Jimmy Bobo è un sicario alla vecchia maniera che non conosce le buone maniere. Dopo aver ucciso su commissione un poliziotto corrotto, Jimmy e collega bevono bourbon e aspettano la diaria. Ma le aspettative concordate vengono disattese da Keegan, un mercenario senza scrupoli che prova a suo modo a ‘liquidarli’.
Nel 1994 una coppia di giovani gemelle viene brutalmente assassinata in un cottage estivo. Le indagini portano a sospettare degli studenti di un vicino college fino a quando un uomo si dichiara colpevole e viene condannato. Venti anni dopo, il caso finisce sulla scrivania del detective Carl Mørck, che si rende subito conto che qualcosa non quadra. Insieme al collega ed amico Assad, Carl inizia ad indagare nuovamente sulla vicenda e, trovando una vecchia chiamata d’emergenza di una ragazza disperata, si rende conto che questa sembri sapere cosa sia accaduto allora. Carl e Assad si mettono così sulle tracce della giovane, scomparsa dai tempi dell’omicidio, ma a tentare di rintracciarla è anche un gruppo di uomini influenti, che faranno di tutto per farla restare in silenzio.
Cosimo e Leo sono due poliziotti completamente deficienti (con il “ci” sillabato) mandati a sorvegliare un boss della camorra proprio in virtù della loro manifesta idiozia dal loro capo corrotto. Ciò nonostante riescono a fotografare il boss, che dunque si vede costretto a rifarsi letteralmente la faccia, e si rivolge a due chirurghi plastici, Alex e Dino, che si mettono all’opera per esaudire la sua richiesta (in punta di pistola): assomigliare come una goccia d’acqua a Leonardo DiCaprio. Peccato che i chirurghi, anch’essi piuttosto deficienti, capiscano Peppino Di Capri e rendano il criminale identico al cantante campano.
È la notte fra il 24 e il 25 agosto 1944. Gli Alleati stanno per liberare Parigi, ma il Fuhrer ha deciso che distruggerà la città per punire “l’arroganza dei francesi che credono che sia già finita”. Le mine sono piazzate sotto Notre Dame, la torre Eiffel, il Louvre, l’Opera, l’Arco di Trionfo. Manca solo l’ordine definitivo affinché ponti, monumenti, stazioni saltino per aria, portando con sé circa 3 milioni di civili residenti nella Ville Lumière. Quell’ordine verrà dato all’alba dal generale Dietrich von Choltitz, capo del quartier generale tedesco a Parigi. Ma entra in scena Raoul Nordling, console svedese “nato e cresciuto a Parigi”, che si intrufola nello studio di von Choltitz per cercare di dissuaderlo dal confermare quell’ordine fatale.
Ad Alberto Sordi si riferisce l’appellativo contenuto nel titolo di questo documentario, dedicato al più grande interprete della commedia italiana dai fratelli Carlo e Luca Verdone. A raccontare la vita e la carriera di Sordi ci sono le testimonianze di amici, registi, colleghi, collaboratori e studiosi, tra i quali Franca Valeri, Gigi Proietti, Pippo Baudo, Claudia Cardinale, Gian Luigi Rondi, Goffredo Fofi, Ettore Scola, Enrico e Carlo Vanzina, Christian De Sica. Insieme a sequenze tratte dai suoi film, video e immagini inediti – provenienti dagli archivi di Medusa, Rai, Cinecittà Luce, Fondazione Alberto Sordi e Associazione culturale Enrico Appetito.
Il giovane Padre Fabijan approda in un’isoletta della Dalmazia dove, come ovunque in Croazia, il tasso di natalità è crollato nel corso degli anni. Frustrato dalla popolarità dell’anziano parroco locale e desideroso di lasciare il segno nella storia dell’isola, nonché di incoraggiare il “decorso della volontà divina”, Padre Fabijan ha un’idea geniale: bucare i preservativi che consentono la lussuria più sfrenata senza risultare in un boom delle nascite. Naturalmente l’ingegnoso prete ha bisogno della complicità di alcuni isolani: l’edicolante che vende ai compaesani i profilattici, ma anche il medico che dovrà sostituire con le vitamine le pillole anticoncezionali acquistate dalle donne del luogo. I risultati non tardano ad arrivare: gravidanze improvvise, matrimoni riparatori, altarini scoperchiati. Ma non tutte le conseguenze andranno nella direzione prevista da Padre Fabijan, che scoprirà che sostituirsi a Dio non è una buona idea nemmeno se si è convinti di rendergli un prezioso servigio.
Napoli ai nostri giorni. Tre disoccupati pensano di risolvere i loro problemi rapinando un pizzaiolo che si dice spacci cocaina. Portano via solo farina e finiscono nelle mani di un boss della camorra che cerca di utilizzarli in imprese che sono destinate al fallimento. Intanto c’è chi si accorda con imprese del nord per smaltire rifiuti tossici in area vesuviana e chi applica le regole camorristiche a calzolai cinesi.
Delirii provocati da droghe. Mesopotamiche teorie di cospirazione. Lo spirito di Che Guevara che viene convocato da una tavola Ouija. Tutto questo non è certo ciò che si pensa quando si tratta di cinema russo, ma Generazione P è un punto di svolta che esplode con uno stile unico e scandaloso.
Titolo originale: ЖитьAnno: 2012Paese: RussiaGenere: drammatico Produzione: Koktebel Film Company Distribuzione: Utopia Pictures Durata: 119 minuti Regia:Vasilij SigarevAttori: Irma Arendt, Aleksey Filimonov, Konstantin Gatsalov, Marina Gavrilova, Sasha Gavrilova, Dmitriy Kulichkov, Yana Sekste.
Living è un ritratto esistenziale di alcuni personaggi in una provincia russa invernale. Una madre vuole ricongiungersi alle sue figlie gemelle. Una giovane coppia si sposa in chiesa, ma subito dopo la cerimonia, Dio – o forse il diavolo, o forse il destino – mette alla prova spietatamente il loro amore. Un ragazzo vuole incontrare il padre da cui è separato, nonostante le feroci proteste di sua madre. Tutti i personaggi sopportano il proprio calvario.
Roméo e Juliette s’incontrano a Parigi negli anni 2000 durante una festa. È amore a prima vista. La vicenda s’ispira alla realtà, al rapporto tra la Donzelli e il suo cosceneggiatore Elkaïm. Avuto un bimbo, scoprono dopo 18 mesi che ha un tumore al cervello. È un film troppo vario nei modi e complesso nei temi per essere lacrimoso e straziante. Nato il bimbo, si va su cadenze di commedia di coppia: notti in bianco, tensioni tra genitori, ingombranti premure di parenti. Gli intermezzi astratti e monocromatici dei tessuti malati si alternano con la fretta di prendere un treno e l’angosciosa corsa di Juliette che va a sbattere contro i muri dell’ospedale mentre suo figlio è nelle mani di un famoso chirurgo in un intervento che durerà 9 ore. Oltre al gioco tra realtà e finzione, tra orrore e pudore, le sigarette che i due protagonisti accendono e buttano per nervosismo, le canzoni doppie, le variazioni di luce nella fotografia e quelle di timbro nella colonna musicale, una fuga verso il mare (replicata al ralenti nel finale pacificato). Elkaïm recita sulle righe; più istintiva, la Donzelli ci va sopra qua e là, ma è geniale. Due doppiatori all’altezza: Stella Musi, Andrea Mete.
Anna Maria crede in Dio e ne ‘desidera’ il Figlio. Tecnico radiologo presso un istituto, nel tempo libero si infligge punizioni corporali, sgrana rosari e attraversa in treno l’Austria per ravvedere peccatori e indottrinare tutti gli uomini di poca fede e cattiva volontà. Morigerata e (in)corruttibile, pratica la castità dopo un matrimonio fallito. Disorientata dalla ricomparsa del consorte, un musulmano paraplegico in seguito a un incidente, Anna Maria infila la sua personale passione, resistendo alle attenzioni dell’uomo che rivendica talamo e proprietà. Secondo episodio di una trilogia, Paradiso: Fede segue Paradiso: Amore e ne prosegue le intenzioni, pedinando la vita castigata di Anna Maria e anticipando i turbamenti erotici della nipote adolescente (Paradiso: Speranza). Legate da parentela e da una febbrile ricerca del paradiso, o di un altrimenti ideale promessa di felicità, le protagoniste della trilogia di Ulrich Seidl percorrono un sentiero di formazione personale che le conduce lontano, molto lontano dal ‘bene’ che si erano prefisse di ‘godere’.
In un campo estivo per preadolescenti sovrappeso un gruppo di ragazze è vittima dei blandi tentativi di farle dimagrire mentre attraverso confessioni, spiate e primi approcci una di loro prova a scoprire la propria sessualità con il dottore del campo. La terza componente della famiglia che già aveva visto un membro andare in Africa a “comprare” amore (in Paradise: Love) e un altro andare in Austria a distribuire fede (in Paradise: Faith), viaggia verso una colonia estiva con la speranza di aprirsi all’amore che hanno tutte le ragazze di 13 anni, in cerca d’amore nella maniera più canonica e innocente possibile.
Teresa è una cinquantenne austriaca in vacanza in Kenya. Ha lasciato la figlia adolescente alla sorella e in Africa cerca l’amore che le è stato promesso da una serie di coetanee entusiaste, clienti fisse del luogo. Passando da un ragazzo all’altro, dispensando denaro e accumulando delusioni, Teresa sfrutta per farsi sfruttare, nella logica di un commercio disperato e bestiale. Prima parte di una trilogia sulla vacanza “in paradiso”, che comprenderà i capitoli della fede (in una missione cattolica) e della speranza (in un campo estivo per adolescente soprappeso), questo Paradies: Liebe , imposta già un percorso che va chiaramente nel segno della negazione: dell’amore non c’è traccia, l’amore è un prodotto che si vende, e la ricerca della felicità è destinata a doversi piegare a compromessi orrendi.
Hedi è la nuova vicina di Iva, che vive con la sua giovane figlia, Sophia. Per Iva non è facile conciliare il suo essere madre single con una vita privata — o qualcosa che le assomigli — così Hedi è per lei una boccata d’aria fresca. Le due cominciano una relazione complessa che si complica ulteriormente quando il padre di Iva irrompe nella situazione, risvegliando il desiderio di Hedi. I mondi dei personaggi non tarderanno a scontrarsi fra loro.
Manciuria, 1946. Il capitano 203 guida un manipolo di soldati dell’Esercito Popolare di Liberazione maoista, spossato dalla guerra civile, che arriva in un villaggio terrorizzato dall’egemonia dei banditi. Questi, guidati da Lord Hawk, hanno preso possesso di Tiger Mountain, un rifugio pieno di insidie, e di un arsenale appartenuto ai giapponesi. Inferiori numericamente e peggio armati, i soldati dovranno ricorrere a un’impresa eroica per sconfiggere i banditi e liberare il villaggio. Yang, inviato dal Quartier Generale del Partito, si offre volontario come infiltrato nella gang di Hawk per aiutare la missione.
In concorso a Venezia 2010, secondo gli esperti è all’altezza dei film più celebrati del rinomato Tsui Hark per la forza visionaria di una immaginazione libera e sovversiva e di una tecnica sapiente che tendono alla meraviglia e allo stupore degli spettatori giovani e adulti. Nel 690 d.C. una congiura vuole impedire che salga sul trono la prima donna imperatrice della Cina. È lei a incaricare il giudice investigatore Di Renjie per far luce sulle enigmatiche morti per autocombustione di potenti cortigiani. Aiutato da un guerriero albino e da una vispa e combattiva giovane, Di Renjie scopre il colpevole. In bilico tra ragione e magia, arti marziali ed erotismo, fantasia scatenata e pragmatismo da intrigo poliziesco, menzogne del potere e oscillazioni dell’identità sessuale, il film non cade quasi mai nel virtuosismo formalistico. Coadiuvato dalle tecnologie digitali e dal coreografo Sammo Hung Kam-bo (già al servizio di Jackie Chan), Hark si conferma maestro dello spazio e dell’azione. Distribuisce Tucker.
West Hollywood, California, 1979. Drag queen in un locale di Los Angeles, Rudy Donatello conosce il vice procuratore distrettuale Paul Fliger col quale ha un fugace rapporto sessuale. Quando la sua vicina di casa tossicodipendente è arrestata, il figlio di lei, Marco, quattordicenne affetto dalla sindrome di Down, viene affidato ai servizi sociali. Una sera, Rudy incontra il ragazzo che è riuscito a tornare all’appartamento in cui viveva con la madre dopo essere fuggito dai servizi sociali. Rudy decide così di prendersene cura: per riuscire ad ottenere la custodia temporanea di Marco, chiede aiuto all’uomo di legge Paul, insieme al quale costituirà una famiglia che attirerà pregiudizi e discriminazioni. Basato su un fatto realmente accaduto, Any Day Now è carico di passione, umanità, lampi di fortissima commozione che creano un’empatia immediata con il pubblico. Del resto, siamo alle prese con personaggi autentici, credibili, assorbiti in una spirale da melodramma in puro stile anni Settanta, in un rimescolamento delle coscienze che mette in gioco il punto di vista sugli affetti, la cura dell’altro, lo smarrimento emotivo: risulta curioso, in tal senso, notare che nello stesso anno in cui questa storia veniva vissuta e patita dai suoi reali protagonisti al cinema usciva Kramer contro Kramer, al quale il lavoro di Travis Fine può essere accostato per alcune affinità di scansione drammatica.
Nei tranquilli sobborghi di una città americana, una ragazza concitata fugge di casa in auto pur ripetendo che tutto va bene. Poi, piangente, telefona al papà dicendogli che vuole bene a lui e alla mamma. Il mattino dopo viene trovata morta, spezzata in una posizione grottesca. Un’altra ragazza, Jay, esce con Hugh, un ragazzo che le piace. Vanno al cinema, ma ne escono precipitosamente e, per Jay, inspiegabilmente: Hugh diventa infatti improvvisamente nervoso dopo aver visto una ragazza che Jay non riesce a vedere. La sera successiva, dopo aver fatto l’amore con lei in auto, Hugh cloroformizza Jay, che si risveglia legata a una sedia in una zona solitaria. Hugh le spiega che una “cosa” la inseguirà: qualcuno l’ha trasmessa a lui e adesso lui l’ha trasmessa a lei. Potrebbe assomigliare a qualcuno che conosce o essere uno sconosciuto tra la folla. Per Jay si apre un abisso d’orrore che deve affrontare con l’aiuto dei suoi amici, ma dal quale sembra impossibile uscire. L’inizio – con la morte della prima ragazza – è molto efficace nell’introdurre una situazione ricca di mistero e di suspense, dominata da qualcosa di inspiegabile, ma ha anche lo scopo di rendere subito chiara la pericolosità del fenomeno che altrimenti potrebbe sembrare solo bizzarro. L’idea di partenza è brillante, con la semplicità delle buone idee: uno spunto ancorato nella tradizione, ma svolto con sapienza. L’orrore striscia dentro la vita semplice della protagonista come una malattia, un destino incombente.
Mary Bee Cuddy è una donna di 31 anni che vive da sola nella frontiera americana. Per gli standard dell’epoca, è una zitella senza alcuna speranza di trovare marito, soprattutto fra gli uomini primordiali che popolano il Far West. Poichè però è in gamba quanto e più di loro, Mary Bee si assume l’incarico ingrato di trasportare tre donne uscite di senno attraverso il fiume Missouri e fino all’Iowa, da dove verranno rispedite negli stati dell’Est da cui provengono. Le tre donne sono impazzite in seguito alla vita durissima della frontiera: Arabella ha visto morire tre figli in tre giorni a causa della difterite; Theoline ha ucciso il figlio neonato durante un inverno particolarmente rigido; e Gro ha reagito con la follia ai continui abusi del marito. Mary Bee carica le tre donne su una diligenza che pare una prigione e si prepara a partire. Ma sa di non potercela fare da sola, e ingaggia un vagabondo cui ha salvato la vita, e che dice di chiamarsi George Biggs. Insieme, George e Mary Bee si avventurano lungo un viaggio impervio e ricco di incognite. Riusciranno nella loro missione (quasi) impossibile?
Le richieste di reupload di film,serie tv, fumetti devono essere fatte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE via email (ipersphera@gmail.com), le richieste fatte nei commenti verrano cestinate.