È la notte di Halloween e tre ragazzini incuriositi da una tetra casa al di là del viale, decidono di avventurarsi nella sinistra dimora alla ricerca dei mostri che la abitano.
Attore accusato dalla consorte di immaturità irresponsabile, è costretto a divorziare. Per stare di più con i tre figli si traveste da governante, facendosi assumere dalla ex moglie. Diventa indispensabile a tutti. Tratto dal romanzo Alias Madame Doubtfire di Anne Fine, sceneggiato con astuzia (e molti prestiti), diretto con brio veloce, suggerisce che bisogna fare in modo che i bambini non vivano la separazione dei genitori come un abbandono. Il film appartiene a Williams: il suo trasformismo fonico e mimico è paragonabile a quello di Peter Sellers. Bravo Carlo Valli a doppiarlo, sdoppiandosi.
Lei è nubile, lui celibe, ma entrambi fanno vita di coppia. Nella realtà sono professionalmente rivali e nei loro scontri ciascuno dei due cava il peggio dell’altro, ma su Internet corrispondono romanticamente tra loro sotto pseudonimo. Scritto dalla regista con la sorella Delia con cui aveva già collaborato in Michael (1996), è il 2° rifacimento del delizioso Scrivimi fermo posta (1940) di E. Lubitsch. A dirne la qualità basterebbe dire che è imperniato sull’inaugurazione di un grande bookstore che provoca il fallimento di una piccola libreria per bambini che, in omaggio a Lubitsch, si chiama The Shop Around the Corner. Ma il tema centrale (l’opposizione tra vita e sogno) è svolto con precisione di particolari e sapiente leggerezza nel rimando, nell’attesa, nella ripetizione. E c’è una New York (West Side) autunnale come soltanto Woody Allen sapeva filmarla. Non importa che date le premesse, il traguardo sia scontato: come gli autori, lo spettatore non ha fretta di arrivarci. Conta il percorso, non la meta. Come in Insonnia d’amore, M. Ryan smagrita è di una spanna sopra all’improsciuttito T. Hanks.
2° film scritto e diretto dalla bosniaca Begic che, più di 10 anni dopo la guerra civile che la devastò, torna a Sarajevo. Ha un tema quasi sempre trascurato e rimosso in letteratura, ma soprattutto al cinema: oltre ai morti e ai danni, come stanno le vittime sopravvissute di una guerra? Che prezzo hanno pagato? Oltre alla protagonista, i 2 personaggi principali sono 2 fratelli orfani musulmani: la 20enne Rahima, sottopagata come cuoca, e Nedim che a 14 anni ha già combinato molti guai. Per entrambi il tempo si è bloccato in un immutabile passato, aggravato dalla crisi economica. Nessun compiacimento dolorifico o morboso nell’asciutta regia, cinepresa a spalla, lunghi piani-sequenza. E botti laceranti come bombe per le feste di Capodanno. Premio Lino Micciché a Pesaro 2012. Distribuisce Kitchenfilm di Emanuela Piovano.
Persi sulle montagne di Scozia, due giovani trovano un villaggio che un incantesimo fa apparire un giorno ogni cento anni. Una commedia fantastico-sentimentale basata su un copione teatrale di Alan J. Lerner e raccontata con garbo e delicatezza. Belli coreografie, costumi e scene, appropriate le musiche, bravi gli interpreti.
Morris “Mud” Himmel ha un problema. I suoi genitori vogliono disperatamente mandarlo ad un campeggio estivo, cosa che il ragazzino odia e per questo farebbe di tutto per uscirne fuori. Parlando coi suoi amici, capisce che anche ognuno di loro deve affrontare lo stesso problema: trascorrere l’estate in un noioso campeggio. Assieme ai suoi amici, organizza un piano per ingannare tutti i genitori facendo loro credere di frequentare un campeggio, ma in realtà Mud ne realizza uno a sua arte, che in effetti sarebbe una sorta di “paradiso senza genitori”. Ricattando l’insegnante di drammatizzazione Dennis Van Welker affinché li aiuti, affittano un terreno con una cabina e un lago. La prima notte lì i ragazzini richiedono il denaro pagato dai genitori per iscriverli al campeggio.
Danny e Walter, due fratelli rispettivamente di sei e dieci anni, trovano un vecchio gioco da tavolo nello scantinato di casa. Danny decide di cominciare a giocare. Così lui e il fratello si trovano all’improvviso proiettati nello spazio profondo. Tratto da un romanzo dell’autore di “Jumanji” e simile a quel libro e a quel film come impianto narrativo, Zathura riesce però ad essere un film che può piacere sia ai ragazzi (per la sua struttura avventuroso-fantascientifica) sia agli adulti che ancora ricordano i buoni vecchi film degli anni Cinquanta. Non perché gli effetti speciali qui adottati siano risibili ma proprio perché si vuol ricreare un clima alla Ai confini della realtà con quel po’ d’ingenuità d’altri tempi che ogni tanto non ci farebbe male in un cinema in cui la perfezione degli effetti spesso raggela la voglia di raccontare.
Un furfante cerca di far passare un’orfanella per un’ereditiera, in modo da poter mettere le mani sulla sua eredità. Una delle ultime apparizioni cinematografiche di David Niven, come sempre godibile, nei panni di un maggiordomo.
Il congegno per rimpicciolire gli oggetti sfugge al controllo di un inventore genialoide quanto pasticcione e i primi a essere ridotti a proporzioni minime sono i figli dello svagato papà e i loro amici. Inutile cercarli: essi vagano in groppa a una formica e un’ape li spaventa come fosse un mostruoso jet. Ritorneranno alla normalità dopo un sequela ininterrotta di avventure in cui la realtà è stravolta dall’ottica lillipuziana e da accurati effetti speciali.
Zach è costretto a lasciare New York per seguire la madre in una cittadina di provincia. La noia è pronta ad accoglierlo, ma le cose cambiano quando Zach conosce Hannah, sua coetanea e vicina di casa, e si convince che la ragazza sia vittima della furia del padre, un personaggio sgarbato e minaccioso. L’occasione più classica, ovvero il ballo scolastico, dovrebbe fornire a Zach il momento giusto per salvare eroicamente la fanciulla. Peccato, però, che il padre di Hannah altri non sia che R. L. Stein, prolifico autore di storie da brivido, e che le creature della sua immaginazione abbiano deciso di uscire dai libri giusto quella sera e di invadere le strade della città. A doversi salvare, a questo punto, sono tutti, nessuno escluso.
Stanley è un teenager che viene accusato del furto di un paio di scarpe donate da una star del baseball ad un orfanotrofio. Viene quindi rinchiuso per 18 mesi in un carcere dove deve scavare buchi La filosofia del campo è semplice: “Prendete un cattivo ragazzo. Mettetelo a scavare buchi per tutto il giorno sotto il sole e diventerà un bravo ragazzo”. Tratto da un romanzo letto da milioni di ragazzi nel mondo anglosassone il film non tradisce le aspettative dei lettori, avvalendosi anche di altre due vicende che vengono interpolate con quella principale.
L’astronave Palomino viaggia nell’universo alla ricerca di forme di vita. La missione ha dato esiti infruttuosi ed il capitano Dan Holland pensa di invertire la rotta e far ritorno sulla Terra quando le strumentazioni di bordo avvistano la stazione spaziale Cygnus, data per dispersa 20 anni prima, in prossimità di un “buco nero”. Rischiando il pericolo di essere risucchiato, il Palomino si aggancia al Cygnus e Holland incontra il dottor Hans Reinhart, unico sopravvissuto dell’equipaggio, il quale ha affidato il governo della nave ad uno stuolo di robot che egli dice aver programmato durante gli anni di lunga solitudine.
Freddie, introverso e timido, acquista una fattoria isolata e rapisce Miranda, di cui era da tempo innamorato. La tiene prigioniera nella fattoria e, dopo un primo periodo tempestoso, stringe con lei un patto di non belligeranza. Quando le profferte amorose di Freddie si fanno troppo violente, Miranda lo colpisce con una vanga. Per farsi curare la ferita l’uomo si allontana da casa e la ragazza, imprigionata, si ammala e muore.
Due criminali funestano Gotham City: “Due Facce”, magistrato deturpato e impazzito, e l’Enigmista, scienziato folle e geniale con l’ossessione degli indovinelli. Bruce Wayne, alias Batman, rivive i propri traumi infantili quando la famiglia del giovane trapezista Dick Grayson viene decimata da “Due Facce”, ma per fortuna interviene l’incandescente psicanalista Chase Meridian. Alla fine Dick diventerà Robin per affiancare Batman nella resa dei conti.
Come il creolo Jean-Michel Basquiat (Wright), sconosciuto disegnatore di graffiti sui muri di Brooklyn, divenne negli anni ’80 il primo pittore non bianco che raggiunse il successo sul mercato internazionale. Quando nel 1988, a 27 anni, morì di overdose di eroina, i suoi quadri erano contesi dai musei e dai collezionisti che contano. 1° film del pittore Schnabel che racconta quel che conosce bene, evitando con passo leggero quasi tutte le trappole del genere biografico. Un cast fuori dal comune con Bowie che fa un Andy Warhol notevole, e non soltanto per il puntiglio mimetico. Colonna sonora di John Cale (rap, jazz, voci di Renata Tebaldi e Tom Waits, Rolling Stones) e un efficace ritratto di un artista predestinato all’autodistruzione, dolorosamente segnato non dall’incomprensione, ma dal successo
Il dottor Freeze è alla ricerca di una cura per la moglie che è ibernata. Ha al suo fianco Poison Ivy, una volta scienziata in chimica e divenuta ora una specie di dea della Flora. Batman, con l’aiuto di Robin, deve difendere Gotham City dalla pericolosa irruzione di questi due personaggi. Troveranno un aiuto inatteso nella nipote del maggiordomo di Batman e riusciranno, ovviamente, a sconfiggere i ‘cattivi’. Dimenticate le atmosfere introversamente dark dei film di Burton, nella serie ‘Batman’ psicologie dei personaggi e sviluppo delle battute non contano più nulla. Ciò che importa è solo ed esclusivamente aggiungere luci a colori e suoni in un ritmo incessante che lasci lo spettatore esausto al termine della proiezione. Con il risultato di aggiungere una nuova dose di droga visiva agli assuefatti e di far individuare un vuoto pneumatico in confezione extralusso a chi invece ha conservato un minimo di capacità di discernimento. Film come questo hanno, per fortuna, un destino segnato: col passaggio televisivo perderanno qualsiasi tipo di presa, rivelando così la loro inconsistenza.
Il maggiore incasso del 1989 (in America e fuori) è per la verità uno spettacolo ben costruito, ma non eccezionale, dove un dilagante Jack Nicholson nel ruolo di cattivo, mette in secondo (e anche in terzo) piano il protagonista ufficiale. Batman è il miliardario Bruce Wayne che sotto la maschera e la mantellina dell’uomo-pipistrello porta la giustizia nella immaginaria Gotham City. Il suo avversario principale è il Joker, un criminale sfigurato che cerca di far fuori l’intera popolazione di Gotham con un intruglio di sua invenzione.
Un’intera famiglia trascorre le vacanze in una bellissima ma misteriosa villa. Alcuni fatti inspiegabili la convincono ad andarsene ma non ci riuscirà.
Nel 1984 a Durham (Inghilterra del Nordest), durante un lungo e vano sciopero dei minatori contro il governo Thatcher, l’11enne Billy Elliot, orfano di madre, figlio e fratello di minatori, sembra nato per danzare. Aiutato da una ruvida maestra locale, s’iscrive alla scuola del Royal Ballet di Londra. 14 anni dopo al Covent Garden danza Il lago dei cigni nella messinscena di Matthew Bourne. Scritto da Lee Hal, è l’esordio al cinema di S. Daldry, regista teatrale (Royal Court). Tipico esempio di film riuscito e di grande successo che lascia tiepidi i critici. Ha tutto per piacere: percorso a ostacoli con vittoria finale; contrasto tra l’aspirazione alla bellezza (musica, danza) e l’aspro sfondo sociale; luoghi comuni (non tutti i ballerini sono gay); brioso con scaltro piazzamento dei momenti di pathos; simpatia dei personaggi che superano i loro pregiudizi. La sua carta vincente è il piccolo J. Bell, ma il merito è anche di Daldry e della sua brillante e cangiante scrittura registica, tesa ad alternare, saldandoli, il pedinamento socio-realistico e le cadenze del musical. Nastro d’argento (film straniero).
Dal libro di Jay Anson: il 18 dicembre 1975 i Lutz prendono possesso, con i loro tre bambini, di una casa coloniale a Long Island, pur sapendo che tredici mesi prima era stata teatro di una orribile strage. Rosenberg ha lavorato con efficacia su una sceneggiatura un po’ sgangherata. Diede origine a un prologo: Amityville Possession.
Le richieste di reupload di film,serie tv, fumetti devono essere fatte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.