Category: 720p h264/265


Regia di Ava DuVernay. Un film Da vedere 2014 con David OyelowoTom WilkinsonCuba Gooding Jr.Alessandro NivolaCarmen EjogoCast completo Titolo originale: Selma. Genere BiograficoDrammaticoStorico – Gran Bretagna2014durata 127 minuti. Uscita cinema giovedì 12 febbraio 2015 distribuito da Notorious Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: – MYmoro 3,48 su 41 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Storia dell’anno decisivo – il 1965 – del movimento per i diritti civili degli afroamericani, nato nel 1955 a Montgomery (Alabama) dal rifiuto di Rosa Parks di cedere il posto su un autobus a un bianco, e di cui divenne guida Martin Luther King, pastore di una chiesa battista della città, sostenitore della disobbedienza civile non-violenta. Un anno dopo la marcia a Washington (28/8/63), resa famosa dal discorso “I have a dream”, King riceve a Stoccolma il Nobel per la pace (10/12/64), e sceglie la cittadina di Selma per dar inizio alla campagna finale per l’esercizio effettivo del diritto di voto da parte dei neri dell’Alabama, burocraticamente impedito dai funzionari bianchi. Il governatore segregazionista Wallace, la polizia locale e il Ku Klux Klan fanno scorrere molto sangue, e non solo dei neri. Al suo 3° lungo, la DuVernay mette a segno 3 colpi da maestra: 1) girare un bio-pic corale in cui M.L. King è un individuo eccezionale, certo, ma solo in quanto interprete ed espressione di un movimento collettivo; 2) utilizzare la potenza di una sineddoche, cioè narrare la vita di King e la storia del movimento antisegregazionista attraverso la parte che ne rappresenta più intensamente il tutto; 3) mostrare l’incubazione, all’interno del movimento dei neri, di quello delle donne, trascendendone così la particolarità a favore di un’idea universale di liberazione senza fine né confini. Molti momenti di autentica commozione che raggiunge l’apice nella perforante sequenza della carica della polizia, a piedi e a cavallo, contro gli inermi manifestanti sul ponte Edmund Pettus nel bloody sunday del 7/3/65. 2 nomination agli Oscar per la fotografia (Bradford Young) e la canzone originale (John Legend) (già vincitrice di un Golden Globe), ma nessuna né per la DuVernay, né per Oyelowo. Indecente.

Selma (2014) on IMDb

Manifesto film Conan il Barbaro / 1982Un film di John Milius. Con Arnold Schwarzenegger, James Earl Jones, Max von Sydow, Sandahl Bergman, Ben Davidson. Titolo originale Conan the Barbarian. Avventura, durata 129 min. – USA 1982. – VM 14 – MYMONETRO Conan il barbaro * * * 1/2 - valutazione media: 3,68 su 24 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

La tribù di Conan conosce il segreto dell’acciaio e forgia spade invincibili, ma il perfido Tulsa Doom e i suoi uomini radono al suolo il villaggio. Si salvano soltanto alcuni bambini, tra cui Conan, che vengono catturati e fatti schiavi. Conan cresce grande, forte e deciso a vendicare la morte della sua gente. Film affidato alla sapiente regia di Milius e ai muscoli di Schwarzenegger. Alla sceneggiatura fanta-storica ha lavorato, oltre allo stesso Milius, anche Oliver Stone.

Conan the Barbarian (1982) on IMDb

Locandina Cristiana F. - Noi i ragazzi dello zoo di BerlinoUn film di Ulrich Edel. Con Natja Brunckhorst, Thomas Haustein, Jens Kuphal, David Bowie, Rainer Woelk. Titolo originale Christiane F. wir Kinder von Bahnhof Zoo. Drammatico, durata 124′ min. – Germania 1981. – VM 14 – MYMONETRO Cristiana F. – Noi i ragazzi dello zoo di Berlino * * * - - valutazione media: 3,29 su 55 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Storia vera di Christiane F. berlinese che diventò eroinomane a 13 anni e della sua caduta graduale agli stadi più bassi della tossicodipendenza. Tratto da un libro ricavato da 45 ore d’intervista con C.F., il film ha 2 difetti: eccesso di curiosità e distacco moralistico. Interessante come documento e testimonianza.

 Cristiana F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino
(1981) on IMDb

Double Suicide (心中天網島, Shinjū Ten no Amijima ) è un film del 1969 diretto da Masahiro Shinoda . È basato sull’opera teatrale del 1721 The Love Suicides at Amijima di Monzaemon Chikamatsu . [1] [2] [3] Questo gioco è spesso eseguito con marionette . Nel film, la storia è rappresentata con attori dal vivo ma fa uso di tradizioni teatrali giapponesi come il kuroko(macchinisti vestiti interamente di nero) che interagiscono invisibilmente con gli attori, e la scenografia non è realistica. Il kuroko si prepara per una presentazione moderna di uno spettacolo di marionette mentre una voce fuori campo, presumibilmente il regista, chiama al telefono per trovare un luogo per la penultima scena del suicidio degli innamorati. Ben presto, attori umani sostituiscono i burattini e l’azione procede in modo naturalistico, finché di tanto in tanto intervengono i kuroko per compiere cambi di scena o aumentare l’intensità drammatica della determinazione dei due amanti di essere uniti nella morte.

Le scenografie stilizzate, i costumi d’epoca e gli oggetti di scena trasmettono contemporaneamente una teatralità classica e una modernità contemporanea. L’interesse amoroso fatale di Jihei, Koharu la prostituta, e la moglie trascurata, Osan, sono entrambi interpretati dall’attrice Shima Iwashita . [4]

 Shinjû: Ten no Amijima
(1969) on IMDb

Un film di Fred McLeod Wilcox. Con Walter Pidgeon, Anne Francis, Leslie Nielsen, Warren Stevens, Jack Kelly. Titolo originale Forbidden Planet. Fantascienza, durata 98′ min. – USA 1956. MYMONETRO Il pianeta proibito * * * 1/2 - valutazione media: 3,96 su 23 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nel 2200 d.C. un incrociatore spaziale approda sul pianeta Altair 4, dove vent’anni prima s’era perduta la precedente spedizione, e lo trova dominato da Morbius, scienziato megalomane con figlia e robot e abitato da mostruose e aggressive entità, creature nate dall’inconscio dei Krels, precedenti abitanti del pianeta, e del prof. Morbius. È ormai diventato un piccolo classico del cinema di SF. Scritta da Cyril Hume, l’ingegnosa storia è una parafrasi della Tempesta di Shakespeare. Suspense, bizzarria, sorprese ed effetti speciali primitivi ma efficaci. Robby, il piccolo robot, conquistò le simpatie di molti spettatori e riapparve nel film Il robot e lo Sputnik.

Forbidden Planet (1956) on IMDb
Risultati immagini per romeo e giulietta zeffirelli locandina

Un film di Franco Zeffirelli. Con Leonard Whiting, Olivia Hussey, John McEnery, Michael York, Milo O’Shea.Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 152 min. – Italia, Gran Bretagna 1968. MYMONETRORomeo e Giulietta * * * 1/2 - valutazione media: 3,90 su 43 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nuova versione della tragedia a cura di Franco Zeffirelli. Il film vincitore di due premi Oscar (Pasquale de Santis per la Miglior fotografia e Danilo Donati per i Migliori costumi) fece conoscere al mondo lo sfarzoso estetismo di Zeffirelli e la sua capacità di tradurre nel linguaggio… del grande schermo il fascisno del grande teatro. Il film venne inoltre valorizzato dalla splendida colonna sonora composta da un Nino Rota. L’intensa passionalità dei due protagonisti, perfetti nei loro ruoli, fece gran scalpore all’epoca per la loro giovanissima età, poco più che adolescenti (15 anni lei, 17 lui). Zeffirelli ha confezionato una miscela indimenticabile di bellezza, eleganza, sensualità, avventura e azione.

Romeo and Juliet (1968) on IMDb
Locandina Il leone d'inverno

Un film di Anthony Harvey. Con Peter O’TooleKatharine HepburnJane MerrowAnthony HopkinsNigel Terry. continua» Titolo originale The lion in winterStoricoRatings: Kids+16, durata 135 min. – Gran Bretagna 1968MYMONETRO Il leone d’inverno ***1/2- valutazione media: 3,90 su 13 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il re d’Inghilterra, Enrico II, in occasione del Natale 1183 riunisce al castello i familiari per decidere chi tra i suoi tre figli gli succederà al trono. Egli propenderebbe per il minore, ma sua moglie è contraria. Fallito un intrigo ai suoi danni, il sovrano vorrebbe divorziare e risposarsi con l’amante per generare l’erede, ma non ha il coraggio di uccidere gli altri figli. La decisione sulla successione viene rimandata all’anno seguente.

The Lion in Winter (1968) on IMDb
I Mostri: Amazon.it: Ugo Tognazzi, Lando Buzzanca, Vittorio Gassman, Marisa  Merlini, Marino Mase', Dino Risi, Ugo Tognazzi, Lando Buzzanca: Film e TV

Regia di Dino Risi. Un film Da vedere 1963 con Ugo TognazziVittorio GassmanLando BuzzancaMarisa MerliniRika DialinaMichèle MercierCast completo Genere Commedia – Italia1963durata 118 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,90 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Galleria di “mostri” pescati nella realtà quotidiana: dal padre che educa il figlioletto a fregare il prossimo all’avvocato cialtrone, dalla patronessa di premi letterari che mira solo a concupire i giovani letterati al pugile suonato… 20 brevi e brevissimi episodi nei quali si alternano Gassman e Tognazzi per satireggiare i miti e le contraddizioni degli anni ’60. La commedia italiana in pillole, con ferocia “all’insegna della critica più sferzante, della satira più graffiante, senza un filo di forzatura o di compiacimento o di indulgenza o di complicità” (P. D’Agostini). Soggetto e sceneggiatura: Age & Scarpelli, Elio Petri, Dino Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari. Fotografia: Alfio Contini.

The Monsters (1963) on IMDb

Regia di Damien Chazelle. Un film Da vedere 2014 con Miles TellerJ.K. SimmonsMelissa BenoistPaul ReiserAustin StowellCast completo Genere Drammatico, – USA2014durata 107 minuti. Uscita cinema giovedì 12 febbraio 2015 distribuito da Warner Bros Italia. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,90 su 6 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Andrew, 19enne apparentemente timido, frequenta il 1° anno di batteria jazz nella migliore scuola di musica di NY, viene notato dal prof. Fletcher, famoso direttore d’orchestra, ed entra nella sua band come 2° batterista. Scopre che il metodo didattico di Fletcher è brutale e spietato, e ne è attratto e respinto al tempo stesso. Si esercita fino a farsi sanguinare le mani e diventa il 1° batterista. La sua aggressività repressa esplode quando Fletcher lo sostituisce per un incolpevole ritardo. Dopo aver rischiato di morire pur di mantenere il suo posto, Andrew, prostrato, rinuncia al suo sogno di diventare un grande batterista e testimonia in giudizio contro Fletcher. Che così viene licenziato e gli offre una 2ª chance. Per vendetta. Sulla solida base di un’esperienza personale, Chazelle, anche sceneggiatore, esordisce con un dramma musicale di scrittura incalzante e priva di sbavature, di grande godimento estetico – visivo e uditivo insieme – e di straordinaria potenza emotiva. Danno un contributo essenziale l’alchimia tra Teller e Simmons, la nitida fotografia di Sharone Meir e naturalmente le musiche, di Justin Hurwitz. Per trovare un finanziatore al film (costato 3,3 milioni di dollari), Chazelle ne girò prima un estratto di 18′ che presentò con successo al Sundance 2013. Il personaggio di Fletcher è ispirato a Buddy Rich (1917-1987), grande batterista e rude direttore di jazz band. Whiplash (frustata) è una canzone jazz composta da Hank Levy (1927-2001) per la Don Ellis Orchestra. Premio Sundance per il miglior film americano e Oscar a Simmons (miglior attore non protagonista), al montaggio e al sonoro.

Whiplash (2014) on IMDb

Locandina Kill Bill - Volume 1Un film di Quentin Tarantino. Con Uma Thurman, David Carradine, Daryl Hannah, Michael Madsen, Vivica A. Fox. Azione, durata 110 min. – USA 2003. MYMONETRO Kill Bill – Volume 1 * * * 1/2 -valutazione media: 3,80 su 146 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

È tornato Quentin. La lunga e snervante attesa è finalmente finita ed il “suo” quarto film (o meglio la prima parte del suo quarto film) scorre sullo schermo. Già dai titoli di testa, i fan si tranquillizzano: l’elenco dei personaggi in stile lista della spesa, il primo piano del volto tumefatto dell’attrice con uno sparo e relativa dissolvenza in nero ci dimostrano che “colui che era conosciuto come genio” (da molti), è tornato brillante come un tempo.
Kill Bill è stancante, una piacevole fatica per lo spettatore che dovrebbe rivedere alcuni momenti in slowmotion o più volte per apprezzarli appieno. La struttura stessa del film, a episodi con continui flashback tra passato e presente disorienta e stordisce. Tarantino inonda letteralmente ogni scena di forma e contenuti: occhiali da sole disposti in ordinate file sul cruscotto d una macchina, aerei di plastica che volano su scene di cartapesta, tute gialle indossate da Bruce Lee, alluci mobili, occhi cerulei e tanto, tantissimo sangue. Kill Bill è un Helzapoppin. Ed il gusto per la battuta spiazzante, per l’umorismo cinico e beffardo è rimasta la stessa.
Se Jackie Brown voleva essere un omaggio al Blaxploitation, Kill Bill è exploitation puro e semplice. Quentin si circonda di un team che sa il fatto suo e spende parecchio: il risultato si vede. Non un’inquadratura fuori posto, non un movimento di camera infelice.Kill Bill, formalmente si avvicina alla perfezione. Gli anni hanno permesso di affinare una già ottima tecnica.
La brillantezza di Tarantino è palesemente dimostrata anche dall’attenzione che il regista-spettatore mostra verso le tendenze cinematografiche che hanno dimostrato maggiore dinamismo negli ultimi anni, in primis l’animazione. Vero e proprio film nel film, i venti minuti firmati I.G. Production, che raccontano la tragica infanzia di una delle future vittime della bionda protagonista, nella fattispecie la strabica Lucy Liu, killer della Yakuza, rappresentano una rara gemma di intensità emotiva e spessore drammaturgico. Le sequenze animate della casa nipponica, oltre ad essere un felicissimo esempio di contaminazione metacinamatografica, dimostrano inequivocabilmente la maturità raggiunta da un mezzo espressivo, troppo spesso bistrattato dal cinema “tradizionale”.
Una grande differenza rispetto alle passate produzioni si nota nella gestione degli attori da parte del regista. Le precedenti opere erano quadri corali in cui era difficile trovare un personaggio smaccatamente preponderante rispetto agli altri (ed infatti clamore suscitò ai tempi la decisione dell’Academy di candidare all’Oscar come attore protagonista Travolta e non protagonista Samuel L. Jackson per Pulp fiction, visto che la presenza sullo schermo era pressoché identica per spessore e minutaggio), in Kill Bill la Thurman, splendida e affascinanante, è in ogni inquadratura, in ogni scena, occupa da sola l’intero schermo e storia. Tarantino ha fatto bene ad aspettarla (il film trova tra le numerose cause del ritardo accumulato, la inaspettata gravidanza dell’attrice all’inizio delle riprese): Kill Bill segna la sua migliore performance di sempre. In ogni caso la presenza di nomi storici del cinema di serie B (ma dove?) come Sonny Chiba e Gordon Liu, nobilità e da spessore e sostanza ad un cast invero un po’atipico e non perfettamente amalgamato (basta con Lucy Liu!!!)
Straordinaria la colonna sonora che spazia da brani dance anni 70 a motivi tradizionali giapponesi, per finire in morbide ballate blues: il giro del mondo in una ventina di pezzi che vanno a comporre un quadro fecondo come quello che accompagnò Pulp Fiction dieci anni fa. Impossibile descrivere appieno il carico di significati alti e bassi che Kill Bill lascia alla libera interpretazione dello spettatore. Se è facile notare un collegamento tra il coma da cui si risveglia la protagonista ed il sonno creativo di Tarantino (entrambi hanno la stessa durata… 4 anni), più sottili sono i riferimenti estetici e filosofi ad una violenza che, pur brutale, assume connotati parodistici e cartooneschi.
Purtroppo però, come e forse più di altri film del regista, Kill Bill soffre in maniera drammatica di un difetto di non poco conto. È troppo lungo, anzi, troppo tirato per le lunghe e la durata di certi segmenti del film, specie la battaglia che porta al primo regolamento di conti (che in questa prima parte del film è l’ultimo in ordine temporale) stanca attori e spettatori. Intendiamoci, le coreografie e l’impatto scenico dei duelli ridicolizzano per intensità ed ferocia le laccate evoluzioni di Matrix et similia ma dopo venti minuti, la misura è colma. Evidentemente in fase di totale autocompiacimento, Tarantino allunga, distorce, plagia situazioni che potrebbero e dovrebbero risolversi con maggiore velocità. Il difetto,evidente, non nuoce però alla valutazione globale del film che de facto è agli stessi, alti livelli di Pulp Fiction. In effetti un altro difetto ci sarebbe: il dover aspettare altri quattro mesi per vedere la fine delle avventure della vendicatrice più determinata della storia del cinema. Ma questa è un’altra storia…
(Quasi) capolavoro.

Kill Bill: Vol. 1 (2003) on IMDb

Locandina Kill Bill - Volume 2Un film di Quentin Tarantino. Con Uma Thurman, Lucy Liu, David Carradine, Daryl Hannah, Michael Madsen. Hard boiled, durata 110 min. – USA 2004. MYMONETRO Kill Bill – Volume 2 * * * 1/2 - valutazione media: 3,94 su 88 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Ogni inizio ha una fine.
Stavolta si comincia dalle parti di John Ford, con un esplicito omaggio a Sentieri Selvaggi e si prosegue, con salti spazio temporali e metacinematografici per la via del noir anni ’50 e dell’actionmovie orientale dei mitici seventies fino a giungere (eh già) dalle parti di Fist of the North Star. Paura&panico. Ma Tarantino conosce la scuola di Okuto? Pare di sì. E non ce ne sorprendiamo.
Formalmente Kill Bill vol.2 si mantiene sugli altissimi standard del primo tempo/episodio e alterna sapientemente fasi prettamente comiche, come l’allenamento di Uma Thurman con il maestro di arti marziali cantonese, durante il quale il regista delizia la platea con le famose carrellate avanti e indietro della telecamera, tipiche delle produzioni Shaw Brothers anni 70′, a momenti squisitamente drammatici come i ricordi, adagiati su un fondale bianco/nero/seppia della sposa promessa e oppressa dalla tragedia che l’ha colpita. Tutti coloro che avevano lamentato la mancanza di dialoghi brillanti nella prima parte del film saranno felici di sapere che lo “stile Tarantino” è stavolta pienamente soddisfatto e la lunga e delirante filippica che Bill fa alla sua killer preferita al termine della pellicola, va a mettersi a pieno merito sul podio occupato dal monologo di Samuel L. Jackson (qui presente in un cameo) in Pulp Fiction e della disquisizione del gruppo di iene sul significato di “Like a Virgin” in Reservoir Dogs.
Indubbiamente uno dei valori aggiunti di Kill Bill 2 è proprio Bill ovvero quel David Carradine, per il quale il tempo sembra essersi fermato. Al suo posto volevano mettere Warren Beatty e ogni amante del cinema di qualità non può che ringraziare San Quentin per la scelta del bolso attore/regista (Beatty non Quentin eh!) di lasciare il posto al mito delle arti marziali, qui in forma smagliante, capace di rubare la scena alla sempre eccellente ed attraente Thurman. La sceneggiatura, specie nelle originalissime forme con le quali elimina i personaggi dalla storia, si attesta come una delle migliori mai scritte da Tarantino che si autocita in almeno una mezza dozzina di occasioni.
L’amore per il cinema in tutte le sue forme è però il vero segno che qualunque spettatore può cogliere ad ogni inquadratura, in ogni fotogramma, un amore che permette a Quentin di firmare almeno due scene memorabili e commoventi che resteranno per sempre nella storia della settima arte: la “resurrezione” dalla sposa dalla sua tomba, con lo struggente sottofondo de “L’Arena” di Morricone ed il confronto, feroce e spietato, di quest’ultima con la risoluta e abbacinante Darryl Hannah che riscatta, in mezz’ora, dieci anni di performance dimenticabili.
Kill Bill 2 è esagerato, sopra le righe, verboso ma mai noioso e andrebbe rivisto più e più volte per apprezzarne ogni dettaglio e sfumatura. L’opera di Tarantino, presa nella sua globalità, è monumentale e straordinaria. Qualcuno, non a torto, l’ha definita la prima grande epopea del nuovo secolo e noi non possiamo che essere d’accordo.
Grazie Quentin, non ci hai deluso.

Kill Bill: Vol. 2 (2004) on IMDb

Un film di Martin Scorsese. Con Liza Minnelli, Lionel Stander, Robert De Niro, Barry Primus, Mary Kay Place.Commedia, durata 153 min. – USA 1977. MYMONETRO New York New York * * * 1/2 - valutazione media: 3,92 su 16 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

2 settembre 1945. Mentre l’America festeggia la resa del Giappone a Times Square, il sassofonista Jimmy Doyle (Robert De Niro) e la cantante Francine Evans (Liza Minnelli) si incontrano per la prima volta. Di lì a poco i due inizieranno una relazione sentimentale tumultuosa e piena di incomprensioni.
Quasi ognuno dei grandi registi che si sono imposti nella storia del cinema a partire dagli anni 70- tra cui Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, William Friedkin, Michael Cimino– agli occhi della critica hanno almeno una Waterloo personale. Nel caso di Scorsese il primo grande (ingiusto) flop di pubblico e critica è il sontuoso New York, New York. Nel 1976 il regista reduce dal successo ottenuto per i suoi precedenti tre film (Mean Streets, Alice non abita più qui e Taxi driver), riprendendo un soggetto rimasto incompiuto di Earl Mac Rauch, era in procinto di realizzare il suo progetto successivo, tributo e decostruzione del periodo d’oro del musical targato MGM e Warner Bros. Ispirato ai classici del genere (di registi del calibro diBusby Berkeley e Vincente Minnelli) ne rovescia allo stesso tempo le convenzioni. L’approccio stilistico è infatti rappresentato dallo scontro tra realtà cinematografiche incompatibili, abbracciando l’artificialità dei teatri di posa ma facendovi muovere e vivere dei personaggi intensi e ambigui, lasciando spazio a un nuovo modo di concepire la vita, di guardare e analizzare emozioni. Ad aiutarlo nella linea di demarcazione tra vecchia e nuova Hollywood è Liza Minnelli. La sua presenza ha reso omaggio ai musical diretti da suo padre e interpretati da sua madre, Judy Garland (specialmente È nata una stella, dalle non poche somiglianze con New York, New York) e allo stesso tempo rappresentò il moderno musical hollywoodiano (vincitrice nel 1972 dell’Oscar come miglior attrice per Cabaret).
Le riprese si rivelarono lunghe e faticose. L’ampia facoltà d’improvvisazione lasciata agli attori finì per prolungare il calendario delle riprese e il budget ne risentì inevitabilmente. Si trattava inoltre di un momento delicato per la vita del regista, segnato dalla dipendenza da cocaina e dalla fine del suo secondo matrimonio con la sceneggiatrice Julia Cameron. Quante parole possono pensare di descrivere questa pellicola? Troppe. Forse: ambiziosa, audace, affascinante, fraintesa.

New York, New York (1977) on IMDb

Prime Video: La montagna sacraUn film di Alejandro Jodorowsky. Con Alejandro Jodorowsky, Horacio Salinas, Ramona Sanders, Valerie Jodorowsky, Ana De Sade. Titolo originale The Holy Mountain. Fantastico, durata 115′ min. – USA 1973. MYMONETRO La montagna sacra * * * 1/2 - valutazione media: 3,92 su 21 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

In una emblematica e repressa nazione latinoamericana, un giovane ladro e nove potenti ricorrono a un alchimista perché li faccia partecipi del segreto dell’immortalità. Devono raggiungere nove saggi che da tremila anni vivono in cima a una mitica montagna… Frutto di una cultura sincretica in cui sembra di ravvisare le tracce lasciate da Buñuel, Dalí, Fellini, Topor e Arrabal insieme, questo film surreale e simbolista può sconcertare o avvincere.

The Holy Mountain (1973) on IMDb

Un film di Billy Wilder. Con Marilyn Monroe, Tom Ewell, Evelyn Keyes, Sonny Tufts, Robert Strauss. Titolo originale The seven year itch. Commedia, durata 105 min. – USA 1955. MYMONETRO Quando la moglie è in vacanza * * * 1/2 - valutazione media: 3,93 su 11 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un impiegato rimasto solo in città, perché la famiglia se ne è andata in villeggiatura, prova un’attrazione sempre maggiore per la vicina di casa bionda e sexy. Alla fine però si spaventa per le possibili conseguenze e fugge a raggiungere la moglie.

The Seven Year Itch (1955) on IMDb

Un film di Howard Hawks. Con Rock Hudson, Paula Prentiss, John McGiver, Maria Perschy. Titolo originale Man’s Favorite Sport?. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 120 min. – USA 1964. MYMONETRO Lo sport preferito dell’uomo * * * 1/2 - valutazione media: 3,99 su 14 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il direttore di un negozio d’articoli sportivi incarica un proprio impiegato, che passa per espertissimo pescatore, di partecipare a una gara per motivi pubblicitari. Il poveretto in realtà non sa nulla di pesca e solo una fortuna sfacciata gli consente di giungere ad ottimi risultati. Alla fine, però, rivela onestamente la propria imperizia, tanto ha ormai trovato l’amore dell’organizzatrice della gara.

Man's Favorite Sport? (1964) on IMDb

Desiderio di donna - DVD - Film di Douglas Sirk Drammatico | IBSUn film di Douglas Sirk. Con Barbara Stanwyck, Richard Carlson, Lyle Bettger, Marcia Henderson. Titolo originale All I Desire. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 70 min. – USA 1953. MYMONETRO Desiderio di donna * * 1/2 - - valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un’attrice che ha lasciato la famiglia per una vita indipendente torna a casa in occasione del diploma della figlia, per sostenere la parte di protagonista in uno spettacolino casalingo. La donna sente rinascere l’antico affetto di un ex innamorato che rischia di compromettere tutto.

All I Desire (1953) on IMDb

Locandina italiana IncantesimoUn film di George Cukor. Con Edward Everett Horton, Katharine Hepburn, Cary Grant, Lew Ayres, Doris Nolan. Titolo originale Holiday. Commedia, b/n durata 93 min. – USA 1938. MYMONETRO Incantesimo * * * 1/2 - valutazione media: 3,90 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Una fanciulla ricchissima si innamora di un ragazzo orgoglioso e testardo che non vuole farsi mantenere dalla famiglia di lei. Nessuno lo comprende, tranne la sorella della fidanzata che lo accetta così com’è e lo sposa.

Holiday (1938) on IMDb

Locandina italiana BoyhoodUn film di Richard Linklater. Con Ethan Hawke, Patricia Arquette, Ellar Coltrane, Lorelei Linklater, Steven Chester Prince. Drammatico, durata 165 min. – USA 2014. – Universal Pictures uscita giovedì 23 ottobre 2014. MYMONETRO Boyhood * * * 1/2 - valutazione media: 3,90 su 45 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Mason (8 anni) vive con sua madre Olivia e la sorella Samantha di poco più grande ma senza il padre Mason sr., da anni separato ma rimasto comunque vicino ai ragazzi. Nonostante la madre abbia la tendenza a trovare nuovi mariti non eccezionali e costringa i figli a traslocare spesso, cambiare scuola e amicizie, lo stesso i due mantengono un rapporto forte con il padre e con lei nonostante tutto, passando 12 anni della loro vita assieme fino al momento di passare al college e di lasciare la famiglia.
Boyhood è molto più di un period movie sugli ultimi 12 anni degli Stati Uniti ed è molto più di un romanzo di formazione. È addirittura molto più di un particolare esperimento cinematografico (realizzare un lungometraggio lungo più di una decade, riunendo ogni anno il cast per girare alcune scene e vederli così invecchiare realmente), è un grandissimo affresco sull’essere ragazzi americani oggi, partendo dalle radici, dalla formazione individuale, un racconto fondato quasi tutto sul concetto di famiglia, non tanto come nucleo ma come elemento centrale nella “boyhood”, l’età tra gli 8 e i 20 anni. C’è un paese intero e il suo spirito per come è vivo oggi nella storia per nulla clamorosa di Mason.
In questo senso l’ultimo film di Richard Linklater non è diverso da La conquista del West, è l’epica di un popolo letta attraverso una famiglia e uno sguardo non-epico, molto disilluso e un po’ depresso (nonostante si rida tanto e ci si commuova molto di gioia). Non sono stati 12 anni fantastici probabilmente, lo stesso però Linklater non riprende un giorno di pioggia e limita i momenti duri a pochi casi isolati (come del resto pochi sono gli attimi di vera esaltazione), concentrandosi su quegli istanti di ordinario svolgimento in cui i sentimenti sono visibili, come se una luce passasse attraverso le persone e svelasse inesorabilmente quello che sentono.
Nonostante sia facile paragonare questo film all’altro progetto “seriale” del regista, paradossalmente Boyhood lavora su altre componenti rispetto a quelle con cui da 20 anni (e sempre insieme a Ethan Hawke) sta raccontando la storia di Jesse e Celine con Prima dell’alba (1994), Prima del tramonto (2004) e Before midnight (2013). Quella trilogia non solo vede i protagonisti invecchiare ma anche gli spettatori e si propone di cercare un parallelo tra chi guarda e l’oggetto guardato superando il concetto di cinema generazionale per come lo conosciamo. Inoltre il racconto di una vita intera in quel caso passa attravero piccoli attimi significativi, come una sineddoche: quelle poche ore ogni dieci anni che realmente contano e tirano le somme di quanto successo fino a quel momento, aprendo nuove porte verso il futuro.
Questo esperimento narrativo invece riprende l’opposto, non vuole cristallizzare intorno a dei protagonisti un sentimento immutabile nel tempo ma celebrare il cambiamento. Il suo racconto passa attraverso momenti in linea di massima ordinari o eventi poco importanti, quel che conta è il passare del tempo, cambiare realmente (non usando del trucco o un altro attore più adulto), per realizzare il sogno del cinema portato all’estremo: mostrare la vita umana mentre si svolge senza rinunciare alla forza comunicativa di un corpo vero che invecchia.

L'uomo che uccise liberty valance - Circuito Cinema

Un film di John Ford. Con John Wayne, John Carradine, Edmond O’Brien, James Stewart, Lee Van Cleef. Titolo originale The Man Who Shot Liberty Valance. Western, b/n durata 119 min. – USA 1962. MYMONETRO L’uomo che uccise Liberty Valance * * * 1/2 - valutazione media: 3,95 su 11 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un giovane avvocato, Ransom Stoddard, diventa senatore degli Stati Uniti. Intervistato da un giornalista, rivela la realtà sul leggendario scontro di Shinbone con il temuto fuorilegge Liberty Valance, avvenuto nell’Ovest alla fine dell’Ottocento. Ma il vero protagonista della vicenda è Tom Doniphon, un valoroso pioniere del luogo, legato allo stile di vita del vecchio West: ottenere giustizia non con le leggi scritte, ma con il semplice ed efficace potere di una pistola. Sarà lui a cercare di far sopravvivere il fragile avvocato di città, salvandogli più volte la vita, insegnandogli a sparare, e consegnandogli le chiavi di un mondo destinato a cambiare.
John Ford (regista tra gli altri di Ombre rosse, Massacro a Forte Apache, Sfida infernale, Sentieri selvaggi), con questo film esprime il suo nuovo rapporto con il mito del West. Attraverso l’utilizzo dei flashback, ritornando a un bianco e nero omogeneo, l’autore dà vita a una pellicola nostalgica e amara. Affronta il tema dei valori dell’Est contro quelli dell’Ovest (quei valori che trasformano il deserto in un giardino, che portano il progresso e cambiano la società) in un western in cui il protagonista (John Wayne) è un eroe stanco che conserva fedelmente i suoi genuini connotati. Ma che suggerisce attraverso di essi, una romantica rinuncia al suo stesso mito.

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Locandina italiana Buffalo '66

Un film di Vincent Gallo. Con Ben Gazzara, Christina Ricci, Vincent Gallo, Anjelica Huston, Rosanna Arquette Drammatico, durata 112 min. – USA 1998. MYMONETRO Buffalo ’66 * * * 1/2 - valutazione media: 3,51 su 49 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Lo split-screen come la memoria che gocciola inesorabile su di noi; un fermo-immagine imprevisto e fulminante più di un momento d’azione; un montaggio ad orologeria che fa quasi sembrare la vestizione/preparazione in una sala da bowling una scena di sesso. Sono solo alcune istantanee di Buffalo 66, tuttavia sarebbe impresa ardua descrivere a parole un tale film, che sta dentro – ma soprattutto sta come – il suo protagonista, che si sente come lui. Il linguaggio di questa anomala, anormale tragicommedia si traduce in un gioco di scardinamento prospettico delle inquadrature, e di uno straniamento quasi (e comunque volutamente) sgradevole. Trattasi infatti di un’opera prima estremamente libera, destabilizzante, composta da riprese sfacciatamente schizzate e paranoiche, e da uno stile sbilenco ma già maturo nel manipolare e imbrattare di verità la materia in questione: dopotutto, soltanto uno come Vincent Gallo avrebbe potuto incentrare i primi 15 minuti di un film su un personaggio che cerca disperatamente un bagno. Billy Brown è appena uscito di prigione, è incasinato e nervoso anche se proprio non ci pare un ex galeotto; per proseguire una farsa messa in atto verso i suoi genitori prende ‘in ostaggio’ una ragazzina, senza però sapere davvero come comportarsi né con lei né con loro – una madre tragicamente ridicola e ridicolmente tragica, che guarda in loop la registrazione della partita di football che è stata la rovina di Billy 5 anni prima, e un padre un tempo cantante (ora ripiega sul playback) meschino e grottesco -, né tantomeno con una tormentata vendetta in cui il suo unico complice è un ragazzo ritardato che lui chiama tonto ma anche miglior amico.

Buffalo '66 (1998) on IMDb