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Regia di Bryan Singer. Un film Da vedere 1995 con Stephen BaldwinKevin SpaceyChazz PalminteriGabriel ByrneBenicio Del ToroCast completo Titolo originale: The Usual Suspects. Genere Giallo, – USAGermania1995durata 106 minuti. Uscita cinema giovedì 30 novembre 1995 distribuito da Lucky Red. – MYmonetro 3,96 su 4 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Un gruppo di professionisti viene ingaggiato da un fantomatico committente, per un colpo che frutterà un’intera nave di cocaina. Sopra la banda aleggia il misterioso Kaiser Soze, più cattivo del demonio, forse il demonio in persona. In un intreccio di violenza e di misteri, mentre un detective cerca di sbrogliare la matassa ascoltando un “pentito”, tutti i componenti muoiono e il mistero Soze viene (in parte) svelato. Film arrivato dall’America nel segno del culto, ha avuto ottimo successo anche da noi. “Arrestate… i soliti sospetti” è una citazione di un film davvero di culto: sono le parole che il poliziotto Renault (Rains) dice ai suoi uomini per salvere il suo amico Rick (Bogart). Ricordiamo Kevin Spacey, diventato ormai il più grande cattivo del noir contemporaneo ( Seven).

 I soliti sospetti
(1995) on IMDb

Locandina L'ultimo dei mohicani

Un film di Michael Mann. Con Daniel Day-Lewis, Madeleine Stowe, Russell Means, Eric Schweig, Jodhi May. Titolo originale The Last of the Mohicans. Western, durata 130 min. – USA 1992. MYMONETRO L’ultimo dei mohicani * * * * - valutazione media: 4,02 su 51 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

La Guerra dei sette anni è sbarcata oltre oceano. È il 1757. Le colonie americane sono terreno fertile per sangue e morti. Inglesi e francesi si contendono le terre, mentre le tribù autoctone decidono da quale parte schierarsi e a chi giurare una presunta fedeltà. Tra loro anche Nathan, nato inglese e adottato dai Mohicani, corre tra foreste e fiumi in cerca di una pacifica convivenza tra coloni e invasori. Gli equilibri verranno presto spezzati dalla crescente tensione tra le forze europee e dai labili patti che legano gli indigeni ai due schieramenti.
Tratto dal romanzo omonimo di J.F. Cooper e remake de I re dei pellerossa (1936), L’ultimo dei Mohicani è un kolossal in grande stile, epico racconto in cui l’interesse per la narrazione cede il passo all’azione. Micheal Mann procede di corsa, parte in medias res e avanza senza soste in un continuo susseguirsi di fughe e assedi. Tanto affanno e poche parentesi per il pensiero in un film dove lo spazio per l’animo dei personaggi è minimo e le azioni parlano per loro.
Questo registro espressivo pragmatico e poco dedito all’approfondimento psicologico dei caratteri è però funzionale a quel mondo selvaggio, dominato dalle armi, in cui la diplomazia si scopre arte faticosa e sterile, mentre la violenza divide facilmente il mondo in morti e vivi, vincitori e vinti. Con l’amore a fungere da unico antidoto. L’interesse principale ricade sullo scontro tra culture in cui solo l’habitat si distingue per purezza. I colonizzatori sono ingordi e non c’è più ingenuità nel popolo ospitante perché la contaminazione è già parte del Nuovo Mondo. Eppure la divisione è ancora netta, con gli invasori dediti al rispetto dei propri doveri e gli indigeni impegnati nella salvaguardia dei propri diritti.
L’opera di Mann si apprezza e si distingue soprattutto per l’affresco estetico di una Natura che funge da silenziosa testimone, sulle note di una travolgente colonna sonora capace di far respirare a pieni polmoni lo spettatore e di evocare in lui il recupero di una pace per lo spirito. Il carisma spigoloso di Daniel Day Lewis fornisce corpo e vigore ad uno dei tanti cuori impavidi del cinema epico-storico. Un eroe più coraggioso di un film che parla di sensi di appartenenza (alla terra, ai certi valori innati e alla persona amata) senza andare oltre gli argini del genere a cui appartiene.

The Last of the Mohicans (1992) on IMDb
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Un film di Mario Monicelli. Con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Totò, Carla Gravina. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 111 min. – Italia 1958. MYMONETRO I soliti ignoti * * * * 1/2 valutazione media: 4,76 su 45 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Scombinato quartetto di ladri di mezza tacca tenta un furto a un Monte di Pegni periferico. Il colpo va buco, ma si fanno una mangiata. Uno dei pilastri della nascente commedia italiana: la sua eccezionale riuscita nasce da una scelta azzeccata degli interpreti (con la scoperta di V. Gassman comico, gli esordi di C. Cardinale, C. Gravina e T. Murgia, un mirabile intervento di Totò) e una sceneggiatura perfetta (Age, Scarpelli, Suso Cecchi D’Amico), senza contare il bianconero di G. Di Venanzo e le musiche jazzistiche di Piero Umiliani. È il 1° film comico italiano dove compare la morte, con personaggi invece di macchiette, una comicità venata di dramma e il tema dell’amicizia virile, raro nella cultura e nello spettacolo italiano. Vela d’oro a Locarno, 2 Nastri d’argento (sceneggiatura, Gassman), nomination all’Oscar, grande successo di pubblico. Seguito da Audace colpo dei soliti ignoti (1960) e I soliti ignoti vent’anni dopo . 2 rifacimenti a Hollywood: Crackers (1984) di L. Malle e Welcome to Collinwood (2002) di A. e J. Russo.

 I soliti ignoti
(1958) on IMDb

Locandina italiana Cast AwayUn film di Robert Zemeckis. Con Tom Hanks, Helen Hunt, Chris Noth, Paul Sanchez, Lari White. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 140 min. – USA 2000. MYMONETRO Cast Away * * * 1/2 - valutazione media: 3,78 su 58 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Chuck Noland è un agente di una compagnia di trasporti. Vive a Memphis, ha una ragazza, Kelly. I due sono molto innamorati. Mentre da Memphis vola verso la Tailandia per lavoro, il suo aereo precipita in mare. Si salva miracolosamente e si trova su un’isola deserta. Solo. Si tratta di sopravvivere. Beve il succo delle noci di cocco, succhia la polpa dei granchi, si ferisce coi coralli. Disegna due occhi e un naso su un pallone, lo chiama Wilson, sarà il compagno con cui parlare, per non impazzire. Passano quattro anni. Chuck tenta la carta disperata della fuga dall’isola. Con una zattera supera la barriera corallina.È stremato, quasi morente, quando una nave lo raccoglie. Torna alla vita, ma non normale. Tutti lo credevano morto. Kelly si è sposata e ha un figlio. Si ritrovano, l’amore è rimasto intatto, ma la realtà li deve dividere. Chuck è morto e tornato alla vita, e dovrà dolorosamente ricominciare. Hanks guarda dritto l’obiettivo mentre finisce il film. Chissà quale sarà il destino. Se c’è una metafora è proprio questa: si può ricominciare. E c’è dell’altro: l’isola solitaria non è un paradiso perduto, è un inferno. Valgono di più i rapporti. Meglio se si trasformano in sentimenti forti. Ed è questa la differenza con Robinson Crusoe, che trecento anni prima lasciava la sua isola, dopo ventotto anni, a malincuore. Spaventoso (dunque magnifico) l’incidente aereo. E quell’isola sempre grigia, sempre tempestosa. Hanks, come e più di sempre, straordinario.

 Cast Away
(2000) on IMDb

Reservoir Dogs (1992) Vintage Italian Movie Poster - Original Film Art -  Vintage Movie PostersRegia di Quentin Tarantino. Un film Da vedere 1992 con Harvey KeitelSteve BuscemiTim RothMichael MadsenChris PennLawrence TierneyCast completo Titolo originale: Reservoir Dogs. Genere Hard boiled, – USA1992durata 105 minuti. Uscita cinema martedì 26 giugno 2012 distribuito da Paco Pictures. – MYmonetro 3,80 su 10 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Dei sei partecipanti alla rapina fallita di una gioielleria a Los Angeles – che non si conoscono nemmeno tra loro e sono stati ribattezzati con nomi di colori – due sono morti (Mr. Blue = Bunker e Mr. Brown = Tarantino) e un terzo (Mr. Orange = Roth) è ferito. I quattro superstiti si ritrovano in un deposito: uno di loro è una spia. Il deposito è il teatro principale dell’azione, frantumata in sconnessioni temporali che forniscono notizie su quel che è successo prima e dopo la rapina/trappola. Ottimo esordio di un giovane attore-sceneggiatore (1963) che allunga la lista eccellente dei registi americani di origine italiana con un film sotto il segno della morte e della violenza, caso raro di opera d’autore a basso costo nel quadro del cinema gangsteristico. Anche nella scena più cruda – la tortura del poliziotto – non c’è compiacimento: Tarantino è radicale, non morboso. Nella rappresentazione del mondo del crimine manca qualsiasi alone romantico. La compagnia degli interpreti è eccellente: oltre a Keitel (Mr. White) che del film è anche uno dei produttori, bisogna citare almeno Roth e Buscemi (Mr. Pink). Madsen è il sadico Mr. Blonde. Rititolato in Italia, con eguale insuccesso, Cani da rapina , dopo Pulp Fiction . V.M. 18 anni.

 Le iene
(1992) on IMDb

Regia di Paul Thomas Anderson. Un film Da vedere 2021 con Alana HaimCooper HoffmanSean PennTom WaitsBradley CooperCast completo Genere CommediaDrammatico, – USA2021durata 133 minuti. Uscita cinema giovedì 17 marzo 2022 distribuito da Eagle Pictures. Oggi tra i film al cinema in 1 sala cinematografica Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 4,00 su 44 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Los Angeles, 1973. Gary Valentine, adolescente intraprendente e fanfarone, incontra Alana Kane, venticinquenne sul cammino dell’indipendenza. Lei gli porge specchio e pettine per la foto dell’annuario scolastico, lui le dichiara il suo amore eterno. Lei rifiuta e lui insiste. In cosa crede Gary? A cosa si oppone Alana? Dieci anni li separano ma tutto sembra unirli. Irresistibilmente attratti l’uno dall’altra, non sanno come amarsi, non sanno nemmeno se si amano o se amano soltanto l’idea di amarsi. Tra choc petrolifero, e crepuscolo della Hollywood classica, il loro ipotetico grande amore parte, avanza, sterza, vaga, sosta, svolta, si riallinea in fondo alla notte e alla San Fernando Valley.

 Licorice Pizza
(2021) on IMDb

Regia di Michel Ocelot. Un film Da vedere 1998 Titolo originale: Kirikù et la sorcière. Genere Animazione – FranciaBelgioLussemburgo1998durata 75 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: Film per tutti – MYmonetro 3,15 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

In un villaggio dell’Africa Occidentale, il piccolo Kirikù decide di sua iniziativa di nascere ed è subito dotato di parola e del coraggio di affrontare la perfida strega Karabà che ha imposto il suo dominio sul villaggio facendo credere agli abitanti di aver prosciugato la sorgente e di mangiare chiunque osi sfidarla. “Possiamo vivere senza l’oro, ma non senz’acqua” gli dice la madre. E Kirikù, con l’aiuto del Saggio della Montagna, suo nonno, affronta la strega con le armi dell’amore. Coprodotta da Francia, Belgio e Lussemburgo, diretta da Ocelot, cresciuto in Guinea, è una favola bellissima con disegni e colori che rimandano ai quadri di Gauguin e del doganiere Rousseau, di apparenza naïf e di grande raffinatezza solare e vitale, valorizzati dalle splendide musiche di Youssou N’Dour: una favola che incanta i bambini, affascina gli adulti, insegna a tutti qualcosa in modo molto piacevole. 1° premio al Festival d’Animation di Annecy 1999. Seguito da Kirikù e gli animali selvaggi .

 Kirikù e la strega Karabà
(1998) on IMDb

Jujutsu Kaisen 0 ( giapponese :劇場版 呪術廻戦 0 , Hepburn : Gekijōban Jujutsu Kaisen Zero , “Jujutsu Kaisen 0: The Movie”) è un film dark fantasy d’animazione giapponese del 2021, basato sullaserie manga Jujutsu Kaisen 0 , un prequel della serie manga Jujutsu Kaisen , entrambi creati da Gege Akutami . È stato diretto da Sunghoo Park e scritto da Hiroshi Seko , con le star Megumi Ogata , Kana Hanazawa , Mikako Komatsu , Kōki UchiyamaTomokazu Seki , Yuichi Nakamura e Takahiro Sakurai . Il film è prodotto da MAPPA e distribuito da Toho . Segue Yuta Okkotsu , un giovane studente che diventa uno stregone e cerca di controllare lo spirito maledetto della sua amica d’infanzia Rika Orimoto al Jujutsu High insieme ad altri abili compagni. Oltre alla storia incentrata su Yuta e sui suoi amici, lo staff ha deciso di ampliare la narrazione del manga originale aggiungendo nuove scene incentrate sul loro mentore Satoru Gojo e sul suo vecchio amico e nemico Suguru Geto .

Jujutsu Kaisen 0 è stato rilasciato in Giappone a dicembre 2021 e negli Stati Uniti a marzo 2022 e in altre regioni durante tutto l’anno.

Alla sua uscita, il film ha ricevuto recensioni positive basate sulla narrativa accessibile e sulla storia di Yuta. Le sequenze di combattimento create da MAPPA sono state elogiate così come la colonna sonora del film.

 Jujutsu Kaisen 0 - The Movie
(2021) on IMDb
Locandina Vogliamo vivere!

Un film di Ernst Lubitsch. Con Robert Stack, Carole Lombard, Jack Benny, Felix Bressart, Henry Victor.  Titolo originale To Be or Not To Be. Commedia, b/n durata 99 min. – USA 1942. uscita giovedì 30 maggio 2013. MYMONETRO Vogliamo vivere! * * * * 1/2 valutazione media: 4,50 su 22 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Joseph Tura e sua moglie Maria sono gli attori di punta di una compagnia teatrale polacca che vorrebbe allestire una satira antinazista ma viene bloccata prima dalla censura e poi dall’invasione e dall’occupazione della Polonia da parte di Hitler stesso. Il tenente Sobinski, spasimante di Maria, parte per arruolarsi nella resistenza ma torna rocambolescamente a Varsavia con la notizia che una pericolosa spia, di nome Siletsky, va fermata prima che sia troppo tardi. Saranno le doti attoriali di Maria e di Joseph a compiere l’impresa, in un trionfo di travestimenti e scambi di persona. Il capolavoro di Ernst Lubitsch torna in sala, in edizione restaurata e rimasterizzata, a ricordarci cos’è un film perfetto, perché non c’è altra descrizione possibile. Girato tra il 6 novembre e il 23 dicembre del 1941, in piena tragedia nazista, come il contemporaneo “Il Grande Dittatore” di Chaplin, il film -accusato erroneamente di leggerezza- combatte la sua guerra con le armi della finzione e della comicità ma anche della più grande poesia tragica (il monologo di Shylok), rivelandosi, specie a posteriori, di una complessità sofisticata e sorprendente, che non va mai a discapito della suspence o della risata incontenibile. Quella di Lubitsch è una rappresentazione (cinematografica) della rappresentazione (l’apparato nazista) che in ultimo sogna il trionfo della grande illusione nella guerra contro la terribile realtà.
Il gioco di Lubitsch è sottile come quello interno al film e, proprio come nella finzione, è gioco solo fino ad un certo punto, poiché è di per sé intervento e invito all’intervento, considerato una questione vitale, come dimostra la sostituzione della pièce “Gestapo” con la domanda shakespeariana: “To be or not to be” . Domanda esistenziale, non solo calata nel momento storico in cui l’America si dibatte tra tendenze isolazionistiche e non (Pearl Harbour arriva nel bel mezzo del tournage) ma perfettamente aderente all’essenza dell’attore, incapace di non essere se stesso (ovvero di non recitare) tanto quanto di esserlo (chiamato com’è ad impersonare sempre qualcun altro).
Primo film della Lombard con Lubitsch, Vogliamo Vivere!, come recita malissimo il titolo italiano, è anche il film che la consegna alla leggenda, perché, com’è noto, l’attrice muore in un incidente aereo prima della fine delle riprese. Ma è l’ “arte” della recitazione in sé, che il film omaggia e analizza, prendendola dapprima come oggetto di satira per poi, strada facendo, renderla drammaticamente portante e infine salvifica. Ed ecco allora che, per Lubitsch, l’arte è soprattutto due cose: misura e situazione. Joseph dovrà stare attento a non strafare, a non gigioneggiare, pena la fine della sua vita e della resistenza intera; e ci sarà solo e soltanto un’occasione giusta per Bronski, l’aspirante Shylok, nell’architettura della Storia e del film. Questione di perfezione, e di un regista che non si è mai accontentato di meno.

To Be or Not to Be (1942) on IMDb

Regia di Darius Marder. Un film Da vedere 2019 con Olivia CookeRiz AhmedMathieu AmalricLauren RidloffWilliam XifarasCast completo Genere DrammaticoMusicale – BelgioUSA2019durata 130 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,29 su 15 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il batterista Ruben forma con la fidanzata Lou il duo Blackgammon: i due vivono insieme e sono sempre in viaggio per le strade d’America, in tour da un club all’altro. Ex tossicodipendente pulito da quattro anni, Ruben si accorge di percepire uno strano ronzio nelle orecchie e in poco tempo diventa quasi completamente sordo.

Sound of Metal (2019) on IMDb

Un film di Krzysztof Kieslowski. Con Zbigniew Zamachowski, Julie Delpy, Janusz Gajos, Jerzy Stuhr, Aleksander Bardini. Titolo originale Trois couleurs: blanc. Commedia, durata 92′ min. – Francia, Svizzera, Polonia 1994. MYMONETRO Tre colori – Film bianco * * * - - valutazione media: 3,04 su 16 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Costretto al divorzio dalla moglie Dominique (Delpy), parrucchiera francese, perché non consuma più il matrimonio, il polacco Karol (Zamachowski) deve rientrare da Parigi in Polonia dove, dopo essersi arricchito, architetta un perverso marchingegno per vendicarsi della donna. 2° film della trilogia sui colori della bandiera francese (bianco = uguaglianza), scritta, come Dekalog, con Krzysztof Piesiewicz (vi hanno collaborato anche la regista Agnieszka Holland, Edward Zebrowski e il direttore della fotografia Edward Klosinski), a differenza degli altri due film di timbro drammatico, è una commedia crudele che inclina al grottesco. A un livello di logica psicologica, appare qua e là sforzata e artificiosa con qualche espediente facilmente romanzesco. Si vuole suggerire che l'”egalité” _ tema nascosto più che implicito _ si ottiene a caro prezzo? Può anche essere interpretato come una metafora amara sul rapporto tra Est e Ovest, tra socialismo fallito e capitalismo vittorioso. Zamachowski è straordinario, ma gli altri personaggi, moglie compresa, sono di debole spessore. I tanghi di Zbigniew Preisner sono deliziosi. Orso d’argento a Berlino per la regia.

Three Colors: White (1994) on IMDb

Un film di Krzysztof Kieslowski. Con Irène Jacob, Jean-Louis Trintignant, Fréderique Feder, Samuel Le Bihan, Marion Stalens. Titolo originale Trois couleurs: Rouge. Drammatico, durata 100 min. – Francia 1994. MYMONETRO Tre colori – Film rosso * * * * 1/2 valutazione media: 4,50 su 16 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Con Film blu è il più riuscito della triologia di Kieslowki. Se in quello prevalevano la fotografia e le tinte forti, qui fanno da padroni la semplicità e il quotidiano. Anche se nel finale il regista cade nei simbolismi e nelle metafore. Una modella salva la vita a un cane, investito da un’auto. Il padrone dell’animale è un giudice in pensione, cinico, che ascolta le telefonate dei vicini. Se prima usava lo spionaggio telefonico (già esplorato da Coppola in La conversazione) per lavoro, ora lo fa per vizio. La ragazza è disgustata dal comportamento dell’uomo, ma allo stesso tempo non può fare a meno di frequentarlo. Il giudice, comunque, si costituisce e instaura un rapporto di confidenza con la ragazza. Quando i due si lasceranno amichevolmente la ragazza conoscerà uno studente in legge, che prende idealmente il posto del giudice. Irene Jacob, come già in La doppia vita di Veronica, ha una bella presenza ma sul piano recitativo è ancora acerba, nonostante gli affrettati consensi della critica. Trintignant invece dà un’altra grande prova della sua scioltezza e avrebbe meritato un premio al Festival di Cannes.

Three Colors: Red (1994) on IMDb

Un film di Krzysztof Kieslowski. Con Emmanuelle Riva, Juliette Binoche, Benoit Regent, Yann Tregouet, Florence Pernel. Titolo originale Trois couleurs: Bleu. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 95 min. – Francia, Polonia 1993. MYMONETRO Tre colori – Film blu * * * * - valutazione media: 4,06 su 27 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Prima pellicola della celebre trilogia dedicata dal regista polacco Krzysztof Kieslowski ai tre colori della bandiera francese e, di conseguenza, al motto della rivoluzione francese, “Liberté, Égalité, Fraternité”. Il film, che gli valse il Leone d’Oro, ci costringe a un confronto impietoso col paradosso della necessità della protagonista di una sorta di “libertà emotiva” che la spinge a un’elaborazione del lutto singolare: Julie, transita attraverso un dolore asciutto ed estremo, quasi schizofrenico, convincendosi che per ricominciare sia necessario annullare le memorie passate e che l’unico mezzo per redimersi dal dolore sia abdicare all’oggetto della sofferenza. Dapprima frastornata dalle immagini del corteo funebre del marito e della sua bambina che scorrono sulla tv dell’ospedale e dopo un tentativo di suicidio approssimativo divorando un flacone di pillole qualunque, ogni suo atto è votato a eliminare il suo trascorso di madre e moglie (anziché preservare gelosamente le vestigia della sua pargola defunta, divora nevroticamente la caramella della sua bambina ritrovata in borsa, non già per assaporarne il ricordo ma quasi come a cancellarne il ricordo terrestre). Così come la risata dissacrante all’ascolto della testimonianza del ragazzo che aveva involontariamente assistito all’agonia del marito (“Stava raccontando una barzelletta”): tutto in lei sembra volto alla contaminazione e alla vaporizzazione della sua esistenza pre-incidente (si spingerà fino a distruggere l’opera ultima di suo marito, compositore di fama). Lo stato vegetativo emotivo, volontario asilo politico dalla passione, al riparo dalla vita e dallo stesso dolore precipita rovinosamente quando la nostra eroina viene posta di fronte lo specchio irreversibile delle scelte: l’amore di Olivier, amico e collaboratore del marito, la scoperta dell’embrione nel ventre dell’amante di suo marito. Il ritorno alla vita (già suggerito dalle continue immersioni in piscina di Julie, in cui la donna, pare tornare nel rassicurante oblio del liquido amniotico, liberandosi da qualsiasi pressione esercitata dalla forza di gravità terrestre e scivolando nell’apnea emotiva di un non-luogo interiore) viene celebrato nel delicato slancio emotivo della memorabile pagina cinematografica in cui Julie scoprendo l’esistenza di un nido di topolini nello sgabuzzino e, intenerita come fosse in una nursery, li risparmia, compiendo la sua prima scelta dall’inizio della pellicola: la vita.

Three Colors: Blue (1993) on IMDb

Un film di Jean Vigo. Con Jean Dasté, Delphin, Louis De Gonzague-Frik Titolo originale Zéro de conduite. Commedia, Ratings: Kids+16, b/n durata 47 min. – Francia 1933. MYMONETRO Zero in condotta * * * * - valutazione media: 4,17 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Zero in condotta narra la vita di alcuni studenti in un collegio, privati della libertà creativa dell’infanzia e sottomessi alle rigide regole dei sorveglianti adulti ‘Bec-de-gaz’ e ‘Pète-sec’. I sorveglianti sono a proprio agio solo all’interno del collegio, dove tutto è fissato in regole ben precise, mentre per i ragazzi la libertà è fuori. Quattro di loro, dopo essere stati puniti con uno ‘zero’ in condotta per la loro vivacità, proveranno a ribellarsi, grazie anche all’aiuto del nuovo sorvegliante Huguet, molto più vicino ai propositi giovanili che alla rigidità delle istituzioni. Il culmine dell’incomunicabilità fra adulti e ragazzi si avrà però il giorno della festa del collegio: davanti alle massime autorità sul palco, con in prima fila il governatore e il direttore del collegio, i collegiali in rivolta rovineranno la festa dei notabili, costretti a scappare e rifugiarsi al chiuso, mentre loro volteggiano finalmente liberi. Ogni scena del film sembra evocare un mondo che gli adulti non ricordano più: un volo di piume, uno scambio di cioccolata per firmare un patto, un cadavere magicamente risorto, una guerra di fagioli, una mappa per fuggire, una bandiera per sognare… Massacrato dalla censura dell’epoca, il piccolo poema sulla memoria, di ispirazione autobiografica, dell’allora ventottenne Vigo, costituisce un irriverente apologo sulla contrapposizione tra la rivolta anarchica dell’infanzia e l’ordine borghese del mondo adulto. Un film “maledetto” che ha trovato negli anni successivi numerosi seguaci e imitatori.

Zero for Conduct (1933) on IMDb

Locandina italiana La vita di AdeleUn film di Abdel Kechiche. Con Léa Seydoux, Adèle Exarchopoulos, Salim Kechiouche, Mona Walravens, Jeremie Laheurte. Titolo originale La Vie d’Adèle. Drammatico, durata 179 min. – Francia 2013. – Lucky Red uscita giovedì 24 ottobre 2013. – VM 14 – MYMONETRO La vita di Adele * * * 1/2 - valutazione media: 3,88 su 99 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Adèle ha quindici anni e un appetito insaziabile di cibo e di vita. Leggendo della Marianna di Marivaux si invaghisce di Thomas, a cui si concede senza mai accendersi davvero. A innamorarla è invece una ragazza dai capelli blu incontrata per caso e ritrovata in un locale gay, dove si è recata con l’amico di sempre. Un cocktail e una panchina condivisa avviano una storia d’amore appassionata e travolgente che matura Adèle, conducendola fuori dall’adolescenza e verso l’insegnamento. Perché Adèle, che alle ostriche preferisce gli spaghetti, vuole formare gli adulti di domani, restituendo ai suoi bambini tutto il bello imparato dietro ai banchi e nella vita. Nella vita con Emma, che studia alle Belle Arti e la dipinge nuda dopo averla amata per ore. Traghettata da quel sentimento impetuoso, Adèle diventa donna imparando molto presto che la vita non è sempre un (bel) romanzo.

Blue Is the Warmest Colour (2013) on IMDb

Risultati immagini per Il Pranzo di BabetteUn film di Gabriel Axel. Con Bibi Andersson, Stéphane Audran, Jarl Kulle, Lisbeth Movin, Bendt Rothe. Titolo originale Babettes gaestebud. Commedia, Ratings: Kids+16, durata 103′ min. – Danimarca 1987. MYMONETRO Il pranzo di Babette * * * * - valutazione media: 4,21 su 23 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Al servizio di due vecchie signorine norvegesi, Babette Hersant, cuoca francese emigrata, spende una forte somma vinta alla lotteria per allestire un pranzo per dodici persone che è un’opera d’arte gastronomica. Tratto da un racconto (nel volume Capricci del destino, 1958) di Isak Dinesen, pseudonimo di Karen Blixen, è un piccolo gioiello di delicata grazia e di struggente eppur serena malinconia. Ottimo esempio _ quasi come The Dead di Huston _ di adattamento cinematografico. Oscar per il miglior film straniero.

Babette's Feast (1987) on IMDb

Regia di Baran Bo Odar. Una serie con Anna KönigRoland WolfLouis HofmannOliver MasucciJördis TriebelCast completo Titolo originale: Dark. Genere Thriller, – Germania2017, distribuito da Netflix.

Un uomo si suicida lasciando una lettera, da non aprire entro una data prossima futura. Suo figlio Jonas si sveglia in preda agli incubi, senza sapere che la sua vita sta per precipitare in una spirale ancora peggiore di dolore e follia. Tornato a scuola dopo un periodo di depressione, trova la sua ragazza con il suo miglior amico, inoltre la cittadina è in ansia per la scomparsa di un altro giovane. Quando la sera con gli amici si reca in prossimità delle grotte accadrà qualcosa di ancora più terribile, il tutto all’ombra di una centrale nucleare che svetta minacciosa sulla foresta.

Dark (2017) on IMDb

Un film di Stanley Kramer. Con Sidney Poitier, Katharine Hepburn, Spencer Tracy, Cecil Kellaway, Katharine Houghton. Titolo originale Guess Who’s Coming to Dinner. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 108 min. – USA 1967. MYMONETRO Indovina chi viene a cena * * * * - valutazione media: 4,39 su 29 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il cinema non aveva mai trattato lo spinoso problema dei matrimoni misti. Le difficoltà erano evidenti. Kramer ci provò, con molta cautela, affidandosi a due “testimoni” al di sopra di tutto: Katharine Hepburn e Spencer Tracy. Sono due genitori molto particolari. Matt e Christina Drayton rivedono la figlia di ritorno dalle Hawaii che, senza tanti preamboli, annuncia che sta per sposare un uomo di colore. Il padre della ragazza è proprietario di un giornale, la madre possiede una galleria d’arte, l’ambiente è una stupenda casa che guarda la baia di San Francisco. Il promesso sposo è un medico molto importante, con mille titoli accademici ed è… Sidney Poitier. Per un operaio di colore in una vicenda ambientata in Alabama doveva passare ancora qualche anno. I genitori naturalmente sono sconvolti, ma sono civili, umani e di vedute molto aperte. Meno facili sono i genitori di Poitier, diffidenti e quasi razzisti. Il problema fa emergere anche sensazioni lontane. Alla fine naturalmente tutto finisce bene; tutti si comportano alla perfezione. La storia dolcemente manierata, ma inedita nei film, rappresenta qualcosa di molto importante, anche se il filtro è quello della tradizione hollywoodiana del lieto fine.

 Indovina chi viene a cena?
(1967) on IMDb
Amleto - Film di Franco Zeffirelli con Parrucche Rocchetti&RocchettiUn film di Franco Zeffirelli. Con Mel Gibson, Glenn Close, Alan Bates, Paul Scofield, Helena Bonham Carter.Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 130 min. – USA, Italia 1990. MYMONETROAmleto * * * - - valutazione media: 3,33 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
 
Dopo La bisbetica domata e Romeo e Giulietta,Franco Zeffirelli si cimenta per la terza volta con un dramma di Shakespeare. L’ Amleto viene rivisitato in veste moderna, pur rimanendo identico il periodo storico, e cioè meno femmineo e ambiguo che in passato. Questo in sintonia con il pubblico giovane abituato agli eroi ultramaschili e potenti fisicamente. Mel Gibson recita con una certa bravura i versi del drammaturgo inglese, coadiuvato da Glenn Close in versione dolce e da due mostri sacri del teatro e del cinema inglese: Alan Bates e Paul Scofield. Lo spettacolo regge, ma in alcuni momenti si rischia il ridicolo. Tutti gli accessori, scenografia, costumi e musiche sono egregiamente orchestrati. Ma non cercano finezze psicologiche.
Hamlet (1990) on IMDb

Regia di Michael Dudok de Wit. Un film Da vedere 2016 Titolo originale: La tortue rouge. Genere Animazione, – FranciaBelgio2016durata 80 minuti. Uscita cinema lunedì 27 marzo 2017 distribuito da Bim Distribuzione. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 4,46 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Fuori dal tempo, su un’isola deserta, un naufrago cerca la salvezza. Poi dall’oceano arriva una imponente e misteriosa tartaruga. Con le sorprendenti e struggenti musiche di Laurent Perez del Mar e senza dialoghi, una riflessione sull’uomo, sul suo essere incompleto a vivere solo, sul suo legame fortissimo con la natura, sulla vita e sulla morte. Prima co-produzione internazionale dello Studio Ghibli, è una favola metaforica nel descrivere le tappe della natura umana, potente nel suo minimalismo, ipnotizzante nel suo disegno, animato a mano con acquerello e carboncino.

 La tartaruga rossa
(2016) on IMDb