Category: Desplechin Arnaud


Locandina I re e la regina

Un film di Arnaud Desplechin. Con Emmanuelle DevosMathieu AmalricCatherine DeneuveMaurice GarrelNathalie Boutefeu. continua» Titolo originale Rois et ReineDrammaticodurata 150 min. – Francia 2004.

Strutturato come un’opera teatrale in due atti e un epilogo, il film si apre sulla musica di Moon River,sottofondo allo scorrere del traffico per le vie di Parigi, per introdurci i due personaggi, protagonisti di due storie parallele, apparentemente indipendenti. Nora, gallerista d’arte trentacinquenne, che vive con il padre malato e il figlio Elias, in attesa di sposarsi con un uomo che non ama ma le conferisce la certezza di un affetto; Ismael, folle suonatore di viola, che viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico per i suoi presunti tentativi di suicidio.
Le loro strade non si incontrano, se non in un momento, quando le condizioni del padre di Nora si aggravano drammaticamente, per condividere ciò che avevano vissuto insieme per qualche anno.
Due film a confronto, due vite agli opposti, due modi di affrontare l’esistenza, due passati che conducono a dolorose scelte. Desplechin descrive le relazioni e e i rapporti familiari, nel loro percorso in bilico fra vita e morte, ragione e pazzia, e dichiara l’apparenza delle situazioni e le certezze, in un momento presenti, e nell’attimo dopo non più. La lettera d’odio del padre scrittore alla figlia Nora, per citare una delle scene chiave del film, è un drammatico risveglio da un sogno, un dolore lancinante, un evento catartico, che riporta irrimediabilmente alla realtà delle cose, terribili o meravigliose che siano.

Kings & Queen (2004) on IMDb

Regia di Arnaud Desplechin. Un film Da vedere 2017 con Mathieu AmalricMarion CotillardCharlotte GainsbourgLouis GarrelAlba RohrwacherCast completo Titolo originale: Les fantomes d’Ismaël. Genere Drammatico – Francia2017durata 110 minuti. Uscita cinema mercoledì 25 aprile 2018 distribuito da Europictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: – MYmoro 2,94 su 13 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Ismaël Vuillard, regista febbrile, scrive di notte per ricacciare gli incubi. Legato sentimentalmente a Sylvia, astrofisica con la testa tra le stelle, ha perso Carlotta, la giovane consorte inghiottita vent’anni prima dal nulla. Da allora si prende cura di Henri Bloom, autore cinematografico, mentore e padre inconsolabile di Carlotta, che una mattina d’estate ritorna dall’aldilà. Fantasma tangibile, la sua morte non è mai stata accertata, rientra da una fuga ostinata e da un soggiorno in India, dove si è risposata e dove è rimasta vedova. Di nuovo sola nel mondo, ripara nella sua vecchia vita e tra le braccia di Ismaël, sopraffatto dalle emozioni e dallo sconcerto. Il fantasma di Carlotta lo appressa e finisce per frangere i suoi sentimenti e la sua produzione artistica.

Ismael's Ghosts (2017) on IMDb

Regia di Arnaud Desplechin. Un film Da vedere 2015 con Mathieu AmalricLou Roy-LecollinetQuentin DolmaireLéonard MattonDinara DrukarovaCast completo Titolo originale: Trois Souvenirs de ma Jeunesse. Genere Drammatico – Francia2015durata 120 minuti. Uscita cinema mercoledì 22 giugno 2016 distribuito da Bim Distribuzione. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: – MYmoro 4,17 su 7 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Dopo un soggiorno in Tagikistan, Paul Dédalus, antropologo francese, rientra a Parigi. Fermato dalla polizia di frontiera, viene interrogato da un funzionario della DGSE (i servizi segreti esteri francesi). Paul Dédalus deve spiegare l’esistenza di un suo perfetto omonimo, un ebreo russo nato il suo stesso giorno, rifugiato in Israele e morto da qualche anno e da qualche parte in Australia. Paul cerca nei ricordi e risale il tempo, indietro fino all’infanzia, alla morte per suicidio della madre, alla sua giovinezza coi fratelli e il padre vedovo inconsolabile, il suo incontro con la dottoressa Behanzin, all’origine della sua vocazione per l’antropologia, e quello con Esther, il suo primo e struggente amore.
È un nome che dona al film di Arnaud Desplechin il suo primo respiro. Chi è Paul Dédalus? Chi è quest’uomo che confrontato con un’identità parallela si mette a sondare la sua? E cosa definisce un uomo? Il nome, la data e il luogo di nascita scritti sul passaporto? Oppure i ricordi incalzanti che si contendono lo spazio nella sua memoria, scrivendo giorno dopo giorno i capitoli di un romanzo intimo? Facciamo un passo indietro. Paul Dédalus è l’eroe de I miei giorni più belli ma il suo nome viene da lontano. Alter ego di James Joyce venuto al mondo con “Ritratto dell’artista da giovane” e poi ‘cresciuto’ nel suo “Ulisse”, Dédalus è il doppio finzionale di Desplechin concepito nel 1996 (Comment je me suis disputé…ma vie sexuelle) e incarnato da Mathieu Amalric. Dodici anni dopo riemerge bambino in Racconto di Natale e sotto il tetto della grande casa roubaisienne della matriarca Junon/Deneuve, diciannove anni dopo ritorna in un film-fiume declinato in tre capitoli che gradualmente crescono in ampiezza e durata, accompagnando il protagonista dall’infanzia all’età adulta.
Seguendo il modello stabilito da François Truffaut, Desplechin riprende il personaggio di uno dei suoi primi film per fargli vivere delle nuove avventure, passate e presenti. (Es)tratto da Comment je me suis disputé…(ma vie sexuelle), Paul Dédalus non è più lo stesso ma non è nemmeno un altro (ieri filosofo, oggi antropologo). Scarti e incoerenze (intenzionali) tra i due Dédalus rendono (im)possibile il proseguimento di un film nell’altro, cortocircuitando e riorganizzando tutto in un egopic che afferma il primato della soggettività e dell’introspezione.
Tuffato nella sua memoria, Paul Dédalus pesca tre ricordi, quelli del titolo francese (Trois souvenirs de ma jeunesse): il primo, breve e violento, fa eco alle opere passate del regista e ad altri grandi momenti del cinema sull’infanzia (Truffaut e PialatRossellini e Buñuel); il secondo rimanda a un altro mito fondatore del cinema di Desplechin, quello dello spionaggio (La Sentinelle), la belle aventure (la gita scolastica in URSS) serve all’autore per concepire un altro Paul Dédalus, il giovane ebreo a cui il nostro, personaggio eroico bigger than life, dona il suo passaporto per raggiungere Israele; il terzo, cuore battente del film, è consacrato al soggetto amato, Esther, adolescente dall’allure fatale che lo fa capitolare per sempre. Il souvenir conclusivo e più lungo è in sostanza un teen-movie, un film ‘per corrispondenza’ (tra Roubaix e Parigi), una storia d’amore ordinaria e magnifica e magnifica perché ordinaria. Un sentimento che non ha niente di eccezionale se non di essere stato vissuto e mai dimenticato.
Scandito dai turbamenti e dagli eccessi della passione, dalle lettere che gli amanti si scrivono e leggono guardando in ‘camera’, il terzo episodio si svolge sullo sfondo della caduta del Muro di Berlino che segna la fine dell’adolescenza e trasloca Paul a Parigi. E a Parigi il protagonista, che prende a pugni la vita e si lascia pestare dalla vita, avvia i suoi studi di antropologia ed elegge, dopo la zia, una nuova madre adottiva, la professoressa Behanzin che ha il nome di un re africano senza regno, eroe mitico della resistenza alla Francia coloniale. Egoista e passionale, Esther è la magnifica ossessione di Paul che apprende la vita, cresce, invecchia e si scopre ancora pieno di un “furore intatto” davanti al suo rivale, l’amico canaglia che lo derubò del suo ‘bene’, e al sentimento irriducibile per Esther, che ha amato, tradito, lasciato, ripreso, ripensato, rivissuto. Desplechin filma il loro desiderio adolescente in quello che ha di più grande e tragico: una libertà che aiuta a determinarsi e a diventare soggetto quando sei giovane, un ‘peso’ di cui non sai più che fare quando sei diventato grande. Creatura e creatore, Paul Dédalus è condiviso da Antoine Bui, Quentin Dolmaire e Mathieu Amalric.
Dei tre corpi-memoria (infanzia, giovinezza, maturità), l’ultimo pronuncia “je me souviens”, risorgendo gli altri in un tourbillon romanzesco, una riconfigurazione ininterrotta che prosegue oggi con un vero-falso prequel, che non si impone subito con evidenza ma trova progressivamente il suo battito. Un movimento retrospettivo che assume la forma del ricordo e un movimento di rilancio che lo rimette in circolo, incarnato in volti sconosciuti (Antoine Bui, Quentin Dolmaire) e splendidamente lontani dal loro doppio più àgé (Mathieu Amalric). Fantasma di carne e sangue con cui s’intendono senza vacillare nello spettatore il credito di un personaggio che non smette di sbocciare.

My Golden Days (2015) on IMDb

Regia di Arnaud Desplechin. Un film Da vedere 2013 con Benicio Del ToroMathieu AmalricGina McKeeLarry PineJoseph CrossElya BaskinCast completo Titolo originale: Jimmy P.. Genere Drammatico – USA2013durata 114 minuti. Uscita cinema giovedì 20 marzo 2014 distribuito da Bim Distribuzione. – MYmoro 3,04 su 18 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Browning, Montana, 1948. Jimmy Picard è un nativo americano che vive e lavora nel ranch della sorella. Reduce della Seconda Guerra Mondiale e traumatizzato dall’esperienza sul fronte europeo, Jimmy soffre disturbi inspiegabili: la vista si offusca, il cuore accelera, il respiro si fa corto. Preoccupata per le condizioni del fratello, paralizzato a terra da crisi frequenti, Gayle lo esorta a farsi visitare all’ospedale militare di Topeka, specializzato nelle patologie dei veterani. Esclusa la disfunzione di ordine neurologico, il corpo medico giudica il malessere di Jimmy imputabile a qualcosa di più profondo. Persuasi di non poter intervenire sul paziente, l’equipe chiede il parere e l’intervento di Georges Devereux, antropologo e psicanalista ungherese che studia la dimensione psicologica di culture altre da quella occidentale. Approdato in Kansans con una valigia piena di entusiasmo e competenza, Georges individuerà il disagio psicosociale di Jimmy, infilando un percorso terapeutico e amicale.

3/5
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