A Chicago, verso le fine degli anni Sessanta, il criminale minorenne Bill O’Neal accetta di fare l’informatore per l’FBI dopo il suo arresto. Infiltrato da un agente nell’influente Black Panther Party, O’Neal scala le gerarchie del partito e si avvicina al suo leader Fred Hampton, prima arrestato e poi liberato in attesa dell’appello. Militante di giorno e traditore stipendiato la notte, Bill vive in maniera tormentata la sua doppia natura,
La giovane scimmia Passepartout, chiusa nella sua cameretta, sogna il giorno in cui potrà avventurarsi, zaino in spalla, sulle orme del suo idolo, l’esploratore Juan Frog De Leon, detentore del record del giro del mondo nel più breve tempo possibile: novanta giorni. Nel mentre, però, vive in una terra popolata di gamberetti, dove l’avventura non ha spazio alcuno, almeno fino al giorno in cui arriva, in infradito su una tavola da surf, il ranocchio Phileas Frog. Simpatico e sbruffone, inseguito dal gerbillo femmina Fix, che lo accusa di aver rubato dieci milioni di vongoloni, Frog non trova di meglio per cavarsi d’impaccio che promettere di battere lo storico record circumnavigando il globo in soli ottanta giorni. È l’occasione che Passepartout aspettava da sempre, e per la quale vale persino la pena di scappare di casa.
Nel 1998 Van Sant fece il clone di Psycho (1960) di Hitchcock con qualche variante. L’operazione di Haneke è diversa, meno gratuita. Ha accettato la proposta del produttore britannico Chris Coen di rifare il preciso remake di Funny Games in lingua inglese (“La lingua franca della violenza”) e in ambienti USA. Come un autore/regista teatrale, rimette in scena un suo testo con una nuova compagnia di attori e con mezzi meno artigianali. Inquadratura per inquadratura, dicono: dovremmo rivedere oggi il 1° film (in DVD si può) per stabilire quanto sia vero. Alcune differenze si sono già notate, ma conta poco. Importa che siano già passati 10 anni. Il suo è uno psicodramma da camera, adeguato al suo titolo (giochi ma perfidi), fondato su contrasti estremi. Decostruisce e dissacra la violenza audiovisiva, spiazza e mette sotto accusa gli spettatori assuefatti ai canoni di quella hollywoodiana e televisiva. In questi 10 anni la sua dose è molto aumentata, obbligando le censure a spostare in avanti i paletti del filmabile. Perciò questo rifacimento è probabilmente più riuscito del primo e, comunque, più significativo, efficace ed emozionante. Al risultato hanno contribuito gli interpreti anglosassoni, prima fra tutti la Watts. In Italia coproduce e distribuisce Lucky Red. V.M. 16 anni.
Quattro ex detenuti – tre bianchi e un nero – in viaggio per la California s’aggregano, si separano, ricompongono il gruppo per il regolamento di conti finale. Se si escludono i pellerossa, recupera quasi tutti i luoghi classici, e i tipi, del western classico con un lavoro di mimesi colta forse manieristica, ma riscattata dall’energia narrativa e da notevole capacità di stile. Costò 25 milioni di dollari, questo western di viaggio di magmatica complessità, e sono ben spesi anche se il successo commerciale fu appena discreto. Fotografia: John Bailey; splendide scene viscontiane: Ida Random. Prodotto e scritto dal regista con Mark Kasdan.
Dal racconto di Philip K. Dick We Can Remember It for You Wholesale (Ricordiamo per voi, 1966). Nel 2084, desideroso di compiere un viaggio su Marte, l’operaio edile Doug Quaid si rivolge all’agenzia Recall che vende viaggi e avventure di turismo virtuale, ma scopre di essere già stato su quel pianeta come Hauser, agente segreto al servizio dello spietato dittatore locale, e si unisce al movimento popolare di rivolta. Film eccessivo nell’azione, nella violenza, nella grandiosità delle scenografie, negli effetti speciali (Oscar per Eric Brevig), nell’ideologia.Suggestiva macchina narrativo-spettacolare con una vertiginosa struttura a scatole cinesi, imperniata sull’ambiguità tra realtà e apparenza, con alleggerimenti grotteschi e parentesi erotiche.
Avvocata Woo (이상한 변호사 우영우?, Isanghan byeonhosa U Yeong-uLR; lett. “La straordinaria avvocata Woo Young-woo”) è una serie televisivasudcoreana diretta da Yoo In-shik e interpretata da Park Eun-bin, Kang Tae-oh e Kang Ki-young. Va in onda sul canale ENA dal 29 giugno 2022, ed è distribuito anche su Netflix in alcuni Paesi.
Laureatasi in giurisprudenza tra i migliori del suo corso, Woo Young-woo è l’ultima arrivata in un importante studio legale. Woo è nello spettro dell’autismo e questo la porterà ad affrontare sfide dentro e fuori il tribunale.
Dopo trent’anni vissuti più o meno serenamente in incognito, Dan Chase trova un intruso nella sua casa e con sorprendente efficienza lo elimina. Capisce così di essere stato scoperto e di essere ancora una volta nel centro del mirino. Lo contatta infatti poco dopo Harold Harper, ex agente CIA passato all’FBI e a capo della caccia all’uomo, sperando di convincerlo alla resa. Ma Dan non si lascia intimorire nemmeno dalla minaccia che venga rovinata la vita di sua figlia e inizia a mettere in atto una elaborata controffensiva..
Roma, novembre 2011, negli ultimi giorni dell’ultimo governo Berlusconi, gli stessi in cui papa Ratzinger decide di dimettersi. Un deputato della maggioranza dalla doppia vita è ricattato da boss della mala romana per far approvare in Parlamento un megapiano di lottizzazione del litorale di Ostia. Ma tra le cosche criminali interessate all’affare scoppia una faida. Esercitatosi a lungo nel genere criminoso con 2 serie TV – Romanzo criminale (2008-10) e Gomorra (2014) – e il lungometraggio Acab – All Cops Are Bastards (2012), Sollima gira un film pretenzioso che punta, nello stile e nei mezzi, al capolavoro ma che invece è un tonfo per mancanza di originalità della storia, della fumettizzazione dei personaggi, della farraginosità della scrittura, della tediosa prolissità. Il difetto è nel manico, il romanzo omonimo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, anche sceneggiatori con Sandro Petraglia e Stefano Rulli, ma la regia ne è complice. Che senso ha, nell’Italia del 2015, riproporre una mera descrizione del malaffare dilagante, già vista e rivista al cinema e in TV, già letta e riletta nei libri e tutti i giorni sui quotidiani, senza aggiungere almeno un tentativo di scavarne le ragioni o di prospettarne una via d’uscita, se non quello di spremere tutto lo spremibile da un filone di successo? Innegabile la perizia di Sollima, ma improntata all’estetismo più che all’estetica, al Kitsch più che al bello. Finale falso e fuorviante.
Per il 118° compleanno dell’adorata figlia Mavis, il conte Dracula organizza una mega festa nel maniero inaccessibile, inespugnabile, gigantesco (costruito proprio in funzione di tenere lontani i “maschi” dalla fanciulla). Tra gli invitati – la Mummia, l’Uomo Invisibile, il Lupo Mannaro, Frankenstein e così via – si infila un autostoppista con sacco a pelo e iPod che s’innamora del posto e, contraccambiato, della ribelle Mavis. Vani i tentativi di Dracula di eliminarlo. 3D insoddisfacente e buio per uno spunto buono realizzato con prolissità e gag che non fanno ridere, troppo rumore e troppe urla. Cast di stelle per le voci originali, da noi si distinguono Bisio e la Capotondi.
Enzo è un piccolo criminale di Tor Bella Monaca che vive di espedienti: un solitario che passa le sue serate abbuffandosi di porno e budini alla vaniglia. Un giorno, inseguito dalla polizia, si tuffa nel Tevere, dove entra in contatto con una sostanza che gli dona una forza da supereroe. All’inizio usa i suoi poteri per raggranellare un po’ di soldi. Un “colpo” sferrato contro un furgone portavalori incrocia il suo destino con quello dello Zingaro (spettacolare e surreale Marinelli), pesce piccolo della malavita romana, un isterico con l’ossessione della celebrità, fissato con la musica italiana anni ’80. Enzo si trova coinvolto in una guerra senza esclusione di colpi. Intanto, la vicina di casa Alessia lo identifica col protagonista del cartone giapponese “Jeeg Robot d’Acciaio”. Rarità nel panorama cinematografico italiano, scritto, con Nicola Guaglianone, e diretto da Mainetti – attore, musicista e regista, già autore di 4 corti ispirati al mondo dei fumetti e dei cartoni animati – rinfresca il concetto di film di genere. La storia di questo “supereroe per caso”, con i classici stilemi, potere/responsabilità, cattivo psicopatico, ragazza al centro della storia, si fonde con realismo nella realtà romana e italiana di Mafia Capitale, della crisi economica, con un’eco degli anni di piombo. La fotografia cupa esalta uno stile coraggioso e insolito. Dialoghi divertenti. Intrattenimento coinvolgente mai scontato. David di Donatello per: miglior attore/attrice, attore/attrice non protagonista, regista esordiente, montatore, produttore.
Rokas e la sua ragazza Inga viaggiano dalla Lituania all’Ucraina per portare viveri ai militari ucraini al fronte. Lungo il tragitto si fermano a un party organizzato dall’amico Andrei in Polonia e in altri luoghi sperduti degli stati ex sovietici. Dopo aver creato un profilo autoriale basato sui suoi lunghi e suggestivi silenzi (Lontano da Dio e dagli uomini), il lituano Sharunas Bartas ha gradualmente mescolato le carte, risultando meno prevedibile nel suo stile, ma più indeterminato. Frost vive di questa inquietudine tendente alla dispersione, sospeso tra l’urgenza di cogliere l’attimo in cui la storia si sta scrivendo e il racconto di due vite esemplari dello smarrimento che attraversa un popolo. Al centro c’è ancora la dissoluzione dell’Unione Sovietica e il girovagare senza un fine di chi ne è rimasto orfano, uccidendo il padre ma non sapendo come sostituirlo. Lituania e Ucraina sono accomunate da questo legame invisibile, che Rokas e Inga, con il loro viaggio, intendono approfondire.
Regia di Chris Smith. Un film con Jim Carrey. Titolo originale: Jim & Andy: The Great Beyond. The Story of Jim Carrey, Andy Kaufman and Tony Clifton. Genere Documentario – USA, 2017, durata 90 minuti.
Durante le riprese di Man on the Moon Jim Carrey chiamò Chris Smith per girare il backstage della realizzazione. Il risultato furono ore di filmati che mostrano come il regista Milos Forman abbia dovuto affrontare la personalità complessa dell’attore protagonista.
Sceneggiatura di John J. McLaughlin, ispirata al libro di Stephen Rebello Come Hitchcock ha realizzato Psycho . Coprodotto dal regista, il film costò circa 800 000 dollari e soltanto sul mercato USA ne incassò oltre 14 milioni. È risaputo che al regista piacevano le bionde e tali sono, da Grace Kelly a Tippi Hedren, le sue interpreti, ma il film dell’esordiente Gervasi si concentra sui rapporti tra Hitch e la moglie che bionda non era e che per 30 anni, fino all’ultimo, fu la sua più intelligente collaboratrice, non senza screzi e liti. “È un’indagine sull’universo creativo del re della suspense con la sfera sessuale che influenza l’ispirazione e la pratica del cinema che placa le pulsioni dell’inconscio” (M. Gervasini). Distribuito da Fox.
A seguito di un banale incidente nel suo villaggio, la piccola Shula, di 8 anni, viene accusata di stregoneria. Dopo un breve processo e la successiva condanna, la bambina verrà presa in custodia ed esiliata in un campo di streghe nel mezzo di un deserto. Giunta all’accampamento prenderà parte ad una cerimonia di iniziazione dove le viene mostrato il regolamento che scandirà la sua nuova vita da strega. Come le altre residenti, Shula è costretta a vivere legata ad un grande albero dal quale è impossibile staccarsi. La pena per chi disobbedisce sarà una maledizione orribile, che trasformerà chiunque tagli la corda in una capra.
King – Un cucciolo da salvare è un film di genere commedia, family del 2022, diretto da David Moreau (II), con Lou Lambrecht e Leo Lorleac’h. Distribuito da Eagle Pictures.
King – Un cucciolo da salvare, film diretto da David Moreau, racconta come un cucciolo di leone, nascosto in una valigia, riesca a liberarsi e divincolarsi dagli addetti ai bagagli per rimbalzare sul nastro trasportatore e poi darsi alla fuga. Il leoncino era destinato alla tratta dei bracconieri, ma fuggendo riesce a raggiungere una casa, dove trovare rifugio. Nell’abitazione vivono Inès (Lou Lambrecht) e Alex (Léo Lorléac’h), due fratelli di 12 e 15 anni, che quando si imbattono nel cucciolo decidono di riportarlo nel suo habitat, l’Africa.
Giovanni lavora per una think tank che si propone di riqualificare le periferie italiane. La sua ex moglie Luce coltiva lavanda in Provenza, convinta di essere francese. Giovanni e Luce hanno allevato la figlioletta tredicenne Agnese secondo i principi dell’uguaglianza sociale, anche se vivono al caldo nel loro privilegio. E quando Agnese rivela a Giovanni la sua cotta per Alessio, un quattordicenne della borgata romana Bastogi tristemente nota per il suo degrado, papà, terrorizzato, segue la ragazzina fino alla casa dove Alessio abita insieme alla mamma Monica e alle due zie Pamela e Sue Ellen (sì, come le protagoniste di Dallas). Giovanni scoprirà che Monica è altrettanto atterrita all’idea che suo figlio frequenti una ragazzina dei quartieri alti: “Non siamo uguali”, Monica avverte Alessio. “Inutile farsi illusioni”.
La serie si sviluppa attorno a due linee temporali: la prima di queste coinvolge due sorelle di 14 anni, Jade e Billie Wesker, che dopo essersi trasferite a New Raccoon City, si rendono conto che il loro padre potrebbe nascondere oscuri segreti che potrebbero distruggere il mondo; mentre la seconda sequenza temporale è ambientata quattordici anni dopo, quando sulla Terra sono rimasti solo 300 milioni di esseri umani, a causa del Virus T.
Stanley Sugarman lavora come talent scout per i Philadelphia 76ers, squadra dell’NBA. Promosso a vice allenatore dall’anziano presidente, si ritrova in giro per il mondo a osservare talenti dopo la morte del suo mentore e la retrocessione voluta dal figlio, che ha assunto la guida della squadra. Durante un viaggio in Spagna, Stanley – la cui carriera da giocatore è stata stroncata da un incidente – scopre Bo Cruz, un operaio nel quale vede un futuro campione. Portatolo con sé a Philadelphia, farà di tutto per convincere la sua squadra a credere in lui, scontrandosi con un mondo che non gli perdona il suo passato e non crede nella bravura di un atleta sbucato fuori dal nulla.
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