Un reduce si mette a servizio dell’uomo di cui ha trovato il portafoglio. L’uomo è un gangster e l’ex militare ne ha la certezza quando sua moglie gli chiede di aiutarla a scappare. I due fuggono insieme e al termine dell’inseguimento, nel corso del quale il marito e un complice muoiono, riescono a mettersi in salvo. Da Cornell Woolrich.
Dal romanzo (1870) di J. Verne: due scienziati e un marinaio, naufraghi, sono ospitati a bordo del Nautilus, sottomarino (del 1860!) ideato e guidato dal vendicativo capitano Nemo che fa la guerra alle grandi potenze. Un po’ bovino e a una dimensione sola rispetto a Verne, ma ricco di sequenze avvincenti e di un rispettabile cast, anche se il vero eroe del film è l’operatore Franz Planer. Oscar per scenografia (John Meehan) ed effetti speciali (John Hench).
Un grande pianista riesce ancora a suonare con la sola mano destra (l’altra è paralizzata). L’uomo muore lo stesso giorno in cui ha fatto testamento a favore della bella Giulia, una semplice infermiera. Da quel momento succede di tutto: muore il notaio che ha redatto il testamento, si sente suonare nella notte il piano, viene amputata la mano destra al cadavere del pianista.
S’incontrano nel principale porto del Marocco nel 1941 poliziotti francesi, spie naziste, fuoriusciti antifascisti, avventurieri di rango, piccoli sciacalli. L’americano Rick Blaine, proprietario di un bar, aiuta Ilsa, la donna che amava (e ama ancora) e suo marito, perseguitato politico, a lasciare in aereo la città. Film mitico sul quale il tempo sembra non avere presa, oggetto di culto per le giovani generazioni di mezzo mondo, amalgama perfetto di toni, generi, archetipi e stereotipi dell’immaginario collettivo, memorabile galleria di personaggi grandi e piccoli. È la più sottile opera di propaganda antinazista realizzata durante la guerra e la più decisiva eccezione alla teoria del cinema d’autore. Ebbe 3 Oscar (film, regia, sceneggiatura). La sua fonte è Everybody Comes to Rick’s, testo teatrale di Murray Burnett e Joan Allison che non era mai stato messo in scena e che fu sceneggiato dai Julius J. (1909-2000) & Philip G. (1909-52) Epstein e Howard Koch. Uscito in Italia verso la fine del 1945 in una versione censurata nei dialoghi per opera di qualche funzionario, presumibilmente ex fascista: eliminati i riferimenti ai fascisti italiani e tolto il personaggio del capitano Tonelli che all’aeroporto fa il saluto romano. Circola in TV anche in edizione colorizzata.
Durante la prima guerra mondiale, un ufficiale inglese è incaricato di recarsi in Svizzera e uccidere un agente nemico. Un uomo muore e sembra proprio che sia la vittima designata. In realtà questa è viva e cerca di involarsi con una ragazza innamorata dell’ inglese. Non fra i migliori “Hitchcock” dell’ anteguerra.
Un ignoto maniaco, che violenta e uccide bambine, semina la paura a Düsseldorf. La polizia ordina retate nell’ambiente della malavita i cui capi, danneggiati negli affari, decidono di reagire organizzando una caccia all’uomo con i mendicanti della città. Catturato, il maniaco viene processato. Lo salva dall’esecuzione la polizia che intanto l’aveva identificato. 1° film sonoro di Lang che ne scrisse la sceneggiatura con la moglie Thea von Harbou ispirandosi a un fatto di cronaca. Esordio di Lorre (vero nome: Laszlo Löwenstein, di origine ungherese), probabilmente nel primo personaggio di deviante sessuale nella storia del cinema. Su una tematica che gli è cara (opposizione tra giustizia ufficiale e giustizia privata, senso della colpevolezza universale), Lang fa un film di taglio realistico che nell’uso della luce (fotografia di F.A. Wagner) non trascura le esperienze espressionistiche, calibrando suspense, cadenze del poliziesco, dramma sociale. Il “tema dell’assassino” (fischiettato dallo stesso Lang) è tratto dal Peer Gynt di E. Grieg; l’idea del tribunale dei criminali deve qualcosa al Brecht di L’opera da tre soldi . Un classico. Rifatto nel 1951 da J. Losey.
Appartenente al periodo inglese del grande maestro del cinema, è la prima versione di questo titolo. Infatti anni dopo, nel 1956, con il medesimo intreccio Hitchcock avrebbe girato a Hollywood il remake con James Stewart e Doris Day. Una spia viene pugnalata, ma prima di morire rivela a un turista inglese il nascondiglio di un importante messaggio. Verrà rapita la figlia del turista, ma quest’ultimo riuscirà sia a smascherare l’organizzazione, che sta preparando un attentato, sia a salvare la propria bambina. Più onesto e più ironico rispetto alla versione hollywoodiana
Il film era tratto dal romanzo Il falcone maltese di Dashiell Hammett, grande giallista che aveva indicato una nuova via al genere. Speede è chiamato a indagare su di una statuetta a forma di falcone, che si porta dietro una maledizione secolare. Tutti la vorrebbero: un avventuriero maldestro (Lorre), un grassone pieno di soldi (Greenstreet), una donna che racconta malissimo le bugie (Astor). Il detective indaga alla sua maniera. È cinico, pochissimo eroico, non tratta le donne con il dovuto rispetto. Solo alla resa dei conti si dimostra onesto e persino un po’ romantico. Un personaggio del tutto simile a un altro grande detective: il Philiph Marlowe inventato da Raymond Chandler, scrittore per molti versi omologo di Hammett. Personaggi tanto simili, i due detective, da essere entrambi resi immortali dallo stesso Bogart. Straordinario era il gruppo di caratteristi della Warner, che si sarebbero ritrovati insieme in altri memorabili film. E intensa era la dark Lady Mary Astor, l’assassina col volto angelico, creatrice di un precedente che sarebbe tornato e ritornato. Una delle grandi sequenze del cinema “nero” è Bogart che alla fine del film esamina il falcone, per il quale tanti sono morti, banale e niente affatto prezioso, costruito “col materiale di cui son fatti i sogni…”.
A Parigi un compositore sovietico accetta di collaborare a un musical di Hollywood. Da Mosca arriva una commissaria del popolo per richiamarlo all’ordine, ma s’innamora del produttore del film. Non ancora 60enne, l’armeno Mamoulian, uno dei grandi stilisti di Hollywood, chiude in bellezza la sua carriera col più artificioso e frivolo dei suoi film. Tratto dall’omonima commedia musicale (1955) di Kaufmann-McGrath-Burrows con canzoni di Cole Porter, ispirata a Ninotchka di E. Lubitsch, con splendide coreografie di Hermes Pan ed Eugene Loring. Molte banalità tra un numero musicale e l’altro, tutti raffinati. Da citare almeno “The Ritz Roll’n’Rock”, assolo di F. Astaire che per la 1ª volta danza e canta un rock, e “Silk Stockings”, dove la memorabile Charisse riprende, danzando, la famosa scena del risveglio in camera da letto della Garbo in La regina Cristina. Restaurato.
Dal romanzo Men Without Country di Charles Nordhoff e James Norman Hall. Ingiustamente accusato di omicidio e inviato all’isola del Diavolo per le sue convinzioni politiche, il giornalista francese Matrac evade con quattro compagni. Raccolti da una nave francese, gli evasi impediscono al comandante di metterla a disposizione del governo di Vichy. Epilogo tragico. Con la stessa squadra di attori (M. Morgan al posto di I. Bergman), Curtiz e la Warner ritentano il colpo di Casablanca , ma l’operazione è irrimediabilmente di seconda mano. Lambiccata costruzione narrativa con flashback dentro flashback come in una matrioska.
Max, con Giulia, sua compagna, guida un gruppo di galeotti che evadono dalla prigione dell’isola del Diavolo e che devono attraversare la giungla. Quando Max viene ripreso dalla polizia, Giulia lo convince a rassegnarsi a scontare la pena.
Un film di Elliott Nugent. Con Bob Hope, Peter Lorre, Dorothy Lamour Titolo originale My Favorite Brunette. Comico, Ratings: Kids+13, b/n durata 87′ min. – USA 1947. MYMONETRO La mia brunetta preferita valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Per salvare fanciulla finita nelle grinfie di pericolosi banditi, fotografo diventa investigatore privato. Parodia del noir americano (con riferimenti a Addio mia amata di Raymond Chandler) affidata alla comicità di Hope, ma l’autoironia di Lorre e Chaney Jr. è più divertente. Esiste in edizione colorizzata. View full article »
Un film di Jacques Tourneur. Con Vincent Price, Boris Karloff, Peter Lorre, Basil Rathbone. Titolo originale The Comedy of Terrors. Horror, durata 84′ min. – USA 1963. MYMONETRO Il clan del terrore valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Proprietario di una scassata agenzia di pompe funebri cerca di incrementare gli affari accorciando la vita di un ricco cliente. Scritta da Richard Matheson, è una ghiotta e macabra farsa in nero con un cast di prim’ordine che comprende anche B. Rathbone e J.E. Brown, ma la lode tocca al subdolo P. Lorre. View full article »
Un film di Don Siegel. Con Peter Lorre, Sidney Greenstreet, Joan Lorring Titolo originale The Verdict. Poliziesco, b/n durata 86′ min. – USA 1946. MYMONETRO La morte viene da Scotland Yard valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Sospeso dal servizio per aver fatto condannare a morte un innocente, ispettore di Scotland Yard uccide il vero responsabile del delitto e attira i sospetti su un tizio senza alibi per indurre in errore il suo arrogante successore. 1° lungometraggio di Siegel, è un poliziesco di ambiente vittoriano, tratto dal romanzo The Big Bow Mystery di Israel Zangwill. Nonostante gli scarsi mezzi, è un esordio notevole. Ricostruita in studio una Londra nebbiosa e inquietante che il bianconero di Ernest Haller esalta, Siegel governa con competenza la strana coppia Greenstreet-Lorre e imprime al film un’originale atmosfera onirica. View full article »
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