Nel diciassettesimo secolo, in un villaggio della Scozia, Martha Gunt viene condannata al rogo per stregoneria. Un secolo dopo un’altra donna che porta lo stesso nome subisce la stessa condanna, ma Maciste scende all’inferno, distrugge il demonio, libera il villaggio dagli effetti della magia e salva Martha.
Una serie di misteriosi omicidi sconvolge Parigi: le vittime sono giovani donne che vengono ritrovate dissanguate. Un ispettore di polizia indaga ma non raggiunge risultati concreti, mentre il giornalista Pierre si dedica al caso ed è convinto che l’autore degli omicidi sia un vampiro. Laurette, amica di una vittima, confida al giornalista che qualcuno da tempo la segue e a un certo punto viene rapita. Riccardo Freda è un autore sottovalutato dalla critica, come molti artigiani del nostro cinema, ma è un abile regista che sperimenta quasi tutti i generi cinematografici in voga negli anni Sessanta – Ottanta. Non ci sono mostri nel film di Freda, ma esiste una realtà permeata di elementi fantastici, composta da scienziati pazzi, nobildonne che non vogliono morire e desiderano scoprire il segreto dell’eterna giovinezza, amori orribili che superano le soglie della morte. Riccardo Freda è un regista che pesca a piene mani nel gotico, perché il suo film si svolge in un castello cadente, tra cripte, passaggi segreti, cimiteri, teschi e fioche luci di candela, ma al tempo stesso cerca di essere moderno. La sua rappresentazione del male è calata all’interno di una società composta da mostri, persone senza cuore che uccidono e rubano il sangue delle vittime per donare la giovinezza a una megera cadente che vuole coronare un sogno d’amore. Per Freda, il male non va esibito ricorrendo al soprannaturale e ai mostri della fantasia, ma il vero male è dentro la società e i mostri sono persone comuni che spesso scatenano passioni incontenibili. I vampiri segna il cammino per l’horror italiano più moderno e originale, anche se non va dimenticato un ottimo cinema di mostri realizzato da Mario Bava, Lucio Fulci e Dario Argento.
Biologo americano, con moglie assistente, va alla ricerca delle tracce della civiltà Maya. Nella grotta di Caltiki, dea della morte, c’è un mostro composto di cellule che si moltiplicano. Più fantasia che scienza in questa orripilante vicenda avventurosa nella giungla messicana (ricostruita). Povero di mezzi, ma divertente. Fotografia di Mario Bava, autore anche degli effetti speciali (con ricorso alla trippa fresca di macellaio), con lo pseudonimo di John Foam. Robert Hampton è Riccardo Freda e Didi Sullivan Didi Perego.
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