La bellissima Cleopatra fa assassinare tutti i militari che, a turno, passano la notte con lei. Nessuno vuole essere il prescelto tranne un giovane sprovveduto, appena arrivato all’accampamento e ignaro della macabra consuetudine. La notte in cui tocca a lui, però, la regina egiziana raggiunge in incognito Marc’Antonio e mette al suo posto una sosia. I due giovani si innamorano.
Nella Roma papalina due carbonari compiono un attentato e subito sono catturati dai gendarmi. Un gruppo di popolani romani cerca di salvarli, ma inutilmente. Rimane libero però il Cornacchia, che continua a fare l’oppositore scrivendo versi irriverenti sulla statua di Marco Aurelio.
Una ragazza-pilota fa un atterraggio di fortuna in un paesino alpino. Porta lo scompiglio. Un giovane si innamora di lei e trascura la fidanzata che tenta il suicidio.
Tre uomini e due donne fanno conoscenza su un treno per Nizza. Una volta a destinazione, vengono coinvolti in un delitto che non hanno commesso. Il caso e la dabbenaggine fanno sì che venga messo insieme un vero castello di prove che li inchioderebbe, se non fosse per l’intelligenza dell’ispettore che riesce piano piano a venire a capo di tutto. Ma non è finita: al ritorno a Roma i cinque si mettono ancora nei guai.
Nel primo episodio, una celebre diva americana intreccia una relazione con un uomo sposato. Nel secondo, un giornalista che deve scrivere un articolo su un magnate dell’industria s’innamora della protetta di costui. Ancora: due sposini siciliani in viaggio di nozze vengono guidati da un amico incontrato per caso nei night della Costa. Nell’ultimo episodio, un commerciante romano di frutta e verdura accompagna la moglie a un provino cinematografico; ma è lui invece a restare irretito dalle lusinghe del cinema, finché la moglie lo riconduce alla realtà e alla bancarella di ortofrutticoli.
3 episodi (più “L’università”, semidocumentario): “La bomba alla televisione” (con V. Gassman come regista anarchico); “Concerto a tre pifferi” (ritratto di un industriale); “Il prete” (A. Sordi parroco di campagna che vorrebbe sposarsi). Scritto da Benvenuti & De Bernardi, non è all’altezza del tema. Il migliore scritto da R. Sonego, è l’ultimo con Sordi in gran forma, mentre Gassman istrioneggia a ruota libera. In mezzo c’è il grande M. Simon che riesce a ridurre N. Manfredi a spalla.
Un attore di varietà che ha tentato di tutto per sfondare, senza riuscirci, incontra una ragazza di paese e ne fa una grande cantante. I due si sposano, ma mentre lei passa di successo in successo lui continua a restare nell’ombra. Per dare all’uomo la possibilità di emergere, la moglie finanzia uno spettacolo senza fargli sapere che è lei a pagare.
Una ragazza si innamora di un marinaio col quale ha scambiato solo poche parole. Alcuni anni dopo, disillusa dell’attesa, si decide a sposare l’uomo che il padre le ha destinato. Il marinaio, tornato dal Sudamerica…
Don Agostino scommette con gli amici che riuscirà a trascorrere una notte con la virtuosa moglie di Don Ferdinando, Maria Grazia. Effettivamente, approfittando dell’assenza di quest’ultimo, riesce a introdursi in casa di Maria Grazia, pregandola di nasconderlo dai carabinieri. Torna però Don Ferdinando.
Un gruppo di italiani è a Palma in cerca d’avventure sentimentali. Due giovanotti della compagnia finiscono però nelle reti tese da alcune mamme desiderose di accasare le figlie. C’è anche un maturo industriale che si fa spillar quattrini dall’amichetta; c’è l’astuto zoppetto italiano Pandolfini, e tanta altra “fauna” eterogenea.
Nel ragazzetto Gigetto si scopre un’eccezionale voce di baritono. Rimasto solo per l’arresto del padre, è affidato a un maestrino disoccupato che sfrutta l’occasione. Arriva la celebrità, seguita da parenti avidi. Film d’esordio del nipote di Silvio D’Amico, su sceneggiatura scritta con Age e Scarpelli. Commedia piacevole, in bilico tra umorismo e sentimento, ricca di delicate annotazioni d’ambiente con risvolti di un grottesco graffiante. Sordi ci dà dentro senz’argini come il Po in piena, in una affiatata compagnia di caratteristi. Azzeccata colonna sonora di A.F. Lavagnino, elaborata da A. Trovajoli.
3° film ispirato al popolare personaggio di Giulio Cesare Croce (1550-1609), il villano (scarpe grosse e cervello fino) che, alla corte di re Alboino, dà lezione e rischia la vita. Come spasso, è modesto. Come moralità, è innocuo, senza grinta né irriverenza. Come favola, non ha scatti né voli nell’immaginario. Brancaleone è lontano. La recitazione, un minestrone di dialetti. Lello Arena è il migliore.
Emigrato bruttone, 50enne e malandato cerca moglie per lettera fingendosi bello. Gli risponde una prostituta che si finge illibata e cerca un espediente per cambiare vita. Zampa imprime alla sua storia un timbro narrativo compatto, limpido e il racconto, se si esclude qualche ridondanza nella 2ª parte, scorre rapido e interessante. Bene Sordi e Cardinale.
Ritorno di Alberto Sordi dietro alla macchina da presa dopo alcuni anni. La sua interpretazione riesce in alcuni momenti a ritrovare i fasti di un tempo ma la regia lascia sempre a desiderare sul piano del ritmo narrativo. Questa volta si fa della satira sulle beghe televisive dei grossi gruppi italiani. Il successo non è arrivato neanche da parte del pubblico cinematografico. Segno che solo televisivamente il “nostro” Albertone raccoglie buoni esiti.
Un telegramma dal Sud Africa riunisce e movimenta la vita di cinque fratelli: un vecchio zio è morto e la sua vedova è in arrivo. Tutti, ad eccezione di uno, cercano di evitare la zia che suppongono vecchia. Sorpresa: arriva una giovane in Cadillac accompagnata da un’altra giovane. Anche il testamento dello zio prende in contropiede i fratelli.
Don Salvatore Anastasia, un ingenuo prete italiano, va in America a trovare il fratello Alberto, ignorando che questi è il temuto capo dell’Anonima Omicidi. E continua a volerlo ignorare anche quando Alberto è imprigionato dalla commissione Kefauver e poi ammazzato in un negozio di barbiere. Ritorna in Italia e scrive un libro innocentista.
Marito civile e comprensivo viene messo duramente alla prova: sua moglie è innamorata follemente di un giovanotto. Chiede aiuto però al consorte perché le faccia passare l’infatuazione che, però, non passa. Per amore della donna, il poveraccio è costretto a rivolgersi al suo rivale e a fargliela sposare (dopo un solerte e “civilissimo” divorzio).
Ad Alberto Sordi si riferisce l’appellativo contenuto nel titolo di questo documentario, dedicato al più grande interprete della commedia italiana dai fratelli Carlo e Luca Verdone. A raccontare la vita e la carriera di Sordi ci sono le testimonianze di amici, registi, colleghi, collaboratori e studiosi, tra i quali Franca Valeri, Gigi Proietti, Pippo Baudo, Claudia Cardinale, Gian Luigi Rondi, Goffredo Fofi, Ettore Scola, Enrico e Carlo Vanzina, Christian De Sica. Insieme a sequenze tratte dai suoi film, video e immagini inediti – provenienti dagli archivi di Medusa, Rai, Cinecittà Luce, Fondazione Alberto Sordi e Associazione culturale Enrico Appetito.
Dal romanzo di Ernest Hemingway. Durante la prima guerra mondiale, sul fronte italo-austriaco, un volontario americano s’innamora di un’infermiera inglese. Arriva Caporetto. Lui diserta e scappa con lei. Si rifugiano in Svizzera. Rifacimento del film di Frank Borzage (1932) con Gary Cooper (che in Italia non venne mai perché, sulla scorta del libro di Hemingway, osava fare dei rilievi sul comportamento delle truppe italiane a Caporetto). Questo invece fu fatto con il concorso dell’esercito nostrano (unica contropartita: un pistolotto iniziale sulle virtù guerriere italiche). Però è venuto peggio, un polpettone asmatico privo di bravura con una primattrice troppo anziana e leziosa, e poche emozioni anche per gli spettatori di bocca buona. Davide Selznick, che voleva farne il Via col vento degli anni Cinquanta, ne uscì stremato (appena recuperate le spese si ritirò a vita privata). Tra le ragioni dello stremo, le furiose litigate con il primo regista designato, John Huston, che non legava con la moglie-diva di Selznick, Jennifer Jones, e fu esonerato dopo poche settimane.