Jim Carrey affronta l’autostrada del demenziale deciso a percorrerla a grande velocità. Con questo film il regista Shaydac si mette a sua completa disposizione dandogli corda. Il problema è di non usarla per impiccarsi. Una comicità come quella del Nostro (che inserisce nei titoli di coda gli spezzoni scartati) rischia, alla lunga, di diventare ripetitiva e noiosa.
Bella signora intorno ai quarant’anni, con due figlie e un marito con il quale è in crisi, riesce a far rivivere il passato. Durante una festa con gli ex compagni di scuola ha un malore e sviene. Si ritrova 25 anni prima, tornata ragazzina, ma con l’esperienza dell’età matura. Peggy Sue cerca di cambiare il suo futuro. Già allora il fidanzamento con Charlie non funzionava bene. Ma il destino non si lascia manipolare e, tornata in sé, Peggy Sue capisce quanto la vita è stata generosa con lei. E rivaluta l’amore per il marito. Notevole è l’ambientazione degli anni Sessanta di Coppola.
Carl Allen è un impiegato divorziato orgogliosamente chiuso nella sua solitudine e insensibile alle richieste altrui. I clienti gli chiedono un prestito e lui lo nega, gli amici gli chiedono compagnia e lui si tira indietro, cercando di farsi bastare un dvd sul divano. Si protegge dai colpi che la vita gli ha dimostrato di saper sferrare, ma quanto altro si preclude così facendo? L’incontro con un ex collega lo convince a partecipare ad un seminario di “positività”, in cui il guru di turno lo esorta a rivoluzionare la sua vita rispondendo di sì ad ogni richiesta. Improvvisamente, si ritrova ad apprendere il coreano, a prodigarsi per un barbone, a presenziare alle feste a tema del capoufficio e ad accettare il passaggio in scooter di una sconosciuta di nome Allison.
Bruce Nolan è un giornalista TV che sottovaluta quel che possiede (simpatia, capacità di divertire il prossimo, una fidanzata giusta) e si sente perseguitato dalla sorte. Stanco dei suoi lamenti, il Padre Eterno – con l’aria sorniona e affabile di un M. Freeman biancovestito – gli dà l’occasione di prendere il suo posto di onnipotente per una settimana. Scritta da 3 sceneggiatori tra cui Steve Oedekerk ( Ace Ventura 2 ) e diretto da T. Shadyac che aveva già diretto J. Carrey in Bugiardo bugiardo (film con la stessa struttura narrativa), è una commedia di moda New Age che sfrutta soltanto in piccola parte le potenzialità dello spunto di partenza e quelle del suo talentoso protagonista. Carrey risulta un po’ troppo addomesticato, ripetitivo e prevedibile, ma si può capirlo: doveva rimediare agli insuccessi commerciali delle sue ultime impegnative prove di Man on The Moon e The Majestic . Inevitabile omaggio a F. Capra con citazione.
La storia di Andy Kaufman, una sorta di comico di rottura, forse geniale, forse idiota, forse dotato, forse cialtrone. Passava dall’imitazione di Elvis alla lettura integrale, davanti a un pubblico letteralmente addormentato, de Il Grande Gatsby di Fitzerald. Morì di cancro dopo aver inutilmente visitato quei guaritori orientali cialtroni come lui. Davvero bravo Carrey, che non sarà simpatico a tutti, ma è ormai un attore vero. Forman ci sa sempre fare, anche se è lontano dalla qualità dei suoi copolavori: Il cuculo, Amadeus.
Joel e Clementine sono una coppia molto innamorata. Un giorno però, la ragazza, stanca della sua relazione ormai in fase di declino, decide, mediante un esperimento scientifico, di farsi asportare dalla mente la parte relativa alla storia con Joel. Il giovane, una volta venuto a conoscenza di questo fatto, sceglie di fare altrettanto ma durante il procedimento cambia idea. Il regista Gondry, si avvale del geniale sceneggiatore Charlie Kaufman (Essere John Malkovich – Il Ladro Di Orchidee) per dare vita ad un’opera originale, dal sapore dolce-amaro. Il film del creatore di Human Nature però, nonostante sia particolarmente coinvolgente, delude le aspettative, a causa della sua esposizione narrativa frammentata che al contrario di molte altre pellicole montate con lo stesso stile, confonde lo spettatore, lasciandolo perplesso anche quando al termine del film si arriva alla comprensione globale. Inoltre, per alcuni risvolti della trama, quest’opera ricorda fortemente il thriller Vanilla Sky, remake dello strepitoso Apri Gli Occhi di Alejandro Amenabar.
I primi trent’anni (un po’ meno: 10909 giorni) nella vita incolore di Truman Burbank (Carrey) sono stati lisci come l’olio nella tranquilla e agiata comunità suburbana di Seahaven. Un giorno, però (con ritardo rispetto agli spettatori), scopre che questo quadro idilliaco è una gigantesca messinscena, una soap opera allestita in uno studio televisivo grande come un’intera regione di cui è l’unica persona vera filmata da telecamere invisibili. Tutti gli altri sono attori, guidati dal produttore-demiurgo Christof (Harris). La sceneggiatura magistrale del giovane neozelandese Andrew Niccol (Gattaca) abbina gli ingredienti di Capra e Sturges con le invenzioni più angosciose di Orwell, Sheckley, Dick, secondata dalla regia invisibile di Weir che fa “convivere l’originalità delle idee e l’obbligo di tradurle in un linguaggio accessibile a tutti” (P. Cherchi Usai). L’incubo più ironico del cinema di fine secolo è un’altra espressione della Grande Paura Paranoica degli USA: è la realizzazione del Panopticon, il dispositivo carcerario ideato dal filosofo inglese Jeremy Bentham alla fine del Settecento: chi vi soggiorna può essere osservato, ma non può osservare. Paradossalmente si potrebbero indicare due punti deboli: Carrey e Weir. Il primo s’impegna a fondo, ma non riesce a sostenere la complessa natura tragicomica del personaggio e del film. Cineasta eclettico senza una precisa identità di autore, sagace nella rappresentazione dell’incertezza, “è un buon regista di racconto, non di metaracconto” (F. La Polla). Definito il più costoso (80 milioni di dollari) e popolare film d’autore mai realizzato a Hollywood. 3 nomination, nemmeno un Oscar. Il tema fu anticipato da Paul Bartel con Secret Cinema (1968), mediometraggio in BN, storia di una ragazza che scopre come la sua vita quotidiana venga filmata per sadico divertimento dai suoi amici.
2° capitolo delle avventure del personaggio che ha trasformato in campione d’incassi Jim Carrey. L’acchiappanimali deve ritrovare un raro esemplare di pipistrello bianco per evitare una guerra tra due tribù rivali. Non mancano le trovate comiche efficaci, specialmente nella 1ª parte. Edizione italiana scorciata.
Per recuperare un delfino, mascotte dei Miami Dolphins, trafugato alla vigilia del Superbowl (finalissima del campionato di football), si ricorre a un detective specializzato in ritrovamento di animali. J. Carrey, comico TV di veloce parlantina e di istrionismo anfetaminico, è una sorta di Jerry Lewis in perenne stato di agitazione chimica al servizio di una farsa sgangherata, condita di battutacce grevi e di rozze gag. Campione d’incasso sui mercati di lingua inglese. Costernante.
Gli orfani Baudelaire sono tre ragazzi decisamente sfortunati. Alle loro ricchezze punta un diabolico furfante che li perseguita senza tregua. La favole gotiche non sono una prerogativa di Tim Burton, così come i film per ragazzi non sono un monopolio di Harry Potter. Queste le conclusioni che molti spettatori faranno una volta riemersi da questo atipico, brillante, serrato, avvincente film che conferma il talento cristallino di uno dei migliori interpreti del nostro tempo, Jim Carrey, e rilancia le quotazioni di un regista, Brad Silberling, passato più volte dalla polvere all’altare. Confezione curatissima, con scenografie e costumi a dir poco sontuosi, storia incredibilmente fresca e divertente, capace di unire i cliché dei film del genere a trovate innovative e citazioni a raffica ed un cast in piena forma a partire dal protagonista indiscusso, Carrey, sapiente maschera tragicomica e multiforme, qui al suo meglio (la scena in cui rifà il verso a Viale del Tramonto è pronta per diventare un cult di sempre). Fondamentali i ruoli della fotografia, affidata a Emmanuel Lubezki, che avvolge le scene con tonalità che passano del verde smeraldo all’ocra, per chiudersi in un nero pece molto inquietante, alla colonna sonora, a cura di un Thomas Newman davvero irriconoscibile e lontanissimo dalle rassicuranti ed ammiccanti melodie di Nemo o dalle acute e laconiche stilettate sonore di American Beauty. Piacevole viaggio nella fantasia e eccellente intrattenimento per tutti, Lemony Snicket’s (cui unico difetto è un doppiaggio in italiano non particolarmente riuscito) dimostra inequivocabilmente che Alice nel paese delle meraviglie ed Il mago di Oz, hanno trovato un degno erede. Da vedere.
Quando la tua vita è divisa tra una moglie e due figli con cui stare, i genitori da accontentare e un lavoro pressante a cui stare dietro per garantire benessere e sopravvivenza alla famiglia di cui sopra, quello di cui avresti bisogno è proprio un telecomando con il quale manipolare la realtà mettendo in pausa, andando avanti veloce e rivedendo le scene fondamentali della tua vita. Peccato che non è tutto oro quello che luccica e Michael lo imparerà a sue spese, capendo che la soluzione ai suoi problemi, non è il magico telecomando, ma stare di più con la famiglia e sacrificare il lavoro.
Due criminali funestano Gotham City: “Due Facce”, magistrato deturpato e impazzito, e l’Enigmista, scienziato folle e geniale con l’ossessione degli indovinelli. Bruce Wayne, alias Batman, rivive i propri traumi infantili quando la famiglia del giovane trapezista Dick Grayson viene decimata da “Due Facce”, ma per fortuna interviene l’incandescente psicanalista Chase Meridian. Alla fine Dick diventerà Robin per affiancare Batman nella resa dei conti.
Un povero travet di banca trova una maschera che lo trasforma in un eroe imprendibile e invulnerabile in grado di combattere la criminalità organizzata che domina su Edge City. Derivato dal personaggio del fumetto creato nel 1982 da Mike Richardson e sorretto dagli effetti della Industrial Light & Magic, garantisce 100 minuti di spasso continuo, invenzioni gustose, effetti speciali che colpiscono il bersaglio. La carta vincente è Carrey, straordinario per mimica, dinamismo, eleganza, varietà di registro recitativo. Accorta sceneggiatura, invenzioni originali, regia fluida e persino una morale sui problemi dell’identità. Il regista lo firmò col nome di Charles Russell. 1° film della 22enne Diaz.
Regia di Chris Smith. Un film con Jim Carrey. Titolo originale: Jim & Andy: The Great Beyond. The Story of Jim Carrey, Andy Kaufman and Tony Clifton. Genere Documentario – USA, 2017, durata 90 minuti.
Durante le riprese di Man on the Moon Jim Carrey chiamò Chris Smith per girare il backstage della realizzazione. Il risultato furono ore di filmati che mostrano come il regista Milos Forman abbia dovuto affrontare la personalità complessa dell’attore protagonista.
La commedia americana sta vivendo un buon periodo: dopo lo spassoso School Of Rock e il tuffo nel passato di Down With Love, il tandem Stiller /Homburg, già responsabile de Ti presento i miei e Zoolander ci riprova, aggiungendo alla formula magica un po’di sentimento ma, ahimè, togliendo quel gusto per il cinismo e la corrosione, che aveva caratterizzato i due titoli precedenti. Il risultato è un film breve, sfizioso, divertente, leggero e dimenticabile.
Un film di Buddy Van Horn. Con Clint Eastwood, Timothy Carhart, Bernadette Peters, Jim Carrey, James Cromwell.Avventura, durata 122 min. – USA 1989. MYMONETRO Pink Cadillac valutazione media: 2,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Film d’azione con l’inossidabile Clint Eastwood. Una donna in libertà sotto cauzione è scappata con la figlia poco più che neonata e con una grossa somma. Tommy Novack deve rintracciarla ma scoprirà che il vero responsabile è il marito della donna, membro di una setta neo-nazista. View full article »
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