Un film di Chantal Akerman. Con Delphine Seyrig, Jan Decorte, Henri Storck, Jacques Doniol-Valcroze, Yves BicalDrammatico, durata 201 min. – Belgio 1975.
Il film racconta con una grande minuzia descrittiva tre giorni della vita disperata e ripetitiva di una donna, Jeanne Dielman (il cui nome si deduce solo dal titolo e da una lettera ricevuta dalla sorella Fernande). Vedova e madre di un ragazzo di nome Sylvain, Jeanne conduce una vita monotona, scandita da azioni ben precise da compiere durante le sue giornate, che si alternano in modo pressoché uguale tra di loro: la donna è una casalinga modello, cucina e fa le pulizie in casa, aiuta il figlio coi compiti scolastici e sbriga diverse commissioni nei tre giorni della narrazione.
Tra le attività che caratterizzano la sua routine quotidiana vi è anche l’abitudine di prostituirsi, una volta al giorno: Jeanne riceve in casa clienti abituali che si recano da lei a cadenza settimanale nelle ore del pomeriggio in cui il figlio Sylvain è a ancora a scuola. Eppure, è proprio dopo la visita di uno dei suoi clienti, avvenuta il secondo giorno, che qualcosa si inceppa nel meccanismo perfetto e ripetitivo di Jeanne: dapprima cuoce troppo le patate per la cena; poi dimentica di coprire il vaso di porcellana nel quale ripone i propri soldi; perde un bottone del suo maglione e, infine, fa cadere una forchetta appena lavata.
Questi piccoli segnali che le regolarità ossessiva e la perfezione maniacale della routine di Jeanne si siano incrinate continuano fino all’arrivo del cliente il mercoledì pomeriggio, il terzo e ultimo dei giorni messi in scena.