Due cowboy vengono assunti da una carovana di mormoni come guide. Cinque fuorilegge, braccati dalla polizia, li assalgono e impongono la loro poco piacevole compagnia.
Nell’Irlanda in rivolta contro gli inglesi, un ribelle consegna ai nemici un compagno per un pugno di sterline. Ben presto il suo tradimento viene scoperto ed egli cerca invano di sfuggire alla vendetta dei compatrioti. Colpito a morte durante un tentativo di fuga, riesce a trascinarsi in una chiesa, dove ottiene il perdono della madre del compagno tradito. Il film fece ottenere l’Oscar a John Ford e Victor McLaglen. Un film certo legato al gusto dell’epoca e che forse oggi appare un po’ superato, ma di suggestione e di forza difficilmente eguagliabili. Indimenticabile la sequenza finale.
In una scuola elementare di Montréal, una delle insegnanti si suicida impiccandosi in classe. Letta la notizia sul giornale, Bachir Lazhar, immigrato algerino 55enne, si offre come supplente. Viene assunto e, in una scuola già in crisi con l’aggravante del tremendo episodio accaduto, deve trovare il modo di aiutare i bambini. Tratto dalla pièce a un personaggio di Evelyne de la Chanelière e sceneggiato, con il supporto dell’autrice, da Falardeau – che si era innamorato della messa in scena -, è un dramma ricco di tematiche e di spunti di riflessione: l’elaborazione del lutto, la solitudine, il senso di colpa, la crisi della scuola e dei metodi educativi, l’immigrazione, l’importanza dell’insegnante nella vita dei bambini e l’importanza dei bambini nella vita degli adulti. Sostanziale l’apporto di Fellag, grande attore algerino di teatro, costretto a lasciare il suo paese: il suo monsieur Lazhar, portatore di un celato dolore immenso e insanabile, gestore di ristorante che si inventa insegnante imparando dai bambini, guardandoli, ascoltandoli, amandoli, è un personaggio di grande spessore umano, con una vena di ironia e un velo di leggerezza, una dignità e un sommesso carisma che lo rendono indimenticabile. Distribuito da Officine Ubu.
La grande epopea dell’indipendenza americana vista dall’angolatura di uno scorcio di vita familiare: i pionieri Gil e Lana sono costretti a fuggire di Stato in Stato per gli assalti degli indiani alleati agli inglesi, fino alla vittoria definitiva del generale George Washington.
Storia di Marthy Maher, un giovanotto irlandese che arriva all’accademia di West Point come lavapiatti e ci rimane cinquant’anni in qualità di istruttore atletico.
Siamo nel 1905, a quarant’anni dalla fine della guerra di Secessione, in una cittadina del Kentucky. Il giudice Priest, molto amato dalla popolazione, in prossimità delle elezioni ha un fiero concorrente in Maydew. Nonostante il timore di non essere rieletto accetta di assumere in due occasioni un atteggiamento che può riuscire sgradito ai cittadini ancora legati allo spirito del vecchio Sud: salva dal linciaggio un nero innocente e accompagna alla tomba una prostituta. Un film di Ford in qualche punto zuccheroso ma con scene indimenticabili, prima fra tutte quella del funerale. Il regista riprende temi e personaggi di una sua vecchia pellicola, Il giudice, girata nel’ 31 con il comico Will Rogers.
Un film di John Ford. Con Clark Gable, Grace Kelly, Donald Sinden, Ava GardnerDrammatico, durata 115 min. – USA 1953. Dalla pièce Red Dust di Wilson Collison, già filmata con Lo schiaffo (1932) di V. Fleming e qui sceneggiata da John Lee Mahin. Il quartier generale di un cacciatore bianco (Gable) nel Kenya è invaso da Eloise Y. Kelly (Gardner), bruna irlandese di New York e di liberi costumi, e dall’antropologo britannico Donald Nordley (Sinden) con la moglie Linda (Kelly), bionda dalla sensualità repressa. Vanno tutti insieme a un safari incruento in cerca di gorilla. Le due donne si contendono il cacciatore. È un film anomalo nell’itinerario di Ford, uno dei più poveri di riconoscibili elementi fordiani. In un certo senso è il suo Hatari! Con Gable al posto di John Wayne, in un film dai risvolti di commedia in cui, come raramente gli succede, sottolinea la dinamica sessuale.
Dopo aver inconsapevolmente collaborato all’assassinio di Lincoln, un medico è condannato all’ergastolo in un processo-farsa. Riconquista libertà e dignità, salvando guardiani e detenuti da un’epidemia di febbre gialla. Ford esalta il mito di Lincoln, salvatore e padre della patria, e lo trasferisce sulla figura del dottor Mudd che incarna, a sua volta, il mito del Sud. Storia e finzione fifty-fifty. Dura critica alla giustizia nordista.
In un ipotetico paese dell’America latina, il potere è in mano a un partito che perseguita i religiosi. L’unico prete a tener duro è un individuo mitissimo ma molto orgoglioso, che decide di rimanere a qualsiasi costo.
Su cinque autocarri una spedizione umanitaria internazionale porta aiuti alimentari alle popolazioni affamate del Sahel. Finisce male. Ovvero: degli europei portano da mangiare agli africani e gli africani li mangiano. Film estremo, radicale – scritto con Raphael Azcona – nell’irrisione del terzomondismo, della carità come business, del mal d’Africa come rimorso, tormento, paura delle anime belle europee. Notevole per la sincerità della rabbia ferreriana, madre di un sarcasmo ironico e sornione, e per la traslucida trasparenza dello stile, interessante persino nei suoi difetti, divertente. Ma si ride verde. Fu inevitabilmente un insuccesso commerciale.
Non è proprio il primissimo Dracula dello schermo (c’è il muto Nosferatu di Murnau), ma è certo quello che ha reso popolare il conte vampiro dei Carpazi. E lanciato in grande stile l’interprete, il bravissimo (e oppiomane) Bela Lugosi. La storia è quella solita. Dracula mozzica un bel po’ di turisti finché non arriva l’ammazza vampiri Van Helsing a saldargli il conto.
Esistono diversi doppiaggi di questo film. Quello del 1986, considerato il sacro graal perchè introvabile, quello del 1993 e quello più recente del 2003. Per ulteriori, interessanti informazioni leggete qui
Nella cartella quindi troverete le tre versioni originali (un vhsrip 1986, un vhsrip del 1992 e un bdrip 2003) più una quarta con video preso da bluray 2003 e triplo audio (1986+1993+2003)
Uno dei migliori registi messicani racconta la storia d’un pescatore che sogna di trovare un giorno la perla che consentirebbe a lui e alla sua famiglia d’uscire dalla miseria.
Massimo è il delfino e il “figlio putativo” di Manfredi, celebre architetto della Torino bene. Francesca è la vera figlia del luminare, anche lei architetto di talento: ma con grande disappunto del padre la donna ha deciso di abbandonare la professione e trasferirsi in Francia con un marito che, secondo Manfredi, non vale un centesimo di quello che vale lei. Quando Francesca torna a Torino per fare visita al padre, Manfredi le affida l’incarico di portare a termine la ristrutturazione di una magnifica villa alle porte della città, affiancando Massimo nell’impresa. Il celebre architetto non sa (o forse sì) che fra Massimo e Francesca nascerà una forte attrazione, dovuta anche alle similitudini fra i due caratteri: entrambi introversi e timorosi di abbandonarsi alla vita e alle sue sorprese.
Dal romanzo (1971) di William Peter Blatty: a Georgetown Regan MacNeil, figlia dodicenne di un’attrice divorziata, è posseduta dal demonio. Il giovane padre Karras e un anziano sacerdote esperto in esorcismi tentano di salvarla. Potente, discusso film dell’orrore per adulti che ebbe, oltre a un immenso successo, grande influenza sugli sviluppi del genere. La critica ne denunciò generalmente la dimensione truculenta, l’uso e l’abuso degli effetti speciali (di Dick Smith e Rick Baker: efficaci e innovatori), la frequente stupidità della sceneggiatura (peraltro premiata con 1 Oscar a W.P. Blatty e un altro per il suono), ma c’è un punto indiscutibile: è un film che mette paura. E un fenomeno interessante: non si rimane soltanto spaventati dalle mostruose metamorfosi della bambina, ma si simpatizza, quasi ci si identifica con lei. La voce italiana di L. Blair è di Laura Betti.
I subita in Dominion sono stati tradotti con google, potrebbero esserci delle imprecisioni.
Il conte di Montecristo è uno sceneggiato televisivo in otto puntate realizzato per la RAI – Radiotelevisione italiana, andato in onda nel 1966 sul Programma Nazionale.Diretto da Edmo Fenoglio (che ne ha curato con Fabio Storelli anche l’adattamento televisivo e la relativa sceneggiatura), era ispirato alle vicende dell’omonimo romanzo di Alexandre Dumas padre.L’allora giovanissimo esodiente Andrea Giordana ottenne un grande successo personale vestendo i panni del protagonista, Edmond Dantès. L’intero cast era costituito da attori di estrazione teatrale che godevano di grande fama. Lo sceneggiato è stato realizzato con l’ausilio di numerosi interpreti, quasi tutti di estrazione teatrale, molti dei quali assai noti e qui impegnati in piccoli ruoli, quasi dei cameo che hanno contribuito a restituire un valore aggiunto alla fiction.
Dalla commedia di Mart Crowely, adattata dall’autore: otto giovani gay della borghesia intellettuale di New York e un ospite casuale, che si dichiara eterosessuale, partecipano a una festa di compleanno che si trasforma in una velenosa seduta di analisi terapeutica collettiva e in un feroce gioco al massacro. Interpretato dagli stessi attori che portarono la commedia al successo di Broadway, fu il 1° film di Hollywood sull’omosessualità. Girato da Friedkin con una mobilità della cinepresa che sfiora il virtuosismo, tributario di un certo sperimentalismo di marca europea con risvolti di un surrealismo che rasenta talvolta la truculenza, il film ebbe un limitato successo di scandalo, non privo di polemiche contro la sua presunta ottica troppo negativa sugli omosessuali e la loro infelicità.
Duello in tribunale per stabilire se un assassino per il quale si chiede la pena di morte sia o no un malato mentale. In bilico tra dramma giudiziario e thriller, è un esempio inquietante e insolito di cinema civile. Friedkin conduce un coraggioso discorso sul dovere di difendere i valori della convivenza civile anche di fronte all’orrore di una violenza insostenibile. Travolto dal fallimento della DEG (la società americana di Dino De Laurentiis), il film fu distribuito senza successo con 5 anni di ritardo. Sulla TV italiana passò col titolo Ritratto di un serial killer.
Epopea della tribù dei Cheyenne che, ingannati e abbandonati dai vincitori bianchi, iniziano una lunga e drammatica fuga verso il nord, cercando di sfuggire alla fame e di tornare liberi nella terra dei padri.
Ben, alcolizzato quasi terminale, giustamente licenziato, va a Las Vegas per suicidarsi con l’alcol. Incontra Sara, prostituta disperata e masochista. Le loro miserie sono un ottimo collante. Si frequentano, si sostengono, stanno male insieme, non “consumano”, perché lui proprio non ce la fa. Buon film enfatizzato dagli americani, immeritatamente. Va detto che l’interpretazione di Cage, che gli ha dato addirittura l’Oscar, è il solito esercizio accademico e non difficilissimo di un attore in una parte sopra le righe, un ruolo che gli americani hanno sempre preso molto sul serio (basti ricordare Ray Milland, premio Oscar in Giorni perduti). C’è anche qualche punta di sesso verbale
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