
Regia di Magnus von Horn. Un film con Victoria Carmen Sonne, Trine Dyrholm, Besir Zeciri, Ava Knox Martin, Joachim Fjelstrup. Cast completo Titolo originale: Pigen Med Nålen. Titolo internazionale: The Girl With the Needle. Genere Drammatico – Danimarca, 2024, durata 115 minuti. – MYmonetro 2,84 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Karoline è una giovane donna che, nella Copenaghen al termine della Prima Guerra Mondiale, nel giro di poco tempo si ritrova sfrattata dall’appartamento in cui viveva, sedotta e abbandonata dal suo datore di lavoro nonché successivamente licenziata. C’è però una donna che si dichiara disposta ad aiutarla. Una vicenda che ha tutte le caratteristiche iniziali del feuilleton ma progressivamente si trasforma in maniera inattesa. C’è un fatto di cronaca accaduto nella Danimarca di inizio secolo scorso alla base del film di Van Horn ma chi vuole poter apprezzare l’evoluzione della vicenda farà bene a non andare a cercare preventivamente i riferimenti. Perché inizialmente, quasi fossimo dinanzi a una favola di Hans Christian Andersen, la protagonista viene caricata di una imponente serie di disgrazie.
La sensazione di trovarsi davanti a una di quelle storie che appassionavano i lettori di inizio secolo scorso e che in Italia avevano la loro più importante autrice in un’altra Carolina (la Invernizio) è forte. Ma a tenerla a distanza ci sono da subito due elementi. Innanzitutto la splendida fotografia in bianco e nero che, se da un lato ricorda quella di Pawel Pawlikowski (Ida, Cold War), dall’altro sa come trovare una propria originalità in particolare nei primissimi piani. Ci sono poi, appunto, i volti che compaiono nella lunga sequenza di apertura, destinati a deformarsi in maschere dell’orrore costituendo un potente segnale di messa in guardia. In un mondo che ha conosciuto la devastazione del conflitto armato su scala mondiale la deturpazione può essere fisica ma anche morale. La prima lascia sul volto del marito di Karoline tracce indelebili destinate a creare ripugnanza e ad essere sfruttate in un circo in cui i freaks fanno provare brividi a un pubblico che ne è alla ricerca. Ma non è questa la più temibile. Ce n’è un’altra, tanto ammantata di interessato altruismo quanto animata da tutt’altre intenzioni.
Van Horn, grazie alla scelta di un cast che si dimostra sempre all’altezza delle aspettative, riesce a portare sullo schermo la lotta, spesso impari, per conservare una purezza d’animo in un inferno in cui i volti sono coperti dalle maschere del perbenismo o della superiorità di classe. Più che a una fiaba il suo film finisce in definitiva con l’assomigliare a un romanzo di Dickens trasferito in analoga latitudine ma con diverso contesto sociale.

