Versione in chiave musicale del film precedente riscritta da Moss Hart. 1° film a colori e in Cinemascope di Cukor, e uno dei suoi più costosi (4 milioni e mezzo di dollari, cifra altissima per l’epoca). 1° personaggio drammatico per J. Garland dopo 4 anni di assenza _ professionalmente out _ che rivela eccezionali doti di attrice, cantante, mima, ballerina. Una stella muore, un’altra nasce: viva il cinema! Apoteosi dello star system: “Il film rivela cosa c’è dietro” (E. Comuzio). Tagliato dalla Warner (anche se Sidney Luft, il produttore principale, era il 3° marito della Garland) e sottovalutato dalla critica del tempo, è un film straordinario a vari livelli tra cui, oltre a quello musicale, quello figurativo.
Un film di Sidney Lumet. Con Diana Ross, Michael Jackson, Nipsey Russell, Ted Ross, Mabel King. Titolo originale The Wiz. Commedia musicale, Ratings: Kids+13, durata 133 min. – USA 1978. MYMONETRO I’m Magic valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Tratto dal libro e dalla commedia musicale di L. Frank Baum, la storia di Dorothy (Diana Ross) nel fantastico mondo di Oz insieme ai suoi amici: lo spaventapasseri (un non ancora famoso Michael Jackson), l’uomo di latta e il leone. Il film è il più costoso musical mai realizzato, ma non regge il confronto con Il mago di Oz di Fleming (’39) con la quindicenne Judy Garland.
Sulle frizzanti musiche di Cole Porter si svolge la storia di un pirata che si finge governatore, di un attore che si finge pirata e di una ragazza che vive sognando il mare, ama il pirata come un mito e poi sposa l’attore. Uscito sui nostri schermi con ben 32 anni di ritardo, il film è l’adattamento di una commedia (1942) di S.N. Behrman piuttosto insignificante. Kelly e Garland si scatenano in una cornice scenografica eccentrica e raffinata. Almeno 3 sequenze di balletto memorabili per l’impiego dello spazio: l’esibizione nella piazza di Puerto Sebastian, “Mack the Black” e “Be a Clown” che riassume la filosofia del film.
Edit 26/2/24 sostituita versione satrip con bdrip 720p
Dal romanzo (1966) di Jacqueline Susann (che appare nella particina di una giornalista): tre giovani donne arrivano a New York dalla provincia per far carriera nel mondo dello spettacolo. Pene e guai per tutte. Tremendo melodramma al femminile di grande successo e piccole virtù. Tra le interpreti la povera Tate, assassinata nel ’69, e la brava Hayward che sostituì all’ultimo momento Judy Garland. S’intravede anche Richard Dreyfuss. Rifatto per la TV nel 1981.
In un ospedale per bambini handicappati c’è chi vorrebbe curarli con l’amore e chi invece con il metodo energico. La contaminazione tra l’apostolato sociale e lo spettacolo, con un occhio al messaggio e l’altro alla cassetta, dà risultati stridenti e contraddittori. È uno dei 2 tentativi che, dopo Ombre (1959), Cassavetes fece per mettersi in riga con Hollywood. Col successivo Volti (1968) riprese la sua libertà creativa.
2 settembre 1945. Mentre l’America festeggia la resa del Giappone a Times Square, il sassofonista Jimmy Doyle (Robert De Niro) e la cantante Francine Evans (Liza Minnelli) si incontrano per la prima volta. Di lì a poco i due inizieranno una relazione sentimentale tumultuosa e piena di incomprensioni. Quasi ognuno dei grandi registi che si sono imposti nella storia del cinema a partire dagli anni 70- tra cui Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, William Friedkin, Michael Cimino– agli occhi della critica hanno almeno una Waterloo personale. Nel caso di Scorsese il primo grande (ingiusto) flop di pubblico e critica è il sontuoso New York, New York. Nel 1976 il regista reduce dal successo ottenuto per i suoi precedenti tre film (Mean Streets, Alice non abita più qui e Taxi driver), riprendendo un soggetto rimasto incompiuto di Earl Mac Rauch, era in procinto di realizzare il suo progetto successivo, tributo e decostruzione del periodo d’oro del musical targato MGM e Warner Bros. Ispirato ai classici del genere (di registi del calibro diBusby Berkeley e Vincente Minnelli) ne rovescia allo stesso tempo le convenzioni. L’approccio stilistico è infatti rappresentato dallo scontro tra realtà cinematografiche incompatibili, abbracciando l’artificialità dei teatri di posa ma facendovi muovere e vivere dei personaggi intensi e ambigui, lasciando spazio a un nuovo modo di concepire la vita, di guardare e analizzare emozioni. Ad aiutarlo nella linea di demarcazione tra vecchia e nuova Hollywood è Liza Minnelli. La sua presenza ha reso omaggio ai musical diretti da suo padre e interpretati da sua madre, Judy Garland (specialmente È nata una stella, dalle non poche somiglianze con New York, New York) e allo stesso tempo rappresentò il moderno musical hollywoodiano (vincitrice nel 1972 dell’Oscar come miglior attrice per Cabaret). Le riprese si rivelarono lunghe e faticose. L’ampia facoltà d’improvvisazione lasciata agli attori finì per prolungare il calendario delle riprese e il budget ne risentì inevitabilmente. Si trattava inoltre di un momento delicato per la vita del regista, segnato dalla dipendenza da cocaina e dalla fine del suo secondo matrimonio con la sceneggiatrice Julia Cameron. Quante parole possono pensare di descrivere questa pellicola? Troppe. Forse: ambiziosa, audace, affascinante, fraintesa.
Le avventure della piccola Dorothy e del suo cagnolino Totò in un mondo fantastico in cui sono stati trasportati da un ciclone. In compagnia di tre simpatici amici, il leone, lo spaventapasseri e l’omino di ferro.
Una coppia di ballerini entra in crisi quando lei decide di diventare attrice drammatica. Dieci anni dopo il film sui Castle, Fred torna a far coppia con Ginger (che sostituì Judy Garland) e fa rivivere l’antica magia anche se le gambe di entrambi sono un po’ arrugginite. L’eleganza della regia riscatta la storia un po’ risaputa.
Il celebre Ziegfeld sta per lanciare tre fantastiche ragazze in una grande rivista. Quale delle tre avrà successo? Mediocre commedia divisa in sketch. Né la voce di J. Garland, né il sessappiglio di L. Turner e di H. Lamarr, né la simpatia di Stewart, né le coreografie di Busby Berkeley possono salvarla dalla mediocrità.
Un film di George Sidney. Con John Hodiak, Judy Garland, Angela Lansbury, Ray Bolger, Preston Foster Titolo originale The Harvey Girls. Avventura, Ratings: Kids+13, b/n durata 101 min. – USA 1946. MYMONETRO Le ragazze di Harvey valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una ragazza si è fidanzata, tramite lettera, con uno sconosciuto e lo raggiunge per sposarlo. Quando si accorge che è un uomo rude e privo di istruzione, rinuncia al proposito e si accorda con alcune giovani per impiantare un ristorante. Una collega gelosa glielo incendia e lei ritiene responsabile l’uomo che ama, proprietario anch’egli di un ristorante. Poi la rivale dice la verità e tutto si accomoda. View full article »
Saint Louis (Missouri), estate del 1903. La quieta vita della famiglia Smith (genitori, quattro figlie, un figlio, un nonno e la governante) è turbata dall’annuncio del capofamiglia avvocato che ha deciso di trasferirsi a New York. 3° film di Minnelli, il primo a colori e il migliore del suo primo periodo, benché diretto per sostituire George Cukor. Meno sentimentale di quel che sembra, questa deliziosa commedia con canzoni e balli (coreografie di C. Walters) è un omaggio nostalgico alla famiglia, all’America provinciale e ai suoi valori. La raffinata cornice e la sapiente rievocazione d’epoca (apogeo nella scena conclusiva dell’Esposizione Mondiale) non schiacciano i personaggi. Spiccano la Garland e la piccola O’Brien (Oscar speciale per la migliore attrice bambina) al centro della bella sequenza notturna di Halloween. Musica di prim’ordine.