Un film di Alejandro Agresti. Con Keanu Reeves, Sandra Bullock, Dylan Walsh, Shohreh Aghdashloo, Christopher Plummer. Titolo originale The lake house. Drammatico, durata 105 min. – USA 2006. uscita venerdì 23 giugno 2006. MYMONETRO La casa sul lago del tempo valutazione media: 2,94 su 114 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Kate (Sandra Bullock) e Alex (Keanu Reeves) vivono nella stessa casa ma non si sono mai visti. L’unica via che hanno per comunicare è la cassetta della lettere, che veicola la loro relazione epistolare. Tutto ciò sarebbe impossibile se non vivessero in spazi temporali differenti. Kate nel 2006, Alex nel 2004.
Ispirato a un film coreano del 1998 (Il mare) l’opera di Alejandro Agresti è una commedia sentimentale al limite del metafisico, che analizza la ricerca dell’amore angelicato, conservandone l’aspetto terreno benché temporalmente non allineato. Per procedere alla visione non bisogna assolutamente verificare i rapporti causa-effetto fra passato e futuro (il presente non esiste), per non rischiare di perdere di vista il significato più profondo della storia. Allo spettatore viene chiesto, quindi, di non credere, per poter credere (in questo caso) a quell’amore che nella vita si presenta una volta sola in un tempo ben definito, e che si deve essere capaci di non lasciare andare. Il regista, che prosegue il discorso sugli “amori a distanza” iniziato in Tutto il bene del mondo (in quel caso la lontananza era spaziale), descrive la storia asservendosi ai due protagonisti e alla logica sentimentale hollywoodiana. Pur mantenendo una modalità espressiva epistolare, Agresti riempie però gli spazi con una logica patinata da videoclip che a volte finisce per infastidire.
Le belle facce di Reeves e della Bullock, sufficientemente segnate per manifestare il disagio esistenziale dei protagonisti, guidano la storia, invece di conferirle valore, la livellano, la appiattiscono, facendo credere che l’amore esiste perché esiste S.Valentino. La casa sul lago del tempo è un’occasione persa, un’idea male intesa, che però vale la pena di vedere; soprattutto se si crede che un rimorso sia meglio di un rimpianto e che per giudicare si debba vivere. E, se si parla di cinema, osservare.