Sommergibile nucleare USA parte in soccorso di una stazione meteorologica britannica al Polo Nord. Ma la missione è un’altra. Sono in lizza anche i sovietici. Tratto da un romanzo di Alistair MacLean, è un bellico-avventuroso di tempo di pace dove contano le parole più dei fatti e abbondano gli stereotipi della guerra fredda. Cast tutto maschile, molti mezzi, paesaggi suggestivi.
Maggiore britannico guida, attraverso il deserto libico, una difficile missione alla quale partecipano ebrei tedeschi, per sabotare i depositi di carburante tedeschi. Film di avventure belliche come tanti. Pura routine sul piano dell’azione. Fotografia (Cinemascope) dell’ottimo R. Harlan. Invece di nobilitarlo, le ambizioni di commento sociopolitico lo appesantiscono.
Da un racconto di Stanley L. Hough. Finita la guerra civile, due colonnelli, un tempo nemici, si ritrovano per affari in Messico e diventano amici e alleati contro banditi locali e rivoluzionari. Un po’ letargico nel ritmo e prolisso nella narrazione, è ravvivato da qualche sequenza d’azione e dalla coppia Hudson-Wayne.
Brandon O’Malley (Douglas) passa in Messico, inseguito dallo sceriffo Dana Stribling (Hudson) che gli addebita l’uccisione di suo cognato e il suicidio della sorella. S’incontrano nel ranch di John Breckenridge (Cotten) la cui moglie Belle (Malone), a sedici anni, aveva avuto una relazione con O’Malley. I due accettano l’offerta di Breckenridge di scortare una grossa mandria nel Texas. Durante il viaggio l’allevatore viene ucciso, la sedicenne Missy (Lynley), figlia di Belle, s’innamora di O’Malley che salva la vita a Stribling. Al Rio Grande, confine tra Messico e Texas, O’Malley decide di partire con Missy, dopo aver regolato i conti con Stribling, ma apprende da Belle che la ragazza è sua figlia… Intitolato anche The Day of the Gun, il film fu un insuccesso di pubblico e di critica (con poche eccezioni). Lo stesso Aldrich lo considerava poco riuscito, rimproverando allo sceneggiatore Dalton Trumbo di aver trascurato il lavoro per dedicarsi a Exodus, e a Douglas, produttore per conto della Universal, di aver usurpato le sue funzioni di regista. Nonostante le ambizioni pseudoculturali da tragedia greca della storia (tratta dal romanzo Sundown at Crazy Horse di Howard Rigsby) e l’enfasi liricheggiante dei dialoghi, il 3° dei 5 western di Aldrich è tutt’altro che trascurabile. Il conflitto tra l’outsider O’Malley e il campione della legge Stribling è congeniale al regista che conferma il suo talento in diverse sequenze d’azione o di introspezione (l’apparizione della Lynley di giallo vestita alla festa di bivacco) e nella sapiente organizzazione dello spazio (la bufera di sabbia, il duello finale).
Billy Massey fugge; lo sceriffo Charles Jarvis, amico di Billy e ansioso di salvarlo in qualche modo dalla forca, lo insegue. Rock Hudson e Dean Martin recitano magnificamente.
Organizzazione segreta offre, dopo la morte apparente dell’interessato, una nuova vita e una diversa identità. Un industriale insoddisfatto accetta di sottoporsi al trattamento. È, in una certa misura, il patto di Faust aggiornato alla moderna tecnologia. L’idea originale è di un romanzo di David Ely, sapientemente sceneggiato da Lewis John Carlino. Come con la fantapolitica di Va’ e uccidi (1962), Frankenheimer è a suo agio con la fantasociologia; gli dà una mano con un suggestivo bianconero il vecchio James Wong Howe, operatore di merito. Finale allucinante, attaccare le cinture.
Vermont, inverno 1929-30. Samuel Fulton, milionario eccentrico e celibe, si rifugia in incognito in una cittadina dove vive la famiglia Blaidsell di un suo amore di gioventù e di nascosto le regala centomila dollari (del 1929!). L’inattesa fortuna porta infelicità e fastidi a catena, ma il denaro dura poco e tutti ritornano felici e contenti. Scritto da Joseph Hoffman, è il 1° film in Technicolor di D. Sirk e il 1° dei 9 in cui diresse R. Hudson che divenne una star soprattutto per merito suo. Tra i suoi film minori, è il più gentile e nostalgico e il più “americano”: sembra una parabola alla Brecht, riveduta e corretta da Frank Capra. Briosa ambientazione, un uso intelligente delle canzoni e un C. Coburn mattatore. 1ª apparizione (veloce) di J. Dean, goloso di gelato.
Ricca vedova s’innamora, ricambiata, del figlio del suo giardiniere, più giovane di lei, suscitando l’ostilità dei due figli e degli amici. Il turgore sentimentale delle situazioni e l’improbabilità melodrammatica dei loro sviluppi sono riscattati dall’eleganza della messinscena (con una straordinaria fotografia a colori di Russel Metty), la cura del particolare psicologico, la precisione sociologica nella descrizione del contesto, l’attendibilità degli interpreti. Grande ammiratore di D. Sirk, R.W. Fassbinder lo rifece con La paura mangia l’anima.
Un film di George Stevens. Con Rock Hudson, Elizabeth Taylor, Mercedes McCambridge, Carroll Baker, James Dean. Titolo originale Giant. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 201′ min. – USA 1956. MYMONETRO Il gigante valutazione media: 3,84 su 21 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Bick Benedict, barone del bestiame del Texas, sposa Leslie Lynnton, bella e ricca ragazza del Maryland. Jett Rink, bracciante innamorato senza speranza di Leslie, scopre il petrolio in un terreno ereditato. Molti anni dopo, per prendersi una rivincita, Jett, ormai ricchissimo, corteggia una giovane Benedict. Da un romanzo di Edna Ferber un Via col vento alla texana. Saga familiare, affresco storico-sociale, melodramma con tanti temi al fuoco: razzismo, matrimoni misti, bigottismo, conflitti tra generazioni, ossessioni psicoanalitiche. Dean ruba il film alla coppia Hudson-Taylor e ha almeno due scene memorabili. 10 nomination e un Oscar per la regia. Scritto da Fred Guiol e Ivan Moffat. Ultimo film di Dean, morto in un incidente d’auto poco prima che le riprese fossero finite.
Il direttore di un negozio d’articoli sportivi incarica un proprio impiegato, che passa per espertissimo pescatore, di partecipare a una gara per motivi pubblicitari. Il poveretto in realtà non sa nulla di pesca e solo una fortuna sfacciata gli consente di giungere ad ottimi risultati. Alla fine, però, rivela onestamente la propria imperizia, tanto ha ormai trovato l’amore dell’organizzatrice della gara.
New Orleans durante la Depressione: giornalista fa amicizia con ex asso dell’Aviazione, che si guadagna da vivere facendo pericolose acrobazie col suo vecchio aereo. Ispirato a Oggi si vola (1935) di William Faulkner che lo considerava il miglior film tratto dai suoi romanzi. In un malinconico bianconero, è una storia impregnata di cupo pessimismo. Straordinaria rievocazione di New Orleans negli anni ’30 e dell’orgiastica festa del Martedì Grasso che fa da contrappunto al mondo disperato dei professionisti del pericolo. “È al tempo stesso una reazione ‘europea’ all’edonismo dei ruggenti anni ’20 e una risposta culturale al falso romanticismo delle soap opera” (A. Castellano).
Dal romanzo di Ernest Hemingway. Durante la prima guerra mondiale, sul fronte italo-austriaco, un volontario americano s’innamora di un’infermiera inglese. Arriva Caporetto. Lui diserta e scappa con lei. Si rifugiano in Svizzera. Rifacimento del film di Frank Borzage (1932) con Gary Cooper (che in Italia non venne mai perché, sulla scorta del libro di Hemingway, osava fare dei rilievi sul comportamento delle truppe italiane a Caporetto). Questo invece fu fatto con il concorso dell’esercito nostrano (unica contropartita: un pistolotto iniziale sulle virtù guerriere italiche). Però è venuto peggio, un polpettone asmatico privo di bravura con una primattrice troppo anziana e leziosa, e poche emozioni anche per gli spettatori di bocca buona. Davide Selznick, che voleva farne il Via col vento degli anni Cinquanta, ne uscì stremato (appena recuperate le spese si ritirò a vita privata). Tra le ragioni dello stremo, le furiose litigate con il primo regista designato, John Huston, che non legava con la moglie-diva di Selznick, Jennifer Jones, e fu esonerato dopo poche settimane.
A Dodge City nel 1873 il cowboy Lin McAdam vince in una gara di tiro un fucile Winchester, ultimo modello, che gli viene rubato dall’assassino di suo padre. Molte peripezie per riaverlo mentre la preziosa arma passa di mano in mano. Uno dei 3 western che Mann diresse nel 1950 e il 1° dei 5 con Stewart: anche grazie a lui il genere entra nella sua maturità. Di impeccabile costruzione narrativa, il film ha una forza suggestiva sul piano visivo e i suoi personaggi sono già ben approfonditi anche se non come nei western successivi. Da notare Rock Hudson (come pellerossa) e Tony Curtis in piccole parti. Rifatto per la TV nel 1967.
Il dottor Hollinston (Rock Hudson) è un genetista vedovo e solitario, che riesce a sviluppare un cane manipolandone i geni, partendo dal feto di una cagna che ha trovato morente. Il successo lo spinge a fare lo stesso con gli esseri umani e, quando gli capita il feto di una donna morta per un incidente, ci prova. Il risultato è Victoria (Barbara Carrera), che in pochi giorni si sviluppa sino a diventare donna. Hollinston si innamora di lei, ma Victoria non si dimostra in grado di condurre una vita normale, con conseguenti terribili complicazioni. Rielaborando il tema di #Vedi#Frankenstein, l’esperto Ralph Nelson (Soldato blu) riesce a dare un sincero senso di tragedia alla vicenda, caratterizzando in modo umano lo scienziato protagonista – non un pazzo, ma un individuo segnato dalla sorte – e la sua creatura. Questa uccide, ma è un’incolpevole disadattata. Il clima plumbeo e triste che, un po’ alla volta, prende il sopravvento sulla positività dell’inizio è appropriato per accompagnare i protagonisti verso il loro destino. Rock Hudson non è mai stato un attore particolarmente sottile, ma qui è bravo nel dare umanità al suo personaggio, mentre Barbara Carrera, ex modella, destinata a una lunga e poco appariscente carriera, colpisce per l’algida bellezza in tono con il personaggio. Qualche momento di stanca mina la narrazione
Durante la prima guerra mondiale, la canzonettista Lili è una spia al servizio dei tedeschi. Innamoratasi di un ufficiale americano di cui doveva spiare i movimenti, Lili ammette la sua attività alle autorità alleate per scagionare l’uomo da ogni sospetto. Il servizio segreto tedesco la condanna ma…
Corteggiata da figlio beone di un industriale e da onesto geologo, Lucy sposa il primo, ma la sua perversa cognata la calunnia presso il fratello. Quasi una tragedia. Melodramma con la M maiuscola ma, per chi ama il genere, bellissimo per il disegno dei personaggi, la scansione dei fatti, l’eleganza della scrittura. D. Malone vinse l’Oscar di attrice non protagonista. Tratto dal romanzo di Robert Wilder, è di un Kitsch così irresistibile, anche se riscattato dallo stile, che sicuramente ha ispirato gli ideatori di Dallas e Dynasty.
Direttore di agenzia pubblicitaria entra in collisione con una concorrente nubile, energica, graziosa e simpatica. Tra un bisticcio e l’altro le fa una corte assidua. Farsa satirica sul mondo della pubblicità travestita da commedia romantica. Ritmo agile, dialoghi aguzzi, happy end.
Un film di Robert Mulligan. Con Rock Hudson, Gina Lollobrigida, Sandra Dee, Bobby Darin, Walter Slezak. Titolo originale Come September. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 112′ min. – USA 1961. MYMONETRO Torna a settembre valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Abituato a passare le vacanze in Italia, ricchissimo americano fa due spiacevoli scoperte: la sua villa è usata, in sua assenza, come albergo e la sua amante italiana sta per sposarsi.Non è uno dei migliori film del regista di Quell’estate del ’42. Il tema del distacco tra due generazioni non è sviluppato a dovere. 1° film del cantante rock B. Darin.
Un film di Norman Jewison. Con Rock Hudson, Hal March, Doris Day, Tony Randall, Clint Walker. Titolo originale Send Me no Flowers. Commedia, durata 100 min. – USA 1964. MYMONETRO Non mandarmi fiori valutazione media: 3,25 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Un marito crede di avere pochi mesi di vita, l’amico, a cui si è confidato, gli consiglia di trovare un altro uomo per sua moglie, la moglie non capisce lo strano comportamento del marito. Alla fine tutto s’accomoda.
Un playboy, indirettamente responsabile della morte di un medico e della cecità di sua moglie, diventa un chirurgo, la opera, le restituisce la vista e la sposa. Rifacimento di Al di là delle tenebre (1935) di J.M. Stahl. Sirk è un maestro del melodramma stilizzato. Attori, messinscena, fotografia impeccabili. “Un misto di Kitsch, follia e letteratura dozzinale” (D. Sirk), riferendosi al romanzo di Lloyd C. Douglas. “È il primo mélo in cui prende corpo l’estetica sirkiana… esemplare per la tensione intellettuale, che elude le trappole del fotoromanzo… e la complessità linguistica che ne deriva” (A. Castellano).
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