Saoirse è una bambina particolare, a 6 anni ancora non riesce a parlare e prova una strana e fortissima attrazione per il mare. Vive nella casa sul faro con il papà e il fratello maggiore Ben, spesso imbronciato e antipatico con la sorellina che ritiene responsabile della scomparsa dell’amata madre.
Masha e Orso (in russo: Маша и Медведь?, traslitterato: Maša i Medved) è una serie animatarussa iniziata nel 2009, ispirata a una storia per bambini tradizionale russa.
Liberamente ispirata[1] ai personaggi del folclore russo[2], Masha e Orso è realizzata in CGI dallo studio russo di animazione Animaccord, il cui nome si legge a volte come marchio sul frigorifero o, nelle puntate in cui è presente il pianoforte come la puntata Masha concertista, appare come la marca di quest’ultimo. Il programma di animazione e rigging utilizzato è Autodesk Maya. I personaggi principali sono una bambina, Masha, e un orso,
Macross (マクロス Makurosu?) è una serie di animefantascientifici, creata da Shōji Kawamori dello Studio Nue nel 1982. La cronistoria di Macross prevede una storia alternativa della Terra dal 1999 in poi. Nel franchise sono compresi tre serie televisive, tre lungometraggi cinematografici, quattro serie di OAV e due manga. La serie OAV Macross II è l’unico prodotto della serie a non essere stato prodotto dallo Studio Nue.
Il titolo delle serie è preso dal nome della principale astronave della flotta terrestre (spesso abbreviato in SDF-1 Macross dove SDF sta per Super Dimension Fortress). Il nome originale della serie doveva essere Battle City Megaload (o Battle City Megaroad, dato che la traslitterazione della “L” o “R” danno al titolo la possibilità di una doppia interpretazione in riferimento alla storia dell’anime: Megaload, in riferimento all’astronave che trasporta una intera città, mentre Megaroad, in riferimento al lungo viaggio nello spazio per tornare sulla Terra), tuttavia uno degli sponsor del progetto, la Big West, in omaggio a William Shakespeare avrebbe voluto che l’astronave si chiamasse Macbeth (マクベス Makubesu?). Alla fine si raggiunse un compromesso con il nome Macross (マクロス Makurosu?), che se da una parte ha una pronuncia simile a Macbeth, dall’altra non tradisce lo spirito originale di Megaload. La parola Macross proviene da un gioco di parole fra il prefisso “macro” (in riferimento all’enorme dimensioni dell’astronave) e la distanza che essa deve percorrere (in lingua inglese percorrere si traduce cross).
Dopo aver salvato Atlantis dalla distruzione, Milo, Kida e i loro amici devono prepararsi per una nuova sfida contro le forze del male. Dovranno combattere spaventosi mostri marini, spiriti spettacolari e potentissime leggende attraverso i deserti del Sud-Ovest e le cime ghiacciate delle montagne del Nord.
A scuola di Barney tutti hanno un B*bot. Quel robottino che si nasconde sotto il guscio luminoso della multinazionale Bubble è diventato subito, dal momento del suo primo lancio sul mercato, il migliore amico di ogni ragazzino, e in un attimo ha conquistato l’intero pianeta. Il B*bot funziona da mezzo di trasporto, da estensione per i videogiochi, da computer portatile, da compagno di chiacchiere e soprattutto da connettore sociale: è lui che ti sceglie gli amici giusti, sulla base di gusti, profili, affinità. Proprio quando l’undicenne Barney Pudowski comincia a pensare che non ne avrà mai uno, dentro un pacco regalo un po’ ammaccato arriva “Ron”. Solo che Ron non fa nulla di ciò che dovrebbe fare un B*bot e -quel che è peggio- il suo comportamento è un continuo, imbarazzante “fuori programma”.
In mezzo all’escalation di disordini tra l’avanzata e utopica città di Piltover e la squallida e repressa città sotterranea di Zaun, le sorelle Vi e Jinx si trovano su fronti opposti di una guerra per ideologie contorte e tecnologia arcana.
La serie, ambientata in un mondo immaginario, racconta il viaggio dei due fratellastri Callum ed Ezran insieme ad un’elfa di nome Rayla per restituire un uovo appartenente al re dei draghi e impedire lo scontro tra uomini ed elfi.
Un’astronave aliena precipita su un pianeta apparentemente deserto e inabitato. I pochi alieni che sopravvivono al violento impatti, noti come Vecariani, vengono rapidamente uccisi da alcuni feroci predatori, i Seleniti. Dal nucleo dell’astronave, Vecanoi, sopravvissuto anch’esso, si erige un imponente albero, Axis, che arriva ai confini dell’atmosfera, nello spazio.
Barbapapà, Barbamamma e i Barbabebé sono degli strani animali prodotti da una natura in vena di stravaganze. La buona famiglia Barba lotta contro i mali dell’umanità.
Buster Moon crede nel proprio gruppo di lavoro, non ha dubbi che Rosita, la maialina piena di figli, possa fare la protagonista di un grande musical, né che Gunter, il maiale nordico, possa inventare uno show all’altezza di Jimmy Crystal. Sì, perché è proprio a Redshore City, la capitale dello showbusiness, che Moon vuole andare, per convincere il famoso produttore che farebbe bene a scommettere su di loro. Poco importa se dovrà inventarsi uno stratagemma per arrivare al suo cospetto. E magari assumere la sua poco dotata figlia Porscha. E persino impegnarsi a riportare sul palco un mito della musica che non si fa più vedere da quindici lunghi anni: Clay Calloway.
La strega Rossella è sempre allegra e disposta ad essere riconoscente con chi è gentile con lei. Infatti perderà degli oggetti per lei importanti e, per ringraziare gli animali che glieli hanno ritrovati li fa salire sulla sua scopa volante. Loro a sua volta l’aiuteranno quando si troverà in una grossa difficoltà.
Riverdance: l’avventura animata è un film di genere Animazione, Fantastico, Musicale, Ragazzi del 2021 diretto da Eamonn Butler e Dave Rosenbaum con Lilly Singh e Jermaine Fowler. Durata: 90 min. Paese di produzione: Irlanda, Regno Unito.
Come nella grande tradizione europea delle storie fantastiche, questa storia ci porta in un mondo pieno di meraviglia e imprevisti, con i suoi giovani protagonisti che dovranno fronteggiare ostacoli che fino a poco tempo prima non avrebbero pensato di dover affrontare.
Keegan è un ragazzino irlandese che ha da poco perso il nonno, suo punto di riferimento. Un giorno, insieme all’amica spagnola Moya, Keegan si avventurerà nel mondo del Megalocero Gigante, che aveva avuto modo di conoscere già da piccolo. Qui, entrambi impareranno ad apprezzare la Riverdance come celebrazione della vita, ma dovranno guardarsi le spalle dalla minaccia del Cacciatore…
Nell’immaginario regno di Arendelle, situato su un fiordo, vivono due sorelle unite da un grande affetto. Un giorno, però, il magico potere di Elsa di comandare la neve e il ghiaccio per poco non uccide la più piccola Anna. Cresciuta nel dolore di quel ricordo, Elsa chiude le porte del palazzo e allontana da sé l’amata sorella per lunghi anni, fino al giorno della sua incoronazione a regina. Ma ancora una volta l’emozione prevale, scatena la magia e fa piombare il regno in un inverno senza fine. Sarà Anna, con l’aiuto del nuovo amico Kristoff e della sua renna Sven, a mettersi alla ricerca di Elsa, fuggita lontano da tutti, per chiederle di tornare e portare l’atteso disgelo. Dell’ispirazione dichiarata, fornita da una delle fiabe più ermetiche e suggestive di Andersen, “La regina delle nevi”, c’è ben poco, a parte la scheggia di ghiaccio nel cuore e il viaggio di una ragazzina per riportare a casa l’oggetto del suo amore. Ma questo racconto più tradizionale, sceneggiato da Jennifer Lee, ha un suo appeal, differente, nell’urgenza emotiva che porta in scena e nell’originalità dei personaggi principali, nessuno dei quali si svela del tutto al primo ingresso. Così come il dono di Elsa ha un risvolto maledetto, anche i sentimenti di Anna acquistano infatti un’imprevista doppiezza, parallela a quella di Kristoff, per non parlare di quella molto meno ingenua che anima il principe Hans. La natura di vera e propria operetta musicale di Frozen (una scelta ardita, che rischia di non incontrare un consenso unanime) assegna ad ognuno il suo momento di gloria, approfittandone per innescare un’efficace sintesi narrativa in materia di presentazione del cast. Ecco allora che “Per la prima volta” (“For the first time in forever”) racconta in poche strofe il disperato desiderio di vita e d’amore di Anna, mentre “All’alba sorgerò” (“Let it go”) dà adito alla liberazione di Elsa dalle catene nelle quali si era costretta da sola e alla completa accettazione della sua natura portentosa. E, come in ogni musical che si rispetti, i costumi non sono accessori ma parte integrante dello spettacolo, che qui si arricchisce delle architetture nordiche, delle citazioni pittoriche e dello straordinario livello tecnico con cui il digitale dà forma, luce e sostanza al ghiaccio. Gli adulti non potranno non pensare a Carrie o ai mutanti della saga degli X-Men, mentre i più piccoli non avranno occhi che per Olaf, il pupazzo di neve. Intanto la Disney conferma di aver intrapreso un cammino lento ma ben visibile verso un nuovo modello di principessa, che non ha più bisogno del bacio del principe per scoprirsi degna del proprio ruolo.
New York, sera del 31 dicembre 1999. Il portapizze Philip J. Fry, mentre si trova a consegnare una pizza al laboratorio di criogenia applicata, cade accidentalmente dalla sedia su cui si era seduto pochi secondi prima (dopo aver capito di essere stato fregato), finendo accidentalmente in una delle capsule e rimanendo così congelato per 1000 anni.
Uscito dalla capsula il 31 dicembre 2999, conosce Turanga Leela, impiegata del laboratorio che si occupa di trovare lavoro ai nuovi arrivati. Leela, analizzando i discendenti di Fry, gli comunica l’esistenza del suo pro-nipote, il prof. Farnsworth. Appena Fry scopre che sarà obbligato per sempre a fare il fattorino, mestiere che odia, decide di scappare. Durante la fuga, incontra il robot Bender che diventerà poi il suo migliore amico.
Tratto da un noto libro illustrato di Raymond Briggs che l’ha adattato, è la storia di due anziani coniugi che, dopo l’inizio di un conflitto mondiale, vorrebbero premunirsi dalle conseguenze di esplosioni nucleari, ma le istruzioni ufficiali sono così inette e ridicole che soccombono. Non mancano i momenti suggestivi, la grafica è insolita (disegno bidimensionale animato nell’azione con sfondi tridimensionali), il messaggio polemico non fa una piega, ma il risultato complessivo è di una prolissità verbosa. Musiche di Roger Waters (con David Bowie). Nell’edizione inglese le voci sono John Mills e Peggy Ashcroft.
Bigfoot Family è un film di genere animazione, avventura del 2020, diretto da Jeremy Degruson, Ben Stassen. Uscita al cinema il 2021. Durata 99 minuti. Distribuito da Koch Media.
Bigfoot Family, film diretto da Ben Stassen e Jeremie Degruson, segue le vicende di Adam e della sua famiglia, che dopo le avventure vissute nel precedente capitolo, hanno portato Bigfoot a una grande notorietà. La creatura ha deciso di impiegare la fama ottenuta in favore del mondo e della natura e, contattato da un’organizzazione non governativa, decide di combattere l’inquinamento e la fauna messa a rischio da una compagnia petrolifera dell’Alaska. In questa sua missione, Bigfoot è aiutato dal figlio Adam, che carica un video promozionale sui social, che spinge molti attivisti a sostenere la sua causa. Un giorno, però, Bigfoot scompare misteriosamente e per capire dove sia finito Adam e tutta la famiglia si mettono in viaggio verso l’Alaska.
Bizzarra opera prima dei fratelli Edwards (autori anche del soggetto, della sceneggiatura – insieme a T. Leech che l’ha anche co-diretto e montato – e, solo Todd, delle canzoni) che parte dalla nota favola di Perrault e dei fratelli Grimm, trasformata in un giallo di indagine raccontato in flashback alla Rashomon (ognuno dà la sua versione dei fatti) con spirito parodistico e ironia. Ma quello che conta sono i personaggi (la nonnina che di nascosto è un asso degli sport estremi vale da sola tutto il film) e l’animazione in computer-graphic , realistica e fantasiosa, con vistosi riferimenti alla cultura pop USA. Costato 15 milioni di dollari e girato a Manila, dove gli animatori filippini hanno usato il mondo 3D di Maya Software.
Un film di Paul Schibli. Titolo originale The Nutcracker Prince. Animazione, Ratings: Kids, durata 75 min. – USA 1990. MYMONETRO La favola del principe Schiaccianoci valutazione media:2,00 su 1 recensione.
Tratto dalla favola dei fratelli Grimm musicata da Ciaikovskij. La piccola Clara vive nel suo mondo pieno di giocattolie bambole. Durante la notte di Natale scopre un soldatino di piombo che serve come schiaccianoci. Lo zio le narra la storia della principessa bella e antipatica, della cattiva Toporegina e di Hans, apprendista orologiaio che deve rompere l’incantesimo, schiacciando coi denti la noce più robusta del mondo.
500 anni fa la nazione di Kumandra univa popoli differenti sotto il pacifico presidio dei Draghi. Finché i Druun, entità malvagie, non si sono diffusi tra gli uomini, agevolati dalla loro cupidigia e discordia, finendo per trasformare ogni forma vivente in pietra. Solo il sacrificio dei Draghi permise all’umanità di salvarsi: il segreto del loro potere è rimasto racchiuso in una gemma magica, unica arma di difesa contro i Druun. Oggi Kumandra non esiste più, divisa tra nazioni belligeranti, che corrispondono ad altrettante “parti” del drago: Zanna, Artiglio, Cuore, Dorso e Coda. Raya, principessa di Cuore, prova a tendere la mano verso Namaari, giovane figlia della regina di Zanna, ma la fiducia in quest’ultima porterà a una terribile disgrazia e al ritorno dei Druun.
Una notte, in un bar, un amico confessa al regista israeliano Ari Folman un suo incubo ricorrente: sogna di essere inseguito da 26 cani inferociti. Ha la certezza del numero perchè, quando l’esercito israeliano occupava una parte del Libano, a lui, evidentemente ritroso nell’uccidere gli esseri umani, era stato assegnato il compito di uccidere i cani che di notte segnalavano abbaiando l’arrivo dei soldati. I cani eliminati erano giustappunto 26. In quel momento Folman si accorge di avere rimosso praticamente tutto quanto accaduto durante quei mesi che condussero al massacro portato a termine dalle Falangi cristiano-maronite nei campi di Sabra e Chatila. Decide allora di intervistare dei compagni d’armi dell’epoca per cercare di ricostruire una memoria che ognuno di essi conserva solo in parte cercando di farla divenire patrimonio condiviso.
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