La mitologia greca viene rivisitata con parecchie licenze all’americana in questa narrazione della gesta di Perseo (Hamlin) alle prese con cavalli alati e mostri vari (tra i quali la Medusa). Olivier e la Andress, nei rispettivi ruoli di Giove e Venere, sembrano a loro agio fra tanti effetti speciali.
Uno scrittore squattrinato accetta il lavoro propostogli da una vecchia e strana signora: riordinare le carte del marito, uno scrittore famoso quanto controverso. Nella vecchia casa conosce Aura, una bella ragazza che si dice nipote della signora. Ma l’abitazione sembra stregata.
Guido Maldini vive con la sua famiglia in una tenuta della campagna padana ai tempi del fascismo. Il suo temperamento dispotico e violento lo fa odiare da tutti e dal figlio innanzitutto che, colto dall’esasperazione, cerca invano di ucciderlo.
Baltimora, 1963. È la storia dell’ostinata e rissosa inimicizia tra due tin men, venditori di rivestimenti d’alluminio per case, capaci di vendere guanti a un monco e costumi da bagno a un eschimese. Tragedia della classe media recitata come una farsa. 3 attori in stato di grazia per un’analisi impietosa e divertente della subcultura maschile americana all’insegna della competizione e del cinismo. Scritta dal regista nato e cresciuto a Baltimora (Maryland), è una commedia d’autore.
Luisa e Natale, giovani e poveri, si sposano, ma non hanno una casa propria. Alla periferia di Roma escogitano un sistema per farsene una e avere così la possibilità di vivere senza promiscuità. Scritto da C. Zavattini, è un frutto tardivo, un po’ accademico e ripetitivo, della poetica neorealista. Apologo sulla crisi degli alloggi e storia d’amore, è un film gracile e bozzettistico, ma scorrevole, tenero, ben recitato. Nastro d’argento per la sceneggiatura.
Verso la metà dell’Ottocento, un povero contadino americano in difficoltà finanziarie è costretto a vendere l’anima al diavolo, ma al momento della riscossione l’agricoltore si rivolge a Daniel Webster, il massimo oratore del Senato americano di quegli anni. Viene quindi istituito il processo e Webster riesce a vincere la causa, nonostante il diavolo abbia avuto la facoltà di formare una giuria coi più nefandi personaggi della storia.
Questa volta, il nostro eroe OZ (Matthew Perry), sta facendo la bella vita a Beverly Hills con la sua bellissima moglie, incinta, Cynyhia (Natasha Henstridge). Cinthya viene rapita da Franckie Figs (Michael Clarke Duncan), che non era veramente morto nel primo episodio. Frankie esegue gli ordini del boss criminale di Chicago Lazlo Gogolak (Kevin Pollack). La ragione del rapimento è di spingere Oz a contattare il suo amico Jimmy The Tulip Tudeski (Bruce Willis), per fargli restituire i 10 milioni di dollari, rubati da Jimmy a Lazlo . Jimmy non vuole aiutare Oz perché sa che in realtà Lazlo vuole ucciderlo… Se certe volte la scelta di realizzare un determinato film lascia perplessi, ancora più spesso non ci si può fare a meno di domandare perchè, di pellicole di successo appena discreto come questa, i produttori hollywoodiani decidano di varare un sequel non richiesto. F.B.I Protezione testimoni 2 fa pienamente parte di questa inquietante categoria e tutti, dal regista agli attori, ce lo ricordano ad ogni inquadratura. Lo script banale e quasi mai divertente non aiuta di certo Willis (che non fa ridere nemmeno vestito da donna) e Perry, entrambi svogliati e poco in forma. Spiace vedere un cast altrimenti valido e impreziosito dalla presenza di ottimi caratteristi, al servizio di una storia così noiosa e priva di mordente. Niente riso, niente suspance…un film vacuo, stupidino e sostanzialmente inutile, sconsigliabile anche ai più accaniti fans del divo Willis.Vade retro.
Il mito greco riproposto in versione aggiornata: Fedra è la giovane moglie di un potente armatore, Thanos; Alexis, il figliastro, fa il pittore a Londra e trascura gli studi. Quando Fedra e Alexis si conoscono, si innamorano appassionatamente. Thanos viene a sapere della relazione e si scaglia con ira contro il figliastro
Paz è la striscia inventata da Andrea Pazienza, morto nel 1988, ed è un cult per gli appassionati di fumetti. Siamo a Bologna, alla fine degli anni ’70. Tre storie si intrecciano e scorrono parallele durante una sola giornata, dalle quattro del mattino all’alba del giorno successivo. I tre personaggi sono: Pentothal, un artista del sud molto pigro, Enrico Fiabeschi, studente fuoricorso, Massimo Zanardi, altro studente malandato e quasi cattivo. Le tre storie scorrono parallele senza mai incrociarsi, e raccontano il disagio di quella generazione ed il loro modo di opporsi ad un tipo di società e di vita che non li soddisfa.
L’agente segreto Maurice viene inviato in missione a Vienna, dove dovrebbe mettersi in contatto con lo scomparso collega Margerie. Aiutato da altri, tra cui un avvocato e una giovane cantante, mette le mani sui documenti segreti di Margerie. Scopre a sue spese che questi è un traditore. Al suo capo consegnerà i documenti, ma non dirà del tradimento.
Los Angeles. John, divorziato da sette anni, conduce una vita solitaria. Nel momento in cui gli annuncia che sta per risposarsi è l’ex moglie a spingerlo a cercare una nuova compagna. La trova in una donna che ha un segreto che viene presto svelato: ha un figlio ventunenne che ha allevato da sola e che le è molto attaccato. Quando Cyrus vede che tra la madre e John la situazione rischia di divenire seria fa di tutto per tenere la madre per sé. John C. Reilly è sicuramente uno dei caratteristi americani più versatili e sensibili. Si trova così a lavorare con i fratelliDuplass (che girano in progressione cronologica i loro film lasciando agli attori ampie libertà) i quali ne fanno il coprotagonista di una delle commedie più amare del cinema americano recente. Coprotagonista perché John (adulto/bambino che ha ancora bisogno della ex moglie per cercare di fare chiarezza nella propria situazione) si trova a fronteggiare un bambino che non vuole diventare adulto: Cyrus. È in questo confronto (che ha una forte aderenza alla realtà nella costruzione delle psicologie dei due personaggi) che le situazioni classiche da commedia si traducono in una disillusa lettura di comportamenti difficili da superare in maniera definitiva.
Cuba. L’undicenne Chala vive con la madre tossicodipendente che cerca di aiutare economicamente allevando piccioni e addestrando cani da combattimento. La sua resa scolastica non è delle migliori perché non perde occasione per farsi notare e riprendere. L’anziana maestra Carmela sa però come occuparsi di lui ma quando si ammala viene sostituita da una collega molto più giovane che non accetta le intemperanze del ragazzo. Il consiglio di direzione decide di mandarlo a una scuola di condotta, un istituto di correzione per i ragazzi indisciplinati e con problemi. Carmela non pensa che sia la scelta giusta.
François Merlin, autore di quarantadue volumi sull’agente segreto Bob Saint-Clair, è in crisi con il suo personaggio. Divertente e ironica presa in giro dei film alla 007 con puntatine esilaranti sui momenti irrealisti. Un ottimo J.-P. Belmondo e ben disegnati gli altri.
È una commistione tra il noir e la commedia. Nei titoli di testa appare la scritta Un divertimento in due tempi scritto da Fernando Di Leo. Il film si distingue tra i noir del tempo, oltre per la commistione con la commedia, anche per la protagonista, Ursula Andress, che lotta e si comporta come un uomo, senza perdere però la sua prorompente femminilità. Nora Green è una hostessstatunitense che arriva a Napoli. Con la scusa di una lettera, ricevuta dall'”americano”, da consegnare a un boss della camorra, Nora si addentra nel sottobosco della malavita. S’innamora di Manuel, un ex pugile acrobata di un circo.
Vince Rizzo è una guardia carceraria che nutre il segreto desiderio di recitare. Segreto che non ha rivelato neppure a sua moglie Joyce la quale sospetta che quando lui dice di andare a giocare a poker (mentre va a un corso di recitazione) in realtà incontri un’amante. In famiglia anche gli altri membri custodiscono segreti: il figlio adolescente Vince Jr. ha una passione per le donne obese mentre la figlia, che è via da casa per studiare grazie a una borsa di studio, fa lo strip tease. Le cose si complicano quando Vince fa uscire dal carcere sotto la sua tutela un ragazzo che ha scoperto essere suo figlio. Qualcuno però potrebbe aiutarlo a dire finalmente la verità. È la compagna di recitazione Molly. Che però custodisce a sua volta un segreto difficile da confessare. Se si pensa al plot di base di City Island si può credere che si tratti di un melodramma a tinte forti che sfrutta l'”italianità” del suo protagonista. Non è così. O, meglio, il melodramma ha la sua parte (dichiarata anche esplicitamente da un’aria della “Carmen” di Bizet) soprattutto nel sottofinale che è recitato volutamente in toni esasperati. Per il resto del film invece veniamo condotti per mano in una rivisitazione intelligente di situazioni classiche del cinema (prima fra tutte quella del nuovo arrivato che si trova a sconvolgere una situazione già in equilibrio precario) con accenti che sfiorano la descrizione di nuclei familiari border line cara a Todd Solondz in particolare nel ruolo di Vince Jr.. Le piccole frustrazioni, il non detto che si instaura in una coppia che pure al fondo ha ancora elementi che la potrebbero far procedere positivamente, la possibilità di un’amicizia vera e profonda tra un uomo e una donna. Questi ed altri sono i temi che vengono affrontati con la giusta dose di leggerezza e di malinconia per le occasioni che quotidianamente si perdono per paura di essere feriti nell’intimo. Se poi si aggiunge che si può anche assistere a una scena in cui Andy Garcia, aspirante attore, va a un’audizione per un film di Scorsese con De Niro protagonista allora si può star certi che è garantita anche una giusta dose di divertimento. City Island, senza essere un capolavoro, può valere una visita.
La storia ruota attorno a Rayane Diafat, un uomo detenuto ingiustamente che durante la sua permanenza in prigione si avvicina alla pratica della micidiale Boxe Tailandese. Dopo il suo rilascio, desideroso di un riscatto personale, Rayane decide di partire alla volta della Tailandia per frequentare un campo di allenamento di Muay Thai. Una volta arrivato però avrà il suo bel da fare per sostenere i durissimi ritmi di addestramento e per dimostrarsi all’altezza, in quanto straniero, di poter condividere la pratica con i combattenti locali. Nonostante mille difficoltà riuscirà, grazie al suo coraggio ed alla sua determinazione, a conquistare la stima di tutti e ad arrivare a competere nel più importante circuito di Muay Thai della Tailandia.
Tre storie parallele su tre piani narrativi diversi. Homer, un regista, è in crisi con il montaggio del suo ultimo film, una ex-suora cerca esperienze mai provate e vuole far l’amore con un ex-carcerato, mentre una setta di fanatici religiosi scaccia una ragazza stuprata (e in quanto tale non più vergine). Storie che nascondono tra loro relazioni e interconnessioni impreviste. Quella di Lav Diaz è una missione, ben più di una semplice vocazione. Posseduto, come ormai non capita più quasi a nessun cineasta, dal demone del cinema, costretto a regalarci in immagini sensazioni contrastanti e storie angoscianti che solo Diaz sembra poter narrare. Accusato dai più pigri di essere prolisso ai limiti dell’umano (film che vanno dalle 6 ore in su) e venerato dai suoi fan, cinefili all’ultimo stadio che si cibano frugalmente pur di sopravvivere alle proiezioni del maestro, Diaz è un patrimonio da tutelare per la sincerità e la passione che infonde in ogni sua opera.
Giovane bibliotecaria è lanciata come modella grazie a un fotografo di moda, di lei innamorato, che deve staccarla da un rivale, filosofo “enfaticalista”. Quasi un canto del cigno, o un passo d’addio del grande F. Astaire, non lontano dai 60 anni ma ancor agile di gambe. Squisita messa in scena, sostenuta da una fotografia che ebbe la supervisione del celebre Richard Avedon e da una A. Hepburn vestita da Givenchy. Le canzoni di George e Ira Gershwin completano il bilancio al cui passivo vanno la storia troppo zuccherosa e i dialoghi senza sale.
Inverno 1915. Camille Claudel è stata reclusa dai suoi familiari in una casa di cura psichiatrica. Ha dovuto abbandonare Parigi e porre fine alla sua attività di scultrice. Ora attende la visita del fratello maggiore Paul nutrendo la speranza di poter finalmente uscire dall’istituto e fare ritorno a casa. Nata nel 1864 nel nord della Francia Camille Claudel fu dapprima allieva di Auguste Rodin divenendo la sua compagna per 15 anni, fino a quando i due si separarono nel 1895. Nel 1913, in seguito alla morte del padre e dopo aver passato dieci anni praticamente asserragliata nel proprio studio, la madre la fece internare a Ville Evrard. Vi morirà nel 1943 senza aver mai più fatto ritorno in famiglia.
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