Un agente della polizia deve debellare un’organizzazione di contrabbando, guidata da un avido affarista e da un vecchio aviatore americano alcolizzato. Innamoratosi della moglie di quest’ultimo, viene fatto oggetto di tentativi di corruzione da parte dei contrabbandieri, ai quali però resiste, riuscendo a portare a termine vittoriosamente la sua missione. Intanto l’ex aviatore è rimasto ucciso dal capobanda: vedova e poliziotto possono così andarsene insieme
Da una commedia di David Berry: da mezzo secolo due anziane sorelle vedove passano l’estate in un cottage sulla costa del Maine. Ricevono le visite di un’amica estroversa e malignazza, di un vecchio gentiluomo russo e di un energico idraulico. Con un quartetto d’attori che compendia la storia e la memoria del cinema (il più giovane è Price, 1911) un film dove la vita scorre piana come in una fotografia sbiadita: non una stecca, non un eccesso, non un attimo di noia anche se, come si dice, non succede niente. Ultimo film di L. Gish.
L’ispettore Bellaver (Alfred Marks) indaga su una serie di strani delitti e, dopo un lungo inseguimento in auto, riesce a catturare l’omicida. Ammanettato all’auto, l’assassino si libera tranciandosi di netto una mano. Poi fugge dal misterioso dottor Browning (Vincent Price) e finisce nell’acido autodistruggendosi. Nel frattempo un oscuro complotto politico si sta organizzando in un’altra nazione sotto la guida di Konratz (Marshall Jones), che non esita a uccidere il maggiore Benedek (Peter Cushing). Browning sta cercando di costruire un essere superumano con parti di esseri viventi e l’omicida era il risultato di un esperimento. Entra in scena Fremont (Christopher Lee), capo dell’Intelligence britannica e decisamente ambiguo. Thriler horror fantascientifico di grandi ambizioni, è diretto con concitazione e ricercatezza da un Gordon Hessler all’apice delle possibilità e con una grande voglia di innovare l’ingessato mondo dell’horror britannico che stava attraversando una fase stagnante (Michael Reeves escluso). La trama, basata su un romanzo di Peter Saxon, è fortemente caratterizzata dallo stile funambolico e criptico dello sceneggiatore Christopher Wicking, che gioca con vari generi facendone un mélange ardito, dalla struttura complessa e talvolta un po’ confusa. L’intelligente messa in scena non nasconde qualche banalità e nell’insieme il film resta in parte irrisolto. Un elemento di interesse è la riunione di tre grandi dell’horror, ma quello di Cushing è un brevissimo cameo, mentre Price e Lee vanno con il pilota automatico. Film bizzarro, i cui elementi singoli valgono più dell’insieme.
Tratto da un notissimo racconto di Poe, il film racconta di un giovane che penetra in un castello misterioso alla ricerca della sorella rapita e si trova legato sotto una mannaia a forma di pendolo che cala sempre più su di lui.
Un film di Roger Corman. Con Ray Milland, Hazel Court, Richard Ney Titolo originale The Premature Burial. Horror, durata 81′ min. – USA 1961. MYMONETRO Sepolto vivo valutazione media: 2,71 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Terrorizzato dall’idea di essere sepolto vivo si fa costruire una bara speciale. Quando gli succede davvero, ne esce e si vendica. 3° dei 5 film di Corman ispirati ai racconti di E.A. Poe, unico in cui R. Milland sostituisce Vincent Price. Scritto da Charles Beaumont e Ray Russel e, come gli altri, affidato a Floyd Vrosby (fotografia) e Daniel Haller (scene). Ha il torto di avere un’azione statica e, dunque, un’atmosfera gotica che talvolta sembra fine a sé stessa invece di essere un veicolo di suspense e paura. Come il solito, emerge qua e là una vena di umorismo ironico. Milland efficace nelle scene oniriche.
In una sala cinematografica si proietta un cinegiornale su un esploratore, Charles Muntz, che è tornato dall’America del Sud con lo scheletro di un uccello che la scienza ufficiale qualifica come falso. Muntz riparte per dimostrare la sua onestà. Un bambino occhialuto, Carl, è in sala. Muntz è il suo eroe. Incontrerà una bambina, Ellie, che ha la sua stessa passione. I due cresceranno insieme e si sposeranno. Un giorno però Carl si ritrova vedovo con la sua villetta circondata da un cantiere e con il sogno che i contrattempi della vita non hanno mai permesso a lui ed Ellie di realizzare: una casa in prossimità delle cascate citate da Muntz come luogo della sua scoperta. Un giorno un Giovane Esploratore bussa alla sua porta. Sarà con lui che Carl, senza volerlo, comincerà a realizzare il sogno.
Un film di animazione (targato Disney) ha aperto per la prima volta il Festival di Cannes. Si è trattato di un segnale molto preciso se si considera che la Major americana era assente da 5 anni dalla Croisette (l’ultima volta aveva presentato Ladykillers) e proponeva un film in 3D. La tridimensionalità viene utilizzata in questo film senza le esagerazioni effettistiche che, come sempre,, accompagnano le fasi nodali della storia della settima arte a partire dall’invenzione del sonoro. Il rischio che la sceneggiatura si mettesse al servizio della tecnologia c’era ma è stato brillantemente evitato. Semmai sussiste la possibilità che Up piaccia più agli adulti che ai bambini i quali dovranno attendere l’arrivo del solerte e tondeggiante Giovane Esploratore per avviare il necessario processo di identificazione nell’avventura. Fino ad allora ci viene narrata la tenera e delicata storia di un venditore di palloncini con la passione per l’avventura condivisa da un’amica e poi compagna per la vita. La sequenza in cui si narra il percorso di Carl ed Ellie partendo dall’infanzia sino ad arrivare alla morte di lei è di quelle che si fanno ricordare per la divertita sensibilità con cui è costruita. Le citazioni cinematografiche non mancano (a partire dalla somiglianza del protagonista anziano con Spencer Tracy per finire con il vecchio Muntz che ricorda Vincent Price passando per echi spielberghhiani) ma non hanno la pesante insistenza che si può rinvenire in altri film di animazione. Perché questo è un film leggero. Leggero su temi ponderosi come quello dell’invecchiare da soli, dei sogni non realizzati, della memoria viva di chi ci ha lasciati, del rapporto giovani/anziani. Un film leggero come quei palloni che portano magrittianamente nei cieli un’intera casa liberandola da un mondo incapace di comprendere i sogni.
Vittima di un maleficio, Edwards Markham assume mostruose sembianze ed il fratello è costretto a segregarlo. Ritenuto morto e già sepolto, è salvato per puro caso da un medico. Edward si vendica uccidendo molte persone in modo crudele; perirà alla fine per mano del fratello, al quale comunque riuscirà, con un morso, a trasmettere i propri poteri malefici.
Ambientata nei primissimi anni del Secondo Dopoguerra, la serie ripete pedissequamente lo schema dei racconti gialli di Ellery Queen: lo spettatore viene messo a conoscenza di tutti i fatti e gli indizi utili a scoprire il colpevole e, prima dell’ultima scena, l’investigatore si rivolge al pubblico e lo sfida a risolvere il caso. Come da tradizione del giallo vecchio stile (ad es. Hercule Poirot nei romanzi di Agatha Christie), Ellery Queen raduna tutti i sospettati in una stanza e alla fine svela il nome dell’assassino. Nonostante il successo di pubblico, la serie durò solo una stagione. La morte di Hutton nel 1979 mise poi la parola fine al ventilato progetto di produrre una nuova serie di episodi.
Quarta parete
A differenza di tutti i film e telefilm polizieschi/investigativi, quasi alla fine di ogni episodio, prima di rivelare il nome del colpevole di turno, il personaggio di Ellery Queen si rivolgeva direttamente alla telecamera e quindi al pubblico televisivo (infrangendo in questo modo la quarta parete) chiedendo se, viste tutte le prove e gli indiziati, qualcuno avesse capito chi fosse davvero il colpevole.
Il medico legale Warren Chapin (Vincent Price), confortato dai risultati delle autopsie condotte sui cadaveri di alcuni condannati a morte, ha sviluppato la teoria secondo la quale la paura, al massimo stadio, sprigiona il “tingler”, un’energia di tale intensità da schiacciare la spina dorsale e condurre alla morte. Convinto di riuscire a materializzare questa sfuggente forza negativa, Chapin sperimenta droghe pesanti su se stesso, sulla infedele moglie Isabel e sulla muta Martha Higgins, consorte dell’equivoco Oliver, giungendo alla conclusione che il “tingler”, sempre in agguato in ciascuno di noi, può essere reso inoffensivo soltanto da un grido di terrore. Quando Martha muore, apparentemente vittima di uno dei suoi allucinogeni, Chapin, dissezionandone il cadavere, riesce finalmente a catturare la diabolica presenza, che ha la forma di un mostruoso parassita, e la chiude in una piccola gabbia. Isabel tenta inutilmente di servirsi del mostro per uccidere il marito e questi, ormai persuaso della pericolosità della sua ricerca, lo restituisce al cadavere facendo sì che Martha, per un attimo, si rianimi e provochi la morte di Oliver, vero responsabile dell’omicidio. Lo sceneggiatore Robb White è costretto a sacrificare l’elemento fantastico per architettare una soluzione che liberi il protagonista dai dubbi e renda giustizia alla povera donna assassinata. Il film che ne deriva è, in parte, macchinoso negli sviluppi e povero nelle situazioni, svolgendosi tra la sala della morgue e le borghesi pareti domestiche, e slittando tra uno scienziato un po’ folle, due donne infelici, e un uomo cinico che medita l’omicidio perfetto. Nonostante tutto, The Tingler è un piccolo cult. Girato in bianco e nero, con una breve e quasi impercettibile sequenza a colori (quella della vasca riempita di sangue), poggia sulla personalità di Vincent Price, sull’esplicito (e dati i tempi, coraggioso) riferimento al LSD, e sull’idea della “morte in diretta” che anticipa – secondo alcuni – le tematiche dell’Occhio che uccide diretto da Michael Powell l’anno successivo. Ma la vera attrazione del film, al momento della sua prima distribuzione, è il procedimento “Percepto!”, un effetto speciale – per così dire – collaterale escogitato dall’inventivo William Castle per coinvolgere direttamente il pubblico in sala. Alle ultime bobine, mentre sullo schermo si proiettava l’ombra del “tingler”, le poltrone del cinema cominciavano improvvisamente a vibrare e il pubblico, sorpreso e divertito, si abbandonava al grido liberatorio trascinato dalla voce tonante di Vincent Price che comandava di urlare per sbaragliare il mostro.
Fanciulla scompare da una villa sulla scogliera. Nel cercarla il suo innamorato scopre un passaggio segreto che porta a una città sottomarina abitata da esseri mostruosi guidati da un potente. Almeno per i fan del cinema fantastico i piccoli film di Tourneur sono chicche. Anche qui, specialmente nella 1ª parte, non mancano momenti di strana poesia. Più fiacca, anche per mancanza di mezzi, la parte subacquea.
Un film di William Castle. Con Vincent Price, Alan Marshall Titolo originale House on Haunted Hill. Horror, b/n durata 75 min. – USA 1958. MYMONETRO La casa dei fantasmi valutazione media: 2,40 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Loren, eccentrico proprietario di un castello isolato, offre una forte somma a chi trascorrerà un’intera notte in casa sua. Accettano due giovani bisognosi di denaro, una anziana giornalista in cerca di notizie e uno psicologo. Sarà una lunga notte di terrore: Loren è un pazzo omicida. All’alba si conteranno i morti.
New England, 1975: un gentiluomo viene a prendere possesso del palazzo di un suo avo. Ma è male accolto dai popolani del paese vicino che ancora si ricordano la serie di disgrazie causate dagli antichi padroni. Il nuovo proprietario dapprima non se ne cura, ma a poco a poco si sente invasato dallo spirito del suo antico antenato. I cittadini assaltano il castello…
A Lourdes, nella seconda metà del secolo scorso, una contadinella, Bernadette Soubirous, ha la visione della Madonna. Le autorità civili e religiose (il prete del villaggio, il dottore, il magistrato, la badessa del convento dove Bernadette è inviata perché rinsavisca) non credono al miracolo.
Edit 29/4/23 Sostituite versioni 720 ita + 720 eng subita con versione 1080p ita/eng subita/eng
Un film di Michael Reeves. Con Vincent Price, Rupert Davies, Ian Ogilvy, Hilary Dwyer Titolo originale The Witchfinder General. Horror, durata 98′ min. – Gran Bretagna 1968. MYMONETRO Il grande inquisitore valutazione media: 3,38 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nel 1645, sullo sfondo delle guerre civili che in quel periodo opposero i realisti di Carlo I ai puritani di Oliver Cromwell, il perverso inquisitore Matthew Hopkins va in giro a rintracciare e processare streghe e rovina la vita a un giovane ufficiale di Cromwell. 3° e ultimo film di Reeves (1943-69), morto suicida, è un’opera straordinaria che, nelle sue apparenze di horror duro e violento, apre scorci terrificanti sulla storia e l’immaginario inglesi e vanta una grande interpretazione di Price. “Con la sua acuta sensibilità paesaggistica, riporta l’horror a radici ancestrali, connaturate alle stesse caratteristiche fisiche e psichiche del paese, a Stonehenge, ai celti, alle zone oscure dei cicli cavallereschi” (E. Martini). Una ballata macabra di allucinata forza metaforica. Altro titolo originale: Conqueror Worm.
È la storia romanzata dell’amore travagliato tra Elisabetta e il conte di Essex, tra intrighi di corte, tradimenti, decapitazioni. Tratto da Elizabeth the Queen di Maxwell Anderson, è un insieme di tableaux senza vita, resi più brillanti, talvolta, da scenografie pittoresche o espressioniste. B. Davis trabocca di manierismi. E. Flynn manca di tono e di colore. Nel 1939 M. Curtiz diresse 4 film e mezzo.
Intorno al 1630 il giovane guascone D’Artagnan arriva a Parigi. Diventato amico dei moschettieri Porthos, Athos e Aramis, entra anche lui al servizio di Luigi XIII. I quattro devono lottare contro gli intrighi del Cardinale Richelieu e della sua perfida agente Milady de Winter, riuscendo a salvare l’onore della regina, presunta amante del duca di Buckingham. Giustiziano Milady che ha ucciso il duca e una cameriera della regina, amata da D’Artagnan, che diventa luogotenente. Athos si ritira in campagna, Porthos si sposa, Aramis si fa abate. Dopo numerosi adattamenti del cinema muto, è il 1° film sonoro hollywoodiano (RKO) tratto dal popolare romanzo di Alexandre Dumas e, forse, il peggiore per fiacchezza di regia e di recitazione, nonostante la sceneggiatura dello stimato Dudley Nichols e dello stesso Lee.
Un film di Roger Corman. Con Vincent Price, Elizabeth Shepherd, John Westbrook Titolo originale Tomb of Ligeia. Horror, durata 81′ min. – Gran Bretagna 1964. MYMONETRO La tomba di Ligeia valutazione media: 3,13 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Ligeia, moglie di Sir Verden, muore asserendo di poter vincere la morte con la forza della volontà. Quando lui si risposa con Lady Rowena, ricompare. È l’ultimo e forse il migliore dei film di Corman sotto il segno di E.A. Poe, sia per l’impegno plastico-figurativo sia per la cura nella costruzione narrativa, grazie alla sceneggiatura del giovane Robert Towne.
La bella Laura Hunt è trovata assassinata nel suo appartamento di New York con una revolverata che le ha sfigurato il viso. Il tenente McPherson indaga, appassionandosi al caso in modo ossessivo. Da un romanzo di Vera Caspary, sceneggiato da Jay Dratler, Samuel Hoffenstein e Betty Reinhardt. Film di culto per gli amanti del cinema nero: eleganza, decadenza, perversione, crudeltà, umorismo e una forte vena di necrofilia ne fanno un cocktail unico. Il motivo di David Raksin (“Laura”) incanta ancora oggi. Uno di quei film felici dove tutto concorre al risultato finale: regia, sceneggiatura, fotografia (J. LaShelle, premio Oscar), scenografia, musica. Alcune scene furono dirette da Mamoulian, poi sostituito dal produttore D.F. Zanuck con Preminger. 3 minuti tagliati poco dopo l’uscita del film sono stati reintrodotti in certe versioni video
Unico film dello sceneggiatore M. Kaufman, tratto dall’autobiografia di John Resko ( Reprieve , cioè commutazione della pena capitale), è la storia di un detenuto per omicidio, prima condannato a morte e poi all’ergastolo, che, grazie all’aiuto di un comprensivo funzionario, coltiva in carcere il suo talento artistico, si afferma come pittore e viene graziato dopo vent’anni. Film carcerario con la sordina sulla violenza, pulito, corretto, edificante e monocorde. Altro titolo originale: Reprieve .