spietati - Recensioni e Novità sui Film

Regia di Lawrence Kasdan. Un film Da vedere 1983 con Tom BerengerGlenn CloseWilliam HurtJeff GoldblumKevin KlineKevin CostnerCast completo Titolo originale: The Big Chill. Genere Commedia – USA1983durata 103 minuti. – MYmonetro 4,04 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Sette ex studenti contestatori degli ultimi anni ’60 all’università del Michigan si ritrovano ai funerali di un amico e passano il weekend insieme. Ricordano i vecchi tempi, parlano del presente e del futuro. È diventato un film di culto per gli ex sessantottini di mezza Europa. Sapiente e un po’ ruffiano ritratto collettivo di una generazione disillusa, divertente e amaro, sostenuto da un dialogo scoppiettante e da un’ottima squadra di attori, sebbene “troppo scritto”. Presenza virtuale di Kevin Costner come l’amico morto. Figurava in alcuni flashback, eliminati al montaggio dal regista. Scritto da L. Kasdan con Barbara Benedek. Tre nomine agli Oscar (film, sceneggiatura, Close). Sullo stesso tema John Sayles, in Return of the Secaucus 7 (1979), è più autentico e originale.

The Big Chill (1983) on IMDb
La Cienaga: Amazon.it: Borges/Moran: Film e TV

Regia di Lucrecia Martel. Un film con Graciela BorgesMercedes MoránMartin Adjemian. Genere Drammatico – ArgentinaSpagna2001durata 103 minuti. 

Nel nordovest dell’Argentina, Mecha è in vacanza con 4 figli adolescenti e un marito alcolista alla Mandragora, villa di campagna il cui conforto è un ricordo del passato. Le fa visita la cugina Tali con 4 figli piccoli e un marito normale. Splendido esordio nel lungometraggio di L. Martel che – grazie a una sceneggiatura di echi cechoviani, premiata al Sundance – governa con sapiente sensibilità e un fluido senso del cinema una storia corale ove si confrontano tre età e due classi sociali. Film di atmosfere e personaggi disegnati con profonda verità. Rende palpabili il degrado della classe media argentina in preda all’ansia e al disagio, la presenza minacciosa di una natura né amica né ospitale, la critica di costume e gli intermezzi umoristici, la tensione latente e l’abbandono proustiano alla memoria. Spiccano G. Borges e M. Morán, attrici famose in patria. Premio per l’opera prima a Berlino 2001. Ciénaga vuol dire palude.

The Swamp (2001) on IMDb

Un film di Ingmar Bergman. Con Max von Sydow, Gunnar Björnstrand, Gunnel Lindblom, Bengt Ekerot, Bibi Andersson.Titolo originale Det Sjunde Inseglet.Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 95 min. – Svezia 1957. MYMONETRO Il settimo sigillo * * * * - valutazione media: 4,42 su 61 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Il cavaliere Antonius Block sta facendo ritorno al proprio castello con il suo scudiero dopo aver partecipato alla Crociata in Terra Santa. L’incontro con un personaggio dal mantello nero determinerà il resto del viaggio. Si tratta della Morte che accetta una sfida a scacchi rinviando quindi il suo compito. La partita ha inizio ma poi il viaggio riprende. Sul percorso Block incontrerà una coppia di attori con il loro bambino, una strega e altri personaggi. La peste intanto sta mietendo vittime ovunque. “E quando l’agnello aperse il settimo sigillo, si fe’ nel cielo un profondo silenzio di mezz’ora. E vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio, e furono date loro sette trombe poi un altro angelo si fermò davanti all’altare con un turibolo e gli fu data gran quantità d’incenso. E allora il primo angelo die’ fiato alla tromba, e ne venne grandine e fuoco misto a sangue e così furono gettati sopra la terra, e la terza parte della terra fu arsa, e la terza parte degli alberi fu arsa, e fu arsa l’erba verdeggiante. E quind8i il secondo angelo die’ fiato alla tromba e una specie di grande montagna di fuoco ardente fu gettata in fondo al mare, e la terza parte del mare diventò sangue… E anche il terzo angelo die’ fiato alla sua tromba. E dall’alto del cielo cadde una stella grande, ardente come fiaccola. La stella si chiamava Assenzio…” Con queste parole vengono tradotti i versetti 1-11 del capitolo 8 dell’Apocalisse di San Giovanni nella versione italiana del film.
È da qui che deriva il titolo che Bergman dà a uno dei film più noti in assoluto della sua filmografia. Perché moltissimi, prima o poi, hanno finito con il vedere la scena in cui il cavaliere Block gioca a scacchi con la morte ma anche molti non hanno mai visto il film per intero. Non hanno potuto quindi valutarne la complessità che non è riducibile a una sola, seppur emblematica, scena. Perché il regista svedese, figlio di un pastore protestante, si interroga a livello altissimo sul silenzio di Dio e su ciò che sarà dell’uomo dopo la sua dipartita da questo mondo ma lo fa attraverso una varietà di registri diversi. Mette a confronto le due letture dell’esistenza (cavaliere e scudiero) offrendo all’uno e all’altro argomentazioni ma amplia lo sguardo anche su altre tematiche.
L’artista che così bene ha saputo descrivere le tensioni della coppia contemporanea ce ne presenta una per cui vale la pena anche perdere la partita con la Morte pur di garantirle una via di fuga. Il regista teatrale riflette sul potere che la rappresentazione (anche dell’ultimo passaggio della vita) ha avuto in campo artistico. L’uomo ‘politico’ mostra la devastazione della peste ma pensa ad altre più recenti ed immani tragedie. In definitiva Il settimo sigillo si rivela, ad ogni rilettura, un testo decisamente poliedrico.

The Seventh Seal (1957) on IMDb
Lola Montès: Amazon.it: Martine Carol, Peter Ustinov, Anton Walbrook, Henri  Guisol, Lise Delamare, Oscar Werner, Paulette Dubost, Ivan Desny, Max  Ophüls, Martine Carol, Peter Ustinov: Film e TV

Regia di Max Ophüls. Un film Da vedere 1955 con Peter UstinovIvan DesnyAnton WalbrookMartine CarolOskar WernerWill Quadflieg. Genere Biografico – FranciaGermania1955durata 95 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 6 recensioni.

Dal romanzo La vie extraordinaire de Lola Montès di R. de Cecil Saint-Laurent, adattato da Jacques Natanson, Annette Wademant e Ophüls. Maria Dolorès Porriz y Montez, contessa di Lansfeld, rievoca in 7 momenti i suoi prestigiosi amori (Liszt, Luigi I di Baviera ecc.) e le sue pene. È il capolavoro (e una sorta di testamento) dello squisito, geniale M. Ophüls, l’opera dove – sullo sfondo di una sfarzosa scenografia di teatro nel teatro – sono riassunti i suoi temi al cui centro campeggia la donna-spettacolo. In un giuoco tragico e simultaneo di presente e passato, di finzione e vicende reali, di esibizionismi scandalistici e doloroso martirio, dietro il sontuoso apparato decorativo c’è la realtà di un personaggio, la sua verità interiore, come in ogni autentico spettacolo barocco. Ha una debolezza di fondo: la scelta di M. Carol. Nel dicembre 1955 a Parigi dà scandalo, spacca la critica in due fazioni, rischia di rovinare i produttori che ne riducono di 30′ la durata. Ripreso nel 1968 e accolto, quasi all’unanimità, come un trionfo. In originale girato in 3 lingue (francese, inglese, tedesco). Fotografia (Cinemascope, Eastmancolor): Christian Matras. Restaurato dalla Cinémathèque di Parigi grazie al digitale, e ridistribuito in Francia nel dicembre 2008.

Lola Montès (1955) on IMDb
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Un film di Fred C. Newmeyer, Sam Taylor. Con Harold Lloyd, Mildred Davis, Bill Strothers Titolo originale Safety Last. Commedia, b/n durata 70 min. – USA 1923. MYMONETRO Preferisco l’ascensore! * * * * - valutazione media: 4,08 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Le disavventure all’insegna della comicità di Harold Lloyd, il comico con gli occhiali e il cappello di paglia, che questa volta veste i panni di un giovane provinciale deciso a farsi strada. Il poveretto non conosce ancora le insidie della grande città. Si tratta del film più famoso del comico con la scalata dell’edificio e l’episodio delle lancette del grande orologio

 Preferisco l'ascensore
(1923) on IMDb

Regia di Bob Rafelson. Un film Da vedere 1970 con Susan AnspachKaren BlackJack NicholsonLois Smith. Titolo originale: Five Easy Pieces. Genere Drammatico – USA1970durata 96 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 – MYmonetro 3,97 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Pianista vagabondo e sradicato torna a casa dopo una lunga assenza per l’ultimo saluto al padre, ma l’atmosfera lo soffoca come una ragnatela. Guidato dall’istinto di vita, si rimette in strada senza bagagli. Uno dei migliori film americani degli anni ’70. Racconto di scontento, non di contestazione. Analisi di un’inquietudine, non di un dubbio. Film della coscienza infelice, è ricco di finezze psicologiche e paesaggistiche. Scritto da Adrien Joyce, pseudonimo di Carole Eastman.

 Cinque pezzi facili
(1970) on IMDb

Regia di Pier Paolo Pasolini. Un film Da vedere 1975 con Caterina BorattoPaolo BonacelliGiorgio CataldiUmberto Paolo QuintavalleElsa De GiorgiCast completo Genere Drammatico, – ItaliaFrancia1975durata 116 minuti. Uscita cinema lunedì 2 novembre 2015 distribuito da Cineteca di Bologna. Oggi tra i film al cinema in 2 sale cinematografiche Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 18 – MYmonetro 3,94 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nel ridurre drammaturgicamente – con Sergio Citti e Pupi Avati – Le 120 giornate di Sodoma (1782-85) del marchese De Sade, P.P. Pasolini ricorre alla ripetizione del numero 4. Durante la Repubblica di Salò 4 signori (il Duca/Bonacelli, il Monsignore/Cataldi, S.E. il presidente della Corte d’Appello/Quintavalle, il presidente Durcet/Valletti, che rappresentano i 4 poteri) si riuniscono insieme a 4 Megere, ex meretrici, e a una schiera di ragazzi e ragazze, partigiani o figli di partigiani in una villa isolata e protetta dai soldati repubblichini e dalle SS. Per 120 giorni sarà in vigore un regolamento che permette ai Signori di disporre a piacere delle loro vittime. Lo schema temporale corrisponde a 4 gironi danteschi: l’Antinferno, il girone delle Manie, il girone della Merda, il girone del Sangue. Dopo il massacro, l’epilogo è in sospeso, con un barlume di residua speranza (Pasolini ne aveva girati altri due). In tutto il cinema pasoliniano il sesso è uno strumento per parlare di “qualcosa d’altro”. Qui ha un significato direttamente politico: il rapporto sessuale sadico è una delle tante forme dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. È anche una denuncia, per via di metafora, dell’attuale società dei consumi in cui il sesso è un allegro aspetto della mercificazione dell’uomo nella società capitalistica. Film estremo, è attraversato da due costanti che ne scandiscono il ritmo: la ripetizione ossessiva dei cerimoniali e l’accompagnamento musicale della pianista (S. Saviange). Nel suo cinema all’insegna della congiunzione Marx-Freud il tema della morte – e dei suoi legami con l’Eros – è dominante. Qui trova, attraverso l’accumulazione di fatti sadici, la sua ultima espressione con la maniacale e furiosa tetraggine di un quaresimalista, anche se venata, in contraddizione con Sade, da un pietoso intenerimento per le vittime e gli innocenti. Presentato a Parigi il 22 novembre 1975, 3 settimane dopo la morte di Pasolini, uscì sul mercato italiano nel gennaio 1976 e venne subito sequestrato. Le sue traversie giudiziarie – dall’imputazione di oscenità a quella di corruzione di minori – durarono con fasi alterne sino al 1978. La versione circolante del film è priva di 589 metri (21′) rispetto all’originale.

 Salò o le 120 giornate di Sodoma
(1975) on IMDb

Regia di Roman Polanski. Un film Da vedere 1968 con Mia FarrowJohn CassavetesRuth GordonSidney BlackmerMaurice EvansRalph BellamyCast completo Titolo originale: Rosemary’s Baby. Genere Fantastico – USA1968durata 136 minuti. – MYmonetro 3,92 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Rosemary Woodhouse (Farrow) sospetta una congiura demoniaca contro la creatura che porta in grembo, organizzata con la complicità del marito attore (Cassavetes) dagli arzilli Castevet (Gordon e Blackmer), coinquilini-stregoni mimetizzati negli abiti della borghesia di New York. Realtà o psicosi? Il polacco R. Polanski – al suo 1° film made in USA dopo 3 britannici – affascinato dal senso di mistero che serpeggia nel romanzo di Ira Levin, ne cava un memorabile esempio di cinema della minaccia e ripropone il tema dell’ambiguità fino a farne la struttura portante della narrazione. È “un incubo cinematografico dove la possibilità di orientarsi tra fantastico e reale è persa sempre, mentre resta a dominare la scena la sensazione di angoscia ridotta al grado zero e perciò ancor più inquietante” (S. Rulli). Oscar per R. Gordon. Prodotto da William Castle per la Paramount, nel 1976 ebbe un seguito TV di nessun interesse.

 Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York
(1968) on IMDb