Un film di Bernardo Bertolucci. Con Gérard Depardieu, Robert De Niro, Burt Lancaster, Sterling Hayden, José Quaglio. Titolo originale ATTO I. Drammatico, durata 315′ min. – Italia 1976. MYMONETRO Novecento – Atto I valutazione media: 4,29 su 34 recensioni di critica, pubblico e dizionari.Atto I: in una fattoria dell’Emilia crescono insieme Olmo, figlio di contadini, e Alfredo, erede del padrone, nati nello stesso giorno del 1900. Dopo i primi scioperi nei campi e la guerra 1915-18, il fascismo agrario dà una mano ai padroni. I due giovani si sposano. Atto II: negli anni ’30 le strade di Olmo e Alfredo si separano. Il primo, vedovo, fa il norcino e continua la lotta; il secondo si rinchiude nel privato. Il 25 aprile 1945 si processano i padroni, e i due si ricongiungono. Fondato sulla dialettica dei contrari: è un film sulla lotta di classe in chiave antipadronale finanziato con dollari americani; cerca di fondere il cinema classico americano con il realismo socialista sovietico (più un risvolto finale da film-balletto cinese); è un melodramma politico in bilico tra Marx e Freud che attinge a Verdi, al romanzo dell’Ottocento, al mélo hollywoodiano degli anni ’50. Senza evitare i rischi della ridondanza, Bertolucci gioca le sue carte sui due versanti del racconto.
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Regia di Bernardo Bertolucci. Un film Da vedere 2012 con Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Pippo Delbono, Veronica Lazar. Genere Drammatico, – Italia, 2012, durata 97 minuti. Uscita cinema giovedì 25 ottobre 2012 distribuito da Medusa. – MYmoro 3,30 su 75 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Lorenzo ha 14 anni e, come molti adolescenti, è scontroso, insofferente, perennemente isolato dalle cuffie che sembrano quasi iniettargli musica rock nel cervello. Quando la sua classe parte per la settimana bianca, lui mente alla madre, finge di aggregarsi ai compagni barricandosi invece nella cantina di casa armato di libri, generi di sostentamento e un formicaio chiuso in una teca. Ma la sua pace solitaria dura poco. All’improvviso irrompe Olivia, la sorellastra più grande, tossica arrogante e in crisi di astinenza che con la sua presenza sconvolge i piani e la vita di Lorenzo, costretto questa volta a confrontarsi con un’altra persona. Da tempo in sedia a rotelle, Bertolucci torna finalmente a dirigere dopo quasi 10 anni. Liberamente desunto dal romanzo breve (2010) di Niccolò Ammaniti, che l’ha sceneggiato con il regista, Umberto Contarello, Francesca Marciano e Barbara Melega, è forse il film più emotivo e indifeso di Bertolucci, che sceglie 2 giovani sconosciuti e li trasforma in personaggi vibranti che si stampano nella memoria. Indimenticabile il loro ballo sulle note di “Ragazzo triste”, la “Space Oddity” di David Bowie che per l’occasione canta in italiano. L’ottimo Cianchetti alla fotografia non ha puntato sul dinamismo danzante della cinepresa, ma su un chiaroscuro che trapassa dall’espressionismo al barocco, con veloci incursioni nell’astratto. Distribuito da Medusa.
Un film di Bernardo Bertolucci. Con Ugo Tognazzi, Vittorio Caprioli, Anouk Aimée, Victor Cavallo, Laura Morante. Drammatico, durata 110′ min. – Italia 1981. MYMONETRO La tragedia di un uomo ridicolo valutazione media: 3,54 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
A Primo Spaggiari, industriale caseario della Bassa Padana, si chiede, per il riscatto del figlio sequestrato da un gruppo di terroristi, un miliardo; quando il figlio viene dato per morto, Spaggiari escogita un piano truffaldino e utopistico per salvare il caseificio sull’orlo del fallimento. L’ultimo film di B. Bertolucci di ambiente italiano prima di Io ballo da sola (1996) è ricco di ossimori: è un giallo senza spiegazione; è un film sul terrorismo dove i terroristi sono invisibili; è angoscioso, ma percorso da momenti umoristici, fratture ironiche, colpi di vento trasgressivi; le immagini chiare e distinte di C. Di Palma sono al servizio di una storia che chiara non è; sta tutta sulle spalle di Tognazzi, attore comico che qui coinvolge e sconvolge, premiato a Cannes. Su una materia da romanzo “patetico” è un film “critico-comico”. Leggibile anche in chiave onirica, come variante sul tema dell’uccisione del padre. Invece di ucciderlo, il figlio cerca di togliergli quel che ha di più caro: l’azienda.
Regia di Bernardo Bertolucci. Un film Da vedere 1993 con Bridget Fonda, Keanu Reeves, Ying Roucheng, Chris Isaak, Alex Wiesendanger, Jo Champa. Genere Fantastico – Italia, 1993, durata 165 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: – MYmoro 3,36 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Film a 2 versanti: la favola moderna di Jesse, bambino nordamericano di Seattle che, scortato dal padre, è portato dal Lama Norbu nel Bhutan (versante sud dell’Himalaya) perché potrebbe essere il tulku , la reincarnazione del Lama Dorje, morto otto anni prima; e la favola antica del principe Siddharta Gautama (ca. 565-486 a.C.) detto il Buddha, il Risvegliato, che s’avvicenda con la 1ª, letta su un libro illustrato ora da questo, ora da quel personaggio. 1° film di Bertolucci senza conflitti drammatici, tormenti, trasgressioni. Se si toglie la lotta di Siddharta con Mara, dio del Male, non c’è una sola figura malvagia o antagonista. 1° suo film di bambini, sui bambini, per i bambini. È come se, per adeguarsi alla “via di mezzo” tra i due estremi del piacere e dell’ascetismo spinto di cui il Buddha fu un esempio, il regista avesse scelto una via stilisticamente e narrativamente intermedia, al di là dei conflitti drammatici. Persino la nascita di Siddharta è risolta in canto, con grazia delicata: il dolore esiste, ma superato e trasfigurato. Anche nel ricorso agli effetti speciali la sua cinefilia rifugge dall’esibizionismo della moderna tecnologia digitale: vicino più alla magia di Méliès che a Spielberg. Anche nella luce e nei colori, governati dalla maestria di Vittorio Storaro, c’è una ripartizione: freddi, grigiazzurri, quasi acciaiati a Seattle (Occidente); caldi, fastosi o festosi (col giallo-arancione che inclina al rosso-nero nelle scene finali di morte) nel Nepal e nel Bhutan (Oriente). Scritto con Rudy Wurlitzer, esperto di buddismo, e Mark Peploe. Musiche di Ryuichi Sakamoto, scene e costumi di James Acheson, montaggio di Pietro Scalia.
Regia di Bernardo Bertolucci. Un film con Stefania Sandrelli, Tina Aumont, Sergio Tofano, Ninetto Davoli, Pierre Clémenti. Cast completo Genere Drammatico – Italia, 1968, durata 105 minuti. Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 5 recensioni.
Giacobbe (Clementi), insegnante in un’accademia d’arte drammatica a Roma, si trova un altro “io” che compie in sua vece le azioni criminose o rivoluzionarie che egli vorrebbe, ma non sa compiere. Ispirato al romanzo giovanile Il sosia (1846) di Dostoevskij, è un film molto teorico nel suo carattere antinaturalistico e nel suo continuo passaggio dalla vita al cinema e viceversa, godardiano soltanto in marginali aspetti tecnici o aneddotici. Sono evidenti, invece, gli echi dell’espressionismo: il gioco delle ombre, l’uso della luce, l’abolizione del concetto di spazio tra interni ed esterni, la conformazione dell’inquietante casa-utero, abitata da Giacobbe e dal suo cameriere Petruschka (Tofano, nella sua ultima apparizione sullo schermo), motivo che sarà ripreso in Ultimo tango a Parigi . Film di contestazione e sulla contestazione, ma anche sull’impotenza rivoluzionaria. Le scene sono di Francesco Tullio Altan che si firma Jean Robert Marquis. Vi appaiono Giulio Cesare Castello, Ninetto Davoli, Giancarlo Nanni, Umberto Silva, Salvatore Samperi.
Regia di Bernardo Bertolucci. Un film Da vedere 1999 con David Thewlis, Thandie Newton, Massimo De Rossi, Claudio Santamaria, Paul Osul. Cast completo Genere Drammatico – Italia, Gran Bretagna, 1999, durata 93 minuti. – MYmoro 3,29 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
A Roma l’africana Shandurai si mantiene agli studi facendo la cameriera in casa di Mr. Kinski, pianista inglese. Per comprare la liberazione del marito di Shandurai, in carcere per ragioni politiche, Kinski vende i propri preziosi oggetti antichi, pianoforte compreso. Conquistata dalla sua generosa dedizione, la giovane contraccambia. 4° film d’amore di Bertolucci. Impregnato di musica (Alessio Vlad), è un film, tratto dal racconto The Siege dell’inglese James Lasdun, che inizialmente doveva essere diretto da Clare Peploe, moglie del regista. Il suo contributo è determinante in sede di sceneggiatura, ma anche nelle fasi successive per la riflessione sui limiti dell’arte e per la sua componente femminile (e femminista). Procede per opposizioni: Africa/Europa, povertà/agiatezza, vitalità/nevrosi, cantilena africana/pianismo europeo, cinema classico/moderno, leggerezza/intensità. Coinvolgente sul piano sonoro, specialmente nella 2ª parte, è geniale su quello spaziale e scenografico. Alla verticalità dei rapporti tra i due protagonisti nella fatiscente casa liberty (il portavivande, le scale) corrisponde lo sviluppo concentrico a spirale (la tromba delle scale, il vulcano all’inizio). C’è anche l’opposizione tra l’interno (la casa in vicolo del Bottino a Trinità dei Monti) e l’esterno (una Roma africana e monumentale, calata in una luce calda). Qualche inconveniente nel disegno delle psicologie dei personaggi e in certi stilemi di scrittura (il ralenti ): sono peccati veniali in un film libero e giovane, ricco di malia, invenzioni registiche, sequenze bellissime: l’aspirapolvere di Shandurai mentre Mr. Kinski compone, il concerto privato per i bambini. Nella colonna musicale Bach, Beethoven, Chopin, Coltrane, Cooder, Grey, Mozart, Scriabin. Fotografia di Fabio Cianchetti, montaggio di Jacopo Quadri. Un film giovane anche nei collaboratori. 3 Globi d’oro 1999 (stampa estera): film, regia, musica (A. Vlad). Grolla d’oro per la regia.
Un film di Bernardo Bertolucci. Con Michael Pitt, Louis Garrel, Eva Green, Robin Renucci, Anna Chancellor. Titolo originale The Dreamers. Drammatico, durata 130 min. – Italia, Gran Bretagna, Francia 2003. MYMONETRO The Dreamers – I sognatori valutazione media: 2,97 su 57 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Mentre i genitori sono in vacanza, Isabelle e suo fratello Theo invitano Matthew, un giovane americano appena conosciuto, a casa loro. Durante la convivenza, i tre ragazzi sperimentano un codice di comportamento e esplorano le proprie emozioni e pulsioni erotiche.Bertolucci rivisita il ’68 e lo fa con una ricercatezza di stile che sfiora il manierismo. Per chi ha amato un film altrettanto attento a ogni minimo segno portato sullo schermo sembrerà quasi contraddittorio parlare qui di manierismo. Invece di questo si tratta. Se “Ultimo tango” sembrava ormai alle spalle la sua ossessione ritorna. Con in più il raffinato ammiccamento cinefilo che fa sì che il terzetto che si forma trova il primo collante proprio nella passione per il cinema di qualità. Peccato però che lo sfondo di questo sottile gioco al massacro erotico sia il ’68. Sul quale emerge una posizione che farebbe nascere sotto i polpastrelli la parola ‘reazionaria’ se i tempi non fossero cambiati. I gemelli di Bertolucci hanno bisogno di un sasso che spacca una finestra e di un giovane americano tanto ‘puro’ quanto pragmatico e utopista al contempo, per rendersi conto che ‘fuori’ sta capitando qualcosa di assolutamente nuovo che travalica la rappresentazione della realtà offerta dal cinema. Bertolucci torna a raccontare di un mondo medio borghese che ben conosce ma che non è rappresentativo del ’68 e delle sue rivolte politiche e sessuali. C’erano anche loro, è vero, e probabilmente oggi stanno dall’altra parte ma il film non lo dice. Preferisce attardarsi sui giovani corpi nudi lasciando spazio a una frigida ricerca estetica. Per molti di quelli che non c’erano è una lettura consolatoria fatta da un Maestro che forse ha dimenticato i veri, per quanto confusi, sogni di quella generazione.
Un film di Carlo Lizzani, Jean-Luc Godard, Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini. Con Nino Castelnuovo, Ninetto Davoli, Julian Beck, Tom Baker. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 100′ min. – Italia 1969. MYMONETRO Amore e rabbia valutazione media: 2,28 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nato come Vangelo ’70, privato dell’episodio ipertrofico di V. Zurlini che diventò Seduto alla sua destra. Con “L’indifferenza” Lizzani rilegge la parabola del buon samaritano in chiave di neorealismo stradale. In “L’agonia”, con J. Beck e la compagnia del Living Theatre, Bertolucci ribalta la parabola del fico sterile in un originale esercizio stilistico tra cinema, mimo e teatro d’avanguardia. Con “La sequenza del fiore di carta” Pasolini si serve di N. Davoli on the road per una metafora sull’impossibilità dell’innocenza. In “L’amore” di Godard, parafrasi politica alla Brecht della parabola del figliol prodigo, Castelnuovo impersona la Rivoluzione e la Guého la Democrazia: i due si amano, ma non possono convivere. In “Discutiamo, discutiamo…” Bellocchio e un gruppo di studenti dell’Università di Roma dissertano in toni grotteschi sulla scuola di classe e la contestazione studentesca. Finanziata dall’Italnoleggio, è una curiosa operazione di sperimentazione linguistica.
Un film di Bernardo Bertolucci. Con Debra Winger, John Malkovich, Campbell Scott, Veronica Lazar, Nicoletta Braschi. Titolo originale The Sheltering Sky. Drammatico, durata 138 min. – Italia, Gran Bretagna 1990. MYMONETRO Il tè nel deserto valutazione media: 3,77 su 15 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Due giovani coniugi americani e un loro amico si recano nel Nord Africa. Partendo da Tangeri percorrono un lungo itinerario che li porta nei luoghi dove l’Africa è più ostile. Il viaggio rappresenta una vera e propria traversata della loro esistenza. Mette a nudo l’inconsistenza di una vita senza scopi. Il film è tratto da un romanzo di Paul Bowles, che compare nel ruolo di testimone della vicenda. Ed è proprio a lui che nel finale si rivolge alla donna. Il vecchio conclude con queste parole: “…Quante altre volte guarderete levarsi la luna?… Forse venti. Eppure, tutto sembra senza limite…”.
Sembra soprattutto che i protagonisti, partendo da presupposti basati sulla decadenza della cultura occidentale, si trovino schiacciati dalla incomprensibilità di una regione che al contrario vive la propria cultura nella fisicità che la radiosa asprezza del clima impone. Un abisso. Un’utopia che l’arroganza culturale non riesce a raggiungere. La sconfitta giunge prima nel corpo per poi diffondersi nel mistero della morte. Bernardo Bertolucci ancora una volta si finge autore impegnato. Sceglie un testo di difficile decifrazione. Ricorre alla strepitosa capacità di rappresentare ciò che non è rappresentabile. Personaggi odiosi, da guardare con sospetto dopo le prime battute. Una ricerca maniacale di uno stile letterario più che cinematografico. Parole vane. Personaggi dimenticabili. Ogni sequenza sembra il trailer della successiva. Resta la fotografia di Storaro, anch’essa prevedibile con alcune incursioni nell’immaginario pubblicitario più vicino ai baci Perugina che non alle morenti pagine di Bowles. Bertolucci non ama i suoi personaggi e li priva così della segreta poesia che è presente in ogni confessione. Una fama, quella di Bertolucci, giustificata dalla sua capacità di manipolare grandi budget, al servizio di padroni un po’ snob, come sanno essere gli americani quando affrontano la cultura. Per ora è ancora e solo il regista de Il conformista.
Un film di Bernardo Bertolucci. Con Adriana Asti, Allen Midgette, Francesco Barilli, Morando Morandini, Giuliana Calandra Drammatico, b/n durata 100 min. – Italia 1964.
Un ragazzo di agiata famiglia ma di idee rivoluzionarie decide di abbandonare il mondo in cui ha sempre vissuto e con esso la sua fidanzata. Dopo una breve relazione con una giovane zia e un periodo di profondo sconvolgimento ideologico complicato dal suicidio di un amico, si arrende e torna in seno alla famiglia.
Un film di Bernardo Bertolucci. Con Jill Clayburgh, Tomas Milian, Roberto Benigni, Fred Gwynne. Drammatico, durata 140′ min. – Italia, USA 1979. – VM 14 – MYMONETRO La luna valutazione media: 3,04 su 18 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dopo la morte del secondo marito, cantante italoamericana parte da New York per l’Italia col figlio adolescente Joe, quasi alla ricerca delle proprie radici, cercando vanamente di proporle a Joe perché ci si aggrappi. A Roma scopre che il ragazzo si droga e, nel disperato tentativo di recuperarlo, ha con lui un rapporto incestuoso. Incontro finale col padre del ragazzo. Film sul rapporto madre-figlio e sulla pulsione incestuosa che ne è il sottofondo fantastico, è fondato sul tema della mancanza (della figura paterna, ma anche materna, dunque dell’amore) e sul giuoco di specchi tra realtà e finzione, vita e spettacolo nelle forme del melodramma lirico (G. Verdi). La sua tessitura melodrammatica, che sfocia nell’appassionata conclusione di canto spiegato, ha il suo contrappunto in una corposa dimensione umoristica e ironica cui, forse, hanno contribuito Clare Peploe in sceneggiatura e J. Clayburgh, attrice di commedia. I suoi difetti sono per eccesso: sconfinamenti, fratture, accensioni liriche, sperperi romantici, rimandi simbolici troppo ostentati. Edizione originale bilingue. Dedicato a Franco (Kim) Arcalli, collaboratore e montatore del regista, morto nel 1978.
Regia di Bernardo Bertolucci. Un film con Marisa Solinas, Allen Midgette, Giancarlo De Rosa, Alfredo Leggi, Gabriella Giorgelli. Cast completo Genere Drammatico – Italia, 1962, durata 100 minuti. – MYmoro 3,25 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Uccidono una mondana in riva al Tevere. La polizia comincia a tartassare le persone (ruffiani, ladri, ragazzi di vita) viste sul luogo nelle ore dell’omicidio. Accusati da un vagabondo, due minorenni sono presi dal panico e scappano. Nella fuga uno muore. Il vero colpevole verrà scoperto solo alla fine. Esordio del ventitreenne Bertolucci, sotto l’ala di Pasolini.
Un film di Bernardo Bertolucci. Con Marlon Brando, Maria Schneider, Maria Michi, Giovanna Galletti, Gitt Magrini. Drammatico, durata 132 min. – Italia 1972. MYMONETRO Ultimo tango a Parigi valutazione media: 3,98 su 47 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un uomo, rimasto vedovo della moglie suicida, si aggira per Parigi in preda a una irrefrenabile malinconia, dovuta, oltre che alla perdita della sua compagna, a un passato confuso e alla perdita della giovinezza. L’incontro con una giovanissima ragazza borghese e il loro fulmineo rapporto sessuale cambierà la vita di entrambi. Ma l’uomo sembra imprigionato in una sorta di ossessione erotica, che solo in un primo tempo è condivisa dalla giovane. Quando scemerà l’interesse della ragazza per quel rapporto senza futuro, questa ucciderà il suo amante. Film discusso ma non discutibile, Ultimo tango a Parigi reca l’impronta di quello che può essere considerato il vero autore del film: Marlon Brando. Bertolucci non sarà mai più così sincero e ossequiente con la storia che racconta. A supporto di questa tesi resta il fatto che quando Brando è assente il regista cerca di reimpadronirsi della storia con uno stile “Truffaut” fastidioso e ingiustificabile. La presenza di Jean-Pierre Léaud è in tal senso indicativa. Il solo modo di non essere travolto da Brando era quello di mettersi al servizio delle studiate improvvisazioni del geniale attore. E Bertolucci lo ha fatto, sia pure con qualche sofferenza. Il risultato è un film ibrido ma entusiasmante. Quando il film fu distribuito era già stato preceduto dalle cronache scandalistiche, che avevano speculato su alcune sequenze di grande impatto erotico, per allora. In seguito abbiamo visto ben altro. E in quelli che si possono considerare anni contraddittori e che vengono denominati secondo i casi, anni di piombo, di restaurazione e altre definizioni pseudo storico-sociali, il film venne ritirato e i negativi distrutti; tutto con un furore da inquisizione. Per fortuna si salvò qualche copia, e ora il film viene venduto e svenduto anche nei supermarket, assieme alla nutella. E il furore scatenato dalla presunta empietà della pellicola, dov’è?
Regia di Bernardo Bertolucci. Un film Da vedere 1970 con Alida Valli, Giulio Brogi, Tino Scotti, Franco Giovanelli, Pippo Campanini. Genere Drammatico – Italia, 1970, durata 110 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: – MYmoro 4,19 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Athos Magnani, figlio e omonimo di un eroe antifascista, torna trent’anni dopo a Tara, il suo natio paese della Bassa, e, scoperta la verità sulla morte del padre, non può più uscirne. Ispirato a Tema del traditore e dell’eroe di Jorge Luis Borges, è una favola problematica e labirintica dell’ambiguità, leggibile a due livelli, politico e psicanalitico, è un’altra interrogazione di B. Bertolucci su sé stesso, sulla sua condizione di intellettuale borghese e marxista. In bilico tra realtà e irrealtà, impressionismo e surrealismo, lievito di follia e concretezza padana, sfocia alla fine in una dimensione onirica. Il ballo all’aperto al ritmo di Giovinezza è una pagina d’antologia, e non è la sola. Il tutto calato nella luce magica di Vittorio Storaro, con richiami a Magritte. Girato a Sabbioneta (MN). Prodotto dalla RAI.
Regia di Bernardo Bertolucci. Un film Da vedere 1987 con Peter O’Toole, John Lone, Joan Chen, Ryuichi Sakamoto, Dennis Dun, Lisa Lu. Cast completo Genere Drammatico, – Italia, 1987, durata 163 minuti. Uscita cinema martedì 10 settembre 2013 distribuito da Videa. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 4,26 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Melodramma in 2 parti, è la storia vera di Pu Yi che nacque (1906) imperatore e morì (1967) cittadino qualsiasi della Repubblica Popolare Cinese. Tragitto di un uomo dall’onnipotenza alla normalità, dal buio della nevrosi alla luce della quotidianità, ma anche parabola di un attore coatto, di qualcuno costretto – bambino dai compatrioti, adulto dai giapponesi invasori – a recitare una parte che, in fondo, gli piace. Cinema alla grande e talvolta grande cinema. Nella 1ª parte, la più operistica, bloccata nella Città Proibita di Pechino, il regista deve aggirare le trappole del colossal in costume, nella 2ª gli ostacoli rigidi della biografia. Il film più armonioso di B.B. e, forse, con Piccolo Buddha , il più accademico. La voce di Lone è di Giancarlo Giannini. 9 premi Oscar: film, regista, sceneggiatura (con Mark Peploe e Enzo Ungari, basata sulle memorie di Pu Yi e su quelle di Reginald Johnstone, il suo precettore scozzese), fotografia (V. Storaro), montaggio (G. Cristiani), musica (Ryuichi Sakamoto, David Byrne e Cong Su), scenografie (Ferdinando Scarfiotti, Osvaldo Desideri, Bruno Cesari), costumi (James Acheson), sonoro (Bill Rowe, Ivan Sharrock). César in Francia (miglior film straniero) e Globo d’oro a New York (miglior film dell’anno). Nel 1998 B.B. autorizzò una nuova versione di 219 minuti.