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Poster The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca

Un film di Lee Daniels. Con Forest Whitaker, Oprah Winfrey, Mariah Carey, John Cusack, Jane Fonda. Titolo originale Lee Daniels’ The Butler. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 132 min. – USA 2013. – Videa – CDE uscita mercoledì 1 gennaio 2014. MYMONETRO The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca * * * - - valutazione media: 3,17 su 62 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Cecil Gaines ha imparato il mestiere di domestico nella Georgia degli anni Venti e nella tenuta dell’uomo che ha ucciso barbaramente suo padre in un campo di cotone. Riservato e (ben) educato nelle case dei bianchi, approda a Washington, dove sposa Gloria, diventa padre di Louis e Charlie e viene assunto come maggiordomo alla Casa Bianca. Orgoglioso della sua famiglia e appagato dal proprio destino, Cecil sta. Resta immobile (e invisibile) nella vita come lungo le pareti della stanza Ovale, dove serve il tè e soddisfa le richieste dei suoi presidenti. Fuori intanto il mondo si muove, il mondo si arrabbia, il mondo sta cambiando. In quel territorio infiammato milita il suo primogenito, deciso a lottare per i diritti della sua gente, resistendo al fianco di Martin Luther King o ‘armandosi’ al braccio di Malcolm X. Ripudiato il figlio, colpevole di non essere rimasto al suo posto, Cecil seguita a servire i presidenti che si susseguono mandato dopo mandato, sprofondando il paese nella guerra, riformandolo con le leggi sui diritti civili, integrandolo o mandandolo sulla Luna. Sette presidenti e diverse tazze riempite dopo, Cecil prenderà coscienza di sé e dei propri diritti, dimettendosi e scendendo in campo a fianco del figlio e di un sogno che ha il volto di Barack Obama.
Contestando la candidatura di Norman Jewison alla regia di Malcolm X, Spike Lee asseriva che soltanto un regista nero avrebbe potuto far giustizia alla sua opera e alla sua vita. D’accordo o meno con la dichiarazione del regista, quello che interessa adesso è la prossimità di pensiero e di posizione che assimila Spike Lee a Lee Daniels, convinto allo stesso modo che siano pochi i registi bianchi che abbiano saputo cogliere nel segno producendo film con tematiche afro-americane. A ragione di questo The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca adotta il punto di vista degli afro-americani ed esclude personaggi bianchi che infilano la presa di coscienza. In una lunga parabola che dai campi di cotone della Georgia arriva all’elezione di Barack Obama, The Butler ripercorre le tappe fondamentali della storia americana nelle pieghe di una vicenda privata, facendo dialogare passato e presente, padre e figlio. Ispirato alla vita di Eugene Allen, maggiordomo per trentaquattro anni alla Casa Bianca, intervistato e portato a conoscenza da un giornalista del “Washington Post”, The Butler fa il paio con Precious e prosegue il percorso di rilettura critica della Storia americana. In una dialettica costante, il film di Daniels intreccia e alterna la dimensione pubblica con quella privata, proponendo ciascuna come genesi e insieme contraccolpo di una storia più grande, che include sia gli eventi collettivi (il sit-in di Greensboro, i Freedom bus, l’attentato a Kennedy, la morte di Martin Luther King, la guerra in Vietnam) sia le tragedie intime (la morte del padre in Georgia, il decesso del figlio minore in Vietnam, le detenzioni del primogenito attivista per i diritti umani).
Approdato in sala dopo il Django Unchained di Tarantino e il Lincoln di Spielberg e prima di 12 anni schiavo di Steve McQueen, The Butler si accomoda tra opere che sembrano richiamarsi vicendevolmente, proseguendo l’una i discorsi dell’altra e componendo il colossale affresco di una nazione perennemente indecisa fra opzione morale e violenza brutale, tra parole e pistole. Insieme allo schiavo ‘slegato’ di Tarantino e al presidente (per)suadente di Spielberg, il maggiordomo di Daniels rimette mano (con guanto bianco) sulla questione razziale in un quadro politico-economico complesso e allargato, che contempla Eisenhower, Kennedy, Johnson, Nixon e Reagan e confina nelle immagini di repertorio Ford e Carter, che dialoga coi padri buoni della nazione (Kennedy, Johnson) e disdegna fino al congedo quelli cattivi (Nixon, Reagan).
Con il narratore umile e schivo di Forest Whitaker, il regista identifica lo strumento perfetto per condurre la narrazione filmica, ottemperando alle istanze pedagogiche con ridondanza retorica e generose concessioni didascaliche, che seguono la ricostruzione puntuale. Diversamente da Tarantino, la cui visione eversiva e indocile sulla questione ‘nera’ viene giudicata ‘bianca’ e inadeguata, Daniels si incammina su una strada diversa, quella del romanzo popolare e della robusta iconografia, rivendicando una competenza antropologica e culturale che suona come una dichiarazione di apartheid. Una separazione dura a morire che mentre denuncia l’intolleranza razziale, discrimina un artista, riducendo al colore della pelle la sua capacità di affrontare certi temi.

The Butler (2013) on IMDb
I goonies

Un film di Richard Donner. Con Josh BrolinSean AstinJeff CohenMartha PlimptonJoe Pantoliano.  Titolo originale The GooniesAvventuraRatings: Kids+13, durata 111 min. – USA 1985MYMONETRO I goonies * * * 1/2 - valutazione media: 3,67 su 48 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

I Goonies, scatenato gruppo di ragazzini abitanti nel quartiere di Goon Docks, devono dare l’addio alle case dove sono nati e cresciuti: i signorini del club del golf hanno dato lo sfratto alle loro famiglie per radere al suolo il quartiere e costruire nuovi, esclusivi, campi da gioco. Poco prima di andarsene, uno dei Goonies scopre in soffitta una vecchia mappa del tesoro, scritta da un pirata spagnolo del ‘600. Mettendo le mani sul bottino dell’antico corsaro, i ragazzini potrebbero salvare le loro case.

The Goonies (1985) on IMDb

Regia di Vittorio De Sica. Un film con Sophia LorenMarcello MastroianniGlauco OnoratoAnna CarenaSilvano TranquilliCast completo Genere Drammatico – Italia1969durata 107 minuti. – MYmonetro 3,43 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Al fine di evitare la partenza per il fronte africano, Antonio, un soldato settentrionale, sposa la napoletana Giovanna, cui si sente subito legato da grande passione. Quando si fingerà pazzo per non doversi più separare da lei, scoperto, dovrà partire per la campagna di Russia. Dopo la ritirata del 1943, i soldati italiani ritornano a casa, ma non Antonio, che figura nelle liste dei dispersi. Decisa a non mollare e convinta com’è che sia ancora vivo, la risoluta Giovanna partirà per cercarlo fino in Russia e in Ucraina.

Sunflower (1970) on IMDb
Poster The Big Kahuna

Un film di John Swanbeck. Con Danny DeVito, Kevin Spacey, Peter Facinelli, Paul Dawson Drammatico, durata 90 min. – USA 2000. MYMONETRO The Big Kahuna * * * - - valutazione media: 3,09 su 25 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Il Big Kahuna è il grande colpo, la grande vendita. Tre agenti di una società in crisi cercano di agganciare un possibile ricco cliente. Parlano, parlano, del lavoro, di se stessi, della vita. Un vero “Kammerspiel” (tutto in una, anzi, due stanze). Si aspetta, si aspetta. Per niente. Si salva De Vito, più bravo del “doppio oscar” Spacey, che pure si è costruito il film addosso.

The Big Kahuna (1999) on IMDb

Lo spaventapasseri (Dark Night of the Scarecrow) è un film per la televisione del 1981 diretto da Frank De Felitta

La vicenda si svolge interamente in un paesino rurale degli Stati Uniti, dove si fa subito la conoscenza di Bubba Ritter, un innocuo ritardato che è intento a giocare in un campo con la piccola Marylee, sua unica amica, che gli vuole molto bene a differenza della maggior parte dei concittadini, i quali aspettano solo un passo falso da parte sua per toglierlo di mezzo. Cosa che avviene quello stesso giorno quando, entrando per gioco in un recinto, Marylee viene attaccata e quasi uccisa da un cane: trovatola, Bubba la porta al sicuro, ma vedendolo con la bambina ferita con sé, gli abitanti credono lui il colpevole.

Il fatto porta al linciaggio nei confronti di Bubba da parte di quattro compaesani, scovandolo infine nei campi dove si era travestito da spaventapasseri per sfuggirgli. 

Dark Night of the Scarecrow (1981) on IMDb
Il conte di Montecristo (MINISERIE TV IN 4 PARTI) (1998) - Film -  Movieplayer.it

Un film di Josee Dayan. Con Gérard Depardieu, Sergio Rubini, Ornella Muti, Ines Sastre, Pierre Arditi. Drammatico, durata 383 min. – Francia, Italia, Germania 1998.

Il conte di Montecristo, incarcerato non per una colpa commessa ma per l’astuzia terribile di un arrampicatore sociale, si troverà a passare undici lunghissimi anni in isolata prigionia.

Se è vero che la letteratura occupa un gradino più in alto del cinema, questa miniserie televisiva è il meglio che si possa immaginare. Pochi romanzi sono stati riassunti con tale dovizia di particolari che hanno il pregio di non annoiare. Il segreto? Cogliere i momenti salienti eliminando il fitto sottobosco che riempie un migliaio di pagine.

The Count of Monte Cristo (1998) on IMDb

Regia di Gianluca De SerioMassimiliano De Serio. Un film Da vedere 2011 con Roberto HerlitzkaOlimpia MelinteIgnazio OlivaStefano CassettiCosmin Corniciuc. Genere Drammatico, – ItaliaRomania2011durata 103 minuti. Uscita cinema venerdì 20 gennaio 2012 distribuito da Cinecittà Luce. – MYmonetro 3,17 su 11 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Luminita è una giovane clandestina moldava che abita in una baraccopoli alla periferia di Torino, sfruttata da 2 ignobili compatrioti che la obbligano a rubare negli ospedali e a tenere con sé un neonato di un’altra schiavizzata. L’incontro con Antonio, anziano malato dal mestiere forse losco, le cambia la vita. Scritto da 2 gemelli torinesi, attivi dal 1999 con cortometraggi, anche documentari, è il loro esordio al LM. È un tipico film per festival raccontato “contro” gli spettatori, non del tutto comprensibile nelle motivazioni psicologiche dei personaggi, guastato da un compiaciuto assillo formalistico persino nel suo radicale pessimismo nell’illustrare le 7 opere di misericordia corporale che, secondo il catechismo cattolico, un credente deve compiere per essere degno del Regno dei Cieli. Aspettiamo, comunque, il loro prossimo film. Fotografia di Piero Basso; musiche di Plus.

Seven Acts of Mercy (2011) on IMDb

Regia di Claire Denis. Un film con Isabelle HuppertNicolas DuvauchelleIsaach De BankoléWilliam NadylamChristopher LambertCast completo Genere Drammatico – Francia2009durata 100 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni.

Fuochi nella notte nei dintorni di una piantagione dell’Africa centrale indicano un attacco dell’esercito nazionale rivolto a stroncare una rivolta popolare fomentata da un ribelle detto “le boxeur”. Mentre le istituzioni locali invitano tutti i cittadini occidentali ad abbandonare il paese, Maria Vial, proprietaria di una storica piantagione di caffè, rifiuta l’allarmismo del governo ed è determinata a non perdere il raccolto della stagione. Una determinazione che la porta ad incontrare ostilità tanto dalla popolazione locale che dalle forze regolari, dall’ex marito André e dal figlio indolente Manuel.
Principale esponente di un cinema dell’intellettualismo postcoloniale, Claire Denis si interessa da sempre a tematizzare gli incontri fra differenti identità culturali in maniera non pacificata, conflittuale. Le sue opere raccontano di un mondo multietnico ma non globalizzato, interculturale ma non serenamente comunicante, ponendo enfasi sulle eredità che gravano sulle nuove generazioni figlie della decolonizzazione. Con quest’ultima opera, la regista francese si dirige verso il “cuore di tenebra” del suo cinema e della sua biografia, facendo ritorno nei suoi luoghi d’infanzia e puntando dritto all’incrocio fra capitalismo e colonialismo, fra materia-merce e materia umana. Lo stesso titolo, White Material si riferisce da una parte ai semi non lavorati del caffè (bianchi, prima della tostatura), materia di smercio con cui la protagonista costruisce la sua piccola impresa; dall’altra, al termine dispregiativo con cui i ribelli camerunensi si riferiscono agli intrusi caucasici e ai loro beni materiali. Il personaggio di Maria Vial è parto naturale di questo intreccio: a un tempo carattere illuminato capace di guardare con sincerità oltre l’etnia e il retaggio culturale, all’altro vittima di un attaccamento ossessivo ai propri possedimenti.
La Denis è molto abile a mettere in scena questa contraddizione, concentrando l’attenzione tanto sul volto sofferente di Isabelle Huppert, quanto sui dettagli dei vestiti di lino e dei preziosi di Maria, così come sui dollari con cui questa è disposta a comprarsi il lavoro e il passaggio ai posti di blocco dei ribelli. È il punto di vista da cui racconta la storia a fare problema. Così come la storia di Maria è quella di una donna che implicitamente afferma la sua superiorità sentendo che la riuscita dei propri affari ha importanza maggiore del conflitto civile che la circonda, il conflitto civile messo in scena dalla Denis resta solo meramente pretestuale e delegato a fare da sfondo ideale per una storia che parla di identità (multi)culturali attraverso un unico punto di vista: quello del padrone. Una visione travestita di umanesimo che sotto la volontà di denunciare alcune barriere culturali, finisce col porne di nuove.

White Material (2009) on IMDb

Regia di Vittorio De Sica. Un film con Paolo StoppaAkim TamiroffVictor MatureBritt EklandPeter SellersLando BuzzancaCast completo Titolo originale: After the Fox. Genere Commedia – Gran BretagnaItalia1966durata 103 minuti. – MYmonetro 3,04 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Al Cairo sparisce un carico d’oro. Deve riuscire a introdurlo in Italia Aldo Vanucci, detto “la volpe” per la furberia con la quale riesce sempre a evadere. Ma proprio mentre appronta la scena dello sbarco dell’oro rubato, interviene l’Interpol. Tutti arrestati. Naturalmente in primavera “la volpe” evaderà di nuovo. Film decisamente minore del De Sica post-neorealista. 

After the Fox (1966) on IMDb

Regia di Andrea Di Stefano. Un film Da vedere 2014 con Benicio Del ToroBrady Corbet, Claudia Traisac, Carlos BardemAna Girardot, Laura Londoño, Lauren Ziemski, Henry Bravo, Aaron Zebede, Micke Moreno, Elmis Castillo, Tenoch HuertaCast completo Titolo originale: Escobar: Paradise Lost. Genere ThrillerSentimentale, – FranciaSpagnaBelgio2014durata 120 minuti. Uscita cinema giovedì 25 agosto 2016 distribuito da Good Films. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 3,20 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nick segue il fratello nel sogno di vivere in Colombia, sulla spiaggia, in un vero e proprio paradiso terrestre. Lì conosce Maria, di cui s’innamora perdutamente. Ci sono però alcuni problemi con due fratelli del posto, che non amano l’idea che dei canadesi vivano nel loro bosco. Nick ne parla una sera con l’amatissimo zio di Maria, un uomo dal carisma insuperabile, che riesce nella magia di occuparsi generosamente del suo paese come della sua famiglia. Il giorno dopo, i focali fratelli piantagrane vengono trovati appesi a testa in giù, carbonizzati. Perché lo zio di Maria è Pablo Escobar, e nessuno sfugge a Pablo Escobar. Per Nick, il sogno d’amore e libertà cede progressivamente il posto al peggiore degli incubi.
È sempre bello assistere alla nascita di qualcosa. Con Escobar: Paradise lost nasce un regista. Andre Di Stefano, attore italiano dalla carriera internazionale, dimostra con il primo film di possedere tutte le qualità del buon regista, compresa l’ambizione, quando è ben riposta come in questo caso. Si confronta con una materia complessa, potentemente schizofrenica, e con un altro regista, uno dei più grandi e dei più folli. Escobar, dio della povera gente e demonio incarnato, si curava moltissimo dell’immagine di sé che voleva restituire, sapeva confondere, illudere, e non sono poche le sequenze in cui Di Stefano lo mette dietro un obiettivo fotografico, a dirigere un matrimonio o una folla (“porta via Maria da qui” arriverà ad ordinare ad un certo punto a un suo scagnozzo, in un attimo di delirio, in un campo di calcio gremito di gente accalcata).
Benicio Del Toro, già Che Guevara, indossa un’altra icona latinoamericana, di segno diametralmente opposto. La forza della sua interpretazione è la stessa del suo personaggio e ha a che vedere con le sfumature profonde e insondabili dell’autoinganno. Quell’uomo che parlava con Dio prima di ordinare i più atroci massacri, che cantava struggenti canzoni d’amore alla moglie, leggeva le fiabe ai figli, ma non si fidava nemmeno dei collaboratori più stretti, s’ingannava lui stesso rispetto alle proprie azioni (“tutto quello che facciamo lo facciamo per la nostra famiglia”) o covava un’anima più nera del nero? Senza che in alcun modo questo dubbio passi mai per una sfumatura di giustificazione, Del Toro ne fa la pasta della propria performance, ipnotizzante. Non regge il confronto, specie nei primi piani, Josh Hutcherson nei panni di Nick, ma tutto sommato non è un difetto che offende, tale è l’abisso tra i due personaggi prima ancora che tra gli attori.
La tragedia, che si fa strada per spire avvolgenti, sempre più soffocanti, ha i connotati concitati del thriller ma anche la vena ancestrale del rapporto di complicità e tradimento tra padre e figlio, perché Nick non è certo senza colpa, e la sua scusa, è la stessa del mostro: l’amore, la famiglia.

Escobar: Paradise Lost (2014) on IMDb
Locandina italiana Escobar - Il Fascino del Male

Regia di Fernando León de Aranoa. Un film con Javier BardemPenélope CruzPeter SarsgaardJulieth RestrepoDavid ValenciaCast completoTitolo originale: Escobar. Genere DrammaticoBiografico – SpagnaBulgaria2017durata 123 minuti. Uscita cinema giovedì 19aprile 2018distribuito da Notorious Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 2,26 su 19 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Virginia Vallejo, celebre anchorwoman colombiana ha chiesto asilo politico agli Stati Uniti. Amante appassionata di Pablo Escobar, criminale e trafficante di cocaina senza scrupoli e rimorsi, ha deciso di raccontare alla DEA gli anni della loro relazione e dell’ascesa vertiginosa del ‘patrón’ di Bogotà. Ambiziosa e decisa a saperne di più di quello che diventerà in pochi anni il più ricco e potente trafficante di sempre, Virginia si innamora di Pablo e lo sostiene nella carriera politica sorvolando su quella criminale. Ma i desideri di Pablo sono più voraci dei suoi e finiscono per trascinarla in un abisso da cui le tenderà la mano l’agente Neymar della DEA.

Ventiquattro anni dopo la sua morte, la vita di Pablo Escobar assomiglia ancora a una successione impetuosa di colpi di riflettori, di istantanee di luce piena che preservano tuttavia le ombre indispensabili alla leggenda del più grande narcotrafficante della storia.

L’irraccontabile barone della droga che mise a ferro e fuoco e sangue la Colombia degli anni Ottanta. Anni di violenza brutale spezzati dalla diffusione mondiale della polvere bianca. La fascinazione che il suo personaggio continua a esercitare rimane intatta, come dimostra la stupefacente serie di Netflix (Narcos), che rivendica l’impossibilità di conoscere la verità e sbatte in faccia allo spettatore l’abisso dell’ignoto. O confermano i film come The Infiltrator, storia vera di Robert Mazur, agente dello U.S. Customs Service che si infiltrò nell’organizzazione di Escobar per smascherare il sistema di riciclaggio del denaro sporco. 

Terzo in ordine di tempo, Escobar – Il fascino del male assume il punto di vista di Virginia Vallejo, amante del nostro, che riparò negli States la disfatta. Adattamento del suo libro, “Loving Pablo, Hating Escobar”, il dramma di Fernando León de Aranoa si concentra sulla relazione tumultuosa degli amanti provando inutilmente ad afferrare il profilo fuori norma del più grande pirata del XX secolo. Convinto al contrario di essere un dannato eroe popolare, la sua natura di bestia sanguinaria si svelerà progressivamente e quasi involontariamente.

Loving Pablo (2017) on IMDb

Regia di Brian De Palma. Un film con John LithgowGeneviève BujoldCliff RobertsonTom FelleghyThomas CarrClyde VenturaCast completoTitolo originale: Obsession. Genere Giallo – USA1975durata 98 minuti. – MYmonetro 2,88 su -1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.


1959. Michael Courtland e sua moglie Elizabeth hanno appena finito di celebrare nella loro lussuosa casa di New Orleans il decimo anniversario di matrimonio quando la tragedia irrompe nelle loro vite. Elizabeth e la figlioletta Amy vengono rapite e moriranno in un fallito tentativo della polizia di liberarle coinvolgendo Michael. Da quel momento l’uomo vive nel rimorso. Un sentimento che potrebbe trasformarsi in senso positivo quando Michael, nel 1975, incontra a Firenze in San Miniato (la chiesa in cui aveva conosciuto Elizabeth) una giovane che restauratrice che le somiglia in modo incredibile.
Brian de Palma non nasconde il proprio debito nei confronti di Vertigoma, grazie alla sceneggiatura di Paul Schrader (ricca di inverosimiglianze a cui però ci si adegua senza fatica) e alla musica di Bernard Herrmann offre alla sua macchina da presa l’occasione di esibire ancora una volta la propria originalità di sguardo. Perché anche qui il regista più manierista (nel senso buono) della storia del cinema contemporaneo ci offre una varietà di scelte di inquadratura e di movimenti di macchina (ralenti compresi) costantemente finalizzati alla narrazione.
De Palma ce lo dichiara sin dai primi minuti quando ci “sbatte” in primissimo piano la pistola infilata nella cintura di un cameriere impegnato a servire alla festa di anniversario. Quello che il regista ci chiede non è “guardare” ma osservare rendendoci conto che ogni scelta visiva è fondamentale per l’ambiguità della narrazione. Fino all’ultimo.

Obsession (1976) on IMDb
Recensione: Dies Irae

Un film di Carl Theodor Dreyer. Con Thorkild Roose, Lisbeth Movin, Anna Svierkier, Kirsten Andreasen, Sigurd Berg. Titolo originale Vredens Dag. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 105′ min. – Danimarca 1943. MYMONETRO Dies Irae * * * * 1/2 valutazione media: 4,78 su 16 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dal romanzo Anne Pedersdotter di Hans Wiers-Jenssen e dal dramma (1918) di Karl Gustav Vollmoeller: nella Danimarca del 1623 l’amore tra il figlio di un pastore protestante e la sua giovane matrigna che, accusata di stregoneria dopo la morte del marito, dinanzi all’atteggiamento dell’amante, anch’egli convinto della sua colpevolezza, preferisce morire attribuendosi un delitto non commesso. Di altissima tenuta stilistica nella sua maestosità (Dreyer: “Non il montaggio è lento, ma il movimento dell’azione. La tensione si crea nella calma.”), di grande ricchezza psicologica e sapiente rievocazione storica, è una vetta nell’itinerario di Dreyer e nella storia delcinema. Per il regista danese _ al di là delle interpretazioni che se ne possono dare _ la più terrificante sequenza musicale della liturgia cristiana diventa un inno alla vita e alla libertà contro il fanatismo, l’intolleranza, la cecità spirituale degli uomini.

 Dies irae
(1943) on IMDb
Giubbe rosse - Film (1940)

Un film di Cecil B. De Mille. Con Gary CooperMadeleine CarrollPaulette GoddardPreston FosterLon Chaney Jr.. continua» Titolo originale Northwest Mounted PoliceWesterndurata 125 min. – USA 1940.

Le truppe inglesi di stanza nel Canada devono affrontare la ribellione di indiani e meticci. Questi ultimi sono sobillati da un evaso; lo sceriffo che gli dà la caccia si allea alle Giubbe Rosse. Dopo scontri e imboscate le sorti della battaglia volgono a favore dei militari; l’evaso è arrestato e una storia d’amore si conclude lietamente. È un classico del “genere”, anche se i toni sono più complessi. Memorabile la fotografia contrastata alla DeMille, valorizzata dal rosso sfavillante delle divise canadesi.

North West Mounted Police (1940) on IMDb
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Un film di Cecil B. De Mille. Con Howard Da Silva, Gary Cooper, Boris Karloff, Paulette Goddard, Cecil Kellaway. Titolo originale Unconquered. Avventura, durata 146′ min. – USA 1947. MYMONETRO Gli invincibili * * * 1/2 - valutazione media: 3,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Durante una delle tante guerre con gli indiani nel 1763, una ragazza condannata per aver difeso il fratello (deportata dall’Inghilterra nelle colonie dell’America settentrionale) è contesa da un ufficiale buono e uno fellone. Da un romanzo di Neil H. Swanson, con larghissimi mezzi a disposizione, De Mille ha realizzato uno dei suoi film più ridicoli, ma ricco di spettacolo e di momenti divertenti. C’è un’emozionante discesa in canoa e Katherine De Mille, figlia del regista e moglie di Anthony Quinn, vestita da pellerossa.

Unconquered (1947) on IMDb
Risultati immagini per Due Giorni a Parigi

Regia di Julie Delpy. Un film con Julie DelpyAdam GoldbergDaniel BrühlLudovic BerthillotAleksia LandeauCast completo Titolo originale: 2 Days in Paris. Genere Commedia – FranciaGermania2007durata 96 minuti. Uscita cinema venerdì 28 settembre 2007 distribuito da DNC Entertainment. – MYmonetro 2,61 su 23 recensioni tra criticapubblico e dizionari.


Marion è parigina. Jack americano. Vivono insieme da tempo a New York ma, dopo la vacanza che sognavano a Venezia, si fermano due giorni a Parigi per recuperare il gatto di lei e per far conoscere a lui la città e la famiglia di Marion. Quello che Jack conoscerà sarà una compagna molto più complessa di quanto lui potesse pensare e forse accettare. Per quanto progressista e capace di dare indicazioni sbagliate a compatriote decisamente a favore di Bush è troppo distante da questa ‘vecchia Europa’ che vive ancora dei miti del ’68 (la madre di Marion ha avuto addirittura una breve relazione con Jim Morrison ai bei tempi) e che gioca ancora, nonostante l’AIDS, con sesso e sentimenti.
Julie Delpy (dopo la collaborazione come attrice e cosceneggiatrice al delizioso Prima del tramonto di Richard Linklater che faceva ritrovare il suo personaggio con quello di Ethan Hawke a dieci anni di distanza da Prima dell’alba) torna a giocare le sue carte nella sua seconda prova con un lungometraggio. Si può tranquillamente affermare che con questo film ci ha offerto un film maturo nella sua leggerezza grazie a una sceneggiatura che tiene per tutta la durata del film (tranne forse, ma è questione di gusti, nel finale) e all’interpretazione dei due protagonisti. Il confronto tra Francia e Stati Uniti continua ma questa volta non si tratta di polemica più o meno politica. Come ha sottolineato con grande acutezza Henry-Bernard Levy nel suo brillante saggio “American Vertigo” gli stereotipi in materia abbondano. È però necessario conoscere le persone reali. Questo non serve a edulcorare le differenze di visione del mondo e della vita quotidiana ma le rende fragili e contraddittorie su entrambi i versanti. Se Jack fa fatica a comprendere Parigi (complice anche la non conoscenza del francese) il ‘ritorno a casa’ mette a nudo per Marion quel fondo di puritanesimo, per quanto inserito in un contesto libertario, che Jack non si toglierà mai di dosso. Non si tratta quindi solo di cibo o di un anziano padre tutto istinto e seduttività ma di due culture. Tutto questo Delpy ce lo dice sorridendo ma quanto spessore c’e’ sotto questa leggerezza di scrittura! Lo fa poi tornando sul luogo del delitto perché la sua abitazione parigina se non è la stessa assomiglia moltissimo a quella utilizzata per Prima del tramonto. In quel caso si trattava di un Rohmer riletto da un americano. Qui di un’America vista (con una maculopatia simbolica) da una francese che l’ama nonostante i difetti reciproci.

Two Days in Paris (2007) on IMDb

Regia di Cecil B. De Mille. Un film con Claudette ColbertHenry WilcoxonWarren William. Genere Storico – USA1934durata 100 minuti. – MYmonetro 3,00 su 2 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Ad Alessandria Tolomeo e sua sorella Cleopatra intrigano per il potere. Il dissidio facilita la penetrazione di Roma in Egitto per opera di cesare, ma Cleopatra riesce a sedurre il Dittatore che la investe del potere, non senza per altro averla voluta prima al suo seguito a Roma per completare il trionfo.

Cleopatra (1934) on IMDb
Locandina I corsari della strada

Un film di Jules Dassin. Con Lee J. CobbValentina CorteseRichard Conte Titolo originale Thieves’ HighwayDrammaticob/n durata 94 min. – USA 1949.

Tornato a casa dopo la guerra, Nick trova il suo paese in balia delle speculazioni di Mike, un grossista di frutta, responsabile tra l’altro dell’incidente che ha ridotto all’invalidità il padre di Nick. Il giovane affronta coraggiosamente il disonesto commerciante.

Thieves' Highway (1949) on IMDb
Locandina italiana La rapina perfetta

Un film di Roger Donaldson. Con Jason Statham, Saffron Burrows, Stephen Campbell Moore, Daniel Mays, James Faulkner. Titolo originale The Bank Job. Thriller, durata 110 min. – USA 2008. MYMONETRO La rapina perfetta * * * - - valutazione media: 3,26 su 14 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Terry, proprietario di una rivendita di auto d’epoca, è un ex ladro. Viene avvicinato da una vecchia conoscenza, la bella Martine, che gli propone di fare “il colpo della vita”, una rapina nel cuore di Londra, nel caveau della Lloyd Bank, dove sono depositate centinaia di cassette di sicurezza. In realtà l’ex modella non svela del tutto le carte: poco tempo prima, di ritorno da un viaggio in Marocco, è stata fermata all’aereoporto per spaccio di eroina e “costretta” a stringere un accordo con un agente dei Servizi Segreti Britannici (MI5). In cambio della sua fedina pulita, la donna deve impossessarsi del contenuto di una cassetta di sicurezza contenente materiale fotografico compromettente su un membro della famiglia reale. Trovati tutti gli elementi per completare la banda, arriva il giorno del colpo…
Ispirato ad una storia realmente accaduta, il film racconta di una rapina organizzata in una banca londinese nel 1971, per cui non fu arrestato nessun colpevole, una vicenda che in pochi giorni fu insabbiata. Firmato da Roger Donaldson – che ha fatto il suo debutto nel 1977 con Unica regola vincere, che ha diretto in seguito Il Bounty (1984),Senza via di scampo e, più recentemente, La regola del sospetto(2003) -, La rapina perfetta con un sapiente montaggio intreccia e rielabora alcune pagine non troppo gloriose della Storia del Regno Unito che vede coinvolti mafia, Black Power, Servizi Segreti e rampolli della famiglia più in vista della nazione.
Efficace la ricostruzione attenta di una Londra primi anni Settanta, che ne svela il lato oscuro, i retroscena della vita malavitosa, i vizi e le”scarse” virtù di chi sta dietro alle scrivanie del Potere, il clima culturale (tra le “facce” e i personaggi noti che compaiono nella pellicola, la coppia John Lennon eYoko Ono che di lì a breve emigrerà negli States). Un poliziesco ben scritto, da vedere.

The Bank Job (2008) on IMDb
NO, O LA FOLLE GLORIA DEL COMANDO - Spietati - Recensioni e Novità sui Film

Un film di Manoel De Oliveira. Con Luìs Miguel Cintra, Diego Doria, Miguel Guilherme Titolo originale Não, ou a vã gloria de mandar. Drammatico, durata 101′ min. – Portogallo, Spagna, Francia 1990. MYMONETRO No, o la folle gloria del comando * * * - - valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Sullo sfondo della guerra coloniale in Angola nel 1974 _ con un tenente (Cintra) a far da narratore _ si rievocano quattro traumatiche e simboliche sconfitte portoghesi contro i Romani, gli Spagnoli nel secolo XV, i Mori nella battaglia di Alcazarquivir nel 1578 e negli anni ’70 del ‘900 per difendere l’ultimo degli imperi coloniali. Sontuoso e ascetico, didattico e metafisico, surreale e carico d’ironia, radicale nel rifiuto del naturalismo, il vecchio Oliveira tiene la sua lezione di storia. Da citare almeno 3 momenti: la più bizzarra sequenza di battaglia mai vista sullo schermo, in bilico tra sublime e ridicolo; l’incantata trasposizione di un capitolo del poema I Lusiadi di Camões ai confini col Kitsch; il monologo della “nonna” sul campo di battaglia, tolto da un sermone di António Vieira, missionario e scrittore portoghese del ‘600.

'Non', ou A Vã Glória de Mandar (1990) on IMDb