In una città americana, il caporedattore di un giornale appena acquistato dall’editore D. B. Norton, fa licenziare numerosi impiegati per “fare pulizia” di personale. Tra questi c’è Ann Mitchell (Barbara Stanwyck) che, prima di lasciare il posto, fa pubblicare per la sua rubrica la falsa lettera di un disoccupato disperato che minaccia di gettarsi dal palazzo del municipio a mezzanotte della vigilia di Natale. La lettera crea subito scalpore, i centralini del municipio vengono inondati di telefonate da parte di cittadini e datori di lavoro pronti ad “adottare” il misterioso John Doe. Attorno a quest’uomo così determinato nella sua disperazione cresce l’interesse della gente.
Per raggiungere il playboy che il padre le impedisce di sposare, ricca ereditiera scappa di casa. Tutti la cercano. Sul pullman New York-Miami fa amicizia con un giornalista che, pur di assicurarsi lo scoop finale, s’impegna a non tradirla. Proseguono il viaggio, litigando, ma s’innamorano. Una storia semplice per gente semplice. Fu il primo film a vincere 5 Oscar maggiori (miglior film, regia, attore e attrice protagonisti, sceneggiatura: di Robert Riskin dal racconto Night Bus di Samuel Hopkins Adams) e il primo a usare autobus e motel come sfondo. Una perfetta miscela di umorismo e sentimento, condita di molti particolari gustosi e di piccole gag tra cui, famosa, quella dell’autostop dove lei insegna a lui quanto sia più efficace una bella gamba che un pollice. Rifatto in chiave musicale con Eve Knew Apples (1945) e con Autostop (1956)
Messa in difficoltà dall’arrivo della figlia che ha mantenuto agli studi in Europa con i suoi sudati risparmi, facendole credere di essere una signora dell’alta società, Apple Annie, barbona che vende mele a un angolo di Times Square a New York, s’inventa “per un giorno” una vita da ricca con l’aiuto di un gangster generoso e dei suoi amici. Oggi può apparire una commedia datata che crede troppo nella favola che racconta, ma è un Capra a 18 carati per la perfezione senza crepe del meccanismo narrativo, il realismo poetico che lo impregna, la concertazione degli attori tra cui spicca l’infallibile M. Robson. Tratto dal racconto Madame La Gimp di Damon Runyon e sceneggiato da Robert Riskin, geniale complice del regista per tanti film, è forse il miglior Runyon portato sullo schermo. Rifatto dallo stesso Capra in Angeli con la pistola .
Due giovani di diversa condizione sociale si amano, ma non possono sposarsi a causa di un dissidio tra i rispettivi padri. Lei allora decide di andarsene; la famiglia di lui, ricca e intransigente, finirà col commuoversi. È il film che accredita Capra come uno dei grandi registi-autori del mondo. Poesia, umorismo, realizzazione dell’impossibile. I temi che poi verranno espressi, magari con maggiore spessore, nelle opere successive. Fu anche la grande occasione di James Stewart, trentenne, che da quel momento divenne uno dei divi di punta di Hollywood.
Un film di Frank Capra. Con Gary Cooper, Jean Arthur Titolo originale Mr. Deeds Goes to Town. Commedia, b/n durata 118′ min. – USA 1936. MYMONETRO È arrivata la felicità valutazione media: 3,88 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dal racconto Opera Hat di Clarence Budington Kelland. Un giovanotto di provincia eredita venti milioni di dollari, si trasferisce in città, decide di distribuirli ai poveri. I parenti cercano di farlo passare per matto. Una delle più classiche commedie di Capra, quella che gli fece vincere il 2° Oscar per la regia e l’unica in cui la lieta fine sembra completamente logica. Grazie a un’impeccabile sceneggiatura di Robert Riskin, questa favola da boy-scout non diventa una predica e non perde mai il suo swing. Una delle più divertenti scene di tribunale di tutto il cinema americano con un Cooper perfetto. Fece diventare di uso comune il termine “picchiatello” (pixilated).
Un film di Frank Capra. Con James Stewart, Claude Rains, Jean Arthur, Harry Carey, Edward Arnold. Titolo originale Mr. Smith Goes to Washington. Commedia, b/n durata 129 min. – USA 1939. MYMONETRO Mister Smith va a Washington valutazione media: 4,08 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Due politicanti hanno bisogno di un uomo di paglia che possa portare avanti, a Washington, una legge che favorirà certe speculazioni. La scelta cade su Mr. Smith (Stewart), uomo bonario, apparentemente condizionabile, forse anche un po’ sprovveduto. Eletto senatore Smith va a Washington. Una giornalista prezzolata fa in modo che venga sistematicamente distratto dalle situazioni. Ma l’uomo, nell’atmosfera epica della capitale, prende coscienza del suo ruolo e dimostra ben presto di non essere quello che tutti credevano. Si rende conto dell’imbroglio e comincia la sua battaglia personale contro gli speculatori. Naturalmente i marpioni gli rivoltano tutto contro; inventando ogni genere di calunnia, fanno apparire lui il disonesto. Ma Smith non demorde, con un lunghissimo discorso al Senato riesce a commuovere tutti, e quando cade svenuto, anche il suo più acerrimo nemico si arrende e confessa. Insieme a È arrivata la felicità, Arriva John Doe e La vita è meravigliosa, questo film è uno dei più rappresentativi della carriera di Capra, uno dei massimi autori del cinema.
Due vecchie pazzerelle fanno opere caritatevoli con vino di sambuco all’arsenico. Un fratello demente le aiuta a seppellire i cadaveri. Un classico della commedia nera. Come un testo teatrale (di Joseph Kesselring, 1941) riesce a diventare un film di irresistibile dinamismo e di buffoneria scatenata. Le vecchiette e Grant sono super, ma il coro dei caratteristi (Massey, Lorre, Alexander) non è da meno. L’uscita del film fu ritardata di quasi 2 anni per non danneggiare lo spettacolo teatrale, che nel frattempo aveva resistito in cartellone contro ogni previsione.
In volo verso Shangai per sfuggire ad una rivoluzione, un aereo inverte la rotta e mentre sorvola il Tibet precipita tra le nevi dell’Himalaya. A bordo, insieme a Robert Conway (Ronald Colman), affermato scrittore e diplomatico inglese, e a suo fratello George, ci sono un truffatore ricercato dalla polizia, un timido paleontologo e una ragazza disillusa, minata dalla tubercolosi. Il gruppo viene soccorso dal monaco tibetano Chang e condotto attraverso una lunga marcia per il più impervio dei sentieri, nella misteriosa valle di Shangri-la, resa fertile e rigogliosa da un clima straordinariamente mite. In questo incredibile paradiso terrestre, la gente vive a lungo, serena nel lavoro e nelle gioie della famiglia, senza conoscere rimpianto, odio o gelosia e senza bisogno di leggi. Conway intuisce di esservi stato portato deliberatamente ma ne ignora i motivi, finché il Grande Lama – lo stesso uomo che più di 200 anni prima scoprì la valle e ne educò gli indigeni -, ormai morente, non gli rivela di averlo prescelto come suo successore. Orizzonte perduto è spesso considerato un film enfatico, lento (non dimentichiamo, tuttavia, le concitate scene iniziali della fuga all’aeroporto, l’arrivo dell’aereo in un villaggio di guerriglieri, e il frenetico montaggio che riassume lo sconcerto del mondo per la scomparsa del diplomatico) e talora lezioso, estraneo alla vena poetica di Frank Capra. Gran parte delle riserve avanzate sul film poggiano sul paragone con le più spontanee e drammaticamente articolate commedie “rooseveltiane” incentrate sul dualismo tra umili e potenti (E’ arrivata la felicità, Mr. Smith va a Washington, Arriva John Doe, La vita è meravigliosa) alle quali è soprattutto legata la fama del grande regista. Privo di un vero protagonista nel quale lo spettatore medio possa riconoscersi ed identificarsi, il racconto si risolverebbe in un pregevole spettacolo per gli occhi ma non regalerebbe emozioni capaci di far volare la fantasia. Nata alla vigilia della seconda guerra mondiale, l’opera trova il vero significato nella sincera ispirazione – qualità che la fa durare e apprezzare nel tempo – che riversa nella descrizione della società utopistica, dove l’innocenza e la pace sono riconquistate, un monito contro ogni rigurgito nazionalistico ed ogni tentazione all’irrazionale. Sotto il profilo dei contenuti, Orizzonte perduto è necessariamente un affresco corale che deve sacrificare i personaggi e meccanismi dell’avventura (tematicamente il film è una rilettura del filone sulle civiltà superiori scomparse o nascoste al mondo caotico ed egoista) per parlare al cuore della gente.Candidato a 7 premi Oscar, il film ne ottenne due: il primo per la direzione artistica di Stephen Goosson e il secondo per il montaggio di Gene Havlick e Gene Milford. L’attore H.B. Warner (Chang) fu segnalato come migliore interprete non protagonista, ma il ritratto più memorabile è quello di Sam Jaffe nella breve e suggestiva apparizione del Grande Lama (“Padre Perrault” nell’edizione italiana). Stando agli aneddoti che si tramandano sul film, Frank Capra scoprì il romanzo di Hilton durante una sosta alla Union Station di Los Angeles e riuscì ad acquistarne i diritti per la riduzione cinematografica anticipando il regista King Vidor. Il set utilizzato per la sequenza dell’aereo immerso nella neve fu ricavato da un magazzino per merci surgelate, mantenuto a bassa temperatura così da ottenere una più realistica recitazione da parte degli attori. Nell’anteprima proiettata in una sala di Santa Barbara, il film iniziava con Ronald Colman che, recuperata la memoria, introduceva il racconto dello straordinario viaggio a Shangri-la.
A Bedford Fall il brav’uomo George Bailey, onesto e sfortunato, vuol togliersi la vita. Gli appare, nelle vesti di un simpatico vecchietto, il suo angelo custode e gli mostra come sarebbe stato il mondo se non fosse mai nato. È il film di Natale per eccellenza, uno dei capolavori del cinema sentimentale di tutti i tempi. L’americano R. Sklar scrisse che ha 2 registi: Frank Capra e Dio, realizzatore di miracoli nel film, ma anche autore di un film dentro il film. Stewart dà il meglio in un personaggio che passa dall’ottimismo al pessimismo più nero come la commedia passa dal comico all’incubo, dal documentario alla favola.
Gangster amico di una mendicante decide di aiutarla quando arriva in città sua figlia, convinta che la madre sia una signora. Remake di Signora per un giorno: quasi un omaggio di Capra a sé stesso. Fu il suo ultimo film. Grande passerella di caratteristi, tra cui Peter Falk che si guadagnò una designazione all’Oscar. Il look da finto film gangster è piacevole, ma manca l’autoironia. Il mestiere sostituisce il brio.
Un film di Frank Capra. Con Harry Langdon, Gladys Brockwell, Al Roscoe Titolo originale Long Pants. Commedia, durata 60′ min. – USA 1927. MYMONETRO Le sue ultime mutandine valutazione media: 3,25 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Muto. Indossati finalmente i suoi primi calzoni lunghi, il timido sognatore Harry perde la testa per una bella dissoluta dei quartieri alti e, per amor suo, tenta di uccidere inutilmente l’ingenua Priscilla, sua coetanea e vicina di casa. Langdon ha fatto film più divertenti, ma Long Pants (titolo italiano imbecille) fa macchia nella sua carriera per il carattere ibrido tra romance e commedia, con lampi di film noir e di cinema d’avanguardia. Sviluppa un tema che fu centrale nella narrativa nordamericana a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento: il conflitto tra innocenza ed esperienza, gentilezza della provincia e corruzione urbana.
Un film di Harry Edwards. Con Joan Crawford, Harry Langdon, Edward Davis Titolo originale Tramp Tramp Tramp. Comico, b/n durata 65 min. – USA 1926. MYMONETRO Di corsa dietro un cuore valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dopo aver interpretato numerosi cortometraggi, nel 1926 Harry Langdon arriva a interpretare il suo primo lungometraggio, Di corsa dietro al cuore, diretto da Henry Edwards e codiretto da un giovane Frank Capra che ne cura anche la sceneggiatura e la produzione.Il sodalizioCapra-Langdon sarebbe in seguito proseguito con La grande sparata e Le sue ultime mutandine. Nel film, al fianco del comico, all’epoca all’apice della popolarità, appare una giovane esordiente di appena 21 anni, destinata a divenire una delle stelle più sfavillanti e controverse di Hollywood, Joan Crawford. Harry (Langdon) partecipa a una maratona podistica da New York alla California per conquistarsi i favori di una ragazza, Betty (Joan Crawford), figlia dell’organizzatore della corsa. Dopo innumerevoli gag, per Harry arriverà con la vittoria anche la scoperta che Betty è già fidanzata.
Frank Sinatra nei panni di un simpatico tipo di fallito, buono come il pane e idolatrato dal figlioletto, ma incapace di provvedere a se stesso. Il fratello maggiore lo spinge a corteggiare una vedova che potrebbe risolvere i suoi problemi; lui esita, la vedova però gli toglierà ogni dubbio. Con l’approvazione del ragazzino.
Paul Bergot, soldato combattente in Belgio, e Mary Brown, americana, hanno una fitta corrispondenza epistolare durante la prima guerra mondiale, e finiscono con l’innamorarsi a distanza. Tornata la pace, Paul emigra e sbarca a New York col suo datore di lavoro, Zandow il Grande, artista circense pubblicizzato come “l’uomo più forte del mondo”, nonché uomo-cannone, e si mette alla ricerca di Mary, della quale non aveva più avuto notizie, armato solo di una sgualcita foto di lei.
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