Il tenue filo che lega i nove episodi del film è costituito da un rivenditore di libri usati che presenta alcuni volumi. Per ognuno Blasetti ha saputo trovare la giusta chiave narrativa, ben sostenuto da un gruppo di attori di prim’ordine.
La guerra partigiana a Genova e nell’Appennino ligure fino al passaggio dei repubblichini tra le file dei partigiani. Realizzato in formula cooperativa, il 1° film di Lizzani è apprezzabile per le intenzioni più che per i risultati. Un po’ troppo didattico, ha qualche momento efficace. Lollo spaesata. Giuliano Montaldo appare nel ruolo del commissario Lorenzo.
Il tema dell’egoismo diventa, per lo scrittore impegnato a svolgere un’indagine sull’argomento, un’occasione di riflessione e di introspezione. Comprenderà, alla fine del suo lavoro, che la vita va vissuta in funzione degli altri.
Dal romanzo (1967) di Ercole Patti: irrequieto e incompreso adolescente s’innamora focosamente della zia, sposata e senza figli, che lo contraccambia distrattamente per combattere la noia. Turco si barcamena non male, la zia sgarzolina-Lollobrigida porta in giro una faccia, la fotografia di Nannuzzi è bellissima, Ferzetti si fa notare, ma il film è inamidato.
Giovane compositore di provincia evade dalla triste realtà quotidiana viaggiando in sogno attraverso i secoli e trovandovi belle donne innamorate finché si accorge che la felicità è a portata di mano. Clair voleva soltanto “divertire e far sorridere”. Ci riesce. Non è il suo film migliore, ma il più paradigmatico. E c’è Philipe, fulgido emblema di giovinezza.
L’ultimo film di King Vidor, uno stanco kolossal girato in Spagna con un cast italo-americano sugli amori del re biblico e della fascinosa regina araba.
Quattro sbandati fanno una rapina allo stadio portando via tutto l’incasso di una partita di calcio. Interviene la polizia. È uno dei meno riusciti film del primo periodo di P. Germi. Debole nelle scene d’azione, frana e si disperde per un sovraccarico di moralismo edificante.
A Sagliena, paesino dell’Italia centrale, il nuovo maresciallo dei CC mette gli occhi su Maria – orfana e povera, detta la Bersagliera, innamorata di un carabiniere veneto – e fa la corte alla levatrice Anna. Campione d’incassi della stagione 1953-54, Orso d’argento a Berlino 1954, rilanciò De Sica caratterista, sanzionò la Lollobrigida, che ebbe il Nastro d’argento; fu il 1° successo di Comencini. È, insieme, il trionfo dell’Arcadia e della commedia dell’arte con le sue maschere, la versione spuria e furba di Due soldi di speranza (1951) di Castellani con cui ha in comune lo sceneggiatore Ettore M. Margadonna.
Per sposare la levatrice, che è una ragazza madre, maresciallo deve dare le dimissioni. Si rifà vivo, però, il seduttore. Intanto la Bersagliera ha un amore contrastato con carabiniere. Seguito, altrettanto fortunato per successo di pubblico, della commedia strapaesana, con risvolti di amarezza e satira sociale, inventata da Margadonna che qui ha l’aiuto di Eduardo De Filippo. 2° campione d’incasso della stagione dopo Ulisse di Camerini.
Un ladro ritrova in circostanze fortuite la donna che lo ha derubato di un cospicuo bottino. Sua complice in un nuovo colossale furto, lo inganna ancora una volta ma viene fatta prigioniera insieme a lui e ad altri complici dai ribelli messicani. Quando escono di prigione c’è una ricompensa governativa da dividere; la furba donna, però, per l’ennesima volta, si impadronisce di tutto scappando con un nuovo compagno.
Da un romanzo di Catherine Arley: con la complicità di una bella infermiera giovanotto spregiudicato cerca d’impadronirsi, anche col delitto, dell’eredità di un vecchio e ricco zio invalido. Incursione, riuscita a metà, nel territorio di Hitchcock con un film di suspense psicologica. Richardson una spanna sopra ai 2 protagonisti.
Clara Manni, ex commessa diventata una divetta del cinema commerciale, sposa con riluttanza un produttore al quale chiede di poter interpretare un film su Giovanna d’Arco. Il film è un fiasco e per aiutare il marito a risollevarsi prende parte a un film mediocre ma redditizio, poi divorzia. 2° lungometraggio di M. Antonioni che riesce soltanto in parte a descrivere il mondo del cinema, analizzandone la mercificazione, la precarietà, il mediocre cinismo. Lo schema narrativo è ancora melodrammatico, ma sono le decantazioni, le diramazioni, i prolungamenti, i modi di costruzione dell’inquadratura, gli sfondi figurativi che contano. È una tipica opera di transizione tra il vecchio e il nuovo. Giudicandolo troppo autobiografico, Gina Lollobrigida rifiutò la parte. Grolla d’oro per A. Checchi.
Paesino al confine con la Iugoslavia è diviso in due dalla Commissione Internazionale dei Territori. Alla popolazione l’ardua scelta. “Un film dalle ambizioni nettamente sproporzionate per uno Zampa non ancora arrivato al massimo delle proprie possibilità creative” (F. Di Giammatteo). Macchiettistico. G. Lollobrigida con la voce di Lidia Simoneschi. I critici Callisto Cosulich e Tullio Kezich appaiono nei ruoli di un ufficiale sovietico e di un tenente iugoslavo.
Una bella vedova torna dall’America al paese natio. Molti uomini la corteggiano, ma lei sposerà proprio l’unico che le ha sempre dimostrato indifferenza e che si è accorto, quando sta per perderla, di esserne innamorato.
È la storia, con molte concessioni alla fantasia, di Lina Cavalieri, cantante del secolo scorso, celebre più per la sua bellezza che per le sue doti canore. In questo film Gina Lollobrigida, che iniziò la sua carriera artistica sognando di diventare una cantante lirica, dà sfoggio delle sue qualità canore.
Un film di Robert Mulligan. Con Rock Hudson, Gina Lollobrigida, Sandra Dee, Bobby Darin, Walter Slezak. Titolo originale Come September. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 112′ min. – USA 1961. MYMONETRO Torna a settembre valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Abituato a passare le vacanze in Italia, ricchissimo americano fa due spiacevoli scoperte: la sua villa è usata, in sua assenza, come albergo e la sua amante italiana sta per sposarsi.Non è uno dei migliori film del regista di Quell’estate del ’42. Il tema del distacco tra due generazioni non è sviluppato a dovere. 1° film del cantante rock B. Darin.
Dopo una delusione d’amore, Adriana si dà alla prostituzione. La salva un giovane antifascista che, arrestato, fa la spia e s’uccide. Adriana, incinta, si ritrova sola. Del torbido e denso romanzo (1937) di A. Moravia è rimasto un digest drammatico, a volte melodrammatico, ora sciatto ora languido, incerto nei toni, con personaggi sfocati. Manca l’aria dell’epoca.
In un villaggio della Corsica vige un’usanza secondo la quale nelle osterie si elegge un capo che, per la durata di una bevuta, ha il diritto di giudicare gli astanti senza che questi possano replicare. Allo stesso modo, in paese, un riccone locale detta legge sulla vita altrui scavalcando l’autorità costituita.
Un militare spagnolo viene degradato per avere lasciato fuggire una donna arrestata per rissa. Quando la trova, ne diviene l’amante, uccide un ufficiale al quale la donna dava eccessiva confidenza e scappa sulle montagne associandosi ad alcuni briganti che assaltano le diligenze. Dopo una fortunata rapina, egli vorrebbe partire per l’America per ricominciare una nuova vita con l’amante che, ora invaghitasi di un torero, lo vuole però abbandonare. Infuriato per questo voltafaccia, lo spagnolo l’ammazza ed è a sua volta ucciso dalle guardie che lo inseguivano. Ennesimo rifacimento della Carmen.