Un’aristocratica ragazza di Filadelfia, affascinante ma dotata d’un carattere impossibile, mette alla porta il marito e progetta un nuovo matrimonio con un arricchito. Durante i preparativi per le seconde nozze, sotto gli occhi sornioni di una coppia di giornalisti, il respinto riuscirà a riguadagnare il cuore della giovane dopo una memorabile sbronza che le farà abbassare le arie. Forse la migliore commedia americana del periodo d’oro (con Susanna di Howard Hawks), egregiamente interpretata dalla Hepburn, da Grant e da Stewart che, nei panni del giornalista, ebbe l’Oscar (un altro lo ottenne l’autore dello spumeggiante dialogo, Donald Ogden Stewart). Nel 1956 ne venne girata una nuova versione, Alta società, con Frank Sinatra, Grace Kelly e Bing Crosby.
Roger Thornhill è un pubblicitario newyorkese risoluto e dalla battuta pronta. In un giorno qualunque della sua vita frenetica, per un equivoco viene scambiato per un certo George Kaplan da due uomini che lo sequestrano e lo conducono in una villa fuori città. Là Thornhill viene minacciato da un uomo al quale cerca di spiegare con insofferenza la propria estraneità dalle accuse. Interpretando il suo atteggiamento come una risoluta mancanza di collaborazione, il rapitore lo costringe ad ubriacarsi e lo mette alla guida di una macchina cercando di simularne un incidente. Thornhill riesce tuttavia a destreggiarsi fra gli stretti tornanti della strada e guida ubriaco in piena notte finché non viene fermato dalla polizia. Quando riprende i sensi e racconta la sua storia,nessuno pare disposto a credergli e, tornato nella villa dove era stato condotto la sera precedente, trova una donna che sostiene di conoscerlo e giura di averlo visto bere durante un cocktail. Sfiduciato dalla polizia, dal suo avvocato e da sua madre, Thornhill non pare disposto a lasciar perdere e inizia un’indagine per trovare il vero George Kaplan e far luce sulla vicenda. Sono davvero pochi nella storia del cinema i thriller dove l’articolata complessità dell’intreccio si avviluppa senza sosta, di pari passo con l’estrema godibilità del racconto. Intrigo internazionale è uno di questi: una delle sceneggiature più intricate, originali e meno verosimili messe in scena da Hitchcock. Film che segue un percorso ripido, scosceso e tortuoso come quello che intraprende il personaggio di Cary Grant nella prima delle numerose sequenze di suspense, impegnandosi da subito ad una manovra in curva che darà avvio ad una serie di continui tornanti diegetici. Ad Hitchcock bastano due minuti, la partitura incalzante di Bernard Herrmann e dei titoli di testa con dei vettori animati da Saul Bass, per predisporre un intero mondo narrativo dove un semplice schiocco delle dita permette di passare dall’ordinario allo straordinario. Nel passaggio a nord-ovest che sbatte Thornhill da New York a Chicago fino al Mount Rushmore, Hitchcock affida al fascino e all’ironia di Cary Grant il compito di distendere la suspense e attenuare le iperboli dell’intreccio. L’attore britannico media l’inverosimiglianza della sua situazione lavorando di attrattiva e sarcasmo, malizia e sberleffo, e consacrando i momenti distensivi all’umorismo brillante e al gioco della seduzione. In una continua tensione fra disorientamento e determinazione, cinismo e romanticismo, assistiamo alla sua evoluzione da pubblicitario cinico e immaturo a eroe audace e innamorato. In fin dei conti, all’interno di tale intrigo quel che più interessa Hitchcock non è l’aspetto spionistico e “internazionale” della trama, quanto la singolarità del percorso che porta Roger Thornhill a divenire George Kaplan: Thornhill deve diventare Kaplan e indossare i suoi (più striminziti) panni affinché possa disfare il groviglio, padroneggiare la complessità della situazione in cui si è trovato suo malgrado e conquistare la donna amata. Questo gioco altalenante di tensione e ironia, suspense e sensualità, vede il suo momento centrale nella celebre sequenza dell’attacco aereo. Capolavoro di costruzione della tensione, la scena è una summa perfetta di tutto ciò che rende grande Hitchcock: la tecnica compositiva, il ritmo di montaggio, l’ironia degli sguardi di Grant, il senso di indeterminazione legata ad un pericolo che può arrivare dovunque. Anche nel bel mezzo dei campi dell’Illinois. Anche dal cielo.
Diplomatico vedovo con figli piccoli assume Cinzia come governante. La vedovanza gli pesa, la governante è attraente. Sit-com al servizio della Loren giunta di fresco a Hollywood. Sdolcinata e prevedibile, ma dialogata con brio. Scritto dal regista con Jack Rose, anche produttore per Paramount.
Lui è un asso della finanza USA, lei è un’attrice famosa, quasi altrettanto ricca. S’incontrano a Londra e si amano. Lui le dimostra il suo amore con regalucci: un panfilo, quadri d’autore, braccialetti di diamanti. Stonatura: lei vorrebbe sposarlo, lui non può, è già sposato, ma mente. Quando lei lo scopre si arrabbia. Tutto finisce in gloria nuziale. Scritta da Norman Krasna, adattando la sua commedia Kind Sir che nel 1953 fu un fiasco a Broadway. È un’attardata commedia sofisticata, sessualmente spregiudicata solo nei dialoghi. Vi incombe la noia con tanta premeditata misura. Così elegante nella sua superficialità da diventare interessante. La Bergman nella sua 1ª commedia hollywoodiana è bravissima, Grant impeccabile. Nessun altro attore come lui.
Grant e la Drake (che fu una delle sue quattro mogli) interpretano questo divertente film, che vuole anche far propaganda all’istituto dell’adozione di bimbi abbandonati o handicappati. La vicenda è quella di una famigliola composta da genitori e tre figlioletti che adotta una ragazzina dal carattere difficile e un bambino paraplegico. Coi due nuovi arrivati, si aggrava la già difficile situazione economica.
A Tokio, durante le Olimpiadi del ’64, Cristina, ragazza inglese, e Steve, giovane atleta americano, si conoscono, si innamorano, si sposano con l’aiuto di Sir William Rutland, ricco industriale inglese giunto in Giappone per affari. Intrattenimento arguto e di buon gusto firmato da un regista di successo.
Durante la 2ª guerra mondiale tre aviatori in licenza a San Francisco si danno alla pazza gioia. Commedia scorrevole che, pur con un conformismo di fondo pronto a correggere le punte satiriche con risvolti patriottici, affronta temi e stati d’animo con spregiudicatezza briosa. Dal romanzo di Frederick Wakeman che servì da base per il musical Hit the Deck.
Forse il film di maggiore successo della polposa Mae West, la sboccata diva cineteatrale degli anni Venti e Trenta. Qui ha molto da fare, come arrampicatrice sociale (ma poi rinuncerà), come innamorata di Cary Grant (e non rinuncerà affatto) e come domatrice di leoni. Come se non bastasse l’accusano anche di un omicidio che non ha commesso (la scena del processo è ancor oggi tutta da gustare).
Da un racconto di S.H. Bernett. Ex professore di storia, trasferito su un’isola sperduta in qualità di osservatore degli aerei giapponesi di passaggio, si trova tra i piedi sette ragazzine e la loro istitutrice francese. Dopo i litigi sboccia l’amore. Grant e la delicata Caron formano una coppia vincente per questa divertente e gradevole commedia americana, basata su una vicenda abbastanza originale, arricchita da dialoghi vivaci. La guerra fa solo da sfondo. Nominato agli Oscar per la sceneggiatura.
La moglie di un nobile inglese è turbata dalla corte che le fa un ricco americano e pensa addirittura di abbandonare il marito. Questi vuole battersi con il rivale, ma i duelli non si addicono più ai nostri tempi e l’inglese decide di lasciare piena libertà di scelta alla consorte, dichiarandosi pronto a riprenderla nel caso lei s’accorgesse d’aver fatto un errore. Questa è la mossa che convince la tentennante signora a rimanere con il legittimo consorte.
Vescovo protestante è in difficoltà perché deve badare, insieme, alla bella moglie e a una vedova danarosa che potrebbe finanziare la nuova chiesa. Gli viene in aiuto un aitante angelo custode. Commedia fantastica, frivola con garbo, molto datata, ma ancor oggi riscattata dalla recitazione di una compagnia di attori tra cui spicca il caratterista Wooley. Il regista W.A. Seiter fu licenziato da Samuel Goldwyn a metà delle riprese; Koster si guadagnò una nomination all’Oscar della regia. Da un romanzo di Robert Nathan, sceneggiato da Robert E. Sherwood e Leonardo Bercovici.
Un uomo che ha perduto la moglie in un naufragio sette anni prima sta per risposarsi quando la defunta ricompare. La situazione si fa ancora più imbarazzante per il bigamo involontario quando si scopre che la rediviva ha dovuto passare tutto quel tempo in un’isola deserta in compagnia di un altro superstite.
Un film di Delbert Mann. Con Gig Young, Cary Grant, Doris Day, Audrey Meadows Titolo originale That Touch of Mink. Commedia, durata 99 min. – USA 1962. MYMONETRO Il visone sulla pelle valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un ricco scapolo s’innamora di un’affascinante ragazza e riesce a convincerla a trascorrere una vacanza con lui alle Bermuda. Per una serie di comici contrattempi, i due non riescono mai a trascorrere qualche ora di intimità: dovranno attendere il matrimonio. View full article »
Un film di Leo McCarey. Con Deborah Kerr, Richard Denning, Cary Grant, Neva Patterson, Cathleen Nesbitt Titolo originale An Affair to Remember. Commedia, Ratings: Kids+16, durata 115 min. – USA 1957. MYMONETRO Un amore splendido valutazione media: 3,63 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Una cantante di night club incontra durante un viaggio un playboy e se ne innamora. Prima di sposarsi però i due debbono liberarsi dei rispettivi legami. Appuntamento, dopo un anno, all’Empire State Building. Ma lei ha un incidente, non ci può andare e non gli comunica quanto le è accaduto. Lui però lo viene a sapere. La sposerà anche in carrozzella. View full article »
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