Da un romanzo di Joe David Brown. Nell’agosto del ’44, dopo lo sbarco in Normandia, due soldati americani incappano in una donna di sangue misto e se la contendono. E la guerra? Melodramma francese bellico con tensioni razziali. La storia fa acqua da molti buchi e gli attori sono di maniera, tolta l’intensa N. Wood. Ridistribuito come Attacco in Normandia.
Un ammiraglio, alla vigilia della pensione, rievoca vent’anni di marina statunitense. La storia di come ebbe per primo (o quasi) l’idea delle portaerei.
Un uomo d’affari ritorna alla villa dove trascorreva le vacanze estive e incontra una vecchia fiamma. Intanto nasce un idillio tra la figlia di lui e il figlio di lei. Ambo secco. Da un romanzo di Sloan Wilson sceneggiato dal regista per la Warner un melodramma peccaminoso in puro stile hollywoodiano anni ’50 scene di sesso che, almeno in Italia, diedero scandalo e con risvolti di ipocrisia puritana. Ma D. Daves sa dirigere gli attori e la fotografia di Stradling è superba. Musica di Max Steiner.
Cupo dramma di amore e di morte nella misteriosa casa rossa in mezzo alla boscaglia: Morgan (Edward G. Robinson), roso dai rimorsi per un terribile delitto commesso anni prima (ha ucciso l’amante e il marito di costei), finirà molto male, e con lui altri due loschi figuri.
Ultimo dei 9 western diretti da Daves, il più eclettico, utopico, psicologico (e “femminista”) dei cinecantori del West. Scritto per la Warner da Wendell Mayes e Halsted Welles, è imperniato sul dottor Frail, uomo dal passato misterioso (ha ucciso la moglie fedifraga), medico filantropico e giocatore di poker, veloce con la pistola e poco socievole anche con chi _ come la svizzera Elisabeth _ gli dà il suo riconoscente affetto. Quando, in un villaggio del Montana, uccide uno dei cercatori d’oro che ha cercato di violentarla, soltanto un atto d’amore della sua ex paziente lo salva dal linciaggio. “Film aspro, spigoloso in cui il Bene e il Male convivono ormai in tutti i personaggi cui viene negato anche il riposo momentaneo nell’elegiaca serenità del paesaggio” (Aldo Viganò). Finale di intensa originalità.
Un film di Delmer Daves. Con Van Heflin, Glenn Ford, Henry Jones, Felicia Farr. Titolo originale 3:10 to Yuma. Western, Ratings: Kids+16, b/n durata 92′ min. – USA 1957. MYMONETRO Quel treno per Yuma valutazione media: 3,14 su 14 recensioni di critica, pubblico e dizionari. I casi della vita obbligano un povero contadino a sostituirsi allo sceriffo per scortare un pericoloso bandito verso il forte di Yuma (Arizona, ai confini con California e Messico). Nonostante i rischi, con intelligenza e tenacia porta a termine la missione. Film a basso costo ma ad alta tensione, in forma di dramma psicologico. Uno dei migliori western degli anni ’50 anche perché implica, tra le righe, una semplice e profonda lezione morale. Scritto da Halsted Welles, da un racconto di Elmore Leonard, fotografia di Charles Lawton Jr., canzone di successo con la voce di Frankie Laine. Non sono pochi i momenti degni di memoria, quelli in cui “l’elegiaco umanesimo di D. Daves riesce a esprimersi nel modo più compiuto e originale” (A. Viganò).
Nel 1870 scout dell’esercito USA salva la vita a Cochise, sposa una pellerossa e cerca di stabilire la pace con gli Apaches. Ma c’è chi ha interesse a fomentare la guerra. È il western che inaugurò il filone filoindiano negli anni ’50. Buon racconto avventuroso, un po’ troppo solenne, ma con risvolti teneri e efficaci scene d’azione. Diede origine alla serie TV Broken Arrow.
Nel 1870 Frank Harris, vicedirettore di un hotel di Chicago, diventa socio in affari di Tom Rice, capo di un gruppo di cowboy, e parte con lui per trasportare una mandria di bovini in Messico dove spera di convincere il padre dell’amata Maria a concedergli la mano della figlia, ma la trova già sposata. Il viaggio di andata e ritorno diventa per Harris un’educazione alla dura vita del West. Scritto da Edmund H. North che si è ispirato all’autobiografia On the Trail di Frank Harris (noto per i suoi ricordi mendaci), ricco di spunti realistici e di situazioni inedite, vive di frammenti e va gustato a sorsi, ma impone una moralità di estrema amarezza. Si chiude con una doppia fine di insolita allegria.