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Locandina Ti conosco, mascherina!

Un film di Eduardo De Filippo. Con Eduardo De FilippoPeppino De FilippoPaolo StoppaEnrico ViarisioLida Baarova. continua» Commediab/n durata 91 min. – Italia 1944.

Un furbastro riesce ad aiutare una canzonettista, bella ma incapace, trovandole un ricco protettore.

Poster Scarface
Un film di Brian De Palma. Con Al Pacino, Steven Bauer, Michelle Pfeiffer, Mary Elizabeth Mastrantonio, Robert Loggia.Drammatico, durata 170 min. – USA 1983. – VM 14 – MYMONETROScarface ****- valutazione media: 4,02 su 144 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dall’omonimo capolavoro del gangster-movie anni ’30, un remake che rende onore al proprio ispiratore, qui magistralmente attualizzato ed ampliato nei contenuti. Ambientato a Miami, l’intreccio si dipana tra il mondo degli immigrati cubani e quello dei signori della droga della east-coast. Tony Montana, lo sfregiato, è uno tra i tanti “rifugiati politici” in territorio statunitense, sbarcati sulle coste della Florida in seguito all’apertura delle carceri cubane. Per i profughi la via più veloce per abbandonare la degenza economica è darsi al crimine, e Tony, non certo uno stinco di santo, non ci penserà due volte. Comincerà così per il gangster una rapida ascesa, che arriverà a vertiginose quanto pericolose altezze. Oliver Stone stende una sceneggiatura cruda, ritratto di un mondo fatto di polvere bianca e potere, pupe da sballo e disco-music elettronica: il mondo dei gangster anni ’80, insomma. Grazie all’elegante mano di De Palma, l’opera danza sul ribaltamento del punto di vista: ci si scoprirà a simpatizzare per la mina vagante Tony, selfmade-boss scaltro e ligio al proprio, seppur deviato, codice d’onore. Montana, rozzo cubano di umili origini, incarna gli ideali del ghetto portandoli all’estremo, costruendo dal nulla un impero economico basato sull’illegalità. Un titanismo incurante di qualsiasi limite umano plasma la sfolgorante parabola del protagonista, vittima della propria fremente volontà di potenza. Il prodotto finale, lontano dalle ovattate atmosfere de Il padrino , è una feroce rilettura del capitalismo, dove il sogno americano si rivolta contro se stesso e la cultura del dollaro si affianca ineluttabilmente all’eccesso, preludio in tale contesto all’autodistruzione. Affiancato da una splendida Michelle Pfeiffer agli esordi, Al Pacino regala l’anima ad un antieroe leggendario, contribuendo a creare un’opera che traccia nuove e nette linee guida per il futuro del genere (e non solo). Sulle note di una emblematica “Push it to the limit”, lo spirito del cinema si rinnova incarnandosi in un monumentale dramma corvino, serio candidato al titolo di gangster-movie stradaiolo definitivo.

Scarface (1983) on IMDb

Un film di Jonathan Demme. Con Tom Hanks, Denzel Washington, Jason Robards, Antonio Banderas, Joanne Woodward. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 119′ min. – USA 1993. MYMONETRO Philadelphia * * * * - valutazione media: 4,03 su 43 recensioni di critica, pubblico e dizionari.


Brillante avvocato di Philadelphia è licenziato per inefficienza e inaffidabilità dal prestigioso studio legale dove lavora. È una scusa, sostenuta con mezzi ignobili: in realtà hanno scoperto che è omosessuale e malato di Aids. Sostenuto dall’affettuosa famiglia e dal suo tenero compagno, difeso da un grintoso avvocato nero, fa causa agli ex datori di lavoro. 1ª produzione di alto costo (25 milioni di dollari) sull’Aids, è una lezione di tolleranza, una requisitoria sui pregiudizi, un’arringa contro l’ingiustizia affidata a uno straordinario T. Hanks, interprete simpatico e “leggero”, e a D. Washington, l’avvocato che lo difende, fiero eterosessuale e a disagio con i gay, che a poco a poco disperde i suoi pregiudizi e le sue paure insieme a quelli dello spettatore. L’ottima sceneggiatura di Ron Nyswater affidata alla sobria regia di J. Demme diventa qualcosa di più di un onesto esempio di cinema civile: ne fanno testo alcune scene memorabili, la festa gay e la sequenza in cui Hanks ascolta Maria Callas in Andrea Chenier (4° atto) di Giordano, e la colonna musicale in cui Mozart, Spontini, Cilea, Catalani s’alternano a Bruce Springsteen, Peter Gabriel, Neil Young. Oscar a T. Hanks attore protagonista e a Springsteen per la canzone “Streets of Philadelphia”.

 Philadelphia
(1993) on IMDb

Due per la strada - Film (1967)Un film di Stanley Donen. Con Albert Finney, William Daniels, Audrey Hepburn, Nadia Gray, Eleanor Bron Titolo originale Two for the Road. Commedia, durata 112′ min. – USA 1967. MYMONETRO Due per la strada * * * * - valutazione media: 4,06 su 18 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un architetto inglese e sua moglie rievocano, durante un viaggio in auto verso il Sud della Francia, i dodici anni del loro matrimonio. Schermaglie, incomprensioni, conflitti e la tristezza del tempo che passa. Un film di culto almeno per una generazione di spettatori romantici. Tutto concorre a un risultato felice: la sceneggiatura e i dialoghi di F. Raphael che sa miscelare bene commedia, dramma, sentimento; l’eleganza inventiva e matematica della regia; la direzione degli attori (Finney eccellente, Hepburn straordinaria); la fotografia di C. Challis che è un’elegia del sole; la musica di H. Mancini. C’è un paradosso in questa storia divisa in tre viaggi: più diventano ricchi, meno sono felici. Le tre auto sono una vecchia MG, una Triumph Herald e una lussuosa Mercedes. Era dai tempi di William Powell-Myrna Loy che sullo schermo un matrimonio non veniva raccontato in modo così eccitante. Qualche virtuosismo tecnico di troppo.

 Due per la strada
(1967) on IMDb

Un film di Álex De la Iglesia. Con Javier Botet, Mario Casas, Carmen Maura, Hugo Silva, Carlos Areces. Titolo originale Las brujas de Zugarramurdi. Commedia, – Spagna 2013. MYMONETRO Las brujas de Zugarramurdi * * * * - valutazione media: 4,00 su 1 recensione.

Josè non è mai stato un gran lavoratore e da quando la moglie lo ha lasciato può vedere solo ogni tanto il figlio piccolo, così decide di portarlo con sè in una rapina al termine della quale, dopo un lungo inseguimento in auto, i due assieme al complice, l’autista del taxi che hanno sequestrato e un ostaggio finiranno in un paese di streghe nel tentativo di espatriare in Francia.
Le streghe in questione sono interessate al bambino piccolo, perfetto per un rituale che progettano da tempo e meditano di mangiare gli altri uomini in un grande banchetto, se non fosse che la più giovane di loro si è invaghita di Josè.

 Le streghe son tornate
(2013) on IMDb

Regia di Edward Dmytryk. Un film Da vedere 1946 con Robert MitchumGuy MadisonJean PorterDorothy McGuireWilliam GarganBill WilliamsCast completo Titolo originale: Till the End of Time. Genere Drammatico – USA1946durata 105 minuti. – MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Questo film è molto simile a I migliori anni della nostra vita (girato da William Wyler e che fu il massimo successo dell’anno). Si racconta la storia di un gruppo di reduci della seconda guerra mondiale e il loro difficile reinserimento nella vita civile. Una giovane vedova si prenderà cura di loro.

Till the End of Time (1946) on IMDb

Regia di Vittorio De Sica. Un film Da vedere 1951 con Paolo StoppaAlba ArnovaEmma GramaticaGuglielmo BarnabòBrunella BovoVirgilio RientoCast completo. Genere Fantastico – Italia1951durata 100 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 4,02 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Proprio come nelle favole, Totò nasce sotto un cavolo e viene adottato da una buona vecchina che purtroppo muore troppo presto. Però il suo spirito non abbandona mai il buon Totò e gli viene in aiuto nei momenti più difficili. Soprattutto quando un ricco commendatore tenta di scacciare Totò e i suoi amici dal terreno sul quale vivono perché vi ha trovato il petrolio. Per merito della colomba magica che gli ha donato lo spirito della madrina, Totò compie molti miracoli e chiude in bellezza organizzando un esodo di tutti i poveri e gli sfrattati che partono alla ricerca di un mondo più giusto a cavallo delle scope.

Miracle in Milan (1951) on IMDb

Risultati immagini per L'Amante indianaUn film di Delmer Daves. Con Jeff Chandler, James Stewart, Debra Paget, Basil Ruysdael, Will Geer. Titolo originale Broken Arrow. Western, Ratings: Kids+13, durata 92′ min. – USA 1950. MYMONETRO L’amante indiana * * * * - valutazione media: 4,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Nel 1870 scout dell’esercito USA salva la vita a Cochise, sposa una pellerossa e cerca di stabilire la pace con gli Apaches. Ma c’è chi ha interesse a fomentare la guerra. È il western che inaugurò il filone filoindiano negli anni ’50. Buon racconto avventuroso, un po’ troppo solenne, ma con risvolti teneri e efficaci scene d’azione. Diede origine alla serie TV Broken Arrow.

Broken Arrow (1950) on IMDb

Risultati immagini per GertrudUn film di Carl Theodor Dreyer. Con Nina Pens Rode, Bendt Rothe, Ebbe Robe Drammatico, b/n durata 116′ min. – Danimarca 1964. MYMONETRO Gertrud * * * * - valutazione media: 4,00 su 11 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dal dramma teatrale (1906) di Hjalmar Söderberg: a Stoccolma all’inizio del secolo Gertrud, infelicemente sposata con un avvocato con ambizioni politiche, ritrova un noto poeta che un tempo aveva amato, ha una breve relazione con un giovane compositore e sceglie infine di vivere sola. Molti anni dopo, ormai vecchia _ in un epilogo aggiunto da Dreyer _ riceve la visita di un amico psichiatra al quale confida quanta importanza abbia avuto l’amore nella sua vita. Questo dramma d’anime è l’ultimo film di Dreyer che lo realizzò a 75 anni, portando alle estreme conseguenze l’austerità ieratica del suo linguaggio scarnificato con un’operazione stilistica (inquadrature fisse, piani-sequenza, suono in presa diretta, recitazione quasi atonale) che rimanda al cinema di Bresson e Straub. “Ricorda in follia e in bellezza le ultime opere di Beethoven” (J.-L. Godard). Questa Gertrud _ che di sé stessa dice: “Ho molto sofferto, e spesso ho sbagliato, ma ho amato” _ è il personaggio femminile più forte del cinema di Dreyer e uno dei più grandi del cinema.

Gertrud (1964) on IMDb
Locandina Morti sospette

Un film di Jacques Deray. Con Paul CrauchetClaudine AugerLino VenturaJean BouiseNicole Garcia. continua» Titolo originale Un papillon sur l’épauleDrammaticodurata 95 min. – Francia 1978.

Un marinaio francese, Roland, arriva a Barcellona dove sarà raggiunto dalla moglie. Si sistema in albergo, ma una sera trova un cadavere in camera e viene tramortito. Si sveglia in ospedale e si vede subito interrogato dalla polizia circa una misteriosa valigia. Da quel momento la valigia lo perseguita. Intorno a Roland accadono fatti strani e drammatici (la moglie viene rapita, si trovano altri cadaveri).

Un papillon sur l'épaule (1978) on IMDb

Regia di Xavier Dolan. Un film Da vedere 2012 con Melvil PoupaudSuzanne ClémentNathalie BayeMonia ChokriYves JacquesCast completoTitolo originale: Laurence Anyways. Genere Drammatico – CanadaFrancia2012durata 159 minuti. Uscita cinema giovedì 16 giugno 2016distribuito da Movies Inspired. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 4,04 su 9 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Montréal, Canada, 1989. Laurence è uno stimato professore di letteratura in un liceo e un apprezzato romanziere esordiente. Nel giorno del suo 35esimo compleanno, confessa alla propria fidanzata – la grintosa regista Frédérique – che la sua vita è una totale menzogna. Laurence ha sempre sentito di essere nato nel corpo sbagliato. Donna costretta in abiti e attributi maschili, Laurence ha finalmente preso consapevolezza del bisogno di non mentire più, agli altri e soprattutto a se stesso. Fred, che sta con lui da due anni, è sconvolta. Ma la loro è una relazione di passione, affinità, complicità, stima, sostegno e un affetto profondissimo. Dopo un iniziale allontanamento, la coppia si ricompone: Laurence ama Fred comunque, a prescindere dal suo desiderio di diventare donna; Fred non può fare a meno di lui e desidera sostenerlo nel difficile percorso di transizione. Inizia, così, una nuova vita. Ma le ostilità e i pregiudizi che i due innamorati dovranno affrontare, nei dieci anni seguenti, metteranno più volte in discussione il loro rapporto straordinario.
Può l’amore elevarsi così tanto da superare le differenze di genere? Esiste un sentimento talmente puro e accogliente da continuare ad ardere anche quando il corpo smette di diventare uno strumento di richiamo sessuale? Il terzo film di Xavier Dolan – giovane promessa del cinema canadese indie – pone domande a cui è arduo rispondere. Lo stesso regista non sembra interessato a proporre soluzioni ai molti interrogativi suscitati, così come non intende dare giudizi sulla storia narrata e sui personaggi che la abitano, così fuori dall’ordinario. A proprio agio con personaggi marginali, questa volta Dolan getta uno sguardo sulla marginalità più estrema, così poco raccontata anche dal cinema queer.
La transessualità non è un soggetto facile e il regista, poco più che ventenne, sceglie di trattarlo nel modo più semplice e naturale possibile: filtrandolo attraverso le lenti del sentimento d’amore, che stempera la drammaticità e l’estremizzazione della vicenda di Laurence, uomo affermato che decide, in età non più giovane, di rinunciare a tutte le certezze acquisite, pur di vivere finalmente se stesso. La posta in gioco è altissima, perché Laurence si assume la responsabilità di rischiare tutto ciò che ha costruito: l’affetto della famiglia e degli amici, la stima sociale, un lavoro che lo riempie di soddisfazioni e soprattutto l’amore della sua anima gemella. Improvvisamente solo in una società che, nonostante la dichiarata apertura mentale, non è disposta a rinunciare alla propria facciata di perbenismo e conformismo, Laurence deve affrontare la diffidenza e il pregiudizio di chi un anno prima lo ammirava.
Dolan rappresenta plasticamente questa condizione di reietto, con la falsa soggettiva che anima la sequenza iniziale del film, in cui il protagonista, vestito da donna, cammina per strada e la macchina da presa immortala gli sguardi stupiti, intimiditi o derisori che lo scrutano. Ma Laurence ha dalla sua la maturità e la consapevolezza di sé, oltre che la forza dell’amore, pur se la ferma volontà di andare fino in fondo comporta la necessità di rinunciare alla totalità di questo amore. Una totalità che i due attori protagonisti – Melvil Poupaud e Suzanne Clément, straordinari nei rispetti ruoli – rendono plasticamente, facendola pulsare davanti ai nostri occhi.
La tenerezza e la sensibilità con cui il regista guarda a questa storia – da cui la parola “speciale” è bandita, perché indicatore di un perbenismo che non ha neppure il coraggio di manifestarsi apertamente – costituiscono la cifra artistica e insieme umana del film che segna il passaggio definitivo del giovane cineasta alla maturità, dopo le due sorprendenti ma acerbe prove precedenti. Laurence Anyways è l’opera di Dolan dal tema più estremo, eppure è la meno urlata, la più delicata. La più narrata e la meno estetizzante, anche se riconosciamo la consueta cura dell’inquadratura, dei costumi, dei colori, della colonna sonora (rigorosamente anni ’80 e ’90) e dei dialoghi. La più disperata, ma anche quella più intrisa di speranza. In definitiva, la più vera.

Laurence Anyways (2012) on IMDb

Scandalo Al Sole (1959): Amazon.it: Egan,Mcguire,Dee, Egan,Mcguire,Dee:  Film e TVUn film di Delmer Daves. Con Richard Egan, Sandra Dee, Dorothy McGuire, Troy Donahue, Arthur Kennedy. Titolo originale A Summer Place. Commedia, Ratings: Kids+16, durata 130′ min. – USA 1959. MYMONETRO Scandalo al sole * * * * - valutazione media: 4,10 su 19 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un uomo d’affari ritorna alla villa dove trascorreva le vacanze estive e incontra una vecchia fiamma. Intanto nasce un idillio tra la figlia di lui e il figlio di lei. Ambo secco. Da un romanzo di Sloan Wilson sceneggiato dal regista per la Warner un melodramma peccaminoso in puro stile hollywoodiano anni ’50 scene di sesso che, almeno in Italia, diedero scandalo e con risvolti di ipocrisia puritana. Ma D. Daves sa dirigere gli attori e la fotografia di Stradling è superba. Musica di Max Steiner.

A Summer Place (1959) on IMDb

Risultati immagini per RififiUn film di Jules Dassin. Con Robert Manuel, Jean Servais, Carl Möhner, Claude Sylvain Titolo originale Du Rififi chex les hommes. Giallo, Ratings: Kids+16, b/n durata 116 min. – Francia 1954. MYMONETRO Rififi * * * * - valutazione media: 4,10 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un gruppo di gangster, a Parigi, compie un colpo favoloso, praticando un buco nel tetto di una gioielleria e impadronendosi di un bottino enorme. Ma uno della banda, Cesare, regala un anello a una cantante, il cui amico, un gangster rivale, capisce la verità e scatena una caccia all’uomo per impossessarsi della refurtiva.
Tra le due bande scoppia una guerra senza esclusione di colpi. Gli autori del furto, Tony il Laureato, Jo lo Svedese e gli altri finiranno tutti uccisi, non prima di aver creato larghi vuoti nella gang avversaria. Tratto da un famoso romanzo di August Le Breton, il film è divenuto celebre a sua volta, dopo essere stato premiato a Cannes, come uno dei migliori esempi di film poliziesco.

Rififi (1955) on IMDb

Regia di Arnaud Desplechin. Un film Da vedere 2015 con Mathieu AmalricLou Roy-LecollinetQuentin DolmaireLéonard MattonDinara DrukarovaCast completo Titolo originale: Trois Souvenirs de ma Jeunesse. Genere Drammatico – Francia2015durata 120 minuti. Uscita cinema mercoledì 22 giugno 2016 distribuito da Bim Distribuzione. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: – MYmoro 4,17 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Dopo un soggiorno in Tagikistan, Paul Dédalus, antropologo francese, rientra a Parigi. Fermato dalla polizia di frontiera, viene interrogato da un funzionario della DGSE (i servizi segreti esteri francesi). Paul Dédalus deve spiegare l’esistenza di un suo perfetto omonimo, un ebreo russo nato il suo stesso giorno, rifugiato in Israele e morto da qualche anno e da qualche parte in Australia. Paul cerca nei ricordi e risale il tempo, indietro fino all’infanzia, alla morte per suicidio della madre, alla sua giovinezza coi fratelli e il padre vedovo inconsolabile, il suo incontro con la dottoressa Behanzin, all’origine della sua vocazione per l’antropologia, e quello con Esther, il suo primo e struggente amore.
È un nome che dona al film di Arnaud Desplechin il suo primo respiro. Chi è Paul Dédalus? Chi è quest’uomo che confrontato con un’identità parallela si mette a sondare la sua? E cosa definisce un uomo? Il nome, la data e il luogo di nascita scritti sul passaporto? Oppure i ricordi incalzanti che si contendono lo spazio nella sua memoria, scrivendo giorno dopo giorno i capitoli di un romanzo intimo? Facciamo un passo indietro. Paul Dédalus è l’eroe de I miei giorni più belli ma il suo nome viene da lontano. Alter ego di James Joyce venuto al mondo con “Ritratto dell’artista da giovane” e poi ‘cresciuto’ nel suo “Ulisse”, Dédalus è il doppio finzionale di Desplechin concepito nel 1996 (Comment je me suis disputé…ma vie sexuelle) e incarnato da Mathieu Amalric. Dodici anni dopo riemerge bambino in Racconto di Natale e sotto il tetto della grande casa roubaisienne della matriarca Junon/Deneuve, diciannove anni dopo ritorna in un film-fiume declinato in tre capitoli che gradualmente crescono in ampiezza e durata, accompagnando il protagonista dall’infanzia all’età adulta.
Seguendo il modello stabilito da François Truffaut, Desplechin riprende il personaggio di uno dei suoi primi film per fargli vivere delle nuove avventure, passate e presenti. (Es)tratto da Comment je me suis disputé…(ma vie sexuelle), Paul Dédalus non è più lo stesso ma non è nemmeno un altro (ieri filosofo, oggi antropologo). Scarti e incoerenze (intenzionali) tra i due Dédalus rendono (im)possibile il proseguimento di un film nell’altro, cortocircuitando e riorganizzando tutto in un egopic che afferma il primato della soggettività e dell’introspezione.
Tuffato nella sua memoria, Paul Dédalus pesca tre ricordi, quelli del titolo francese (Trois souvenirs de ma jeunesse): il primo, breve e violento, fa eco alle opere passate del regista e ad altri grandi momenti del cinema sull’infanzia (Truffaut e PialatRossellini e Buñuel); il secondo rimanda a un altro mito fondatore del cinema di Desplechin, quello dello spionaggio (La Sentinelle), la belle aventure (la gita scolastica in URSS) serve all’autore per concepire un altro Paul Dédalus, il giovane ebreo a cui il nostro, personaggio eroico bigger than life, dona il suo passaporto per raggiungere Israele; il terzo, cuore battente del film, è consacrato al soggetto amato, Esther, adolescente dall’allure fatale che lo fa capitolare per sempre. Il souvenir conclusivo e più lungo è in sostanza un teen-movie, un film ‘per corrispondenza’ (tra Roubaix e Parigi), una storia d’amore ordinaria e magnifica e magnifica perché ordinaria. Un sentimento che non ha niente di eccezionale se non di essere stato vissuto e mai dimenticato.
Scandito dai turbamenti e dagli eccessi della passione, dalle lettere che gli amanti si scrivono e leggono guardando in ‘camera’, il terzo episodio si svolge sullo sfondo della caduta del Muro di Berlino che segna la fine dell’adolescenza e trasloca Paul a Parigi. E a Parigi il protagonista, che prende a pugni la vita e si lascia pestare dalla vita, avvia i suoi studi di antropologia ed elegge, dopo la zia, una nuova madre adottiva, la professoressa Behanzin che ha il nome di un re africano senza regno, eroe mitico della resistenza alla Francia coloniale. Egoista e passionale, Esther è la magnifica ossessione di Paul che apprende la vita, cresce, invecchia e si scopre ancora pieno di un “furore intatto” davanti al suo rivale, l’amico canaglia che lo derubò del suo ‘bene’, e al sentimento irriducibile per Esther, che ha amato, tradito, lasciato, ripreso, ripensato, rivissuto. Desplechin filma il loro desiderio adolescente in quello che ha di più grande e tragico: una libertà che aiuta a determinarsi e a diventare soggetto quando sei giovane, un ‘peso’ di cui non sai più che fare quando sei diventato grande. Creatura e creatore, Paul Dédalus è condiviso da Antoine Bui, Quentin Dolmaire e Mathieu Amalric.
Dei tre corpi-memoria (infanzia, giovinezza, maturità), l’ultimo pronuncia “je me souviens”, risorgendo gli altri in un tourbillon romanzesco, una riconfigurazione ininterrotta che prosegue oggi con un vero-falso prequel, che non si impone subito con evidenza ma trova progressivamente il suo battito. Un movimento retrospettivo che assume la forma del ricordo e un movimento di rilancio che lo rimette in circolo, incarnato in volti sconosciuti (Antoine Bui, Quentin Dolmaire) e splendidamente lontani dal loro doppio più àgé (Mathieu Amalric). Fantasma di carne e sangue con cui s’intendono senza vacillare nello spettatore il credito di un personaggio che non smette di sbocciare.

My Golden Days (2015) on IMDb
Dvd Napoli milionaria (1950)

Un film di Eduardo De Filippo. Con TotòDelia ScalaEduardo De FilippoTitina De FilippoLeda Gloria. continua» Commediab/n durata 102 min. – Italia 1950MYMONETRO Napoli milionaria ****- valutazione media: 4,13 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Eduardo trasporta in tv uno dei suoi drammi popolari. Attorno al nucleo centrale patetico, quasi tragico (la bambina del protagonista rischia di morire), si agitano mille macchiette della «città nera» nell’immediato dopoguerra.

Side Street Story (1950) on IMDb

Regia di Fabio D’InnocenzoDamiano D’Innocenzo. Un film Da vedere 2020 con Elio Germano, Tommaso Di Cola, Barbara RonchiGiulietta RebeggianiGabriel MontesiJustin KorovkinCast completo Genere Drammatico, – Italia2020durata 98 minuti. Uscita cinema lunedì 15 giugno 2020 distribuito da Vision Distribution. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 – MYmonetro 4,10 su 27 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Una calda estate in un quartiere periferico di Roma. Nelle villette a schiera vivono alcune famiglie in cui il senso di disagio costituisce la cifra esistenziale comune anche quando si tenta di mascherarlo. I genitori sono frustrati dall’idea di vivere lì e non altrove, di avere (o non avere) un lavoro insoddisfacente, di non avere in definitiva raggiunto lo status sociale che pensavano di meritare. I figli vivono in questo clima e ne assorbono la negatività cercando di difendersene come possono e magari anche di reagire.

Bad Tales (2020) on IMDb

Regia di Curtis Hanson. Un film Da vedere 1997 con Danny DeVitoKim BasingerRussell CroweKevin SpaceyGuy PearceJames CromwellCast completo Genere Poliziesco – USA1997durata 137 minuti. – MYmonetro 4,14 su 3 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Nel 1952 a Los Angeles regnano corruzione, scandali, inganno, ambizioni sfrenate e già la droga. I personaggi principali sono 3 agenti della Squadra Omicidi, ambigui difensori della legge. Tratto dal romanzo (1990) di James Ellroy, sceneggiato dal regista con Brian Helgeland, è uno di quei polizieschi che esimono dal dovere di raccontare la trama, tanto è densa di personaggi e complicata nello sviluppo dei fatti, esposti in sequenza cronologica con un ritmo che non lascia un attimo di tregua, come ha insegnato Hawks. Hanson, regista di mestiere, ha dato il meglio di sé, specialmente nella scelta e nella direzione degli attori, ma anche l’ambientazione è talmente accurata che, se non fosse per il colore, sembrerebbe un nero d’epoca. Accolto con unanime favore dalla critica USA, è un riuscito poliziesco di prim’ordine. Efficace fotografia di Dante Spinotti. Due Oscar: attrice non protagonista (Basinger) e sceneggiatura non originale.

 L.A. Confidential
(1997) on IMDb
Poster Il silenzio degli innocenti

Un film di Jonathan Demme. Con Jodie Foster, Anthony Hopkins, Ted Levine, Charles Napier, Anthony Heald. Titolo originale The Silence of the Lambs. Thriller, durata 118′ min. – USA 1991. MYMONETRO Il silenzio degli innocenti * * * * - valutazione media: 4,14 su 60 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Dal romanzo (1988) di Thomas Harris. Una giovane recluta dell’FBI (Foster) è incaricata di far visita in carcere ad Hannibal Lecter (Hopkins), psichiatra pluriomicida, per ottenere informazioni su un assassino psicopatico che ha ucciso e scuoiato cinque donne. Le ottiene, ma in cambio deve raccontargli episodi del suo passato. Epilogo mozzafiato con il veleno nella coda. Memorabile thriller che inquieta, spiazza, turba. J. Demme vi conferma il suo talento visivo, la capacità di caricare le immagini di emozioni, la sagacia nel creare tensione senza cadere nel sensazionalismo, la tendenza wellesiana all’eccesso decorativo. Il personaggio di Lecter era già apparso in Manhunter-Frammenti di un omicidio (1986) di Michael Mann. 5 Oscar: film, regia, Foster, Hopkins e Ted Tally per la sceneggiatura.

 Il silenzio degli innocenti
(1991) on IMDb

Un film di Basil Dearden. Con Roger Moore, Hildegard Neil, Olga Georges-Picot, Anton Rodgers Titolo originale The Man Who Haunted Himself. Fantastico, durata 94 min. – Gran Bretagna 1970. MYMONETRO L’uomo che uccise se stesso * * - - - valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Un impegnato uomo d’affari, Harold Pelham (Roger Moore), rimane coinvolto in un incidente d’auto quasi mortale. Sottoposto a un’operazione, è soggetto a uno strano fenomeno sul tavolo operatorio quando per qualche istante sembra avere un doppio battito cardiaco. Tornato alla vita di ogni giorno, Pelham trova che qualcosa di molto strano sta accadendo: diverse persone sostengono d’averlo visto in circostanze e luoghi nei quali lui è sicuro di non essersi trovato. La paranoia aumenta quando Pelham si rende conto che la sua vita gli sta sfuggendo di mano, preda di un doppio se stesso alla cui esistenza crede solo lui. Ultimo film dell’ottimo Basil Dearden (1911-1971), autore di diversi film interessanti (Victim), è una delle rare occasioni in cui a Roger Moore, specializzato in parti ironiche, è stata data l’occasione di recitare un ruolo serio e drammatico. E Moore coglie l’opportunità con bravura, rappresentando con sottigliezza la progressiva inquietudine del protagonista, che scivola fuori dalla realtà senza motivo apparente, e la spavalda personalità del suo doppio. Criptico, ma genuinamente inquietante, il film non si prefigge di fornire una risposta realistica al mistero, ma di sprigionare arcano disagio, tratteggiando un fine ritratto psicologico di un uomo la cui vita è così metodica e vuota di contenuti morali da non meritare che la viva in prima persona

The Man Who Haunted Himself (1970) on IMDb

Regia di Vittorio De Sica. Un film Da vedere 1946 con Franco InterlenghiRinaldo SmordoniMaria CampiAniello MeleEnrico CigoliCast completo Genere Drammatico, – Italia1946durata 90 minuti. Uscita cinema lunedì 6 febbraio 2023 distribuito da Cineteca di Bologna. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 Valutazione: 5 Stelle, sulla base di 5 recensioni.

Gli sciuscià sono i ragazzini lustrascarpe (dall’americano “shoe-shine” che significa, lustrare le scarpe). Si guadagnano qualche spicciolo sulle scarpe dei soldati americani a Napoli, siamo nel 1945. Pasquale e Giuseppe vogliono comprarsi un cavallo. Raccogliere i soldi necessari solo lustrando sarebbe impossibile così si fanno invischiare in una faccenda di mercato nero e finiscono in riformatorio, dove incontrano una realtà orrenda che li mette a dura prova, compromettendo la loro stessa amicizia. Durante un tentativo di fuga uno dei ragazzi muore cadendo da un ponte, l’amico, prima di essere ripreso dalle guardie, lo tiene, disperato, fra le braccia. Il primo capolavoro di De Sica divenuto successo oltre confine, premiato con un Oscar. Lo sguardo è per i ragazzi, un tema carissimo al regista che aveva già firmato I bambini ci guardano. Nel ’48, con Ladri di biciclette, De Sica finiva la sua trilogia dei bambini. Registriamo la magnifica performance di Franco Interlenghi che sarebbe diventato un volto indispensabile di quel cinema. Sciuscià è uno dei titoli che hanno costruito la leggenda del cinema italiano di quella stagione, leggenda per il mondo. Apriva una strada che sarebbe rimasta solo nostra.

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