Dal romanzo di Beatrix Beck. Una donna, vedova e madre, rivela in confessione di aver perso la fede. Il sacerdote con cui parla, però, la persuade a riflettere; lei si ricrede e riesce anche a superare il momento di abbandono durante il quale aveva creduto di amare il religioso
Un gangster, serio “professionista”, è amico di un balordo che ha fama d’essere confidente della polizia. Quando il bandito viene arrestato, crede d’essere stato tradito dall’altro e incarica un sicario di punirlo con la morte.
Da un romanzo (1897) di Georges Darien. Francia, 1880: rispettabile borghese scopre il furto come strumento di rivolta contro la società corrotta e contenta di sé cui appartiene. È una scelta di vita che sfocia nella solitudine. Un Belmondo sorprendente in un film insolito.
Rinchiusa in un convento dopo aver ucciso l’amante della madre vedova, Rita – ventenne cinica e lucida – inganna per due anni suore e confessore e circuisce un giovane sacerdote che deve indagare sul suo caso. Da un romanzo epistolare (1941) di Guido Piovene, attraverso la griglia dell’inchiesta giudiziaria, un film sapiente che rappresenta il disfacimento morale di una famiglia alto-borghese, i guasti di un cattolicesimo mal inteso, la dolcezza del paesaggio vicentino, i complessi rapporti tra i personaggi tra cui spiccano la madre (Hella Petri) e la governante (Elsa Vazzoler). Abbreviato alla durata attuale da quella di 102 minuti.
Un padre di famiglia, in provincia, allaccia una relazione con una bella attrice, umiliando senza remore di sorta la moglie e la figlia. Il figlio maschio, attaccato morbosamente alla madre, per vendicarla, uccide l’attrice. Poi cerca di convogliare i sospetti sul fidanzato della sorella. Ma gli va male.
Coltivatore di tabacco sull’isola di Reunion, Louis Mahé (Jean-Paul Belmondo) è un giovane che non sa nulla delle vicende della vita e dell’amore. Una volta conosciuta la bella Julie (Catherine Deneuve) tramite un annuncio su un giornale e dopo una fitta corrispondenza, i due decidono di sposarsi. Il giorno del fatidico incontro, però, all’appuntamento si presenta una Julie diversa, più bella, più affascinante, cui Louis non sa resistere. Dopo un’iniziale idilliaca convivenza, appena segnata da qualche piccola perplessità che ogni tanto turba il sentimento puro di Louis, Julie finirà per rivelarsi una persona diversa. Tratto dal romanzo “La sirène du Mississipi” di William Irish (edito in Italia con il titolo di Vertigine senza fine) e preannunciato nel film precedente, Baci rubati, quando Jean-Pierre Léaud tiene in mano una copia di questo libro, Truffaut realizza un giallo che strizza l’occhio alle atmosfere e alle figure hitchockiane e omaggia Jean Renoir (cui il film è dedicato) citando nella sequenza iniziale La Marsigliese. La mia droga si chiama Julie è un film sulla conoscenza della realtà attraverso l’amore. Una realtà che per il sognatore Louis si rivela più dura di quanto avesse immaginato e per Julie una piacevole scoperta di un sentimento che forse non avrebbe mai pensato di poter provare. Ma i due, per poter vivere la loro storia d’amore, devono lasciarsi alle spalle le loro vite precedenti, fatta di falsità e abitudini piccolo- borghesi per Louis, di truffe e bugie per Louis/Marion. Un giallo ottimamente costruito nella prima mezz’ora in cui gli indizi e i dettagli si accumulano fin dal momento in cui Luis/Marion, vera e propria Sirena che ammalia l’ingenuo Louis, scende dalla nave (la Mississipi) facendo insinuare il sospetto che dietro una relazione apparentemente perfetta si nasconda un mistero che aspetta soltanto di essere disvelato. Un giallo che perde di tensione quando, nella seconda parte, al mistero si sostituisce il bisogno l’uno dell’altra, il desiderio totalizzante di stare insieme, contro tutto e contro tutti, che finisce per trasformare il loro rapporto in una vera e propria vertigine senza fine.
Fuga all’estero di un banchiere parigino nei guai con la giustizia e del suo segretario (ex-pugile), che cerca di derubarlo. La vicenda si svolge da quando i due si conoscono, a seguito di un annuncio, al loro viaggio verso New York e New Orleans.
Michel Poiccard, ladro d’automobili, uccide un motociclista della polizia stradale che lo inseguiva per un sorpasso proibito. Tornato a Parigi, ritrova Patrizia, un’amichetta americana di cui s’era innamorato. Intanto è ricercato dalla polizia. Opera prima di Godard, questo film sul disordine del nostro tempo divenne il manifesto della Nouvelle Vague e, insieme con Hiroshima mon amour (1959) di Resnais, contribuì alla trasformazione linguistica del cinema negli anni ’60, sfidando le regole canoniche della grammatica e della sintassi tradizionali. L’anarchismo di cui fu accusato (o per il quale fu esaltato) è più formale che contenutistico: nelle peripezie dell’insolente Belmondo che fa il duro, imitando Humphrey Bogart, si nasconde molta tenerezza.
Morto il padre in un incidente aereo un po’ sospetto, eredita un impero editoriale e un complesso siderurgico. Deciso a rinnovare con democrazia la conduzione dell’azienda, scopre che si trama ai suoi danni. Rifacendosi in parte agli sfondi cupi del Caso Mattei , il film è infarcito di particolari poco curati e di luoghi comuni, ma è sostenuto da bravi attori e da un montaggio serrato.
François Merlin, autore di quarantadue volumi sull’agente segreto Bob Saint-Clair, è in crisi con il suo personaggio. Divertente e ironica presa in giro dei film alla 007 con puntatine esilaranti sui momenti irrealisti. Un ottimo J.-P. Belmondo e ben disegnati gli altri.
Marsiglia, 1930. Due banditi, Rock e François, si associano. La città è controllata dai due gangster Poli e Marello che si spartiscono il dominio del mercato delle carni e quello delle bische e dei locali notturni. Rock e François decidono d’insidiare il monopolio di Poli e vi riescono. Poi, è la volta di Marello. Rock e François diventano così i re della “mala” marsigliese, ma altri intraprendenti malviventi si fanno sotto per usurpare il loro titolo.
Un film di Claude Sautet. Con Jean-Paul Belmondo, Sandra Milo, Lino Ventura Titolo originale Classe tous risques. Giallo, b/n durata 110 min. – Italia, Francia 1960. MYMONETROAsfalto che scotta valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un criminale internazionale condannato a morte cerca di sfuggire alla cattura. Con moglie, due figli e un amico sbarca a Mentone, ma ha uno scontro a fuoco con la polizia. Si salva con i figli e cerca rifugio e protezione a Parigi da vecchi amici del mestiere. Rimane solo, disperato e aumenta la serie di delitti, finché stanco della lotta e della fuga si lascia catturare.
Un film di Alain Resnais. Con Claude Rich, Jean-Paul Belmondo, Charles Boyer, Anny Duperey, Gigi Ballista.Titolo originale Stavisky. Drammatico, durata 112 min. – Francia 1974. MYMONETRO Stavisky il grande truffatore valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Negli anni Trenta, la mancanza di qualsiasi scrupolo ed una audacia truffaldina fuori dal comune consentono al finanziere Stavisky (un personaggio storico) una vita tra le più brillanti ed agiate. Quando, dopo l’ultima impresa, il funzionario di una banca lo mette al corrente di un pesante ammanco, Stavisky crede ad un nuovo inganno. Morirà nella sua baita, probabilmente suicida.
Nei giorni drammatici precedenti la liberazione di Parigi, alla fine dell’ultima guerra, il generale tedesco Dietrich Choltitz che presidia la città si ribella all’ordine di Hitler di distruggere la capitale col fuoco.
Una banda rapisce a scopo di estorsione la figlia di un magnate. Dopo il colpo, i complici litigano e si fanno fuori. Rimane vivo Francis, alquanto distrutto dall’accaduto, a cui non rimane che liberare la giovane.
Un film di Alain Resnais. Con Claude Rich, Jean-Paul Belmondo, Charles Boyer, Anny Duperey, Gigi Ballista.Titolo originale Stavisky. Drammatico, durata 112 min. – Francia 1974. MYMONETROStavisky il grande truffatore valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Negli anni Trenta, la mancanza di qualsiasi scrupolo ed una audacia truffaldina fuori dal comune consentono al finanziere Stavisky (un personaggio storico) una vita tra le più brillanti ed agiate. Quando, dopo l’ultima impresa, il funzionario di una banca lo mette al corrente di un pesante ammanco, Stavisky crede ad un nuovo inganno.
Due scassinatori ad alta tecnologia rubano una collezione di diamanti a un miliardario greco. Sulle loro piste si mette un corrotto commissario di polizia. Campione del cinema commerciale francese di grande mestiere e scarso talento, H. Verneuil si mantiene sulla sua media in questo poliziesco avventuroso, ispirato a un romanzo di David Goodis, con risvolti umoristici.
Dopo aver raggiunto una solida sistemazione nel mondo della malavita, Robert finisce in prigione per aver ucciso diverse persone durante uno scontro a fuoco. In prigione ritrova un vecchio amico con il quale tenta, inutilmente, di evadere. Escono egualmente prima del tempo accettando un rischioso lavoro: individuare e far saltare gli esplosivi rimasti nelle acque costiere dopo la fine della guerra. Riprendono la vecchia attività fuorilegge ma gli antichi avversari uccidono l’amico e Robert rimane solo.
Un ex coloniale diventato gestore d’una locanda in un piccolo centro marittimo conosce un giovanotto giunto in quel luogo per visitare la figlia, ospite d’un collegio. I due fanno amicizia e si raccontano le loro avventure immaginarie, poi ci sarà il duro risveglio alla realtà.
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