Nel 2012, i detective della Polizia di Stato della Louisiana Rust Cohle e Martin Hart sono portati a rivisitare un caso di omicidio con cui hanno avuto a che fare nel 1995. Nella seconda stagione, a Vinci, una cittadina della contea di Los Angeles, un nuovo gruppo di investigatori deve fare i conti con l’omicidio di un importante politico locale. Infine, nella terza stagione un macabro omicidio, un’indagine che sembra non portare da nessuna parte, si snoderà attraverso tre decenni raccontati alternando diversi piani temporali.
Dal racconto The Green Heart di Jack Ritchie. Playboy scapolo di mezza età, vicino alla bancarotta, sposa una zitella miliardaria, bruttarella, goffa e appassionata di botanica. Dopo le nozze vorrebbe eliminarla. Deliziosa commedia, cento minuti di divertimento garantito. Anche se lei lo ha disconosciuto, è il miglior film di E. May che qui ha fatto tutto: sceneggiatura, regia e interpretazione al fianco di un Matthau irresistibile. Intelligenza e sarcasmo.
Pietro, bambino torinese, va in vacanza con la madre in un paesino della Valle d’Aosta dove abita un solo bambino suo coetaneo, Bruno. I due divengono presto amici a tal punto che i genitori di Pietro sono disposti ad ospitare Bruno per farlo studiare in città. Il padre però non è d’accordo e il bambino diventerà un ragazzo e un uomo che non lascerà mai la montagna. I due però continueranno ad incontrarsi e ristruttureranno insieme una baita prima che Pietro inizi poi a viaggiare nel mondo.
A Brooklyn i poliziotti non sono tutti dei santi. C’è chi si è infiltrato troppo a lungo tra gli spacciatori e ora si è affezionato a quel criminale in cerca di redenzione che il distretto vuole incastrare, c’è chi non ha mai fatto nulla durante i suoi anni di servizio ma proprio nel primo giorno di pensione decide di agire da vero poliziotto e, infine, chi di fronte all’esigenza di comprare una casa nuova per evitare che la muffa della vecchia uccida moglie e figli è pronto ad uccidere e rubare.
Nel 1994 una coppia di giovani gemelle viene brutalmente assassinata in un cottage estivo. Le indagini portano a sospettare degli studenti di un vicino college fino a quando un uomo si dichiara colpevole e viene condannato. Venti anni dopo, il caso finisce sulla scrivania del detective Carl Mørck, che si rende subito conto che qualcosa non quadra. Insieme al collega ed amico Assad, Carl inizia ad indagare nuovamente sulla vicenda e, trovando una vecchia chiamata d’emergenza di una ragazza disperata, si rende conto che questa sembri sapere cosa sia accaduto allora. Carl e Assad si mettono così sulle tracce della giovane, scomparsa dai tempi dell’omicidio, ma a tentare di rintracciarla è anche un gruppo di uomini influenti, che faranno di tutto per farla restare in silenzio.
Taboo è una serie televisivabritannica ideata da Steven Knight, Tom Hardy e da suo padre Chips Hardy, che è anche consulente produttore. Nel 1814 l’avventuriero James Keziah Delaney, dopo aver passato molti anni in Africa, torna a Londra per riscuotere l’eredità del padre, morto in oscure circostanze. Ben presto dovrà fare i conti con il misterioso passato del padre, fronteggiando la potente Compagnia britannica delle Indie Orientali.
George Jung è figlio di un operaio spesso in lite con la moglie che ritiene guadagni troppo poco. Non appena diventa adulto riesce in poco tempo a diventare il punto di riferimento negli States degli anni Sessanta per il traffico della cocaina colombiana. L’ascesa irresistibile di un giovane che riesce ad avere talmente tanti soldi da non sapere fisicamente dove metterli in casa che viene catturato due volte dall’FBI e la seconda volta è per una condanna a 60 anni. La storia è vera e Demme ha incontrato più volte il protagonista. Depp fa passare il suo personaggio dal senso di onnipotenza alla tristezza della solitudine senza mai calcare la mano. Penelope Cruz compare solo a metà film e non è che la sua presenza sia così essenziale tranne che per la scena madre in cui costituisce un grave pericolo per il coniuge. Uno dei mali endemici del cinema dei nostri giorni sono i finali, spesso privi di nerbo. Guardate le ultime scene di questo film: da sole valgono il biglietto.
Ne ha viste di cose nella sua vita Bad Blake, cantante country dal passato illustre e il presente affumicato da sigarette e annegato negli alcolici scadenti dei locali di provincia dove si esibisce per pochi spiccioli. Ha visto 4 matrimoni, un pupillo che suonava nella sua band e ora è ricco e famoso ma al quale non intende aprire i concerti, infiniti paesaggi delle praterie texane e un numero impressionante di motel. A 56 anni suonatissimi la sua vita potrebbe finire da un momento all’altro, se non lo stronca prima la salute saranno i debiti, e a lui del resto non sembra importare molto. Almeno finchè non incontra Jean e Buddy.
La vita dello studente universitario Nasir ‘Naz’ Khan, di origine pakistana, precipita nel caos quando una sera esce da casa sua nel Queens di New York e ruba il taxi del padre per raggiungere una festa a Manhattan. Naz finisce per perdersi e per dare un passaggio a una ragazza con cui trascorre la serata a base di sesso e droga. Quando nel cuore della notte si risveglia confuso nella cucina di Andrea, sale in camera per salutarla ed andarsene ma la trova morta sul letto in un bagno di sangue.Incastrato dall’arma del delitto e diverse testimonianze, Nasir si affida all’aiuto di un avvocato caduto in disgrazia, John Stone, per dimostrare la sua innocenza al processo.
Atlanta è una serie televisiva statunitense creata e interpretata da Donald Glover per FX. La serie ha debuttato 6 settembre 2016.[1]In Italia, la serie verrà trasmessa dal 19 gennaio 2017 su Fox. L’8 gennaio 2017 ha vinto due Golden Globe come Miglior serie commedia o musicale e Miglior attore in una serie commedia o musicale.
La serie è incentrata su due cugini che cercano di farsi strada nella scena rap di Atlanta nel tentativo di migliorare le loro vite e quelle delle loro famiglie.
Prima una soap opera, Gli Occhi del Cuore 2, poi una serie medical in stile americano, infine un film per il cinema. Questo è il percorso del regista Renè Ferretti e della sua troupe, condannati a una televisione di serie B e sempre alla ricerca di progetti di qualità che sembrano non arrivare mai. Un piccolo capolavoro di intelligenza e comicità. Boris, nato dalle geniali penne di Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre, è forse la migliore serie comedy italiana di sempre. La televisione che prende in giro la televisione, dove tutti sono importanti ma nessuno conta niente, è un parallelo nascosto della società del nostro paese. Precari, manager qualunquisti, artisti non creativi, talenti sprecati, raccomandati, convivono in un micromondo in cui tutti devono sopravvivere.
Per aggiudicarsi il titolo di Lord, simpatico mascalzone deve sbarazzarsi di otto consanguinei concorrenti. Ottenuto lo scopo e vicino a un ricco matrimonio, è condannato a morte per un delitto che non ha commesso. Graziato, commette un errore fatale. Dal romanzo di Roy Horniman, un classico della commedia britannica postbellica e un gioiello satirico di umor nero. Un po’ datato, ma come un mobile antico. A. Guinness in 8 parti.
Come S. Frears e il suo sceneggiatore Peter Morgan hanno salvato la regina Elisabetta II (e un po’ anche Tony Blair) quando, nell’agosto 1997, la famiglia reale attraversò un grave momento nella settimana seguente alla morte della principessa Diana. Erano così imbalsamati nella tradizione da non voler rompere con il protocollo nemmeno in quella situazione di lutto popolare. Sostenuto da una maniacale attenzione ai dettagli e da un puntiglioso lavoro di documentazione, convincente negli inevitabili passaggi inventati sui retroscena, il film riesce a essere divertente, persino commovente, ma anche puntuto e perfido con intelligenza, con azzeccati inserti di filmati di repertorio. Frears lavora con la maestria di un grande direttore d’orchestra. Attrice versatile che recita di fino – specialista in regine (Cleopatra a 18 anni in teatro; Queen Charlotte in La pazzia di re Giorgio con premio a Cannes; Elisabetta I nel 2004 in una miniserie TV HBO con un premio Emmy) – H. Mirren vinse con merito l’Oscar e la Coppa Volpi a Venezia 2006 dove fu premiata anche la sceneggiatura. Nel 2003 M. Sheen interpretò Tony Blair nel film TV The Deal della coppia Morgan/Frears.
Enzo è un piccolo criminale di Tor Bella Monaca che vive di espedienti: un solitario che passa le sue serate abbuffandosi di porno e budini alla vaniglia. Un giorno, inseguito dalla polizia, si tuffa nel Tevere, dove entra in contatto con una sostanza che gli dona una forza da supereroe. All’inizio usa i suoi poteri per raggranellare un po’ di soldi. Un “colpo” sferrato contro un furgone portavalori incrocia il suo destino con quello dello Zingaro (spettacolare e surreale Marinelli), pesce piccolo della malavita romana, un isterico con l’ossessione della celebrità, fissato con la musica italiana anni ’80. Enzo si trova coinvolto in una guerra senza esclusione di colpi. Intanto, la vicina di casa Alessia lo identifica col protagonista del cartone giapponese “Jeeg Robot d’Acciaio”. Rarità nel panorama cinematografico italiano, scritto, con Nicola Guaglianone, e diretto da Mainetti – attore, musicista e regista, già autore di 4 corti ispirati al mondo dei fumetti e dei cartoni animati – rinfresca il concetto di film di genere. La storia di questo “supereroe per caso”, con i classici stilemi, potere/responsabilità, cattivo psicopatico, ragazza al centro della storia, si fonde con realismo nella realtà romana e italiana di Mafia Capitale, della crisi economica, con un’eco degli anni di piombo. La fotografia cupa esalta uno stile coraggioso e insolito. Dialoghi divertenti. Intrattenimento coinvolgente mai scontato. David di Donatello per: miglior attore/attrice, attore/attrice non protagonista, regista esordiente, montatore, produttore.
Un modesto avvocato alle prese con il caos, e le spese, del matrimonio della figlia. Nella 1ª commedia di Minnelli, deliziosamente sceneggiata e dialogata da Goodrich e Hackett da un romanzo di Edward Streeter, Tracy è al massimo della sua forma. Seguito da Papà diventa nonno.
Corea del Sud, Anni Trenta. Quando Sunja sale sul battello che la porta in Giappone, il suo Paese, la Corea, è colpito a morte dall’occupazione giapponese. Tradita dall’uomo che l’ha fatta innamorare e da cui aspetta un figlio, per non coprire di vergogna la locanda che dà da vivere a sua madre, Sunja lascia la sua casa, al seguito di un giovane pastore che si offre di sposarla. Ma anche il Giappone si rivelerà un tradimento: quello di un Paese dove non c’è posto per chi, come lei, viene dalla penisola occupata. Perché essere coreani nel Giappone del xx secolo è come giocare al gioco giapponese proibito, il pachinko: un azzardo, una battaglia contro forze più grandi che solo uno sfacciato, imprevedibile colpo di fortuna può ribaltare.
Epica nell’ambizione e intima nel tono, la storia inizia con un amore proibito per diventare una saga travolgente che si svolge tra Corea, Giappone e America per raccontare una storia indimenticabile di guerra e pace, amore e perdita, trionfo e resa dei conti.
In 12 parti del mondo atterrano 12 astronavi aliene identiche. Il governo USA mette insieme una squadra speciale capeggiata dalla dottoressa Louise Banks, linguista di fama mondiale, in seria difficoltà a elaborare il lutto per la morte dell’adorata figlia. Mentre il mondo impazzisce e tutti le sono contro, tranne un fisico teorico che fa parte del suo gruppo e la appoggia, Louise trova il modo di comunicare con gli alieni ed evitare un conflitto globale. Villeneuve dimentica spettacolarità già vista, battaglie intergalattiche, camminate nello spazio e affini e costruisce un film intimo, profondo: quello che gli interessa è il lato “umano”, degli scienziati e degli alieni, la possibilità di comunicare, non di invadersi o farsi la guerra. È un film di fantascienza intellettuale, ingenua e interessante nello stesso tempo, ma anche un thriller psicologico appassionante. Originale e affascinante.
Ptolemy Grey ha un nome altisonante, 91 anni e un Alzheimer che avanza a passo spedito. I ricordi di un’infanzia difficile e di miseria in Mississippi si confondono con i sogni e, soprattutto, con la realtà che lo circonda. Forse è stato un grand’uomo, ma nello stato attuale intuirlo richiede molta immaginazione. E nessuno dei suoi parenti, avidi e privi di senso etico, è disposto a farlo, a parte Reggie, nipote generoso e paziente, che assiste Ptolemy ed evita che l’anziano prozio finisca in balia di ogni genere di malfattore. Il destino beffardo vuole che sia proprio Reggie, invece, a perdere la vita tra le strade di Atlanta, lasciando Ptolemy alla mercé del mondo: sarà Robyn, una ragazza orfana ospitata dalla famiglia di Reggie a prendersi cura di lui, per necessità – un tetto sotto cui vivere – e compassione.
Javier Rodriguez e Manolo Sanchez sno due poliziotti impegnati a contrastare il traffico di droga sul confine tra Stati Uniti e Messico. Il loro capo è il generale Salazar, il principale nemico dei cartelli della droga. Ogni giorno i due sono tentati di appropriarsi di parte dei carichi sequestrati e di arricchirsi. Javier è il più resistente alle pressioni. Intanto negli Stati Uniti il giudice della Corte Suprema dell’Ohio, Robert Wakefield, viene incaricato dal Presidente di coordinare un’efficace attività antidroga con i partner messicani. A casa però Robert e la consorte debbono assistere impotenti al precipitare nell’abisso della dipendenza della figlia sedicenne. Carlos Ayala, un trafficante ricco di coperture, rischia di venire incastrato in fase processuale da un testimone eccellente. Steven Soderbergh non abbandona il cinema di denuncia, ma questa volta sceglie la strada del film di genere a vicende incrociate. Si avvale della forte presenza scenica di un Benicio del Toro capace di esprimere dolore e sicurezza insieme con un semplice movimento delle labbra. La coppia Douglas/Zeta-Jones non conferisce particolare glamour a un film corale e ricco di colpi di scena che è meglio non svelare. Il rischio della ‘morale’ emerge in particolare nella parte finale, ma Soderbergh riesce comunque a far passare con chiarezza (quella chiarezza che mancava a Out of Sight) il messaggio
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