Durante la 2ª guerra mondiale tre aviatori in licenza a San Francisco si danno alla pazza gioia. Commedia scorrevole che, pur con un conformismo di fondo pronto a correggere le punte satiriche con risvolti patriottici, affronta temi e stati d’animo con spregiudicatezza briosa. Dal romanzo di Frederick Wakeman che servì da base per il musical Hit the Deck.
Un film di Damiano Damiani. Con Burt Young, Rutanya Alda, James Olson Titolo originale Amityville II: The Possession. Drammatico, durata 104′ min. – USA 1982. MYMONETRO Amityville possession valutazione media: 3,11 su 16 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nella casa maledetta di Amityville va a vivere la famiglia Monelli. Subito le anime dannate s’impossessano di Sonny. In un carosello di effetti, effettini, effettacci, metamorfosi e avanti tutta col sadomaso, c’è solo un’idea carina: quella degli ordini ricevuti attraverso la cuffia stereo. La serie prosegue con Amityville III anche se questo è un prequel
Dopo un’esplosione atomica avvenuta nel New Mexico, la Terra è minacciata da un’invasione di gigantesche formiche, contro cui si prodigano in particolare un entomologo e sua figlia.
Un giovane studente senegalese dopo la morte del padre emigra in Italia. Riesce a trovare un lavoro precario a Villa Literno, si trasferisce a Firenze da una cugina che fa l’indossatrice per poi giungere a Torino. Qui, grazie anche a un’insegnante di italiano, trova una situazione stabile. Ma un’aggressione razzista lo spinge a riconsiderare tutto.
Nel 1984 a Durham (Inghilterra del Nordest), durante un lungo e vano sciopero dei minatori contro il governo Thatcher, l’11enne Billy Elliot, orfano di madre, figlio e fratello di minatori, sembra nato per danzare. Aiutato da una ruvida maestra locale, s’iscrive alla scuola del Royal Ballet di Londra. 14 anni dopo al Covent Garden danza Il lago dei cigni nella messinscena di Matthew Bourne. Scritto da Lee Hal, è l’esordio al cinema di S. Daldry, regista teatrale (Royal Court). Tipico esempio di film riuscito e di grande successo che lascia tiepidi i critici. Ha tutto per piacere: percorso a ostacoli con vittoria finale; contrasto tra l’aspirazione alla bellezza (musica, danza) e l’aspro sfondo sociale; luoghi comuni (non tutti i ballerini sono gay); brioso con scaltro piazzamento dei momenti di pathos; simpatia dei personaggi che superano i loro pregiudizi. La sua carta vincente è il piccolo J. Bell, ma il merito è anche di Daldry e della sua brillante e cangiante scrittura registica, tesa ad alternare, saldandoli, il pedinamento socio-realistico e le cadenze del musical. Nastro d’argento (film straniero).
In un’isola greca un uomo, diventato cannibale dopo essere rimasto senza viveri in un canotto in compagnia del cadavere della moglie, stermina una comitiva di turisti.
Alla morte del padre un giovane decide di ritrovare la ragazza che ama. La rintraccia in una casa di tolleranza: al momento di portarla con sé scoppia una rissa durante la quale lei rimane uccisa. Un film che ebbe allora molto successo.
Un film di Stan Dragoti. Con George Hamilton, Susan Saint James Titolo originale Love at First Bite. Commedia, durata 96 min. – USA 1979. MYMONETRO Amore al primo morso valutazione media: 3,25 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il conte Dracula, estromesso dal suo castello, sequestrato dal governo rumeno, si trasferisce a New York con il fido servo Renfield gran mangiatore di scarafaggi. In America conosce la bella indossatrice Cindy Sondheim. Tra i due sboccia il grande amore. Al terzo morso Cindy diventa, consenziente, una vampira.
Nina, intorno ai trentacinque, sposata, senza figli, un lavoro come “voce” in un centro commerciale (annuncia cioè all’altoparlante le varie promozioni), una sera come tante torna dal lavoro e trova il marito Claudio con le valigie pronte in procinto di andarsene. E le crolla il mondo addosso. Per Nina inizia il periodo del dolore, della solitudine, dell’inadeguatezza ad affrontare la vita solo con le proprie forze. Finché, il giorno del suo compleanno, Nina dice basta, fa pulizia del passato e della donna che è stata e inizia una nuova vita. Incontra Drazen, una presenza enigmatica, costante ma marginale, la cosa più vicina a un amore vero che Nina abbia vissuto in questo suo nuovo percorso nell’universo maschile. Già visto e sentito.
Beirut, oggi. Yasser è un profugo palestinese e un capocantiere scrupoloso, Toni un meccanico militante nella destra cristiana. Un tubo rotto, un battibecco e un insulto sproporzionato, pronunciato da Toni in un momento di rabbia, innescano una spirale di azioni e reazioni che si riflette sulle vite private di entrambi con conseguenze drammatiche, e si rivela tutt’altro che una questione privata. In West Beirut, il film che ci ha fatto conoscere Ziad Doueiri, la guerra passava dall’apparire un’avventura personale al divenire una tragedia nazionale. Nella contemporaneità de L’Insulto la guerra civile libanese appartiene al passato, militarmente è finita nel 1990, ma basta una miccia piccola come una mezza grondaia che sgocciola per dare nuovamente fuoco alle polveri e trasformare un banale incidente in un processo mediaticamente incandescente, che spacca subito la nazione in due.
Chimico, scopritore di formula preziosa, perde la memoria e, andando alla ricerca del proprio passato, è coinvolto in un intrigo delittuoso. Imperniato sul tema d’amnesia, è un thriller nei paraggi di Hitchcock. Lo svolgimento è un po’ verboso, ma ad alta tensione. Nella parte di un investigatore privato, emerge Matthau.
Nel 1870 Frank Harris, vicedirettore di un hotel di Chicago, diventa socio in affari di Tom Rice, capo di un gruppo di cowboy, e parte con lui per trasportare una mandria di bovini in Messico dove spera di convincere il padre dell’amata Maria a concedergli la mano della figlia, ma la trova già sposata. Il viaggio di andata e ritorno diventa per Harris un’educazione alla dura vita del West. Scritto da Edmund H. North che si è ispirato all’autobiografia On the Trail di Frank Harris (noto per i suoi ricordi mendaci), ricco di spunti realistici e di situazioni inedite, vive di frammenti e va gustato a sorsi, ma impone una moralità di estrema amarezza. Si chiude con una doppia fine di insolita allegria.
Sul suicidio di un noto scienziato inglese pesa il sospetto di spionaggio a favore dei paesi dell’Est. Il dottor Longman, convinto della sua onestà, sostiene che la morte è stata provocata da agenti nemici durante un esperimento di “deprivazione mentale” al quale il professore stava lavorando. Per scagionarlo dalle accuse e rialbilitarne la memoria, Longman si sottopone al medesimo esperimento lasciando che altri studino gli effetti sulla sua personalità dopo un’immersione di otto ore in una vasca di isolamento
Detroit, 1984: l’adolescente Rick vive con il padre, un piccolo trafficante di armi che sogna di aprire una videoteca, da quando la madre e la sorella maggiore se ne sono andate di casa. Vendendo armi a basso prezzo, Rick si guadagna il rispetto delle bande di criminali del quartiere e, in un mondo composto unicamente di neri, diventa per tutti “White Boy Rick”. Ricattato dall’FBI, che avrebbe le prove per incriminare il padre, Rick accetta suo malgrado di fare l’informatore
Un cowboy vagabondo, paternamente accolto da un ranchero che lo fa suo intendente, è sedotto dalla giovane moglie del padrone. Il cowboy è poi costretto a uccidere il suo benefattore, desideroso di vendetta. Eviterà a malapena il linciaggio.
Cosimo e Leo sono due poliziotti completamente deficienti (con il “ci” sillabato) mandati a sorvegliare un boss della camorra proprio in virtù della loro manifesta idiozia dal loro capo corrotto. Ciò nonostante riescono a fotografare il boss, che dunque si vede costretto a rifarsi letteralmente la faccia, e si rivolge a due chirurghi plastici, Alex e Dino, che si mettono all’opera per esaudire la sua richiesta (in punta di pistola): assomigliare come una goccia d’acqua a Leonardo DiCaprio. Peccato che i chirurghi, anch’essi piuttosto deficienti, capiscano Peppino Di Capri e rendano il criminale identico al cantante campano.
Un giovane garibaldino, che è stato ferito, si rifugia in un collegio dove viene assistito da due allieve. Una di esse, figlia di nobili, è la sua fidanzata che non vedeva da tempo.
Filumena Marturano è una giovanissima prostituta e Don Domenico Soriano è un signorotto benestante. I due si incontrano durante un bombardamento in una casa di tolleranza e l’uomo, intenerito e affascinato, fa di lei la sua amante per anni. Ma Filumena non si accontenta e, un giorno, finge la morte per farsi sposare in extremis. Scoperta la beffa, stupisce nuovamente il consorte informandolo di essere la madre di tre ragazzi, uno dei quali è figlio suo, ma si guarda bene dal rivelargli quale. Mentre cerca di scoprirlo, Domenico si accorge di essere, in verità, padre felice di tutti e tre i figli.
Un uomo rinchiuso in una clinica per malattie nervose ripensa alla sua vita: l’autoritarismo della madre e l’egoismo del fratello l’hanno portato a una nevrosi che gli rende difficile ogni rapporto con le donne.
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