La serie è ambientata nella fittizia cittadina montana di Twin Peaks situata nello Stato di Washington, a cinque miglia dal confine tra Stati Uniti e Canada[1]. L’apparente tranquillità di questo piccolo paese degli Stati Uniti d’America viene turbata dal ritrovamento del cadavere di Laura Palmer, figlia unica del noto avvocato Leland, nonché una delle ragazze più popolari della città. Le indagini sono affidate alla locale polizia e anche all’agente speciale Dale Cooper dell’FBI E permettono di far affiorare il lato oscuro e nascosto del luogo e dei suoi abitanti.
Da un romanzo di Noël Calef, sceneggiato da Malle, Roger Nimier e l’autore: ex combattente in Indocina, Julien uccide il suo padrone su istigazione della di lui moglie Florence, sua amante, ma rimane chiuso in ascensore. Nella stessa notte un giovane gli ruba l’auto e uccide due turisti. Brillante esordio di Malle con un film noir in cui più che l’azione, pur molto tesa, contano l’atmosfera (fotografia di H. Decaë, stupenda colonna musicale jazz di Miles Davis) e l’analisi dei sentimenti. D’antologia la camminata di J. Moreau nella notte parigina. Premio Delluc 1957.
Un ragazzo amoreggia con la ragazza quando scopre che i nuovi dirimpettai sono davvero strani e misteriosi. Aglio, acquasanta e crocefissi non basteranno. Sembrerebbe un film dell’orrore legato alla retorica del genere, e invece si rivela presto libero di volare su audaci invenzioni di regia e pervaso da un sottile senso dell’umore. Notevoli effetti speciali. Fu fatto anche L’ammazzavampiri 2 (1989), trascurabile
Gangster amico di una mendicante decide di aiutarla quando arriva in città sua figlia, convinta che la madre sia una signora. Remake di Signora per un giorno: quasi un omaggio di Capra a sé stesso. Fu il suo ultimo film. Grande passerella di caratteristi, tra cui Peter Falk che si guadagnò una designazione all’Oscar. Il look da finto film gangster è piacevole, ma manca l’autoironia. Il mestiere sostituisce il brio.
Ivan Locke guida nella notte verso Londra. È un costruttore di edifici, ma questa notte si consuma la demolizione della sua vita. All’alba avrebbe dovuto presiedere alla più ingente colata di cemento di cui si sia mai dovuto occupare. Gli americani e i suoi capi hanno incaricato lui, perché per nove anni è stato un lavoratore impeccabile, il migliore: solido come il cemento, appunto. Ma la telefonata di una donna di nome Bethan riscrive l’esistenza di Locke. Prima di quella telefonata, e del viaggio che ha deciso di intraprendere di conseguenza, aveva un lavoro, una moglie, una casa. Ora, nulla sarà più come prima. L’attesa opera seconda di Steven Knight non solo soddisfa ma supera piacevolmente le aspettative. Sceneggiatore talentuoso, per Frears e Cronenberg, con Locke eccelle nell’esercizio di scrittura, ideando un percorso di quasi novanta minuti nel quale il tempo della storia e il tempo del racconto coincidono e non c’è altro luogo al di fuori dell’abitacolo della Bmw in movimento e nessun altro personaggio oltre a quello del titolo, impegnato in un dialogo telefonico pressoché ininterrotto con gli altri nomi del copione: Bethan, dall’ospedale di Londra, la moglie Katrina e i due figli da casa, Garreth, il capo furioso, e Donal, l’operaio polacco al quale Ivan Locke ha affidato la delicata gestione di ogni preparativo in sua assenza.
Dall’opera omonima di Franz Kafka. Joseph K. È un giovane impiegato. Un giorno lo arrestano senza che lui sappia perché. Lo portano davanti a un tribunale che lo processa senza però comunicargli i capi d’accusa.
Tolti prologo ed epilogo, il film si svolge sotto terra in un labirinto di grotte, in parte inesplorate, nelle viscere degli Appalachi – catena montuosa di 2500 chilometri parallela alla costa atlantica – dove s’inoltra un gruppo di sei giovani donne, amanti di sport estremi. Nella 1ª parte, senza un nemico né una minaccia, c’è soltanto un luogo buio, infido, umido. Quando le ragazze si smarriscono, lo stress e il panico generano tra loro diffidenza aggressiva. A questo punto appaiono viscide e ostili creature, larve umane che reagiscono con violenza all’intrusione: un bagno di sangue. 2° film dell’ingegnoso Marshall che l’ha anche scritto, è un horror speleologico dai risvolti deliranti e fantastici che sfrutta con efficacia e originalità il fascino angoscioso degli spazi chiusi, distaccandosi nettamente dagli altri esempi anglosassoni del genere nei primi anni 2000.
Il prigioniero di Zenda (The Prisoner of Zenda) è un film del 1979 diretto da Richard Quine.
Questa pellicola è il sesto rifacimento del romanzo di Anthony Hope e nonostante la presenza di un grande Peter Sellers, non ebbe molto successo.[1] Fu l’ultimo film diretto da Quine prima di morire nel 1989.
Due pretendenti al trono di Ruritania, piccolo statarello dell’Europa centrale, rimangono sconvolti nei loro piani, dall’apparire di un sosia del sovrano.
Tratto dal romanzo The Magnificent Ambersons (1918) di Booth Tarkington, premio Pulitzer, è il 2° film di Welles, drasticamente ridotto “con una falciatrice” (O. Welles) dalla RKO dai 131 minuti originali a 88, che includono un debole finale girato da Freddie Flick. Il montaggio (e il massacro) fu curato da Robert Wise e Mark Robson, futuri registi. Situata tra il 1893 e il 1912, è la storia di una ricca famiglia del Sud che non sa adattarsi ai nuovi tempi e alla crescente industrializzazione. “Persino in questa forma troncata è stupefacente e memorabile” (P. Kael nei ’70). “Fu realizzato in evidente antitesi a Citizen Kane come se fosse l’opera di un altro regista che, detestando il primo, volesse dargli una lezione di modestia” (F. Truffaut). Straordinaria fotografia di Stanley Cortez che ebbe una candidatura agli Oscar insieme alla Moorehead e a quella del miglior film.
Una notte, in un bar, un amico confessa al regista israeliano Ari Folman un suo incubo ricorrente: sogna di essere inseguito da 26 cani inferociti. Ha la certezza del numero perchè, quando l’esercito israeliano occupava una parte del Libano, a lui, evidentemente ritroso nell’uccidere gli esseri umani, era stato assegnato il compito di uccidere i cani che di notte segnalavano abbaiando l’arrivo dei soldati. I cani eliminati erano giustappunto 26. In quel momento Folman si accorge di avere rimosso praticamente tutto quanto accaduto durante quei mesi che condussero al massacro portato a termine dalle Falangi cristiano-maronite nei campi di Sabra e Chatila. Decide allora di intervistare dei compagni d’armi dell’epoca per cercare di ricostruire una memoria che ognuno di essi conserva solo in parte cercando di farla divenire patrimonio condiviso.
3 episodi: in Francia giovani studenti compiono un delitto gratuito; in Italia un ragazzo ricco e annoiato si unisce a un gruppo di contrabbandieri e rimane vittima di una retata; in Inghilterra un giovane paranoico commette un delitto perfetto perché senza movente. Antonioni tocca con concretezza il problema della gioventù deviante nei cui crimini si coagulano moventi oscuri e assurdi, peculiari di un clima sociale, ben resi soprattutto nella fusione di humour nero e sotterraneo sadismo dell’episodio inglese. Tartassato dalla censura, l’episodio italiano non è giudicabile.
In una casa di una cittadina costiera del Cile dove vivono, assistiti da una suora, 4 anziani preti, arriva un nuovo padre. Un uomo dalla strada lo accusa di avere abusato di lui bambino. Il prete si spara. Un giovane gesuita, incaricato di indagare sul suicidio, scoperchia i crimini e i vizi di tutti. Al suo 5° film, magistralmente scritto con Guillermo Calderón e Daniel Villalobos, Larraín ritorna alla potente vivisezione del “legno storto dell’umanità”. La citazione d’apertura della Genesi (“E Dio fece la luce e vide che era cosa buona e separò la luce dalle tenebre”) è antifrastica: come la fotografia polverosa e umbratile di Sergio Armstrong, la realtà per Larraín è tenebrosa. Anche la nuova chiesa di papa Francesco vuole ripulirsi, ma non riesce a infrangere il tabù della pubblica verità. Come Il caso Spotlight , Oscar 2016, affronta il tema scottante dei preti cattolici degenerati, ma quello lo descrive dall’esterno, questo affonda il coltello nella piaga mostrandoci i volti e aprendo le psiche di carnefici e vittime. Orso d’argento a Berlino 2015 e nomination come miglior film al Golden Globe 2016.
Da un libro di fantastiche miniature e disegni conservato nel Trinity College di Dublino, il “Libro di Kells”, nasce l’ispirazione di questo lavoro. Per l’eccellenza tecnica della sua realizzazione e la sua bellezza è considerato da molti studiosi una delle più importanti opere d’arte dell’epoca. Una nomination all’Oscar.
Il giovane Brendan vive nell’abbazia di Kells, un remoto avamposto medievale dove lavora per fortificare i muri dell’abbazia contro le scorrerie barbariche. Un giorno un famoso maestro illuminato arriva in queste terre straniere portando un antico ed incompleto libro traboccante di una segreta saggezza e di poteri. Per aiutare a completare il libro, Brendan deve superare le sue più profonde paure in un viaggio pericoloso che lo porterà al di fuori dei muri dell’abbazia e dentro alla foresta incantata, dove si nascondono magiche creature. Ma con i barbari in avvicinamento, riusciranno la determinazione e l’artistica visione di Brendan ad illuminare l’oscurità e a mostrare che l’illuminismo è la migliore fortificazione contro il male?
Su un carro trainato dai cavalli e con un gruppetto di attori, Parnassus porta in giro nella Londra di oggi uno spettacolo dove c’è uno specchio magico: chi lo attraversa esaudisce desideri segreti e si trova nei territori meravigliosi del proprio inconscio. Parnassus ha fatto un patto col diavolo, ottenendo l’immortalità in cambio dell’anima della figlia Valentina quando entrerà nel 16° anno di età. Fanno una scommessa: il primo che riuscirà a conquistare 5 anime, portandole dalla sua parte, avrà la vittoria. Il disperato Parnassus vince grazie all’arrivo del giovane Tony, dal passato oscuro. Dopo 4 settimane di riprese, Ledger, interprete di Tony, morì in tragiche circostanze. Il visionario regista lo sostituì, in sequenze mirate, con 3 attori famosi (Depp, Law, Farrell). Didascalia finale: “Un film di Heath Ledger e dei suoi amici”. 3° film di Gilliam scritto con Charles McKeown, è un’altra riflessione sul rapporto tra realtà e fantasia, ma anche una metafora sul “tema delle due vie: la via dell’uomo e quella del diavolo”. In entrambe, però, si notano forzature e indecisione, qualcosa di irrisolto. Costo: 30 milioni di dollari. Fotografia: Nicola Pecorini. Scene: Anastasia Masaro. Effetti (molto) speciali della londinese Pearless Camera Co. Spicca Waits che fa un diavolo travestito da Mr. Nick.
Andrea, ufficiale della Nato, parte per una vacanza di riposo in montagna consigliatagli dallo psicanalista, che gli ha rimproverato l’eccessiva frenesia amorosa. Ma anche in vacanza Andrea non perde il vizio di correre dietro alle donne.
Miss Giddens viene assunta da un ricco uomo per occuparsi di Flora e Myles, i suoi due giovani nipoti, rimasti orfani e alloggiati nella sua casa di campagna, un’ immensa villa con un grande giardino. Miss Giddens accetta con entusiasmo, ma ben presto subentrerà il terrore per la sorte dei due piccoli, minacciati da oscure presenze appartenenti ad un passato inquietante. Tratto da una racconto di Henry James (Giro di vite), Jack Clayton firma forse uno dei capolavori del genere gotico che, a distanza di anni, riesce ancora a suscitare angoscia e paura per gli eventi raccontati. I punti di forza di Suspense sono la grande interpretazione di Deborah Kerr, ambigua tanto quanto la stessa atmosfera che regna nella casa, in alcuni momenti dolce e comprensiva, in altri fredda e invasata lei stessa; l’uso degli spazi interni e dei particolari architettonici, perfetti nel ricreare un’atmosfera angosciante degna del miglior espressionismo tedesco; l’uso della profondità di campo quanto mai azzeccata per suggerire ed evocare le presenze maligne che minacciano le anime e i cuori dei bambini.
Un giornalista celebre e potente non approva i sentimenti che la sorella nutre per un giovane artista. Deciso a rovinarlo, si serve di un collaboratore per far infilare nelle tasche dell’uomo alcune sigarette drogate. Un poliziotto compiacente lo arresta; la ragazza, disperata per la sua debolezza e la scoperta del raggiro, tenta di uccidersi ma viene fermata in tempo. Il fratello scarica qualsiasi responsabilità sul tirapiedi e non riesce a convincere la sorella a restargli a fianco.
Un giovanotto, che da molti anni vagabonda nel sud accompagnato da una sinistra (ma immeritata) fama di incendiario, trova lavoro presso un dispotico proprietario terriero. Nelle sue nuove mansioni suscita la simpatia del datore di lavoro, ma anche l’ostilità dei figli di questi, il complessato Jody e la bionda, altera Clara. In realtà la ragazza maschera in tal modo l’attrazione per il nuovo venuto.
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