Dal romanzo Chien blanc (1970) di Romain Gary, cui è dedicato. Un’attrice prende in casa un cane bianco dopo averlo investito, scoprendo che è stato addestrato ad attaccare i neri. Apologo antirazzista quasi ingenuo nel suo schematismo senza sfumature, appeso a una suspense sottile ma assidua, con 2 o 3 sequenze notevoli tra cui quella del nero sgozzato in chiesa. Notevole fotografia di Bruce Surtees, meno la musica di E. Morricone. La Paramount non lo distribuì negli USA, ritenendolo politicamente scorretto.
Terry, proprietario di una rivendita di auto d’epoca, è un ex ladro. Viene avvicinato da una vecchia conoscenza, la bella Martine, che gli propone di fare “il colpo della vita”, una rapina nel cuore di Londra, nel caveau della Lloyd Bank, dove sono depositate centinaia di cassette di sicurezza. In realtà l’ex modella non svela del tutto le carte: poco tempo prima, di ritorno da un viaggio in Marocco, è stata fermata all’aereoporto per spaccio di eroina e “costretta” a stringere un accordo con un agente dei Servizi Segreti Britannici (MI5). In cambio della sua fedina pulita, la donna deve impossessarsi del contenuto di una cassetta di sicurezza contenente materiale fotografico compromettente su un membro della famiglia reale. Trovati tutti gli elementi per completare la banda, arriva il giorno del colpo… Ispirato ad una storia realmente accaduta, il film racconta di una rapina organizzata in una banca londinese nel 1971, per cui non fu arrestato nessun colpevole, una vicenda che in pochi giorni fu insabbiata. Firmato da Roger Donaldson – che ha fatto il suo debutto nel 1977 con Unica regola vincere, che ha diretto in seguito Il Bounty (1984),Senza via di scampo e, più recentemente, La regola del sospetto(2003) -, La rapina perfetta con un sapiente montaggio intreccia e rielabora alcune pagine non troppo gloriose della Storia del Regno Unito che vede coinvolti mafia, Black Power, Servizi Segreti e rampolli della famiglia più in vista della nazione. Efficace la ricostruzione attenta di una Londra primi anni Settanta, che ne svela il lato oscuro, i retroscena della vita malavitosa, i vizi e le”scarse” virtù di chi sta dietro alle scrivanie del Potere, il clima culturale (tra le “facce” e i personaggi noti che compaiono nella pellicola, la coppia John Lennon eYoko Ono che di lì a breve emigrerà negli States). Un poliziesco ben scritto, da vedere.
Siamo in Francia, nell’autunno del ’44. Dopo lo sbarco in Normandia le truppe alleate cercano di sfondare la linea Sigfrido per dilagare nel cuore della Germania. Nel gran caos della guerra, una pattuglia di sei uomini fa il suo dovere, guidata da un “sergente di ferro”.
Ennesimo film sull’annoso tema degli amici-nemici. Taw Jackson (Wayne) è finito in galera a causa di Price, proprietario terriero che si è anche impadronito delle sue terre. Quando Taw esce di prigione, il “cattivo” gli manda incontro un sicario. Ma anziché uccidersi, i due preferiscono accordarsi per rapinare una diligenza che trasporta i soldi di Price.
A New Orleans arriva Irena Gallier, per raggiungere il fratello Paul, che non ha mai conosciuto. Quello che non sa, e che presto scoprirà, è che Paul nasconde un segreto non umano: quando si eccita sessualmente si trasforma in pantera nera e, per ritornare umano, deve uccidere. Intanto Irena conosce il direttore dello zoo Oliver e se ne innamora. Sarà vero amore o attrazione animale?
Gli ultimi 8 anni di Harvey B(ernard) Milk (1930-78). Nel ’73 a San Francisco apre con il compagno Scott Smith il Castro Camera, negozio di fotografia nel quartiere popolare Castro che diventa un punto di riferimento per i gay USA. Dopo 2 sconfitte elettorali, nel ’74 è eletto supervisor del Consiglio Comunale di San Francisco, il primo gay dichiarato che occupa una carica pubblica in USA. Il 27 novembre ’78 è ucciso con 5 proiettili, con il sindaco George Mosone, da Dan White, che, condannato un anno dopo con seminfermità mentale, si suicida nell’85. Teatrale ma secca la morte di Milk, come quella per impiccagione suicida di un amante casalingo. Come se Van Sant, gay dichiarato, volesse insinuare un mélo moderato senza ridondanze nel suo film più lineare e più esplicitamente politico sui temi della discriminazione e dell’omofobia, pur inserendo le strazianti note pucciniane di Tosca . Ne esce un personaggio positivo, ma non agiografico né retorico, che Penn, Oscar 2009 come miglior attore protagonista, interpreta con “impressionante mimetismo, lucido e struggente” (G. Canova). Nel 1975 il documentario The Times of Harvey Milk ebbe l’Oscar.
Il film è liberamente ispirato a un episodio che ha segnato la fine della carriera del filosofo Friedrich Nietzsche. Il 3 gennaio 1889, in piazza Alberto a Torino, Nietzsche si gettò, piangendo, al collo di un cavallo brutalizzato dal suo cocchiere, poi perse conoscenza. Dopo questo episodio, che costituisce il prologo del film, il filosofo non scrisse più e sprofondò nella follia e nel mutismo. Su queste basi, The Turin Horse racconta la storia del cocchiere, di sua figlia e del cavallo, in un’atmosfera di grande e simbolica povertà. Il regista afferma: ‘Il film segue questa domanda: cosa accadde al cavallo? Il cocchiere Ohlsdorfer e sua figlia vivono in campagna. Sopravvivono grazie a un duro lavoro. Il loro unico mezzo di sussistenza è il cavallo con il carro. Il padre va a lavorare, la figlia si occupa delle faccende domestiche. È una vita misera e infinitamente monotona. I loro abituali movimenti e i cambi di stagione e di momento del giorno dettano il ritmo e la routine che viene loro crudelmente inflitta. Il ritrae la mortalità, con quel dolore profondo che noi tutti che siamo condannati a morte, proviamo.’ Il regista ungherese prosegue con estrema determinazione il suo percorso di ricerca stilistica che privilegia l’analisi della quotidianità trasferita sullo schermo con ritmi che si avvicinano quando non addirittura riproducono il tempo reale. Rende così quasi tangibile la marcia cadenzata dei suoi personaggi verso la morte con la scansione dei gesti quotidiani in una terra spazzata da un vento che percuote gli spiriti. Non è cinema per tutti il suo e, soprattutto, è cinema che non può essere trasferito dal grande schermo altrove se non per studi analitici. È lì sul telone bianco che lo sguardo dello spettatore può perdersi nella lentezza quasi ipnotica di un fluire funebre del tempo dettato dall’occhio di un maestro dello stile di un rigore assoluto.
Due versioni: una 720p presa da rai hd a cui credo manchino pochi secondi all’inizio. L’altra 1080p rippata da me a cui ho aggiunto i subita (tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni).
Asterix nacque in seguito a lunghe discussioni fra i suoi due creatori, il disegnatore Uderzo e lo sceneggiatore Goscinny: il primo infatti avrebbe voluto fare del proprio personaggio un eroe classico, forte, valoroso e nerboruto, simile a quello del precedente lavoro della coppia “Oumpah-Pah” mentre lo scrittore optava per un antieroe dal fisico minuto e di dimensioni ridotte e più abile con il cervello che con la forza bruta.[4] La versione finale del personaggio, pur mediando fra questi estremi, risente maggiormente della visione di Goscinny, mentre Obelix è più simile alle idee di Uderzo.[4]
Il nome Asterix deriva dal francese “asterisque” (asterisco) nella sua doppia valenza di “piccola stella” ma anche di “rimando a fondo pagina”, con l’aggiunta del suffisso -ix che nel fumetto caratterizza i nomi di praticamente tutti i Galli e derivato dal nome celtico del condottiero Vercingetorige (Vercingetorix).[4][5] Goscinny ha affermato scherzosamente che il nome, iniziando per “A”, sarebbe stato un vantaggio per quando il suo personaggio sarebbe stato elencato nelle enciclopedie.
Nel 2005 il semiautistico, bizzarro amministratore di un piccolo fondo finanziario capisce che le grandi banche hanno gonfiato un’enorme bolla finanziaria manipolando i titoli di credito sui mutui immobiliari e scommette tutto sul crollo delle loro quotazioni in Borsa. Tutti lo prendono per pazzo, ad eccezione di 5 outsider : l’amministratore delegato di una piccola società finanziaria, un dirigente di Deutsche Bank, 2 giovanissimi broker e un ex broker convertito all’ecologismo. Al suo 7° LM (di cui solo 2 usciti in Italia) McKay, anche sceneggiatore con Charles Randolph, ha cavato dal romanzo The Big Short: Inside the Doomsday Machine (2010) di Michael Lewis quello che tecnicamente è un documentario sulle cause dell’attuale grande depressione mondiale. Ma è riuscito a trasformarlo in un thriller finanziario mozzafiato che è al tempo stesso un giallo a soluzione anticipata carico di suspense, una satira tagliente e arguta dei cowboy della finanza USA e un’opera di raffinata e benemerita divulgazione scientifica. Il segreto della sua magia è mostrare, in parallelo, la faccia virtuale della Borsa e la corrispondente faccia reale delle cose fisiche e delle singole vite umane. Cast formidabile e medaglia d’oro a Pitt che l’ha anche prodotto. Da vedere a scuola per far capire come va il mondo. Magari per cambiarlo.
Sono due fratelli pianisti, insieme sono un duo musicale. Cercano una cantante per creare maggiore attrazione. Fanno dei provini e la trovano, oltre che brava anche bella. Tanto che farà impazzire lo scapolo belloccio, con la disapprovazione dello sposato in sovrappeso. Per un po’ andranno avanti tra litigi e dopo che la donna si allontanerà, si separeranno definitivamente. Con una regia diligente, il film si fa notare soprattutto per la bravura dei fratelli Bridges e di Michelle Pfeiffer che ha anche una buona voce.
Frank, uno spacciatore che è anche cocainomane, sta per vivere la peggiore settimana della sua vita. Dopo aver venduto droga ottenendone meno di quanto previsto si ritrova in un grosso guaio. Deve rendere al serbo Milo una grossa somma a cui se ne aggiunge una esorbitante perché, mentre trattava un importante affare con uno svedese, è stato catturato dalla polizia e ha versato tutto il quantitativo di droga (avuta da Milo) nel lago. Ora deve trovare in tempi brevissimi tutti i soldi. Il film d’esordio di Nicolas Winding Refn è divenuto un cult nonostante non fosse nato sotto i migliori auspici. Refn si è sempre vantato di non avere nessuna ‘scuola’ di cinema alle spalle e suo padre Anders (montatore di film come Le onde del destino) riteneva che fosse sintomo di follia girare un’opera prima senza un minimo background professionale alle spalle. Nicolas gli ha dimostrato che invece era possibile realizzando un film in cui i difetti (se ci sono) scompaiono dinanzi alla tensione che pervade l’intero film. Si tratta di una progressione che, sia sul piano della sceneggiatura che su quello stilistico, accompagna Frank nei gironi sempre più cupi di un inferno in cui vive quasi da sempre (quasi, perché la scena con la madre fa intravedere un passato tanto remoto quanto diverso). È la Copenaghen dei locali notturni, delle stanze sul retro, degli alberghetti di quart’ordine quella che lo spettatore attraversa con Frank. Un uomo la cui personalità è come dominata dal pendolo di Edgar Allan Poe che ondeggia tra i due estremi della droga e del denaro e che può, ad ogni istante, togliergli la vita. Refn lo pedina con una macchina da presa mobilissima ma lontana dal Dogma vontrieriano che proprio allora tendeva a imporsi come stile assoluto nel cinema danese di qualità. Il suo è un modo di girare privo di autocompiacimenti, asciutto, a tratti quasi chirurgico. Salvo poi non rinunciare a mostrare, senza però cercare facili giustificazioni al suo agire, il sentimento che Frank prova nei confronti di Vicki. Un sentimento che, ogni volta che emerge anche solo per un istante, deve essere costantemente annullato quasi che il rischio di soccombervi sia troppo forte. In un film di uomini privi di scrupoli e capaci di esercitare la violenza sia in modo subdolo (come Milo) che brutale (come il suo braccio destro Radovan) Vicki conserva un suo ruolo che va seguito con attenzione perché è lo specchio in cui Frank cerca la parte perduta di sé.
Guidando attraverso il deserto, il giovane Jim raccoglie un autostoppista che presto si rivela un maniaco omicida. Un incubo su strada come Duel, ma qui il mostro ha una faccia e un carattere. Scritto da Eric Red, è un film violento che vive di spazi, polvere, asfalto, distanze, e dell’angoscia che si cela dietro l’imperativo categorico del viaggio.
Anni Sessanta. Un sottomarino sovietico di nuova produzione viene inviato a sperimentare il lancio di una testata nucleare. Il natante ha qualche problema di costruzione e l’equipaggio non è dei più preparati.È per questo che il timone viene affidato a un comandante inviato da Mosca (Ford) che fa passare al ruolo di comandante in seconda il precedente responsabile (Neeson). I due hanno diverse concezioni del dovere e il conflitto esplode quando si verifica una perdita nel nucleo radioattivo che fa da propulsore al mezzo. Ancora un film claustrofobico sui sommergibili, ma carico di implicazioni politico-cronachistiche. Chernobyl, il sottomarino sovietico Kursk inabissatosi nel 2000, la caduta dei muri entrano a far parte di una storia che la Bigelow (con cast tutto maschile) conduce da parere suo. Le retoriche del genere ci sono tutte, ma ci sono anche importanti pagine di cinema (una per tutte quella in cui i primi marinai vengono mandati a morte certa nell’area radioattiva). Film importante perché apre la strada a una nuova lettura degli ex sovietici da parte degli yankee: i russi sono così valorosi che sembrano americani.
Un bandito messicano si unisce casualmente alle truppe di Villa e Zapata. Il comandante dell’esercito governativo, per rappresaglia, fa assassinare i suoi figli. L’uomo decide di vendicarsi, ma viene fatto prigioniero e liberato grazie all’intervento di un altro bandito. È questi, prima di morire, che lo converte alla causa della rivoluzione.
Kotoko ha un problema, ci vede doppio, nel senso che la sua mente sdoppia le persone che vede, una reale e una no, una positiva e una negativa (che cerca di attaccarla), senza che lei possa distinguere quale esista e quale sia frutto della sua immaginazione. Il suo disagio mentale è acuito dallo stress dovuto alla cura del figlio neonato che tra pianti, urla ed esigenze lentamente porta la madre al totale esaurimento.
I subita nella versione 720p sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
In un piccolo paesino tailandese un gruppo di soldati viene colpito da una strana malattia del sonno: vengono ricoverati in una scuola elementare abbandonata, adibita ad ospedale. Jenjira Widnes si offre volontaria per prendersi cura dei militari, sviluppando un particolare interesse nei confronti di Itta, un giovane che non riceve mai visite dai parenti. Ma anche la sua vita sta per subire un cambiamento: incontra due fantasmi che le raccontano dell’esistenza di un cimitero di re sepolto sotto la scuola. La giovane comincerà ad avere allucinazioni e sogni molto particolari.
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Dopo la morte di suo padre Jeff (Matthew Chamberlain), il famoso fotografo di guerra Paul Prior ( Matthew Macfadyen ) ritorna nella sua città natale nell’Isola del Sud della Nuova Zelanda . Paul si riunisce anche con il fratello minore Andrew (Colin Moy), un pio allevatore di struzzi locale, sposato con la molto religiosa e agorafobica Penny ( Miranda Otto ). Sotto la pressione di Andrew, Paul prolunga con riluttanza il suo soggiorno per aiutare a sistemare la vendita del cottage del padre e del frutteto adiacente.
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Godzilla (in giapponese ゴジラ?, Gojira) è un kaijū (“mostro radioattivo”) del cinema giapponese, protagonista di una lunga serie di film a partire da Godzilla (1954). La sua fama si è gradualmente espansa anche all’estero, tanto da divenire uno dei più famosi mostri del mondo e della storia del cinemadi fantascienza e fantastico, apparendo in videogiochi, romanzi, fumetti, serie televisive, ventinove film prodotti dalla Toho e tre film di Hollywood. Il personaggio viene spesso nominato “Il Re dei Mostri”, un nomignolo coniato in Godzilla, King of the Monsters!, la versione americana del film del 1954.
Godzilla è raffigurato come un enorme mostro marino preistorico, risvegliato e potenziato dalle radiazioni nucleari. Concepito quando il ricordo dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki e l’incidente del Daigo Fukuryu Maru era ancora vivido, il personaggio fu inteso come una metafora per le armi nucleari. Più la serie progrediva, più certi film raffigurarono Godzilla come un eroe, mentre altri mantenevano la caratterizzazione originale di un mostro distruttivo. Con la fine della guerra fredda, vari film girati dopo il 1984 fecero di Godzilla il simbolo non più del potere distruttivo delle armi nucleari, ma d’una presunta insufficiente presa di coscienza del passato militarista e imperialista del Giappone e del pericolo dei disastri naturali.
Filmografia
Esistono 33 film ufficiali appartenenti alla saga di Godzilla prodotti dalla giapponese Toho, suddivisi in quattro ere: Showa, Heisei, Millennium e Reiwa. A essi si aggiungono il remake americano del 1998 e un film, del 2014, prodotto dalla Legendary Pictures e Warner Bros. A dicembre del 2014, la Toho ha confermato che avrebbe prodotto un nuovo lungometraggio, uscito nel 2016, chiamato Shin Gojira in Giappone, mentre il titolo in lingua inglese e italiana del film, inizialmente annunciato come Godzilla Resurgence, è Shin Godzilla. Nell’agosto del 2016 è stato inoltre annunciato un film animato su Godzilla, Gojira: Kaijū Wakusei (in italiano Godzilla: Il pianeta dei mostri), diretto da Kobun Shizuno e Hiroyuki Seshita, sceneggiato da Gen Urobuchi e prodotto dalla Toho e dalla Polygon Pictures, uscito nel 2017.
Alcune note su questa release: come potete immaginarvi è stato un lavoro molto lungo e complicato, ho cercato di trovare le versioni migliori per ogni episodio rippando quasi tutti i film sia per abbassare i Gb sia per aggiungere i subita (spesso traducendoli con google. Spero non ci siano troppe imprecisioni).
Se dovesse mancare qualcosa o dovessero esserci degli errori scrivetemi nei commenti.
In comune con l’eroe di Yojimbo (La sfida del samurai, 1961), Sanjuro ha il nome, i tic e il vizietto del doppio gioco, ma è più saggio e disposto a dare ascolto alla saggezza femminile. Fa da maestro e guida a un gruppo di nove giovani aspiranti samurai decisi a combattere contro un prepotente e corrotto amministratore del loro piccolo stato feudale. Film sul tema dell’iniziazione alla vita (e alla politica), trova proprio nella dimensione comico-umoristica la moralità di un amabile apologo sui pericoli della violenza, condensata nella battuta della moglie del ciambellano: “Le buone spade devono rimanere nel fodero”. Tratto da un romanzo di Shugoro Yamamoto, adattato dal regista che l’ha anche prodotto e montato con Ryuzo Kikushima e Hideo Oguni. “Un samurai che si riempie il grembo di camelie… Non si era mai visto al cinema” (A. Tassone).
16/5/2024: aggiunta versione 720p
I subita sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Il principale satellite russo per la comunicazione è in avaria. Rischia di precipitare sulla Terra nel giro di poco tempo. I suoi impianti ricalcano quelli dello Skylab americano, una tecnologia ormai obsoleta che nessuno sa più come riparare. Nessuno tranne i 4 vecchi componenti del gruppo Dedalus che era stato sciolto alla fine degli anni Cinquanta. Gli anzianauti si riuniscono e mostrano in fase di allenamento quello che sanno fare. La strategia del responsabile NASA, loro antico nemico, è quella di far esercitare insieme a loro dei giovani astronauti in modo da farli restare a terra all’ultimo momento. Non va così e i nostri partono. Ma una sorpresa non piacevole li attende… Clint Eastwood continua il suo percorso di rivisitazione dei miti del cinema americano. La sua però non è l’opera di un iconoclasta. Clint ama ciò che fa e ama il western. Quando ci mostra i quattro vecchietti che si preparano ad andare nello spazio lo fa con grande ironia ma anche con grande affetto. La frontiera, il nemico da sconfiggere, stanno lassù? Ecco allora i Nostri pronti a partire, con quel mix di individualismo e di spirito di squadra che costituisce la formula vincente. Il finale celebra un sacrificio ma non cerca l’applauso.
Le richieste di reupload di film,serie tv, fumetti devono essere fatte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.