Collana edita dalla rizzoli nella collana BUR che ha proposto 18 eleganti volumi fra il luglio 1999 ed il maggio 2001 dedicati ad alcuni famosissimi personaggi del fumetto.
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Kriminal è un personaggio dei fumetti creato negli anni sessanta da Max Bunker e dal disegnatore Magnus e le cui storie sono state pubblicate per la prima volta dal 1964 al 1974 sulla omonima serie edita dall’Editoriale Corno.[1] Appartiene al filone del fumetto nero italiano di cui, con Satanik e Diabolik, rappresenta il capostipite.[2][3][4] A fine anni sessanta il successo della serie portò alla realizzazione anche di due film: Kriminal, del 1966 e Il marchio di Kriminal, del 1968.[5][6][7] Il primo numero della serie a fumetti rappresenta in assoluto la prima opera completa realizzata dal famoso disegnatore Magnus.
Il vero nome di Kriminal è Anthony Logan[19], fuorilegge americano naturalizzato inglese che agisce mascherato da scheletro. Ha un passato tormentato: il padre fu spinto al suicidio dopo essere stato ridotto sul lastrico; la madre e la sorella furono anch’esse vittime di un mondo corrotto; inoltre, Logan trascorre l’adolescenza in riformatorio, da cui poi evade[3]. Le storie sono ambientate in un mondo popolato di persone corrotte, perverse e prive di scrupoli[3]. Anthony Logan, amareggiato dalla vita, decide di vendicarsi del mondo diventando uno spietato criminale[20] e celando la propria identità dietro un travestimento: veste una calzamaglia gialla con impresso uno scheletro stilizzato e indossa una maschera su cui è raffigurato un teschio[21]. Le storie sono atemporali e autoconclusive, integrate da una trama di fondo, la vita del protagonista Anthony Logan, che si dipana albo dopo albo.
Benito Franco Giuseppe Jacovitti (Termoli, 9 marzo1923 – Roma, 3 dicembre1997) è stato un fumettistaitaliano autore di celebri personaggi dei fumetti come Cocco Bill[1] e Cip l’arcipoliziotto, di romanzi grafici come Kamasultra e del celebre Diario Vitt, edito dal 1949 e che fra gli anni sessanta e settanta arrivò a vendere decine di migliaia di copie.
Viene riconosciuto come uno dei più importanti autori di fumetti italiani del Novecento, caratterizzato da una vasta produzione dallo stile personale e particolareggiato con dettagli surreali – come i salami o i vermoni – che ne rappresentano uno degli aspetti identificativi più noti[3]. Jacovitti, non allineato al conformismo culturale degli anni settanta che, con l’infondata accusa di essere fascista, gli precluse qualche collaborazione con alcune testate,[4] è entrato poi a pieno titolo nella storia del fumetto italiano, soprattutto grazie alla forma caricaturale dei suoi personaggi. La sua opera ha riscosso il plauso della critica e si è intrecciata spesso con la storia italiana.
La caratteristica forma anatomica dei piccoli personaggi ai quali ha dato vita sulla carta, la loro espressione a volte gioiosa, a volte grottesca, i suoi salumi e affettati,[5] serpenti e lumaconi che guardano con ogni tipo di espressione, nonché tanti altri oggetti i più diversificati e sparsi nei posti più impensati, lo hanno reso popolare al grande pubblico.
Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales, comunemente detto Cico, è un Personaggio dei fumetti creato da Sergio Bonelli come spalla comica di Zagor, protagonista della omonima serie a fumetti pubblicata dalla Sergio Bonelli Editore dal 1961
Di aspetto basso e grassoccio, inizialmente dotato di sombrero e con i tratti del volto più truci, in seguito il copricapo messicano sparirà e il viso diventerà più rotondo e simpatico, perdendo l’aspetto minaccioso. Anche il suo linguaggio si modererà; indossa quasi sempre un completo messicano attillato con tanto di camicia e papillon, decisamente inadatto per la vita nella foresta.[senza fonte]
Formidabile mangiatore e bevitore, perennemente al verde, ha la pessima abitudine di truffare osti e titolari di saloon, finendo poi irrimediabilmente nei guai. Ha spesso idee cervellotiche che coinvolgono spesso Zagor. Ama ricordare la sua discendenza fatta di uomini nobili e istruiti, tra cui il famoso nonno farmacista. Spesso fa amicizia con personaggi che poi lo coinvolgono in vicende complesse che Zagor è chiamato a risolvere. È attaccabrighe, presuntuoso, arrogante, pauroso, imbroglione, buffo, simpatico, sfortunato, furbo e sciocco allo stesso tempo. Se è vero che Zagor si ritrova spesso a doverlo salvare, non sono rare neppure le avventure in cui sono le azioni del messicano a salvarli entrambi o comunque a facilitare le azioni del protagonista: nella stessa avventura che introduce il sodalizio tra i due è Cico che salva dall’annegamento Zagor incatenato e gettato in un fiume.
Lupo Alberto è un personaggio immaginarioprotagonista di una omonima serie a fumetti ideato da Silver nel 1973.[1][2] La serie esordisce nel 1973 e inizialmente era intitolata “La fattoria McKenzie” e Lupo Alberto non era il protagonista unico ma solo uno dei personaggi principali insieme alla sua fidanzata, Marta la gallina, e al cane da guardia Mosé, ma dal 1974 la striscia viene intitolata al personaggio.[3][4] La serie venne realizzata per un decennio nel formato a strisce per poi passare nel 1984 al formato a tavole che grazie al maggior numero di vignette permette di sviluppare meglio le vicende narrate.[3] Ai personaggi dei fumetti sono ispirate due serie di cartoni animati[2][5] e alcuni videogiochi;[6] il protagonista è stato testimonial di molte campagne sociali[2] e oggetto di un vasto merchandising che ha toccato innumerevoli settori.
Alberto è un lupo innamorato della gallina Marta, che lo corrisponde, ma il loro amore è contrastato dal cane Mosè, messo a guardia del pollaio della fattoria Mckenzie dove vive anche la fidanzata[2][3][5]. Lupo Alberto vive da solo nel bosco su una collina nei pressi della fattoria[7] e inizialmente non si avvicinava al pollaio solamente per rapire la sua fidanzata, ma anche per mangiare le altre galline[8].
Le vicende di Alberto sono ambientate nella fattoria McKenzie e gli animali protagonisti della serie hanno comportamenti umani e caratteristiche antropomorfe[5]. Oltre alla fidanzata Marta e al cane da guardia Mosè ci sono, tra gli altri, anche Glicerina il papero, Alcide il maiale, Krug il toro, Ludovico il cavallo. Ci sono poi i vicini di casa, come Enrico la talpa e sua moglie Cesira, e comprimari occasionali che vengono dalla città o vivono nelle prossimità della fattoria come Alice, la passera scopaiola Silvietta, Odoardo (che è il cugino di Marta), e altri personaggi senza un’identità precisa [8]. Marta, la sua eterna fidanzata, cerca di spingerlo al matrimonio, ma lui non ne vuole sapere. Nonostante il suo amore per la gallina, in più occasioni ha perso la testa per altre, quali ad esempio Alianorah.
Andy Capp, tradotte a volte in italiano come Le vicende di Carlo e Alice o solamente Carlo e Alice, è una striscia a fumetti di satira a sfondo sociale creata da Reg Smythe nel 1957;[1][2][3] ha raggiunto uno straordinario successo in tutto il mondo venendo pubblicato in oltre 50 nazioni tradotto in 14 lingue, occupando un posto importante nell’olimpo del fumetto e dell’umorismo[3][4][5]. Ha inoltre avuto trasposizioni televisive e teatrali.
Andy è un ubriacone perdigiorno sposato con Flo. Passa il suo tempo a casa dormendo sul divano o impegnato nei propri hobby come il biliardo, le freccette o l’allevamento di piccioni viaggiatori o nelle sue passioni come il rugby e il football che pratica senza particolare attenzione al fair play. Quando ha un po’ di soldi passa il suo tempo libero a bere birra in piedi di fronte al bancone del bar e, nonostante sia sposato, non si fa scrupoli ad attaccare bottone con le avventrici dei pub o con le stesse bariste; nonostante ciò vuol bene alla moglie, con la quale è sposato da molti anni e con cui è solito litigare o addirittura venire alle mani in vere e proprie risse; per cercare di arginare il problema si rivolgono saltuariamente a un consulente matrimoniale[3][10]. Andy non è certo un marito ideale, ma non riesce a fare a meno di Flo, che lo perdona sempre (come dimostrano gli innumerevoli tentativi falliti che entrambi fanno per andarsene da casa.
Il Mago è stata una rivista italiana di fumetti pubblicata da Arnoldo Mondadori Editore dal 1972 al 1980
La rivista nacque su iniziativa della Mondadori sulla scia del successo di linus, pubblicato allora dalla Rizzoli che lo aveva acquisito dalla Milano Libri nel 1971. Tale intento è espresso apertamente sin dalla scritta posta sulla copertina del primo numero:”Il mensile che ancor prima di uscire vantava già tre tentativi di imitazione“.
La scelta di affidare la direzione della rivista a Mario Spagnol, già curatore della fortunata collana Oscar Mondadori, non fu casuale. Infatti spesso su questa collana erano apparsi libri a fumetti, e Il Mago poteva servire sia a ripubblicare vecchio materiale sia a testare nuove serie ancora inedite. La direzione di Spagnol durò solo sei numeri, poi a sostituirlo furono chiamati i popolari scrittori Fruttero & Lucentini, già traduttori delle strisce di B.C. e de Il mago Wiz.
In questi primi anni furono pubblicate principalmente strisce umoristiche americane, fra cui B.C., Il mago Wiz, Mafalda, Dick Tracy, Rip Kirby, Momma, Blondie e Dagoberto, Braccio di Ferro, Sappo e la tiratura si assestò intorno alle ottantamila copie. Sulla rivista esordì un giovanissimo Stefano Benni, con alcuni racconti poi riuniti in Bar Sport.
Sturmtruppen è un fumetto comico satirico italiano, ideato e disegnato da Bonvi. Pubblicato dal 1968 sotto forma di strisce giornaliere, tra il 1984 e il 1985 passò gradualmente al formato in tavole, che mantenne fino alla fine della produzione nel 1995, dovuta alla scomparsa dell’autore.[1] Ambientato al fronte, il fumetto è una raffigurazione satirica della seconda guerra mondiale dal punto di vista delle truppe d’assalto tedesche, spesso condita da situazioni surreali. I personaggi, quasi tutti anonimi soldati o graduati, parlano un italiano storpiato da suffissi e suoni tipicamente tedeschi.[2][3]
È stato il primo fumetto italiano realizzato nel formato a strisce giornaliere e per molto tempo ha goduto di vasta popolarità non solo in Italia,[4][5] venendo pubblicato su un vasto numero di giornali, riviste e libri e tradotto in undici lingue diverse tra cui il russo, divenendo quindi il primo fumetto straniero mai pubblicato nell’allora Unione Sovietica.[6] Al fumetto si ispirano due omonimi lungometraggi del 1976[7][8] e del 1982[9].
La serie a strisce esordì su Paese Sera il 23 novembre 1968 a seguito di un concorso indetto dal quotidiano per una striscia a fumetti italiana inedita che Bonvi aveva vinto[6] e poi anche sull’Almanacco della IV edizione del Salone dei Comics di Lucca nel novembre 1968[10]. Nel 1969 la serie venne pubblicata sul quotidiano L’Ora[6] e sulla rivista di fumetti Off-Side dell’Editoriale Nova e, nel corso degli anni, verrà edita su altri giornali e periodici come Segretissimo e la Gazzetta di Parma.[6] Negli anni settanta viene pubblicata dall’Editoriale Corno su varie testate come Eureka dal 1972 al 1975 dove si interrompe per circa un anno e riprendere nel 1976 con la striscia n° 1350; lo stesso editore pubblica anche 18 albi monografici dedicati alla serie collana Eureka Pocket e poi due volumi della collana Comics Cartoons e, nel 1978, esordì la collana Sturmtruppen Coloren seguito da Sturmtruppen Mese nel 1981[6] e da Il Meglio di Sturmtruppen (1983)[senza fonte]. Con il fallimento dell’Editoriale Corno nel 1984, la serie è ripresa nel 1985 prima dalla Garden Editoriale sempre di Andrea Corno per una serie di pochi numeri e poi dalla Comic Art con un nuovo mensile, Sturmtruppen, Il mensilen degli Eroi della patrien[6][11] e, dal 1986, dalla Gene Vincent, che pubblica un albo a formato orizzontale, Sturmtruppen, pubblicato per 69 numeri fino al 1994 (gli ultimi sette pubblicati dalla Franco Cosimo Panini)[6][12].
La serie si è interrotta con la morte dell’autore nel 1995 che aveva realizzato complessivamente 5866 tra strisce e tavole.[6][13] Dopo la morte dell’autore, Leo Ortolani e Clod (Claudio Onesti), hanno realizzato una nuova serie di strisce per la rivista Il Giornalino
Capitan Miki è un personaggio immaginario protagonista di un’omonima serie a fumetti ideata e realizzata dalla Essegesse[1][2] e pubblicata per la prima volta in formato a striscia dal 1951 dall’Editoriale Dardo[3][4]. Raggiunse un grande successo di vendite con tirature di circa 200.000 copie[5]arrivando a toccare nella seconda metà degli anni cinquanta le 250.000 copie settimanali[6][7]. Ha avuto negli anni numerose ristampe[1][7].
Fa parte di una serie di personaggi di giovane età protagonisti di avventure western inaugurata nel 1948 dal Piccolo Sceriffo e che ebbe numerosi epigoni quali Il piccolo Ranger e Un ragazzo nel Far West;[8] all’interno di questo sottogenere western, Capitan Miki esordì nel 1951 ed ebbe una lunga vita editoriale venendo pubblicato fino all’ottobre 1967 oltre a essere ristampato più volte in vari formati editoriali.[7][1] Il fumetto nacque su iniziativa del gruppo di autori conto come EsseGesse e composto dai disegnatori Giovanni Sinchetto, Dario Guzzon e Pietro Sartoris e lo realizzarono fino al 1965 quando conclusero il loro contratto con la Dardo. La serie venne continuata fino al 1967 per opera di altri autori come Eugenio Tonino Benni, Nestore Del Boccio, Bertrand Charlas, Pierre Mouchot e Franco Bignotti[9] sempre edita dalla stesso editore. Negli anni novanta vi fu una breve produzione di nuove storie su soggetto e supervisione del solo Dario Guzzon, ultimo sopravvissuto del trio, e realizzate da Alberto Arato per i testi e disegnati da Birago Balzano e Paolo Ongaro. L’ultima storia inedita apparve sulla VII serie.
La Casta dei Meta-Baroni, una famiglia di guerrieri il cui nome è leggenda e le cui azioni hanno raggelato un’intera galassia nel corso dei decenni. Ogni Meta-Barone deve allevare un erede che si dimostri più potente del padre, uccidendolo in combattimento. Una saga monumentale derivata dall’INCAL, in cui la più classica tragedia greca si trasforma in space-opera. La grande fantasia di Jodorowsky si sposa con il disegno di uno dei più grandi disegnatori di fantascienza di tutti i tempi, Juan Giménez, il cui tratto documentato e impeccabile rende verosimile le trame mistico-filosofiche dello scrittore cileno.
Altai & Jonson è una serie a fumetti italiana di genere umoristico e poliziesco creata da Tiziano Sclavi e disegnata da Giorgio Cavazzano[1]. Esordisce sul settimanale Corriere dei Ragazzi nel 1975 e si conclude nel 1985
Altai e Jonson sono una coppia di investigatori, entrambi disincantati, malinconici ma onesti tutori della legge e sgangherati ma molto diversi fra loro, il primo è giovane e mingherlino mentre il secondo è più maturo, che vive e lavora a San Francisco[1][3]. L’atmosfera che vi si respira è quella tipica dei film e dei romanzi hard boiled e i due protagonisti tentano di sbarcare il lunario risolvendo misteri, spesso però poco redditizi[3]. Il quartier generale dei due detective è in un ufficio non troppo ben messo. Sono perennemente senza un dollaro e guidano uno scassatissimo Volkswagen Maggiolino. Nonostante gli scarsi mezzi, riescono a risolvere in maniera brillante anche i casi particolarmente strampalati e apparentemente irrisolvibili.
Cani sciolti è una mini serie a fumetti di 20 numeri pubblicata in Italia dalla Sergio Bonelli Editore, esordita a novembre 2018 sotto l’etichetta Audace.[1][2][3][4] A causa delle bassissime vendite è stata interrotta con il numero 14. Gli ultimi 6 numeri che dovrebbero uscire in 2 volumi non hanno ancora una data di pubblicazione.
Pablo, Lina, Deb, Milo, Turi e Marghe, studenti di una ventina d’anni, iniziano una lunga amicizia a Milano durante le proteste giovanili del 1968. I sei ragazzi sono molto differenti per carattere e temperamento, però hanno in comune la loro condizione di “cani sciolti”, partecipando alle rivolte senza tuttavia essere inquadrati in alcun tipo di partito o organizzazione politica.
Si riuniscono alla fine degli anni ’80, in occasione di una esposizione commemorativa del 68, e faranno un resoconto delle loro vite e dei molti cambiamenti avvenuti. Attraverso le loro esistenze, il fumetto mostra al lettore circa venti anni di storia italiana.
Caravan è una serie a fumetti di fantascienza di 12 numeri, ideata e sceneggiata da Michele Medda e pubblicata da giugno 2009 da Sergio Bonelli Editore.
La tranquilla vita della cittadina di Nest Point, negli Stati Uniti, è turbata da uno strano fenomeno meteorologico che blocca temporaneamente tutti i dispositivi elettrici, elettronici e le automobili; interviene l’esercito che organizza l’evacuazione della città e fa partire un esodo di tutti i cittadini in una colonna d’auto, diretta verso una destinazione ignota.
La storia viene narrata da Davide Donati, un diciassettenne italoamericano allo stesso tempo attore e spettatore della vicenda, che scrive un diario mentre, all’interno del proprio caravan, segue la colonna di auto in viaggio; si parte con i primi effetti dell’evento meteorologico, proseguendo negli albi successivi con l’esodo della carovana, ogni volta con protagonisti diversi, sempre più disorientati, spazientiti o rassegnati al loro destino e navigando, oltre che nella vita quotidiana dei viaggiatori, anche nei loro ricordi.
ESP è stata una serie a fumetti creata da Michelangelo La Neve ed edita dalla casa editrice Universo Pubblicità s.r.l. tra il 1995 e il 1997 chiusa dopo aver pubblicato 18 numeri[1]. La serie ha avuto un certo successo all’epoca portando alla nascita di un fan club che è durato più a lungo della pubblicazione stessa
A Roma c’è un dipartimento speciale situato nelle viscere della città che studia la mente in appositi locali chiamati camere di suggestione. Bianca è una ragazza che grazie ai suoi poteri extra-sensoriali è in grado di entrare nelle menti altrui e di viaggiare attraverso le infinite realtà che costituiscono l’Imago. Ad accompagnarla nelle sue avventure c’è la sua migliore amica Kendra, una monaca guerriera in esilio che vive a Roma e si guadagna da vivere come mercenaria. Con Kendra c’è anche Reborn, un rinato che lavora come mercenario attraverso l’Imago.
El Gringo è un personaggio immaginario protagonista di una omonima pubblicazione periodica a fumetti italiana di genere western ideata negli anni sessanta da Max Bunker e dal disegnatore Paolo Piffarerio[1], edita dall’Editoriale Corno con periodicità mensile dal 1965 al 1968
I Giganti dell’Avventura è una serie a fumetti dell’Eura Editoriale di grande formato che raccoglie le storie dei fumettisti che si sono alternati nel tempo tra le pagine delle sue riviste (Skorpio e Lanciostory).
I fumetti pubblicati non hanno un denominatore comune e le storie investono tutti i generi e gli stili. Solitamente si tratta di fumetti divisi in capitoli con ogni capitolo corrispondente ad un episodio (che sono poi gli episodi pubblicati di volta in volta sulle riviste).
Le Storie è stata una serie a fumetti pubblicata in Italia da Sergio Bonelli Editore da Ottobre 2012 a Gennaio 2021.[1][2] Diversamente dalle altre serie dello stesso editore, in questo caso le trame non erano incentrate su un protagonista fisso e ogni storia si concludeva in uno o più albi (creando delle vere e proprie mini saghe all’interno della collana). Anche i generi erano eterogenei spaziando dal fantasy, alla fantascienza, al western, all’horror e le ambientazioni storiche e geografiche erano le più diverse.
Serie di volumi cartonati dedicata ai maestri dell’eros, ma principalmente a Horacio Altuna, di cui l’editore ha già pubblicato materiale similare sulla sua edizione “Playboy”. Fanno eccezione il n. 5, con una compilation di opere di Roberto De Angelis, Giacinto Gaudenzi, Juan Zanotto e Felix Vega con testi di Piero Alligo, Enrique Abul e Alejandro Wolfenson e il n. 8, dedicato a Leone Frollo.
Samuel Stern creato dagli sceneggiatori Gianmarco Fumasoli e Massimiliano Filadoro, è un horror tradizionale, con atmosfere che derivano un po’ da Dylan Dog molto da Outcast di Kirkman, con qualche richiamo alla serie tv Supernatural in cui i due fratelli Winchester passano il proprio tempo a dare la caccia ai demoni. Anche Samuel Sterne barbuto e rossiccio restauratore di libri antichi (e qui la citazione è a Dampyr) ad Edimburgo incappa in incubi e possessioni diaboliche aiutato da un sacerdote che mena le mani come i vecchi personaggi talari di Spencer Tracy.
La Nova Express pubblica in formula integrale Storm, una delle serie europee di fantascienza più famose, illustrata dall’osannato Don Lawrence e corredata in questa edizione da una nuova traduzione. Il primo volume, Il mondo profondo, racconta le avventure dell’astronauta Storm che, vittima di un naufragio spaziale, dopo centinaia di anni di animazione sospesa fa ritorno sulla Terra. Il nostro eroe deve lottare per la sopravvivenza su un pianeta posto a metà tra il fantasy e la fantascienza, popolato di giganteschi animali feroci e ricco di tecnologia futuristica. Al suo fianco si unisce da subito e per sempre Red Hair, una pin-up amazzone dall’ovvia chioma rossa. In questa prima avventura i due affrontano l’inarrestabile Ghast, supercattivo dalle fattezze mongole e vengono a conoscenza del destino catastrofico che ha coinvolto la Terra.